"The Suffering is an edge-of-your-seat thriller, it will grab and shock gamers from the opening scenes." Mike Eglington, Senior Product Manager, Midway Europe. ------------- Spesso sono sufficienti pochi minuti per giudicare la bontà di un videogioco o, per esser precisi, tale è il quantitativo di tempo che il videogiocatore è disposto ad offrire, in media, ad un nuovo titolo prima di stabilirne la presunta appetibilità. Più per necessità di “sopravvivenza economica” che per superficialità, a causa dei ritmi insostenibili con cui l'industria videoludica sforna decine e decine di titoli e costringe quindi ad effettuare scelte che, talvolta, possono anche pregiudicare il successo di prodotti meno immediati di altri, ma non per questo meno meritevoli. Evidentemente alla Midway Games, consci della necessità di bucare lo schermo sin dai primi attimi di gioco, si sono prodigati nel confezionare un titolo in grado di accalappiare immediatamente l'attenzione del videogiocatore e distinguersi nel mare di prodotti simili che affollano il mercato. La prima mezz'ora di gioco di The Suffering, infatti, è qualcosa di strepitoso. Pur non essendo riconducibile al filone vero e proprio dei survival horror, The Suffering fa sue alcune trovate tanto care al genere summenzionato introducendo gradualmente il giocatore, pur mantenendo ritmi piuttosto serrati, agli avvenimenti che di lì a poco sconvolgeranno la normale routine nell'Abbott State Penitentiary, il luogo di detenzione in cui è ambientata la storia narrata nel titolo Midway Games. Per alcuni minuti, infatti, la confusione e lo smarrimento, insieme ad altre sensazioni ben più sgradevoli, accompagneranno il giocatore fino al momento, largamente annunciato grazie ad una girandola sensoriale fatta di suoni e immagini raccapriccianti, in cui avrà luogo il primo scontro diretto con una delle creature che ci terrà “compagnia” per tutta la durata dell'esperienza videoludica. Quello di The Suffering è uno degli inizi più azzeccati tra quelli sperimentati nell'ambito della produzione videoludica da un bel po' di tempo a questa parte. E' chiaro che nulla è stato lasciato al caso ed ogni suono, immagine e scampolo di sceneggiatura proposto nelle prime sequenze di gioco è stato studiato con il preciso intento di portare la tensione a livelli insostenibili, riuscendoci pienamente.
Tutto inizia con il nostro arrivo
L'Abbott State Penitentiary è un'istituto di massima sicurezza situato su Carnate Island, un'isola appartenente allo stato del Maryland. Torque, il personaggio che saremo chiamati ad interpretare, fa il suo ingresso nel carcere, scortato da due guardie. Tra i suoi effetti personali spicca una foto che ritrae una donna e due bambini che scopriremo ben presto esser la sua famiglia e per l'omicidio della quale è stato condannato. I futuri compagni di cella del nostro Torque accolgono il suo arrivo in maniera alquanto negativa, giudicando il presunto criminale per l'efferatezza dell'omicidio commesso e, soprattutto, per il fatto di aver coinvolto due piccole vittime innocenti. Non passa tempo a sufficienza per dar modo a Torque di “familiarizzare” con i coinquilini dello stesso settore di detenzione che un improvviso terremoto ed il conseguente black out scuotono l'edificio, mentre alcune sinistre apparizioni di natura non propriamente umana gettano nel panico più totale i detenuti, causandone la morte nei modi più brutali che la mente umana possa concepire. Una fulminea apparizione trancia in due le sbarre che precludono la fuga al nostro Torque il quale, all'improvviso, ottiene nuovamente la propria libertà senza rendersi conto che da un momento all'altro tornerà ad esser prigioniero ma di qualcosa ben più terribile della pena a cui era condannato.
