The Last Wind Monk: Recensione del sequel di The Inner World

Il team Studio Fizbin porta su Switch sia The Inner World, sia il suo sequel The Last Wind Monk: eccovi la nostra recensione.

The Last Wind Monk: Recensione del sequel di The Inner World
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Tomania, Arstotzka, Asposia. Luoghi finzionali che dal cinema al videogioco rimandano a territori comuni: dittatura, persecuzione, regimi autoritari e fanatismi. Con tono e respiro differente, sia Il Grande Dittatore di Chaplin, che Papers, Please che The Inner World affrontano le derive oscure dell'animo umano. Se è vero che la genesi di alcune opere è talvolta legata al contesto storico e culturale in cui esse nascono, tanto che la comprensione per i posteri può essere difficoltosa, ci sono ahinoi temi che non invecchiano e che anzi risultano ricorsivamente attuali. E senza guardare nemmeno troppo lontano.
    The Last Wind Monk approfondisce ulteriormente tematiche già affrontate dal primo capitolo e approda anche su Switch in compagnia del predecessore. Un doppio regalo da parte di Studio Fizbin, che consente ai possessori dell'ibrida Nintendo di giocare a due avventure grafiche vecchia scuola, con tutti i pro e i contro del caso. A dire il vero, l'operazione di adattamento non è priva di ombre, come si potrà intuire dal box dedicato al primo capitolo. Concentriamoci però su The Last Wind Monk, sequel che espande le avventure del buffo Robert, abitante del problematico regno di Asposia.

    Nuovi problemi

    Se tutto sembrava essere andato per il verso giusto nel finale del primo capitolo, questa seconda avventura rimette tutto in discussione: c'è un fanatico che vuole spazzare via la stirpe dei nasi a flauto, colpevole di tutti i mali del regno. Per un fanatico che viene sconfitto, c'è sempre un sostituto pronto a cavalcare l'onda, ad aizzare le folle basando la propria autorità su menzogne e populismi.

    Difficile introdurre The Last Wind Monk senza fare spoiler: questo secondo capitolo inizia là dove il primo si interrompeva, ma ha il pregio non indifferente di non richiedere alcuna conoscenza pregressa. L'incipit del gioco si prende il tempo di riassumere i fatti, per cui potete avvicinarvi a The Last Wind Monk senza timore. Robert, che non è esattamente uno qualunque, ha un nuovo obiettivo: ritrovare l'ultimo monaco del vento, l'unico in grado di riportare l'armonia nel regno. Senza addentrarci troppo, vi basti sapere che la stirpe dei nasi a flauto ha il potere di governare il vento attraverso il suono, ed è proprio il vento la fonte di energia di Asposia.

    Avventure Touch

    Switch dimostra chiaramente di essere a proprio agio con il genere. Il touch screen della console, in modalità portatile, si rivela particolarmente comodo.

    Sebbene sia possibile usare stick e pulsanti, nulla batte l'immediatezza del touch. Con lo stick è possibile muovere il personaggio, mentre con i dorsali vengo evidenziati i punti di interesse più vicini. Dopo averli selezionati, compaiono le classiche icone che permettono di osservare e interagire. Si tratta ovviamente dell'unica interfaccia disponibile in modalità dock, mentre in modalità portatile vince a mani basse lo schermo touch: il personaggio si dirige dove "clicchiamo"; le icone si selezionano comodamente col dito e anche l'interazione a trascinamento tra oggetti dell'inventario e location risulta molto più naturale. Si può giocare con i comandi tradizionali anche in modalità portatile, ma non ha davvero senso a fronte di un'interfaccia touch nettamente migliore e maggiormente intuitiva. Le recenti pubblicazioni di Thimbleweed Park e The Wardrobe hanno d'altronde già dimostrato quanto la console Nintendo possa rappresentare l'unica vera alternativa al PC quando si parla di avventure grafiche e The Last Wind Monk è qui a testimoniarlo.

    Il potere della tradizione

    L'approccio di The Last Wind Monk al genere è decisamente tradizionale: i canonici enigmi si alternano ai tipici dialoghi a scelta multipla; l'esplorazione si sviluppa per microaree composte generalmente da due o tre ambienti, connessi tra loro. L'atmosfera pesante dei temi trattati viene bilanciata egregiamente da un'ironia di fondo che "camuffa" i toni maturi dell'intreccio. A prevalere sono l'ingenuità e la dolcezza di Robert, che non esita a commentare ciò che vede ed esperisce con candida leggerezza.

