The Surge Recensione

Gli autori di Lords of the Fallen tornano sui nostri schermi con The Surge, Action RPG con elementi Soulslike ad ambientazione Sci-Fi.

The Surge
Recensione: PlayStation 4
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Un Dark Souls in salsa Sci-Fi. È esattamente questo che aspettavamo di trovarci di fronte avvicinandoci a The Surge, il nuovo titolo sviluppato dai creatori di Lords of The Fallen, che per evitare scomodi paragoni con la saga di From Software hanno deciso di abbandonare il fantasy classico per darsi alla fantascienza, fra tute meccanizzate, droni, ed un futuro distopico in cui l'umanità ha irrimediabilmente consumato le risorse del pianeta.
    Sulle prime, l'obiettivo del team di sviluppo ci è parso persino centrato: pur senza evidenti guizzi creativi, il titolo sembrava sviluppato con competenza, capace di riproporre in maniera efficace le sensazioni provate esplorando le perdute terre di Lothric. Rinunciano ovviamente ad ogni pretesa di originalità, il gioco ci ha accolto in maniera molto regolare, incuriosendoci con i suoi violentissimi smembramenti, un'area iniziale sufficientemente varia e intricata, e un sistema di progressione basato sul recupero e sul potenziamento delle parti meccaniche dei nemici. Purtroppo, avanzando nella (breve) avventura abbiamo incontrato un cospicuo numero di problemi, a partire da un level design confuso e sviante, per arrivare ad un sistema di crescita del personaggio davvero troppo semplicistico, passando poi per un combat system tutt'altro che preciso o stratificato.
    In ultima analisi, insomma, abbiamo capito che i ragazzi di Deck 13 non hanno fatto tesoro dell'esperienza accumulata con la loro precedente produzione, tornando a proporci un titolo dedicato esclusivamente a chi proprio non vuole allontanarsi dalla struttura dei soulslike, ed è disposto quindi a chiudere un occhio non solo su alcuni difetti macroscopici, ma anche su una scarsa ispirazione dal punto di vista artistico.

    Macchine in rivolta

    L'impatto con The Surge, dicevamo, si è rivelato discretamente interessante. Il protagonista del gioco, in viaggio verso i laboratori della corporazione che ha promesso di riportare la Terra al suo antico splendore, spinge la sua sedia a rotelle lasciando l'utente discretamente stupito. Per il nostro eroe, unirsi alle fila della CREO significa anche dimenticare per sempre la sua infermità, grazie agli esoscheletri meccanici in dotazione ai dipendenti, che gli permetterebbero di tornare finalmente a camminare. Purtroppo qualcosa va storto proprio durante il processo d'installazione della tuta meccanica, e il nostro personaggio si risveglia piuttosto malmesso in uno scenario decisamente disturbante: i robot del complesso di recupero risorse sembrano impazziti, e pure gli altri dipendenti appaiono "contaminati" da un'inspiegabile furia omicida. Qualcosa è sfuggito, insomma, al controllo della multinazionale, e i corridoi degli impianti sono lugubri, freddi e infestati da avversari che urlano in preda ad un morbo sconosciuto.

