The Legend of Heroes Trails to Azure Recensione: il destino di Crossbell

La serie The Legend of Heroes si arricchisce con un nuovo episodio: abbiamo giocato a lungo con Trails to Azure, ecco cosa ne pensiamo.

The Legend of Heroes Trails to Azure Recensione: il destino di Crossbell
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Switch
  • Se qualche anno fa ci avessero raccontato che a cavallo fra il 2022 e il 2023 avremmo finalmente messo le mani sulle versioni localizzate di The Legend of Heroes: Trails from Zero e Trails to Azure, sicuramente non ci avremmo creduto. Ci sono voluti quasi tredici anni e tanta pazienza, ma grazie agli straordinari sforzi compiuti da Geofront - un team di fan talmente affezionati al brand di Nihon Falcom da arrivare a tradurne i due fondamentali episodi mai pubblicati in Occidente - la dilogia di Crossbell è finalmente fruibile in lingua inglese.

    Nonostante conoscessimo ormai a grandi linee i fatti raccontati in Trails of Azure, nelle ultime settimane abbiamo indossato i panni di Lloyd Bannings e gli altri componenti della Squadra Speciale di Supporto per colmare una buona volta il buco narrativo che quantomeno nel nostro lato del globo si era creato fra la trilogia di Trails in the Sky e la tetralogia di Trails of Cold Steel (a proposito, qui trovate la recensione di The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel III) e al contempo prepararci all'imminente arrivo di The Legend of Heroes: Trails into Reverie, che come già spiegato su queste pagine segnerà la conclusione delle vicende ambientate nei Paesi occidentali del continente immaginario di Zemuria.

    L'ultimo pezzo del puzzle

    Prima di addentrarci nell'analisi dell'intreccio dobbiamo anzitutto specificare che The Legend of Heroes: Trails to Azure non può essere assolutamente giocato senza aver prima completato Trails from Zero.

    Similmente a quanto accaduto a Trails of Cold Steel I/II e III/IV, i due episodi della saga di Crossbell formano in realtà un'unica avventura, che per questioni di tempo e opportunità - senza dimenticare i limiti di PSP, macchina dove appunto vennero pubblicate le versioni originali - venne proposta in due parti. Se già avventurarsi in Trails to Azure senza conoscere i personaggi comparsi nell'arco narrativo di Liberl (esplorato in Trails in the Sky FC, SC e the 3rd) preclude in buona parte la comprensione di determinati eventi che appunto li vedono coinvolti, Trails from Zero rappresenta una tappa indispensabile per potersi cimentare col secondo capitolo della dilogia, che non a caso è ambientato pochi mesi dopo la conclusione del primo.

    In seguito alla sconfitta di Joachim e del culto D-G avvenuta per mano di Lloyd Bannings e compagni, la Squadra Speciale di Supporto, che tra le altre cose ha protetto la piccola KeA e messo fine alla produzione della droga conosciuta come Gnosis, ha raggiunto l'obiettivo per cui era stata inizialmente creata: conquistare la simpatia e riabilitare l'immagine della polizia agli occhi della popolazione, che fino a quel momento tendeva a contare esclusivamente sull'organizzazione non governativa nota come Bracer Guild.

    Dopo una pausa estiva di breve durata, gli eroi della città-stato si riuniscono nell'agosto S.1204 per fungere da security durante la "Conferenza Commerciale di Zemuria Occidentale" cui partecipano i rappresentanti di varie nazioni. Come accennato anche nel primo Trails of Cold Steel, le cui vicende si svolgono parallelamente a quelle di Trails to Azure (siete a un click di distanza dalla recensione di The Legend of Heroes: Trail of Cold Steel per PS4), l'evento è però interrotto da un attacco terroristico, le cui conseguenze forniscono al neo eletto sindaco Dieter Crois il pretesto auspicato per dichiarare l'indipendenza di Crossbell City, il cui possesso era storicamente conteso tra l'Impero di Erebonia e la Repubblica di Calvard. Supportati dai nuovi membri della banda, Llyoid e i suoi amici dovranno ben presto fare i conti con situazioni impossibili e organizzazioni segrete che vorrebbero sfruttare i poteri di KeA per esercitare il controllo totale sulla città-stato.

    Caratterizzata da colpi di scena spesso sorprendenti e impreziosita da magistrale esercizio di world building compiuto ancora una volta dagli sceneggiatori di casa Nihon Falcom, la mai banale trama di The Legend of Heroes: Trails to Azure affronta tematiche che spaziano dalla sfera fantapolitica a quella prettamente etica.

