The Messenger Recensione: ninja retrò in stile 16-bit

Pubblicato da Devolver Digital, The Messenger è un imperdibile mix tra action-platform e metroidvania ispirato alla serie Ninja Gaiden...

The Messenger Recensione: ninja retrò in stile 16-bit
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  • Pc
  • Switch
  • Delle tante cose da scrivere su The Messenger ce n'è una in particolare che non avrebbe nemmeno bisogno di specificazioni. È semplicemente un'evidenza: il neonato digitale dello studio canadese Sabotage trae profonda ispirazione dai Ninja Gaiden in due dimensioni, e non fa nulla per mascherare la propria stima verso l'opera di Tecmo. È una questione di colpo d'occhio, se non altro: il protagonista è un ninja à la Ryu Hayabusa pre-poligonale, il gioco funziona come un tradizionale sidescroller e il suo manto grafico pixellato a tutto farebbe pensare fuorché a una produzione che non sia l'ennesimo clone di una formula intramontabile.
    Ecco: non fate assolutamente l'errore di limitarvi a un pensiero simile. Bastano poche decine di minuti in-game, pad tra le grinfie, per avvertire qualcosa di strano e meraviglioso in ciò che questi ragazzi di Quebec City hanno messo insieme per alimentare il desiderio di quella fetta di pubblico che, mai sazia dell'antica azione a scorrimento orizzontale da cabinato, sa ugualmente farsi stupire dall'estro creativo del moderno sviluppo di videogame. Nel caso questa breve introduzione non avesse minimamente scalfito la vostra curiosità, considerate poi che The Messenger è edito da Devolver Digital, quei pazzi scatenati fautori di The Red Strings Club, Minit e di una vagonata di altre perle dal sapore indipendente. In quanto a credenziali, insomma, dovremmo essere a posto.

    Demitizzando il mito

    Sia chiaro: The Messenger è un titolo Devolver in tutto e per tutto. Principalmente perché è spiazzante, com'è caratteristica di -quasi- tutti i prodotti finora accolti nel pantheon ludico del folle publisher texano. Se ne consideri ad esempio l'aspetto narrativo. Tutto, a partire dalle premesse, farebbe pensare a un'esperienza costruita attorno al solito, epico - e un po' stantio - viaggio dell'eroe, con il protagonista, un ninja comune, chiamato ad abbandonare la quotidianità del proprio villaggio per impedire l'avvento di un'armata demoniaca, consegnando una magica pergamena a tre saggi che vivono sulla vetta di una montagna. Una storia molto classica e basilare, si direbbe, raccontata in uno stile solenne e serioso, proprio come consuetudine vorrebbe. È questa la prima aspettativa a venire letteralmente disintegrata dal gioco stesso, e ciò accade nell'esatto momento in cui l'utente, poco dopo l'inizio dell'avventura, varca le soglie del negozio ultraterreno dello Shopkeeper, un vendor druidico i cui discorsi, di autorevole, hanno davvero poco o niente. Ogni qualvolta entreremo in questa dimensione - spesso e volentieri, poiché funge da hub e da save point al tempo stesso - l'oscuro commerciante, se interpellato, dialogherà con il Nostro a suon di frasi che a tutto servono meno che a elevare il valore delle sue/nostre gesta ai livelli di un'impresa eccezionale. Storielle che dovrebbero aprire la mente all'eletto, ma che infine risultano soltanto sconclusionate o fini a se stesse; indizi svogliati e approssimativi su chi e cosa incontreremo sul cammino; battute dal piglio metaludico che infrangono di continuo la quarta parete. E della stessa, divertita verve comica del mercante vivono quasi tutti gli altri personaggi, villain compresi, protagonista incluso - scordatevi l'abituale paladino tormentato e riflessivo. La scrittura di The Messenger è semplicemente brillante, capace di sfruttare gli stereotipi e le ingenuità tipiche del videogioco d'altri tempi per creare quello che pare a tutti gli effetti un enorme gioco delle parti, dove ogni "attore" in scena, in qualche misura consapevole di trovarsi all'interno di un enorme cliché diegetico, prende e si prende in giro senza farsi troppi problemi.

