The Red Strings Club Recensione: una nuova avventura Cyberpunk in Pixel Art

Dagli autori di Gods Will Be Watching arriva The Red Strings Club, una piccola perla indie che rivela una delle migliori storie cyberpunk di sempre.

The Red Strings Club Recensione: una nuova avventura Cyberpunk in Pixel Art
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  • Se siete qui, c'è una certa probabilità che apparteniate a quella categoria di giocatori che noi chiamiamo, in maniera affettuosa, "i cercatori d'oro": ovvero quelle persone che, pur non disdegnando in alcun modo i tripla-A, ad un certo punto, nel bel mezzo del loro ozio videoludico, sentono il bisogno di andarsi a cercare la cosiddetta chicca indie. Perciò aprono Steam, vanno nella sezione "novità", e da lì cominciano a spulciarsi bene ogni anfratto della piattaforma, finché non trovano il titolo che stavano cercando. C'è anche una seconda possibilità, forse la più plausibile, ovvero che il nostro newser di turno abbia trovato un'immagine di copertina talmente accattivante da riuscire a trascinarvi qui. In entrambi i casi, siete i benvenuti, ma prima di servirvi il cocktail del giorno, è necessario parlare brevemente del mai dimenticato padre spirituale di questo, sorprendente The Red Strings Club.
    Si chiama Gods Will Be Watching, e a chi non lo conosce dico che si tratta di un'avventura grafica datata 2014 e che no: non è un titolo perfetto. Però aveva "lo swing", era carismatico e conturbante, e nessuno può affermare il contrario. Dentro c'era un contesto originalissimo, una scrittura tagliente e perfino uno di quei titoli che ti rimane impresso per anni. Le idee che sorreggevano la struttura del gameplay avevano un gran potenziale, peccato che qualcosa nella calibratura del tutto non abbia funzionato, imbastendo un racconto interrotto da fin troppi singhiozzi. Con il suo secondo lavoro, il trio valenciano conosciuto con il nome di Deconstructeam, si libera del superfluo, azzecca perfettamente i tempi e riesce a trovare la sua forma espressiva vincente: quella puramente narrativa, o quasi.
    Quel "quasi" sta a significare che ritornano alcuni elementi tipici di Gods Will Be Watching, ovvero i mini-game, l'investigazione punta e clicca e un po' di puzzle solving, ma questa volta sono distribuiti meglio, anzi, per usare una metafora che capirete più avanti, vengono mescolati e serviti con saggezza da un abile barman. Uno dei migliori. Se deciderete di scendere i tre scalini di legno pixellato del Red Strings Club vi troverete davanti ad insoliti animali notturni, vi godrete una OST stile synthwave di altissima qualità e finirete risucchiati da una dimensione magnetica e profonda, ma soprattutto ascolterete, e sarete parte di una delle migliori storie Cyberpunk di sempre.

    Be Kind, Re-Re-Wind

    The Red Strings Club è un'avventura punta e clicca realizzata in un magnifico stile pixel art, dallo svolgimento classico, con una componente narrativa che sovrasta nettamente quella dell'esplorazione. Ci sono anche delle sezioni stile mini-gioco, tutte ben riuscite, e mentre alcune di queste sono uniche, altre (come la preparazione dei cocktail emotivi) si ripropongono spesso e riescono perfettamente a "spezzare" positivamente la concentrazione, concedendovi un po' di relax. Prima di proseguire, per essere ancora più chiari, vogliamo specificare che non avrete un protagonista da muovere in giro per le varie location, ma saranno esclusivamente i dialoghi a farvi procedere nella trama. Per fortuna, la staticità non è minimamente avvertibile, dal momento che i testi sono scritti in maniera encomiabile, ricchi di contenuti maturi e temi super-attuali e difficili da affrontare. Eppure non mancano situazioni divertenti infarcite da battute spinte e black humour, il tutto orchestrato saggiamente da una sceneggiatura solida e ben ritmata. A proposito di quest'ultima, la caratteristica fondamentale della nuova produzione Deconstructeam (già vista in Gods Will Be Watching) è la non-linearità della storia, che passa da un'apposita meccanica denominata appunto "Red Strings". In pratica, durante tutto lo svolgimento dell'avventura, ci verranno poste una miriade di scelte multiple e di bivi decisionali, molti dei quali di tipo etico e morale, che determineranno le informazioni in nostro possesso, finendo per cambiare anche la storia stessa. Il finale è unico (anche se avete modo di dargli un senso completamente diverso, soprattutto per voi stessi), ma quello che sta nel mezzo può cambiare, e anche di molto, permettendovi di accedere a moltissime linee di dialogo in più o addirittura di farvi saltare interi blocchi. In alto a sinistra c'è un'apposita icona filiforme, che vi permetterà di tenere il conto (e il peso) delle vostre scelte tramite una specie di diagramma esplicativo stile timeline.