Action game con una spruzzatina di Survival Horror
The Suffering è, in sostanza, un action in terza persona votato ad atmosfere particolarmente orrorifiche. Chi ha giocato Shadowman, titolo Acclaim di cinque anni fa, sicuramente ricorderà i livelli ambientati nel carcere di sicurezza che costituivano una buona parte delle battute finali, preludio allo scontro finale contro il demone Legione. Ebbene, l'ambientazione di The Suffering potrebbe esser riconducibile ad un immenso livello costituito da una dilatazione di quelle ultime sequenze vissute in Shadowman, per atmosfera e tensione. Per una buona parte delle avventure di Torque, infatti, saranno protagoniste locazioni talvolta anguste e talvolta di più ampio respiro situate nell'Abbott State Penitentiary. La struttura di gioco, diversamente dal titolo Acclaim citato poco fa, prevede uno sviluppo della storia alquanto lineare ed anche nei momenti di presunta maggior libertà, il percorso da seguire sarà sempre velatamente o meno segnato, con porte bloccate come succede spesso nei survival horror, genere a cui The Suffering strizza l'occhio in più occasioni. Il nostro Torque può contare su un discreto arsenale fatto di revolver, fucili a pompa nonché l'immancabile lanciafiamme. Granate a frammentazione, molotov e TNT costituiscono un valido aiuto per superare barriere naturali o casse accatastate in grado di bloccare momentaneamente la nostra avanzata. Nei corridoi e nei locali dell'istituto, così come in prossimità di baracche o dei corpi senza vita di secondini e detenuti, è possibile recuperare armi, proiettili, bengala e farmaci rivitalizzanti, elementi presenti in quantità sufficiente da dare un'idea particolarmente chiara sulla natura furiosa e sulla quantità di scontri che avremo modo di sperimentare durante l'esperienza di gioco. Talvolta può capitare di doversi unire ad altri sopravvissuti alla catastrofe - siano secondini o detenuti al rango di Torque - ed è in questi frangenti che affiora una delle particolarità più orginali di questo The Suffering: una voce femminile - forse quella della moglie assassinata? - ci suggerirà di aiutare il nuovo compagno di avventure mentre una maschile, ma dai toni poco umani, ci inciterà a non aver pietà del miserabile - a suo dire - essere. Questa particolarità del titolo Midway introduce anche una sorta di moralità con cui dovrà agire Torque. Infatti, a seconda della condotta tenuta durante il gioco, il finale sarà positivo o meno in base ai trattamenti riservati nei confronti del prossimo. Ovviamente ci si riferisce al prossimo umano, perché per le creature non è dato concedere la minima pietà! E' come se tutta l'avventura che saremo chiamati a vivere rappresentasse un sorta di redenzione o completa trasfigurazione nel male del nostro alter ego digitale. E le sempre più frequenti allucinazioni cui sarà soggetto il nostro Torque faranno da termometro del livello di moralità raggiunto. A questo punto è necessario aprire una breve parentesi sul campionario di mostruosità che avremo modo di incontrare nel corso dell'avventura. Per realizzare le creature di The Suffering, i ragazzi di Midway Games hanno chiesto l'intervento del blasonato studio Stan Winston. Se il nome Stan Winston ad alcuni potrà dir poco, è sufficiente citare Aliens e Predator tra le sue realizzazioni cinematografiche per dare un'idea di ciò che ci troveremo ad affrontare in questo The Suffering. Tra le più riuscite possiamo citare gli Slayer, creature i cui corpi ricoperti da borchie e fibie terminano in affilatissime lame che utilizzano per smembrare i corpi umani. Non meno agghiaccianti sono i Burrower, corpi avvolti in una sacca e dotati di ganci in grado di colpire il bersaglio anche a distanze non particolarmente ravvicinate. La caratteristica principale dei Burrower è data dalla loro possibilità di muoversi velocemente sottoterra salvo emergere all'improvviso in superficie in prossimità della vittima designata. Ma non sono da dimenticare i Mainliner, piccole ma aggressive creature il cui corpo è completamente ricoperto da iniezioni letali che non esiteranno a conficcare nel collo di Torque, causando momentanee crisi allucinatorie. Insomma, una vetrina degli orrori degna del peggior incubo ad occhi aperti! Di fronte a queste manifestazioni surreali, un indice di follia posto vicino al'indicatore di salute rappresenta, una volta raggiunto il limite massimo, la possibilità di tramutare Torque in una creatura bestiale in grado di fare a pezzi anche il nemico più imponente con un paio di pressioni del tasto adibito al fuoco. Che Torque non fosse un comune mortale lo si era già capito dalle sue reazioni di fronte a tali orrori.