    Esplorando a fondo i rapporti tra gli stati confinanti e gli indicibili esperimenti che vedono coinvolti dei bambini dotati di capacità speciali, Trails to Azure e il suo diretto predecessore vengono infatti considerati i capitoli più maturi dell'intera saga di The Legend of Heroes, e oltretutto gettano delle solide basi per comprendere i capitoli in cui tutte le trame del brand finiranno inevitabilmente per convergere (per maggiori dettagli fiondatevi sulla recensione di The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel IV). Lontano dalla pacatezza del primo Trails of Cold Steel e della sua spensierata ambientazione scolastica, Trails to Azure vanta al proprio arco di frecce una scrittura stupefacente e contraddistinta da numerose ramificazioni, motivo per cui la seconda parte dell'epopea vissuta dalla Squadra Speciale di Supporto non fatica a tenere il giocatore letteralmente incollato allo schermo per una quarantina di ore almeno, a seconda del tempo dedicato ai contenuti secondari e allo sviluppo dei legami coi compagni di squadra. Peccato soltanto che, come specificato in apertura, per godere appieno di questo incredibile viaggio occorra conoscere piuttosto bene la storia di Zemuria e dei suoi innumerevoli protagonisti.

    Dal passato con furore... più o meno

    Dal punto di vista ludico, The Legend of Heroes: Trails to Azure ha davvero poco di nuovo da offrire rispetto al suo diretto predecessore, Trails from Zero, da cui ha ereditato il sistema di combattimento e tutte le meccaniche legate allo sviluppo dei personaggi. Come già visto negli altri capitoli della saga, in Trails to Azure i nemici sono sempre visibili sulla mappa e quindi aggirabili, motivo per cui le battaglie hanno inizio solo quando il giocatore vi entra in contatto: quando questo accade, una rapidissima transizione tra la fase esplorativa e quella di lotta trascina il party e gli avversari in una specie di arena, dando inizio allo scontro vero e proprio.

    Trattandosi di un titolo originariamente lanciato nel 2011, il gameplay di Trails to Azure non presenta molte delle caratteristiche apprezzate nella trilogia di Trails of Cold Steel, ciononostante il sistema di combattimento a turni e la sua profonda componente strategica regalano comunque grandi soddisfazioni. Giacché le sfide si consumano all'interno di una griglia, il corretto posizionamento dei quattro combattenti schierabili in prima linea è estremamente importante per valorizzarne i talenti e portare a casa la vittoria. Dotati di Arti e Craft capaci di prendere di mira folti gruppi di oppositori, tutti i componenti della Squadra Speciale di Supporto dispongono del resto di abilità speciali da scatenare al momento giusto, cercando ove possibile di sfruttare le debolezze degli avversari.

    La principale "novità" di Trals to Azure è rappresentata dall'introduzione dei Master Quartz, vale a dire degli orbment particolarmente potenti che i protagonisti della vicenda possono aggiungere all'equipaggiamento.

    Laddove gli studenti della Classe VII di Trails of Cold Steel avevano la facoltà di indossarne a volontà, Lloyd e compagni possono aggiungerne all'equipaggiamento soltanto uno a testa; tuttavia, dal momento che i Master Quartz influenzano tutte le statistiche e forniscono skill assai diverse tra loro, la suddetta limitazione imposta dallo sviluppatore non intacca granché la personalizzazione delle unità, che come al solito saranno libere di scambiarsi gli orbment e adottare in qualsiasi momento build completamente differenti.

    Se nel complesso il seppur classico impasto ludico di The Legend of Heroes: Trails to Azure è invecchiato abbastanza bene, lo stesso non si può dire per il comparto tecnico. Nate su PlayStation Portable, purtroppo entrambe le parti dell'arco narrativo di Crossbell accusano a gran voce gli anni sulle loro spalle, anche perché Nihon Falcom ha fatto poco e nulla per svecchiare e abbellire i due titoli che in origine erano stati lanciati su macchina handheld neanche troppo performante.

    L'incremento della risoluzione, le texture più dettagliate e i deliziosi personaggi super deformed riescono a mascherare solo in parte la veneranda età del titolo, che già al suo esordio non era esattamente allo stato dell'arte. Se non altro, l'introduzione della graditissima High Speed Mode migliora non poco la quality of life, velocizzando parecchio le fasi esplorative, gli scontri e persino gli scambi di battute fra i personaggi.

    The Legend of Heroes: Trails to Azure The Legend of Heroes: Trails to AzureVersione Analizzata PlayStation 4Nonostante gli anni trascorsi, dal punto di vista ludico e narrativo The Legend of Heroes: Trails to Azure si difende ancora bene, e oggi come allora racconta una delle più mature e coinvolgenti storie che la saga di Nihon Falcom abbia da offrire. Se la sempre appagante componente strategica compensa l’assenza delle tante meccaniche proposte dalle più recenti incarnazioni del brand, l’anello debole della catena va ricercato nel comparto tecnico, che disgraziatamente ha subito pochissimi ritocchi e dimostra una certa pigrizia da parte dello sviluppatore nipponico. Da una parte siamo convinti che i fan più sfegatati riusciranno a chiudere entrambi gli occhi sugli evidenti limiti del prodotto, che dopo oltre un decennio di atteso è infine giunto sulle nostre coste, ma dall’altra vi è la concreta possibilità che lo scarso profilo tecnico di Trails to Azure spaventi eventuali neofiti, che per poter comprendere e apprezzare appieno le vicende della Squadra Speciale di Supporto dovrebbero comunque passare prima da Trails from Zero. Anziché lanciarli singolarmente, forse sarebbe stato più saggio, da parte del publisher NIS America, proporre i due episodi di Crossbell attraverso un unico pack.

    7.7

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