    A questo incipit, che risveglia la sincera curiosità del giocatore, fa seguito purtroppo uno svolgimento narrativo abbastanza fumoso e inconsistente. Il racconto procede attraverso le parole dei pochi NPC che incontreremo nei laboratori e nelle aree di produzione della CREO, o grazie alle note audio nascoste negli angoli del mondo di gioco. La scoperta di un morbo cibernetico innescato dall'avidità della corporazione e di un folle progetto per trascendere i limiti della razza umana avviene tuttavia in maniera molto blanda, senza entusiasmi. La colpa, probabilmente, è di una scarsa cura nella costruzione dell'ambientazione e dei suoi lineamenti sci-fi: lo spazio che è dato all'approfondimento della "lore" fantascientifica è davvero troppo poco, e affezionarsi al contesto di gioco è davvero difficile; anche perché mancano elementi distintivi forti, che riescano a strappare The Surge dal novero della fantascienza distopica più classica e tradizionale.
    Ovviamente non è il comparto narrativo a fare da pilastro alla produzione: il compito di tenere in piedi The Surge dovrebbe essere affidato al level design, al combat system, e pure alle "variazioni su tema" operate sia al sistema di crescita, sia al ciclo di morte, rinascita, e recupero delle "anime" (che qui si chiamano Scarti Tecnologici).
    Inizialmente è divertente "esplorare" le novità introdotte dal team e gli elementi distintivi della produzione. Una volta agganciati gli avversari umani, possiamo usare lo stick analogico per selezionare una porzione del corpo da colpire, caricando una barra dell'energia che ci permetterà, nel caso, di effettuare uno smembramento. Queste violente mosse finali servono per recuperare le parti degli esoscheletri avversari con cui avremo poi l'opportunità di equipaggiarci, o per strappare nuove armi dalle mani dei nemici.
    Ci sono cinque categorie di strumenti d'attacco, dai bastoni alle doppie lame, ognuna con un moveset distintivo. La varietà di Dark Souls, ovviamente, è un lontano ricordo, ma perlomeno all'inizio dell'avventura è interessante impegnarsi per trovare la propria configurazione ideale.
    Le schivate, in The Surge, assomigliano più a quelle di Bloodborne che alle capriole della saga Dark Fantasy di Miyazaki, mentre il recupero della vita avviene attraverso gli "iniettabili", che, a seconda della tipologia, possono funzionare come le classiche fiaschette Estus o come le gemme del secondo Dark Souls. Fra parate e "backstab" (qui gli attacchi alle spalle funzionano in maniera leggermente diversa, ma possono essere altrettanto letali), il combat system di The Surge inizia però a perdere mordente molto presto.

    Il suo problema principale è la scarsa precisione, che si fa in certi casi desolante: sarà colpa delle animazioni d'attacco, non sempre leggibili e chiare, o dello scarso feedback dei colpi, o del ritmo alle volte troppo affaticato, ma durante i combattimenti manca quella sensazione di controllo integrale che dovrebbe essere la base di un titolo del genere.
    In un'opera che vuole essere punitiva e spietata proprio come i suoi padri spirituali, al giocatore deve essere data la possibilità di migliorarsi metabolizzando tempi d'attacco, azioni e reazioni dei nemici, durata ed effetti delle animazioni. In The Surge (anche e soprattutto durante le Boss Fight), è tutto più caotico e aleatorio, e basta questo per generare in certi casi una discreta dose di frustrazione.
    Un altro aspetto che distingue il titolo in esame dalle sue fonti di ispirazione è il sistema di potenziamento del protagonista. Grazie agli Scarti Tecnologici accumulati uccidendo i nemici (o convertendo i mucchi di rottami, ossia gli unici oggetti consumabili che è possibile recuperare in giro per i livelli), possiamo potenziare l'Energia Nucleare della tuta, un indicatore che di fatto rappresenta il livello del personaggio. L'operazione incrementa (molto marginalmente) un solo parametro, ovvero la lunghezza della barra della vita: tuttavia avere più Energia Nucleare a disposizione permette di equipaggiare armi e armature maggiormente potenti (ma più "costose", appunto, in termini di consumo energetico).
    Ogni dieci livelli si sblocca anche uno slot aggiuntivo per un Impianto: si tratta di chip dalle funzionalità più disparate, tra cui rientrano anche gli Iniettabili di cui dicevamo sopra. Ci sono chip che aumentano la Vita o la Resistenza, altri che riducono il consumo di energia, altri ancora che migliorano la competenza con un certo tipo di arma, massimizzandone quindi l'efficacia. Ci sono poi dei chip che funzionano da abilità attive: sempre dopo aver accumulato un certo quantitativo di Energia grazie agli attacchi in serie, bisogna attivarli per ottenerne gli effetti. Nella concitazione delle battaglie il processo risulta un po' troppo complesso, e con tutta probabilità le strategie più efficaci sono quelle che prevedono la creazione di una build interamente "passiva".