“Luci” e “ombre” dell'impianto tecnico
Ciò che colpisce sin dai primi momenti dell'impianto tecnico di The Suffering è l'ottima implementazione delle fonti luminose. All'interno dei locali dell'Abbott State Penitentiary è quasi sempre possibile accendere la luce agendo sull'interruttore posto nei pressi degli ingressi. Laddove la cosa non dovesse essere attuabile, la torcia elettrica recuperabile nelle prime fasi di gioco può venirci in aiuto, a patto di aver sempre una riserva di batterie per alimentarla. Sebbene l'impatto luminoso sul buio che ci circonda non raggiunga i livelli qualitativi di quanto visto in Silent Hill 3, l'effetto del cono prodotto dalla torcia riesce ad essere ugualmente realistico. Ciò che lascia perplessi sull'utilità di questo strumento è che l'oscurità in The Suffering non è mai così efficace quanto dovrebbe essere per pregiudicare la visione di ciò che ci circonda in assenza di luce. The Suffering è mosso da un engine grafico in grado di supportare un quantitativo medio di poligoni - i limiti appaiono chiari di fronte alle prime locazioni esterne - ricoperti da texture di discreta qualità. Il tutto ad un frame rate costante, con qualche incertezza nei casi di maggior affollamento su schermo. Per quanto concerne i modelli poligonali nulla da eccepire, in quanto anche per i modelli umani è stato fatto un discreto lavoro diversamente da quanto succede normalmente nelle produzioni occidentali. Torque, invece, è realizzato decisamente bene ed ha un aspetto, giustamente, poco rassicurante al punto da ricordare molto Wolverine in versione umana particolarmente incazzata! Azzeccati gli spruzzi di sangue che tendono a coprire gradualmente il corpo di Torque, nonché pavimenti e pareti varie, durante gli scontri con le creature infernali. Queste ultime, come già accennato poco fa, sono caratterizzate da un design quantomai inquietante e realizzate grazie all'implementazione di modelli decisamente fedeli agli artwork originali. La gestione della telecamera è totalmente affidata al libero arbitrio del giocatore, grazie all'utilizzo dello stick analogico sinistro, e le visuali utilizzabili sono due, una in terza e l'altra in prima persona, quest'ultima particolarmente utile ai fini di una maggior precisione negli scontri a fuoco. Passando al versante audio, bisogna menzionare l'eccezionale lavoro svolto ai fini della creazione dell'atmosfera che si respira sin dalle prime battute. Pur non potendo contare su musiche nel vero senso della parola, in The Suffering è stato fatto un uso particolarmente efficace di rumori vari come quello stridulo - giusto per citarne uno - delle lame sul cemento, che prelude l'arrivo di uno Slayer. Senza contare le grida delle vittime umane, nonché le urla prodotte dalle allucinazioni cui spesso è soggetto il nostro personaggio. Insomma, un lavoro decisamente azzeccato e a cui si deve una buona parte dell'atmosfera che si respira nell'Abbott State Penitentiary e, più in generale, su Carnate Island.
Una sofferenza reiterata?
L'unico vero difetto di The Suffering è, paradossalmente, imputabile alla qualità dei primi minuti di gioco. Un inizio così sconvolgente, promessa di un'esperienza di gioco quasi insostenibile, lascia il posto ad un'azione decisamente più convenzionale, fatta di scontri reiterati che, alla lunga, possono esser causa di alcuni momenti noiosi durante l'esperienza di gioco, fasi di ricerche mai difficoltose ed una manciata di enigmi non certo difficili da risolvere, anche se dalla natura piuttosto logica e realistica come raramente capita di vedere. Un vero peccato, perché se i programmatori si fossero avvicinati un po' di più alle meccaniche tipiche dei survival horror, l'atmosfera ne avrebbe giovato ed avrebbe contribuito a rendere The Suffering un nuovo capostipite della recente produzione horror. Così com'è, il titolo Midway resta un ottimo prodotto dalla longevità media, dotato di un buon fattore di rigiocabilità, grazie ai diversi finali sbloccabili a seconda della condotta adottata durante il gioco, e comunque poco consigliato a chi rifugge le emozioni forti, sempre presenti in The Suffering anche a gioco inoltrato sebbene in misura minore rispetto ai momenti iniziali.
