The Last Campfire Recensione: Hello Games dopo No Man's Sky

The Last Campfire è il nuovo gioco del team inglese Hello Games, principalmente noto per No Man's Sky: come se la cava?

The Last Campfire Recensione: Hello Games dopo No Man's Sky
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Da pochi giorni, in punta di piedi, è uscito sugli store The Last Campfire, nuovo titolo di Hello Games, software house di Guildford dietro la creazione di No Man's Sky che, dopo un esordio abbastanza travagliato, si è impegnata a fondo per dare nuovo lustro al proprio nome (recuperate, a tal proposito, la nostra recensione di No Man's Sky Beyond). A differenza di quanto fatto con l'avventura spaziale, il gruppo capitano da Sean Murray ha mantenuto un basso profilo per questa nuova avventura, nata da una frazione del già minuscolo team di sviluppatori che desiderava dare forma a un'idea tenuta accantonata per troppo tempo. Il risultato però, seppur solido da un punto di vista tecnico, manca di quel genuino guizzo creativo che ha contraddistinto Hello Games nel 2016, quando ha deciso di inserire in disco un intero universo.

    Riminescenze di un genere

    Un po' Hob, un po' Journey, The Last Campfire è la storia di una creaturina chiamata Ember, personificazione di una speranza, che smarrisce la strada e finisce in un mondo tra i mondi, un limbo in cui altri come lei si perdono travolti e attirati verso l'oscurità dai drammi dell'esistenza. Nel suo viaggio per ritornare indietro, Ember aiuta queste speranze smarrite, riaccendendo in loro quella scintilla sopita che contraddistingue la più tenace delle virtù.

    La Speranza e l'indagine dei moti esistenziali sono il leitmotiv che attraversa questa piccola avventura fatta di puzzle ambientali e mappe labirintiche.
    Il problema è che nell'esperienza complessiva simili temi non ottengono lo spazio sperato, perdendo di efficacia sotto il peso degli stessi elementi che dovrebbero enfatizzarli. La voce narrante ad esempio, orecchiabile ma invadente, disturba momenti che sarebbero stati di gran lunga più potenti se fossero stati immersi nel silenzio.

    Ember, insomma, si smarrisce come i piccoli esserini che dovrebbe aiutare. Tutto quello che vorrebbe dire viene appiattito sullo sfondo di un puzzle-game incapace, a nostro avviso, di valorizzare tutto il suo potenziale concettuale.

    Su due piani paralleli

    Allo stesso modo gli enigmi, per quanto ingegnosi e ben strutturati, mancano di quel piglio evocativo e ammaliante che ha reso Journey un'esperienza interattiva unica nel suo genere. In The Last Campfire i puzzle ambientali riconnettono i mondi e li dispiegano sotto i nostri occhi con grande maestria, sebbene questi siano il frutto di un level design che risulta troppo slegato dal contesto narrativo che ospita. Se presi singolarmente, gli elementi che compongono il titolo di Hello Games sono realizzati a dovere, ma nell'insieme il risultato corale ci è parso sconnesso e debole.

    Se da una parte il gameplay scorre fluido, grazie a un ritmo di gioco ben calibrato, dall'altra non riesce a trasmettere adeguatamente le motivazioni e l'importanza dei gesti che compiremo. Non basterà la lanthorn, una sorta di olifante capace di muovere scale e piattaforme con le sue melodie, per distogliervi dal cercare valore e significato nelle azioni di questa essenziale esperienza. Gameplay e narrazione si trovano dunque a lavorare su due piani paralleli, con occasioni di contatto non sufficienti per far emergere The Last Campfire rispetto ai suoi congeneri. Un vero peccato perché nelle intenzioni e nel concept, l'opera di Hello Games è un titolo che potrebbe funzionare molto bene: i dedalici sentieri e i tortuosi livelli dei puzzle vorrebbero rispecchiare in qualche modo la complessità dei sentimenti, ma il ritratto che se ne ricava è parziale e superficiale. Non sono abbastanza efficaci nemmeno le sequenze più scenografiche del racconto, dove l'entrata in scena di enormi e colorate comparse sembra voler accendere un senso di meraviglia che per fatica a pizzicare le giuste corde.

    Esecuzione impeccabile ma...

    Ciò che lascia più perplessi di The Last Campfire è che , pad alla mano, tutto funziona a dovere per l'offerta che il titolo propone. Le sue 3 ore di gioco, che diventano 5-6 se ci si dedica a recuperare tutti i collezionabili e a salvare creature opzionali chiamati Forlorn, valgono l'inattaccabile prezzo di 14,99 euro. Lo stile fiabesco e colorato ben si sposa col tipo di esperienza che Hello Games ha imbastito con The Last Campfire, e le melodie della sua colonna sonora confermano la sensibilità artistica del team.

    Le pagine del Diario del Viaggiatore sono nascoste con intelligenza dietro porte segrete, sentieri invisibili e alture apparentemente irraggiungibili, e rappresentano un piacevole quanto effimero passatempo. L'atto del raccoglierle però non è fine a se stesso, dal momento che, se messe tutte insieme, queste pagine comporranno una cornice narrativa complementare a quella delle vicende di Ember.

    Salvare i Forlorn opzionali rappresenta forse l'unica azione del racconto davvero coinvolgente, dal momento che spetta a noi decidere se lasciarli indietro, abbandonando così ogni speranza, o aiutarli tutti per dar significato al ruolo e quindi all'esistenza di Ember. Eppure, in rapporto ai congeneri, The Last Campfire fatica ad emergere: abbiamo già citato Journey di Jenova Chen e Hob, canto del cigno di Runic Games, ma pensate anche a RiME dei Tequila Works, gli eccezionali Inside e Limbo di Playdead o al più recente GRIS dei Nomada Studios, tutte esperienze che hanno saputo valorizzare i loro racconti attraverso meccaniche e direzioni artistiche distintive.

    The Last Campfire non si sbilancia, non sbaglia e non eccelle. Per quanto nobile sia dunque l'idea di contribuire al genere, sarebbe stato meglio prendersi tutto il tempo per trovare un equilibrio migliore tra le componenti dell'offerta, dando pieno vigore a un messaggio di fondo che traspare ma non lascia il segno.

    The Last Campfire The Last CampfireVersione Analizzata PCThe Last Campfire è un’esperienza breve, ben eseguita, ma banale nel risultato. Il suo messaggio perde di consistenza fin dalle prime battute, appiattito da un’esercizio di stile non all’altezza dei temi che vuole raccontare. Se nel nuovo titolo Hello Games ricercate un’alternativa a nomi più riconoscibili del genere, potreste finire nello stesso limbo dal quale Ember lotta per uscire. Un’avventura colorata forse adatta ai più piccoli per avvicinarli a quel genere di racconti che esplorano la complessità umana, ma non abbastanza efficace dal preferirlo ad altri titoli ben più adatti.

    6.5

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