The Suffering recensito su Xbox

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The Suffering recensito su Xbox
Articolo a cura di
Disponibile per
  • PS2
  • Alla larga i più impressionabili

    "The Suffering is an edge-of-your-seat
    thriller, it will grab and shock gamers from the opening scenes." Mike
    Eglington, Senior Product Manager, Midway Europe. ------------- Spesso sono
    sufficienti pochi minuti per giudicare la bontà di un videogioco o, per esser
    precisi, tale è il quantitativo di tempo che il videogiocatore è disposto ad
    offrire, in media, ad un nuovo titolo prima di stabilirne la presunta
    appetibilità. Più per necessità di “sopravvivenza economica” che per
    superficialità, a causa dei ritmi insostenibili con cui l'industria videoludica
    sforna decine e decine di titoli e costringe quindi ad effettuare scelte che,
    talvolta, possono anche pregiudicare il successo di prodotti meno immediati di
    altri, ma non per questo meno meritevoli. Evidentemente alla Midway Games,
    consci della necessità di bucare lo schermo sin dai primi attimi di gioco, si
    sono prodigati nel confezionare un titolo in grado di accalappiare
    immediatamente l'attenzione del videogiocatore e distinguersi nel mare di
    prodotti simili che affollano il mercato. La prima mezz'ora di gioco di The
    Suffering, infatti, è qualcosa di strepitoso. Pur non essendo riconducibile al
    filone vero e proprio dei survival horror, The Suffering fa sue alcune trovate
    tanto care al genere summenzionato introducendo gradualmente il giocatore, pur
    mantenendo ritmi piuttosto serrati, agli avvenimenti che di lì a poco
    sconvolgeranno la normale routine nell'Abbott State Penitentiary, il luogo di
    detenzione in cui è ambientata la storia narrata nel titolo Midway Games. Per
    alcuni minuti, infatti, la confusione e lo smarrimento, insieme ad altre
    sensazioni ben più sgradevoli, accompagneranno il giocatore fino al momento,
    largamente annunciato grazie ad una girandola sensoriale fatta di suoni e
    immagini raccapriccianti, in cui avrà luogo il primo scontro diretto con una
    delle creature che ci terrà “compagnia” per tutta la durata dell'esperienza
    videoludica. Quello di The Suffering è uno degli inizi più azzeccati tra quelli
    sperimentati nell'ambito della produzione videoludica da un bel po' di tempo a
    questa parte. E' chiaro che nulla è stato lasciato al caso ed ogni suono,
    immagine e scampolo di sceneggiatura proposto nelle prime sequenze di gioco è
    stato studiato con il preciso intento di portare la tensione a livelli
    insostenibili, riuscendoci pienamente.

    Tutto inizia con il
    nostro arrivo

    L'Abbott State Penitentiary è
    un'istituto di massima sicurezza situato su Carnate Island, un'isola
    appartenente allo stato del Maryland. Torque, il personaggio che saremo chiamati
    ad interpretare, fa il suo ingresso nel carcere, scortato da due guardie. Tra i
    suoi effetti personali spicca una foto che ritrae una donna e due bambini che
    scopriremo ben presto esser la sua famiglia e per l'omicidio della quale è
    stato condannato. I futuri compagni di cella del nostro Torque accolgono il suo
    arrivo in maniera alquanto negativa, giudicando il presunto criminale per
    l'efferatezza dell'omicidio commesso e, soprattutto, per il fatto di aver
    coinvolto due piccole vittime innocenti. Non passa tempo a sufficienza per dar
    modo a Torque di “familiarizzare” con i coinquilini dello stesso settore di
    detenzione che un improvviso terremoto ed il conseguente black out scuotono
    l'edificio, mentre alcune sinistre apparizioni di natura non propriamente umana
    gettano nel panico più totale i detenuti, causandone la morte nei modi più
    brutali che la mente umana possa concepire. Una fulminea apparizione trancia in
    due le sbarre che precludono la fuga al nostro Torque il quale, all'improvviso,
    ottiene nuovamente la propria libertà senza rendersi conto che da un momento
    all'altro tornerà ad esser prigioniero ma di qualcosa ben più terribile della
    pena a cui era condannato.