The Suffering recensito su Xbox
Leggi la nostra recensione e le opinioni sul videogioco The Suffering recensito su Xbox - 420
Alla larga i più impressionabili
"The Suffering is an edge-of-your-seat
thriller, it will grab and shock gamers from the opening scenes." Mike
Eglington, Senior Product Manager, Midway Europe. ------------- Spesso sono
sufficienti pochi minuti per giudicare la bontà di un videogioco o, per esser
precisi, tale è il quantitativo di tempo che il videogiocatore è disposto ad
offrire, in media, ad un nuovo titolo prima di stabilirne la presunta
appetibilità. Più per necessità di “sopravvivenza economica” che per
superficialità, a causa dei ritmi insostenibili con cui l'industria videoludica
sforna decine e decine di titoli e costringe quindi ad effettuare scelte che,
talvolta, possono anche pregiudicare il successo di prodotti meno immediati di
altri, ma non per questo meno meritevoli. Evidentemente alla Midway Games,
consci della necessità di bucare lo schermo sin dai primi attimi di gioco, si
sono prodigati nel confezionare un titolo in grado di accalappiare
immediatamente l'attenzione del videogiocatore e distinguersi nel mare di
prodotti simili che affollano il mercato. La prima mezz'ora di gioco di The
Suffering, infatti, è qualcosa di strepitoso. Pur non essendo riconducibile al
filone vero e proprio dei survival horror, The Suffering fa sue alcune trovate
tanto care al genere summenzionato introducendo gradualmente il giocatore, pur
mantenendo ritmi piuttosto serrati, agli avvenimenti che di lì a poco
sconvolgeranno la normale routine nell'Abbott State Penitentiary, il luogo di
detenzione in cui è ambientata la storia narrata nel titolo Midway Games. Per
alcuni minuti, infatti, la confusione e lo smarrimento, insieme ad altre
sensazioni ben più sgradevoli, accompagneranno il giocatore fino al momento,
largamente annunciato grazie ad una girandola sensoriale fatta di suoni e
immagini raccapriccianti, in cui avrà luogo il primo scontro diretto con una
delle creature che ci terrà “compagnia” per tutta la durata dell'esperienza
videoludica. Quello di The Suffering è uno degli inizi più azzeccati tra quelli
sperimentati nell'ambito della produzione videoludica da un bel po' di tempo a
questa parte. E' chiaro che nulla è stato lasciato al caso ed ogni suono,
immagine e scampolo di sceneggiatura proposto nelle prime sequenze di gioco è
stato studiato con il preciso intento di portare la tensione a livelli
insostenibili, riuscendoci pienamente.
Tutto inizia con il
L'Abbott State Penitentiary ènostro arrivo
un'istituto di massima sicurezza situato su Carnate Island, un'isola
appartenente allo stato del Maryland. Torque, il personaggio che saremo chiamati
ad interpretare, fa il suo ingresso nel carcere, scortato da due guardie. Tra i
suoi effetti personali spicca una foto che ritrae una donna e due bambini che
scopriremo ben presto esser la sua famiglia e per l'omicidio della quale è
stato condannato. I futuri compagni di cella del nostro Torque accolgono il suo
arrivo in maniera alquanto negativa, giudicando il presunto criminale per
l'efferatezza dell'omicidio commesso e, soprattutto, per il fatto di aver
coinvolto due piccole vittime innocenti. Non passa tempo a sufficienza per dar
modo a Torque di “familiarizzare” con i coinquilini dello stesso settore di
detenzione che un improvviso terremoto ed il conseguente black out scuotono
l'edificio, mentre alcune sinistre apparizioni di natura non propriamente umana
gettano nel panico più totale i detenuti, causandone la morte nei modi più
brutali che la mente umana possa concepire. Una fulminea apparizione trancia in
due le sbarre che precludono la fuga al nostro Torque il quale, all'improvviso,
ottiene nuovamente la propria libertà senza rendersi conto che da un momento
all'altro tornerà ad esser prigioniero ma di qualcosa ben più terribile della
pena a cui era condannato.