    In questo secondo capitolo il buffo Robert condivide il ruolo di protagonista con due vecchie conoscenze: il fidato piccione Peck e l'asposiana Laura. Il giocatore si ritrova così ad alternarsi alla guida di tre personaggi, sebbene il piccione Peck risulti più un comprimario che un vero e proprio protagonista. A differenza di Robert e Laura, Peck può volare e ciò consente di affrontare gli enigmi in maniera sfaccettata. Si tratta cioè di passare in tempo reale da Robert a Peck, per arrivare all'obiettivo comune. Nelle prime fasi dell'avventura, per esempio, di fronte a una porta sbarrata Robert non può fare altro che cedere il comando a Peck, il quale potrà intrufolarsi nell'edificio da un pertugio sopraelevato. Peck ha a disposizione molte meno possibilità di interazione rispetto a Robert, ma è innegabile che questa avventura "a tre" doni maggior profondità alla progressione.

    Le ombre del potere

    The Inner World su SwitchSe l'operazione di adattamento compiuta con The Last Wind Monk mostra un certo impegno, risulta incomprensibile la pigrizia che caratterizza la conversione del primo capitolo. Per una panoramica approfondita dell'avventura vera e propria vi rimandiamo alla nostra recensione della versione PC, ma per quanto riguarda la versione Switch ci teniamo qui a sottolineare non solo l'assenza di qualsiasi traduzione italiana (a ben cinque anni dalla prima pubblicazione) ma anche e soprattutto l'assenza ingiustificata dell'interfaccia touch. Ebbene sì, a differenza di quanto accade con The Last Wind Monk, il primo capitolo di The Inner World su Switch non sfrutta affatto lo schermo tattile della console ma utilizza solo i comandi tradizionali con stick e pulsanti. Se in modalità dock il problema non si pone, in modalità portatile risulta davvero strano dover rinunciare alla comodità del tocco, di cui tanto beneficia il secondo episodio. L'avventura rimane gradevole oggi come lo era all'epoca, ma risulta difficile chiudere un occhio su questa significativa mancanza. Che si possa confidare in una patch?

    Purtroppo la struttura classica dell'avventura porta con sé alcuni annosi limiti del genere, primo tra tutti una concezione degli enigmi non sempre immediata e/o intellegibile. Ci sono casi, e ciò accade sin dalle prime battute, in cui non risulta affatto chiaro quale sia l'obiettivo da raggiungere e l'ordine delle azioni da compiere. Se è vero che gli avventurieri storici sono ormai preparati, la cosa potrebbe risultare frustrante per i neofiti. Il gioco mette sì a disposizione un sistema di suggerimenti che di fatto svela progressivamente la soluzione, ma sarebbe sicuramente meglio che il giocatore fosse spinto in maniera naturale a mettere in ordine i tasselli. In The Last Wind Monk non sempre accade ed è un peccato. Anche perché la versione Switch è afflitta da caricamenti non proprio velocissimi tra uno scenario e l'altro: dovendo spesso passare da una location all'altra per risolvere un enigma, quei secondi di troppo potrebbero risultare un po' tediosi. Nulla di grave, ma si nota.
    In ogni caso, The Last Wind Monk rappresenta una piacevole aggiunta al parco giochi Switch: la direzione artistica è sicuramente piacevole e la traduzione italiana può rappresentare un valore aggiunto (niente doppiaggio, solo testo).

    The Inner World: The Last Wind Monk The Inner World: The Last Wind MonkVersione Analizzata Nintendo SwitchThe Last Wind Monk affronta temi per nulla facili, ma li osserva con la prospettiva leggera del giovane Robert, asposiano dal naso a flauto che credeva di aver risolto le cose nel primo episodio ma che qui si ritrova a dover fronteggiare la terribile minaccia di una nuova dittatura pronta a fare piazza pulita della sua specie. Il secondo capitolo di The Inner World arricchisce la struttura dell’originale allargando la rosa dei personaggi e approfondendo con cognizione di causa temi importanti e maturi. La versione Switch risulta decisamente comoda da giocare in modalità portatile grazie allo sfruttamento dello schermo touch; peccato per i caricamenti non proprio fulminei e per enigmi non sempre immediatamente chiari. The Last Wind Monk, così come il predecessore, omaggia chiaramente le avventure di una volta, con tutti i pro e i contro del caso.

    7.5

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