    Action game con una spruzzatina di Survival
    Horror

    The Suffering è, in sostanza, un action in terza
    persona votato ad atmosfere particolarmente orrorifiche. Chi ha giocato
    Shadowman, titolo Acclaim di cinque anni fa, sicuramente ricorderà i livelli
    ambientati nel carcere di sicurezza che costituivano una buona parte delle
    battute finali, preludio allo scontro finale contro il demone Legione. Ebbene,
    l'ambientazione di The Suffering potrebbe esser riconducibile ad un immenso
    livello costituito da una dilatazione di quelle ultime sequenze vissute in
    Shadowman, per atmosfera e tensione. Per una buona parte delle avventure di
    Torque, infatti, saranno protagoniste locazioni talvolta anguste e talvolta di
    più ampio respiro situate nell'Abbott State Penitentiary. La struttura di
    gioco, diversamente dal titolo Acclaim citato poco fa, prevede uno sviluppo
    della storia alquanto lineare ed anche nei momenti di presunta maggior libertà,
    il percorso da seguire sarà sempre velatamente o meno segnato, con porte
    bloccate come succede spesso nei survival horror, genere a cui The Suffering
    strizza l'occhio in più occasioni. Il nostro Torque può contare su un discreto
    arsenale fatto di revolver, fucili a pompa nonché l'immancabile lanciafiamme.
    Granate a frammentazione, molotov e TNT costituiscono un valido aiuto per
    superare barriere naturali o casse accatastate in grado di bloccare
    momentaneamente la nostra avanzata. Nei corridoi e nei locali dell'istituto,
    così come in prossimità di baracche o dei corpi senza vita di secondini e
    detenuti, è possibile recuperare armi, proiettili, bengala e farmaci
    rivitalizzanti, elementi presenti in quantità sufficiente da dare un'idea
    particolarmente chiara sulla natura furiosa e sulla quantità di scontri che
    avremo modo di sperimentare durante l'esperienza di gioco. Talvolta può
    capitare di doversi unire ad altri sopravvissuti alla catastrofe - siano
    secondini o detenuti al rango di Torque - ed è in questi frangenti che affiora
    una delle particolarità più orginali di questo The Suffering: una voce femminile
    - forse quella della moglie assassinata? - ci suggerirà di aiutare il nuovo
    compagno di avventure mentre una maschile, ma dai toni poco umani, ci inciterà a
    non aver pietà del miserabile - a suo dire - essere. Questa particolarità del
    titolo Midway introduce anche una sorta di moralità con cui dovrà agire Torque.
    Infatti, a seconda della condotta tenuta durante il gioco, il finale sarà
    positivo o meno in base ai trattamenti riservati nei confronti del prossimo.
    Ovviamente ci si riferisce al prossimo umano, perché per le creature non è dato
    concedere la minima pietà! E' come se tutta l'avventura che saremo chiamati a
    vivere rappresentasse un sorta di redenzione o completa trasfigurazione nel male
    del nostro alter ego digitale. E le sempre più frequenti allucinazioni cui sarà
    soggetto il nostro Torque faranno da termometro del livello di moralità
    raggiunto. A questo punto è necessario aprire una breve parentesi sul
    campionario di mostruosità che avremo modo di incontrare nel corso
    dell'avventura. Per realizzare le creature di The Suffering, i ragazzi di
    Midway Games hanno chiesto l'intervento del blasonato studio Stan Winston. Se
    il nome Stan Winston ad alcuni potrà dir poco, è sufficiente citare Aliens e
    Predator tra le sue realizzazioni cinematografiche per dare un'idea di ciò che
    ci troveremo ad affrontare in questo The Suffering. Tra le più riuscite possiamo
    citare gli Slayer, creature i cui corpi ricoperti da borchie e fibie terminano
    in affilatissime lame che utilizzano per smembrare i corpi umani. Non meno
    agghiaccianti sono i Burrower, corpi avvolti in una sacca e dotati di ganci in
    grado di colpire il bersaglio anche a distanze non particolarmente ravvicinate.
    La caratteristica principale dei Burrower è data dalla loro possibilità di
    muoversi velocemente sottoterra salvo emergere all'improvviso in superficie in
    prossimità della vittima designata. Ma non sono da dimenticare i Mainliner,
    piccole ma aggressive creature il cui corpo è completamente ricoperto da
    iniezioni letali che non esiteranno a conficcare nel collo di Torque, causando
    momentanee crisi allucinatorie. Insomma, una vetrina degli orrori degna del
    peggior incubo ad occhi aperti! Di fronte a queste manifestazioni surreali, un
    indice di follia posto vicino al'indicatore di salute rappresenta, una volta
    raggiunto il limite massimo, la possibilità di tramutare Torque in una creatura
    bestiale in grado di fare a pezzi anche il nemico più imponente con un paio di
    pressioni del tasto adibito al fuoco. Che Torque non fosse un comune mortale lo
    si era già capito dalle sue reazioni di fronte a tali orrori.