Action game con una spruzzatina di Survival
The Suffering è, in sostanza, un action in terzaHorror
persona votato ad atmosfere particolarmente orrorifiche. Chi ha giocato
Shadowman, titolo Acclaim di cinque anni fa, sicuramente ricorderà i livelli
ambientati nel carcere di sicurezza che costituivano una buona parte delle
battute finali, preludio allo scontro finale contro il demone Legione. Ebbene,
l'ambientazione di The Suffering potrebbe esser riconducibile ad un immenso
livello costituito da una dilatazione di quelle ultime sequenze vissute in
Shadowman, per atmosfera e tensione. Per una buona parte delle avventure di
Torque, infatti, saranno protagoniste locazioni talvolta anguste e talvolta di
più ampio respiro situate nell'Abbott State Penitentiary. La struttura di
gioco, diversamente dal titolo Acclaim citato poco fa, prevede uno sviluppo
della storia alquanto lineare ed anche nei momenti di presunta maggior libertà,
il percorso da seguire sarà sempre velatamente o meno segnato, con porte
bloccate come succede spesso nei survival horror, genere a cui The Suffering
strizza l'occhio in più occasioni. Il nostro Torque può contare su un discreto
arsenale fatto di revolver, fucili a pompa nonché l'immancabile lanciafiamme.
Granate a frammentazione, molotov e TNT costituiscono un valido aiuto per
superare barriere naturali o casse accatastate in grado di bloccare
momentaneamente la nostra avanzata. Nei corridoi e nei locali dell'istituto,
così come in prossimità di baracche o dei corpi senza vita di secondini e
detenuti, è possibile recuperare armi, proiettili, bengala e farmaci
rivitalizzanti, elementi presenti in quantità sufficiente da dare un'idea
particolarmente chiara sulla natura furiosa e sulla quantità di scontri che
avremo modo di sperimentare durante l'esperienza di gioco. Talvolta può
capitare di doversi unire ad altri sopravvissuti alla catastrofe - siano
secondini o detenuti al rango di Torque - ed è in questi frangenti che affiora
una delle particolarità più orginali di questo The Suffering: una voce femminile
- forse quella della moglie assassinata? - ci suggerirà di aiutare il nuovo
compagno di avventure mentre una maschile, ma dai toni poco umani, ci inciterà a
non aver pietà del miserabile - a suo dire - essere. Questa particolarità del
titolo Midway introduce anche una sorta di moralità con cui dovrà agire Torque.
Infatti, a seconda della condotta tenuta durante il gioco, il finale sarà
positivo o meno in base ai trattamenti riservati nei confronti del prossimo.
Ovviamente ci si riferisce al prossimo umano, perché per le creature non è dato
concedere la minima pietà! E' come se tutta l'avventura che saremo chiamati a
vivere rappresentasse un sorta di redenzione o completa trasfigurazione nel male
del nostro alter ego digitale. E le sempre più frequenti allucinazioni cui sarà
soggetto il nostro Torque faranno da termometro del livello di moralità
raggiunto. A questo punto è necessario aprire una breve parentesi sul
campionario di mostruosità che avremo modo di incontrare nel corso
dell'avventura. Per realizzare le creature di The Suffering, i ragazzi di
Midway Games hanno chiesto l'intervento del blasonato studio Stan Winston. Se
il nome Stan Winston ad alcuni potrà dir poco, è sufficiente citare Aliens e
Predator tra le sue realizzazioni cinematografiche per dare un'idea di ciò che
ci troveremo ad affrontare in questo The Suffering. Tra le più riuscite possiamo
citare gli Slayer, creature i cui corpi ricoperti da borchie e fibie terminano
in affilatissime lame che utilizzano per smembrare i corpi umani. Non meno
agghiaccianti sono i Burrower, corpi avvolti in una sacca e dotati di ganci in
grado di colpire il bersaglio anche a distanze non particolarmente ravvicinate.
La caratteristica principale dei Burrower è data dalla loro possibilità di
muoversi velocemente sottoterra salvo emergere all'improvviso in superficie in
prossimità della vittima designata. Ma non sono da dimenticare i Mainliner,
piccole ma aggressive creature il cui corpo è completamente ricoperto da
iniezioni letali che non esiteranno a conficcare nel collo di Torque, causando
momentanee crisi allucinatorie. Insomma, una vetrina degli orrori degna del
peggior incubo ad occhi aperti! Di fronte a queste manifestazioni surreali, un
indice di follia posto vicino al'indicatore di salute rappresenta, una volta
raggiunto il limite massimo, la possibilità di tramutare Torque in una creatura
bestiale in grado di fare a pezzi anche il nemico più imponente con un paio di
pressioni del tasto adibito al fuoco. Che Torque non fosse un comune mortale lo
si era già capito dalle sue reazioni di fronte a tali orrori.