    L'esperienza in sé dura circa 5-6 ore, ma come avrete capito c'è anche un invito esplicito alla rigiocabilità, a riavvolgere la vostra storia: per gli amanti del genere possiamo confermare che il "gioco vale la candela", dal momento che alcuni scambi accessori sono davvero impagabili. Il nostro consiglio più sincero però è quello di non risparmiarvi: giocate la prima run come se fosse l'unica, metteteci il cuore e il cervello, e non dimenticate mai di lasciar entrare un po' di dubbio nelle vostre convinzioni, per quanto solide esse siano: l'impatto emotivo del sentir vacillare le proprie idee è la vera essenza di questo titolo. La magia è tutta lì, ed è potentissima.

    Cyberpunk d'autore

    Il plot, l'atmosfera futu-noir, l'immaginario di riferimento e le tematiche affrontate, sono ovviamente l'incarnazione stessa del Cyberpunk, eppure la messa in scena di The Red Strings Club è diversa dagli standard cine-letterari odierni. L'atmosfera è più intima, il cielo è stranamente terso, ed anche se le città futuristiche a cui siamo abituati sono proprio lì, fuori dal bar, e noi le avvertiamo, ci vengono mostrate sempre in lontananza, quasi come se l'autore volesse deliberatamente asportargli quella centralità da distopia stereotipata. Ed è magnifico come in alcuni momenti, lo skyline hi-tech riesca persino ad appropriarsi di un'aura insolitamente positiva.
    Non fraintendeteci, i capisaldi del genere ci sono tutti: Corporation malvagie, augmentation neuro-meccaniche, deep-hacking. Tuttavia, l'autore sembra voler capovolgere tutti questi archetipi per istillarci sempre una qualche forma di dubbio. Ecco infatti che le Corporation non sono esattamente il male assoluto che ci aspettavamo, le protesi di metallo sono più umane dell'umano e l'hacking deve retrocedere ad una forma insolitamente analogica. Il perché di tutto ciò è forse da ricercare nei personaggi, che sono poi i veri portatori di fascino del titolo. C'è Brandeis, l'eroe-hacker-sbruffone dal grande cuore ma dalla piccola autostima, c'è Donovan, il misterioso barista del Red Strings Club, che a parte gli idealismi e le velleità di un quarantenne romantico è -a detta di tutti- il più grande barman del mondo, e poi ci sono Edgar, Akara, Larissa, Diana, Karen, Naima, Gost e tanti altri che forse neanche incontrerete, tutti condensati in neanche sei ore di storia, ma capaci, se presterete loro attenzione, di lasciare un segno fortissimo nella vostra memoria.
    Man mano che la trama si infittisce il punto di vista diventa più neutrale, non ci sono protagonisti, ed anche se in realtà qualcuno è più protagonista di qualcun altro, è proprio questo l'aspetto migliore della scrittura dei personaggi: non riesci mai a prendere una posizione, non esiste un'antipatia concreta con nessuno, perché ognuno di loro ha una posizione ben studiata, un'etica, una dignità.

    Si finisce così a parlare di emozioni, quelle vere, che sono il fulcro di tutta la trama, ma anche di ideali anarchici, di diritto al suicidio, di evoluzionismo e di ethical marketing. A volte, per raccontare la migliore delle storie in stile Cyberpunk bastano quattro chiacchiere con un amico a proposito del destino dell'umanità, e su ciò che la rende tale. E forse, capiamo che tutto funziona proprio alla fine, quando ci si accorge che quelle risposte non vogliamo neanche sentirle...

    The Red Strings Club The Red Strings ClubVersione Analizzata PCImmaginate uno di quei piccoli volumetti introvabili della collezione Urania, scovato per caso in una soffitta o in una vecchia libreria di provincia. All'interno avete trovato Philip K. Dick, Asimov, e poi, solo in fondo, un breve racconto stravagante, di un autore praticamente sconosciuto. Lo avete letto per caso, ma ancora lo ricordate dopo vent'anni. Ecco, quello è The Red Strings Club: un punta e clicca fra i migliori che abbiamo mai avuto il piacere di giocare, confezionato con cura ed ispiratissimo sotto ogni punto di vista. Gli spagnoli di Deconstructeam ci hanno messo davvero il cuore, e si vede: pixel art suggestiva, musiche eccezionali ed una storia profonda e potente, capace di rimanere impressa nella memoria di ogni appassionato del Cyberpunk (e non solo). Se dunque amate il genere e se apprezzate le avventure grafiche allora non potete assolutamente perdervi questo piccolo gioiello targato Devolver Digital, ma fate attenzione: al momento non è presente la traduzione in lingua Italiana, e il livello d'Inglese richiesto per godere appieno dei testi è abbastanza alto.

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