    “Luci” e “ombre” dell'impianto tecnico

    Ciò che
    colpisce sin dai primi momenti dell'impianto tecnico di The Suffering è
    l'ottima implementazione delle fonti luminose. All'interno dei locali
    dell'Abbott State Penitentiary è quasi sempre possibile accendere la luce
    agendo sull'interruttore posto nei pressi degli ingressi. Laddove la cosa non
    dovesse essere attuabile, la torcia elettrica recuperabile nelle prime fasi di
    gioco può venirci in aiuto, a patto di aver sempre una riserva di batterie per
    alimentarla. Sebbene l'impatto luminoso sul buio che ci circonda non raggiunga
    i livelli qualitativi di quanto visto in Silent Hill 3, l'effetto del cono
    prodotto dalla torcia riesce ad essere ugualmente realistico. Ciò che lascia
    perplessi sull'utilità di questo strumento è che l'oscurità in The Suffering
    non è mai così efficace quanto dovrebbe essere per pregiudicare la visione di
    ciò che ci circonda in assenza di luce. The Suffering è mosso da un engine
    grafico in grado di supportare un quantitativo medio di poligoni - i limiti
    appaiono chiari di fronte alle prime locazioni esterne - ricoperti da texture di
    discreta qualità. Il tutto ad un frame rate costante, con qualche incertezza nei
    casi di maggior affollamento su schermo. Per quanto concerne i modelli
    poligonali nulla da eccepire, in quanto anche per i modelli umani è stato fatto
    un discreto lavoro diversamente da quanto succede normalmente nelle produzioni
    occidentali. Torque, invece, è realizzato decisamente bene ed ha un aspetto,
    giustamente, poco rassicurante al punto da ricordare molto Wolverine in versione
    umana particolarmente incazzata! Azzeccati gli spruzzi di sangue che tendono a
    coprire gradualmente il corpo di Torque, nonché pavimenti e pareti varie,
    durante gli scontri con le creature infernali. Queste ultime, come già accennato
    poco fa, sono caratterizzate da un design quantomai inquietante e realizzate
    grazie all'implementazione di modelli decisamente fedeli agli artwork
    originali. La gestione della telecamera è totalmente affidata al libero arbitrio
    del giocatore, grazie all'utilizzo dello stick analogico sinistro, e le visuali
    utilizzabili sono due, una in terza e l'altra in prima persona, quest'ultima
    particolarmente utile ai fini di una maggior precisione negli scontri a fuoco.
    Passando al versante audio, bisogna menzionare l'eccezionale lavoro svolto ai
    fini della creazione dell'atmosfera che si respira sin dalle prime battute. Pur
    non potendo contare su musiche nel vero senso della parola, in The Suffering è
    stato fatto un uso particolarmente efficace di rumori vari come quello stridulo
    - giusto per citarne uno - delle lame sul cemento, che prelude l'arrivo di uno
    Slayer. Senza contare le grida delle vittime umane, nonché le urla prodotte
    dalle allucinazioni cui spesso è soggetto il nostro personaggio. Insomma, un
    lavoro decisamente azzeccato e a cui si deve una buona parte dell'atmosfera che
    si respira nell'Abbott State Penitentiary e, più in generale, su Carnate
    Island.

    Una sofferenza
    reiterata?

    L'unico vero difetto di The Suffering è, paradossalmente, imputabile
    alla qualità dei primi minuti di gioco. Un inizio così sconvolgente, promessa di
    un'esperienza di gioco quasi insostenibile, lascia il posto ad un'azione
    decisamente più convenzionale, fatta di scontri reiterati che, alla lunga,
    possono esser causa di alcuni momenti noiosi durante l'esperienza di gioco,
    fasi di ricerche mai difficoltose ed una manciata di enigmi non certo difficili
    da risolvere, anche se dalla natura piuttosto logica e realistica come raramente
    capita di vedere. Un vero peccato, perché se i programmatori si fossero
    avvicinati un po' di più alle meccaniche tipiche dei survival horror,
    l'atmosfera ne avrebbe giovato ed avrebbe contribuito a rendere The Suffering
    un nuovo capostipite della recente produzione horror. Così com'è, il titolo
    Midway resta un ottimo prodotto dalla longevità media, dotato di un buon fattore
    di rigiocabilità, grazie ai diversi finali sbloccabili a seconda della condotta
    adottata durante il gioco, e comunque poco consigliato a chi rifugge le emozioni
    forti, sempre presenti in The Suffering anche a gioco inoltrato sebbene in
    misura minore rispetto ai momenti iniziali.

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