    L'emblema di questo bizzarro storytelling è rappresentato senz'ombra di dubbio da Quarble, un demonietto alato che appare ogni qualvolta l'eroe rischiasse di tirare le cuoia, resuscitandolo presso l'ultimo check point conquistato per poi seguirlo per un tot di tempo e sottrargli alcuni dei cristalli - la valuta di gioco - che racimolerà di lì a poco. Un comprimario sarcastico all'inverosimile che non perde mai l'occasione di rivolgersi direttamente al giocatore per commentarne ogni cattiva performance, uscendosene con frasi tipo "inizio a credere che tu muoia così spesso solo per rivedermi", oppure "se qualcuno ti sta guardando, puoi sempre fingere che sia colpa dell'input lag".

    Di bit in genere

    Una sfida nella sfidaThe Messenger soddisfa anche in termini di durata, giacché terminarne la main quest richiede almeno una dozzina di orette, ora più ora -poco- meno in base alla confidenza del giocatore nei confronti dei due generi che compongono l'esperienza. A chi non volesse riporre il controller, poi, rimane soltanto la caccia ai collezionabili, qui resi sotto forma di medaglioni verdi posti all'uscita di stanze piuttosto insidiose, quali più, quali meno. Il replay value di The Messenger non è insomma altissimo, ma gli artefatti sono comunque più di quaranta. Non è poi così male, a ben vedere.

    The Messenger non si prende sul serio per un secondo, sempre conscio di possedere tutte le qualità per poterselo permettere. Prendiamo per esempio la suddetta gag sulla latenza: se parliamo di risposta dei comandi, il lavoro di Sabotage Studio è pressoché impeccabile. Non ci sarebbe neanche bisogno di ricordare quanto siano importanti precisione e responsività nel sistema di controllo di un action-platform veloce e acrobatico come questo, dove cioè i salti richiedono una precisione viepiù vicina a quella "pixel perfect" e in cui la capacità di padroneggiare le tecniche di movimento dell'avatar rappresenta per l'utente buona parte del compito. Beninteso: non che le abilità del nostro guerriero sovrabbondino. All'attacco e al balzo singolo o doppio - quest'ultimo eseguibile solo dopo aver colpito a mezz'aria un oggetto o un nemico - la progressione aggiunge infatti pochissimi altri talenti, dall'arrampicata sui muri alla planata, dalla corsa sull'acqua al lancio degli shuriken. Ciò nonostante, l'avanzamento ne richiede una gestione sempre più attenta e calibrata, complice un susseguirsi di quadri in cui gli ostacoli non mancano di certo, tra pareti puntute, strutture semoventi, piattaforme separate da baratri abbastanza estesi e, ovviamente, una sfilza di abominevoli bestiacce dai pattern variegati. Ne risulta una sfida trascinante, coreografica, sempre appagante, che è tale anche grazie a una curva di difficoltà morbida e graduale, evidentemente studiata per non demoralizzare chi sta giocando - scordatevi scossoni improvvisi e ingiustificati - ma, nel contempo, per farne costantemente percepire l'aumento.

    Per proseguire nella nostra analisi dobbiamo tornare un attimo al paragrafo precedente: The Messenger, scrivevamo, è una produzione spiazzante, sorprendente, che gioca con le attese con incredibile nonchalance. Lo fa sfoggiando un "tone of voice" inaspettato, e allo stesso modo lo fa a livello di gameplay. Se infatti le prime ore si dipanano secondo i canoni del platformer puro, per cui ogni ambientazione -categoricamente in 8-bit- funge da macro stage che conduce al successivo secondo un principio di forte linearità, il software, a un certo punto della quest, si concede un altro colpo di testa, sovvertendo in maniera sensibile l'intera struttura di gioco. Non è un segreto, né motivo d'interesse in sé e per sé, che la trama faccia ricorso al vecchio trucco dei viaggi temporali per convogliare la vicenda verso la battaglia finale. Quel che stupisce è invece come l'escamotage narrativo viene trasposto in materia ludica. Perché giunti a quel punto The Messenger cambia veste, letteralmente e integralmente. Dal presente in 8-bit si passa a un futuro che di bit ne ha il doppio, con tanto di -già di per sé straordinarie- musiche remixate magistralmente. Soprattutto, il gioco diventa un vero e proprio metroidvania, laddove l'azione guidata e a compartimenti stagni si fa da parte in favore dell'esplorazione lungo tutti i setting battuti in precedenza, ora percorribili anche in versione avveniristica. Parliamoci chiaro: è bene non aspettarsi un "vania" in grado di eguagliare pesi massimi come La-Mulana o Hollow Knight per estensione della world map e numero di cose da fare.