“Luci” e “ombre” dell'impianto tecnico
Ciò che
colpisce sin dai primi momenti dell'impianto tecnico di The Suffering è
l'ottima implementazione delle fonti luminose. All'interno dei locali
dell'Abbott State Penitentiary è quasi sempre possibile accendere la luce
agendo sull'interruttore posto nei pressi degli ingressi. Laddove la cosa non
dovesse essere attuabile, la torcia elettrica recuperabile nelle prime fasi di
gioco può venirci in aiuto, a patto di aver sempre una riserva di batterie per
alimentarla. Sebbene l'impatto luminoso sul buio che ci circonda non raggiunga
i livelli qualitativi di quanto visto in Silent Hill 3, l'effetto del cono
prodotto dalla torcia riesce ad essere ugualmente realistico. Ciò che lascia
perplessi sull'utilità di questo strumento è che l'oscurità in The Suffering
non è mai così efficace quanto dovrebbe essere per pregiudicare la visione di
ciò che ci circonda in assenza di luce. The Suffering è mosso da un engine
grafico in grado di supportare un quantitativo medio di poligoni - i limiti
appaiono chiari di fronte alle prime locazioni esterne - ricoperti da texture di
discreta qualità. Il tutto ad un frame rate costante, con qualche incertezza nei
casi di maggior affollamento su schermo. Per quanto concerne i modelli
poligonali nulla da eccepire, in quanto anche per i modelli umani è stato fatto
un discreto lavoro diversamente da quanto succede normalmente nelle produzioni
occidentali. Torque, invece, è realizzato decisamente bene ed ha un aspetto,
giustamente, poco rassicurante al punto da ricordare molto Wolverine in versione
umana particolarmente incazzata! Azzeccati gli spruzzi di sangue che tendono a
coprire gradualmente il corpo di Torque, nonché pavimenti e pareti varie,
durante gli scontri con le creature infernali. Queste ultime, come già accennato
poco fa, sono caratterizzate da un design quantomai inquietante e realizzate
grazie all'implementazione di modelli decisamente fedeli agli artwork
originali. La gestione della telecamera è totalmente affidata al libero arbitrio
del giocatore, grazie all'utilizzo dello stick analogico sinistro, e le visuali
utilizzabili sono due, una in terza e l'altra in prima persona, quest'ultima
particolarmente utile ai fini di una maggior precisione negli scontri a fuoco.
Passando al versante audio, bisogna menzionare l'eccezionale lavoro svolto ai
fini della creazione dell'atmosfera che si respira sin dalle prime battute. Pur
non potendo contare su musiche nel vero senso della parola, in The Suffering è
stato fatto un uso particolarmente efficace di rumori vari come quello stridulo
- giusto per citarne uno - delle lame sul cemento, che prelude l'arrivo di uno
Slayer. Senza contare le grida delle vittime umane, nonché le urla prodotte
dalle allucinazioni cui spesso è soggetto il nostro personaggio. Insomma, un
lavoro decisamente azzeccato e a cui si deve una buona parte dell'atmosfera che
si respira nell'Abbott State Penitentiary e, più in generale, su Carnate
Island.
Una sofferenza
L'unico vero difetto di The Suffering è, paradossalmente, imputabilereiterata?
alla qualità dei primi minuti di gioco. Un inizio così sconvolgente, promessa di
un'esperienza di gioco quasi insostenibile, lascia il posto ad un'azione
decisamente più convenzionale, fatta di scontri reiterati che, alla lunga,
possono esser causa di alcuni momenti noiosi durante l'esperienza di gioco,
fasi di ricerche mai difficoltose ed una manciata di enigmi non certo difficili
da risolvere, anche se dalla natura piuttosto logica e realistica come raramente
capita di vedere. Un vero peccato, perché se i programmatori si fossero
avvicinati un po' di più alle meccaniche tipiche dei survival horror,
l'atmosfera ne avrebbe giovato ed avrebbe contribuito a rendere The Suffering
un nuovo capostipite della recente produzione horror. Così com'è, il titolo
Midway resta un ottimo prodotto dalla longevità media, dotato di un buon fattore
di rigiocabilità, grazie ai diversi finali sbloccabili a seconda della condotta
adottata durante il gioco, e comunque poco consigliato a chi rifugge le emozioni
forti, sempre presenti in The Suffering anche a gioco inoltrato sebbene in
misura minore rispetto ai momenti iniziali.
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