    Detto questo, siamo convinti che il titolo Sabotage, in questa sua seconda forma, riesca a fare meglio di altri blasonati esponenti del genere da almeno un paio di punti di vista. Innanzitutto in quanto a originalità di alcune scelte di level design: programmato per avvenire in tempo reale oltrepassando certi varchi sparsi per gli scenari, il continuo andirivieni tra 8 e 16 bit rende l'avanzamento un sorta di grande rompicapo ambientale, risolvendo il quale è possibile svelare passaggi segreti, scorciatoie, finanche intere aree inesplorate. In secondo luogo, crediamo sia molto apprezzabile il fatto che anche quando il backtracking tende a farsi largo, The Messenger faccia di tutto per abbracciare quante più tipologie di videogiocatori possibili, senza piegarsi a tutti i costi al diktat di un viavai fra i mondi difficile da decifrare. Rivolgendosi a un determinato NPC sarà possibile chiedere un indizio velato sul da farsi, così da provare a superare per conto proprio eventuali momenti d'impasse; chi volesse godersi la progressione senza grattacapi potrà addirittura chiedere al Shopkeeper di segnare sulla mappa l'esatto luogo verso cui incamminarsi. Ma nulla vieta di evitare tutte queste agevolazioni come la peste, optando per un'esplorazione "hardcore" basata esclusivamente sul senso d'orientamento personale e sulle proprie intuizioni. Quale che sia l'approccio preferito, comunque, The Messenger ha sempre qualcosa di stuzzicante da proporre.
    Dovendo proprio cercare il pelo nell'uovo, l'esperimento di Sabotage e Devolver è un pizzico più debole solamente in qualche aspetto di minore rilievo. Si poteva forse puntare su un sistema di crescita del protagonista un po' più articolato - è comunque presente, ma è molto all'acqua di rose - e il parco mostri, per differenziazione cosmetica, non è certo esorbitante. Soprattutto gli scontri coi boss lasciano a desiderare, piuttosto fugaci e semplicistici nello svolgimento, sebbene la simpatia di alcuni antagonisti li renda sinceramente memorabili, a loro modo. Non è un difetto, ma vale comunque la pena segnalare che purtroppo i testi di The Messenger non beneficino, ad oggi, di una traduzione in italiano. Non che l'inglese utilizzato in scrittura sia particolarmente complesso, ma è indubbio che perdersi l'acume di alcuni botta e risposta per via di una mancata comprensione sarebbe quasi l'equivalente di un peccato capitale.

    The Messenger - Game The Messenger - GameVersione Analizzata PCAction-platform competente, curioso metroidvania “double-face”, di origini antiche ma con dei guizzi di contemporaneità eccezionali e imprevedibili. Quanto è difficile far convivere tutto questo in un unico prodotto, eppure The Messenger ci riesce, per di più con una cura maniacale per i dettagli e con un’armonia d'insieme -quasi- assoluta. Un progetto importante, che gioca con i generi che intende fare propri, li strapazza, fino a restituire alla sua platea ideale un’esperienza che omaggia i suoi avi in pixel (Ninja Gaiden su tutti) ma che ha anche un gusto nuovo, esilarante, irresistibile. L’ennesima, preziosa prova di forza a marchio Devolver Digital che chiunque abbia un PC o una Switch dovrebbe sostenere senza indugio, nel nome di quella parte del videogioco che non ha paura di sperimentare, giocherellando con il proprio vissuto.

    8.6

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