    Il meccanismo di crescita, in ogni caso, passa anche dal recupero delle membra avversarie, che come abbiamo già detto vanno tranciate di netto grazie alle spietate mosse finali. La prima volta che troveremo un pezzo di armatura ne sbloccheremo gli schemi, tramite i quali costruirla nel centro assemblaggio, utilizzando gli stessi scarti tecnologici che servono per salire di livello. Se vorremo potenziare quella componente, avremo comunque bisogno di accumulare altre materie prime, recuperando e riciclando altri arti dello stesso tipo: in The Surge, quindi, l'operazione di "farming" si muove su due livelli, imponendo all'utente anche la necessità di straccare braccia, gambe e teste dei nemici, oltre che di ucciderli per ottenere i loro materiali.
    L'impegno necessario a sviluppare il personaggio viene senza dubbio ripagato con discrete soddisfazioni e un senso di crescita percepibile, che è forse uno dei pochi aspetti veramente efficaci della produzione. C'è anche da dire, tuttavia, che il meccanismo risulta molto più semplificato rispetto a quello dei congeneri: l'assenza di un sistema di statistiche più preciso rende The Surge indubbiamente meno profondo rispetto a quanto non sia - ad esempio - anche il più recente Nioh, e qualche giocatore potrebbe ritenerlo un difetto non da poco.
    In verità, al netto dei problemi che abbiamo appena descritto in fatto di combat system e sviluppo, la struttura portante del gioco regge, ha una sua solidità, e lo dimostra a chiare lettere proprio nella prima area che affrontiamo, discretamente varia, con una struttura interessante e scorciatoie che rendono l'esplorazione molto intrigante.
    Purtroppo una volta superato il primo boss cominciano i problemi. Scopriamo che The Surge è strutturato ad aree autonome e indipendenti, come se fossero dei macro-livelli da esplorare. Ognuno ha una singola Med Bay, l'equivalente del falò di Dark Souls. Nioh ha già dimostrato che non serve necessariamente un mondo unico e interconnesso per fare un ottimo soulslike, ma nel caso di The Surge questa scelta fa il paio con enormi problemi strutturali. Il level design è infatti assurdamente complesso, e orientarsi nei livelli diventa in certi casi un incubo. Nonostante l'avanzamento sia sempre lineare (non ci sono mai grosse biforcazioni o vaste aree opzionali e secondarie), è fin troppo facile perdersi nei dedali di condotti tutti uguali, ascensori di sicurezza e asettici corridoi. Forse il problema è proprio che il gioco, riciclando in maniera quasi ossessiva gli assets che compongono le ambientazioni, finisce per metterci di fronte a livelli che non hanno nessun tratto distintivo, stanzoni tra loro identici e scorciatoie di cui è difficile percepire il valore.
    L'esplorazione diventa tediosa e monocorde anche perché non c'è mai un momento di stupore, una zona veramente riconoscibile, affascinante; un panorama poderoso o evocativo.
    L'avventura di The Surge rischia di venire a noia non solo per questo, ma altresì per la scarsissima varietà di nemici che dovremo affrontare: oltre a (poche) unità robotiche e avversari umani dotati di esoscheletro, non c'è nessun altro ad infestare i complessi produttivi della CREO, e dopo una decina di ore il titolo avrà già esaurito tutte le sue carte.

    L'ultimo scossone arriva dalla longevità dell'avventura: nel gioco trovano spazio cinque boss fight ed altrettante aree esplorabili, e non fatichiamo a credere che i più veloci possano completare l'avventura in una ventina di ore (a meno di non volersi dedicare ad un po' di farming per potenziare tutti i pezzi dell'esoscheletro; pratica che può prolungare discretamente la durata del primo playthrough). Va detto anche che il New Game + è gestito in maniera fin troppo antica: si attiva automaticamente dopo i titoli di coda, e viste tutte le problematiche appena discusse, si lascia affrontare in maniera quasi meccanica, passiva. Mentre noi siamo convinti che, per confrontarsi con le produzioni che attualmente rappresentano questa categoria ludica (ovvero quelle di From Software e Tecmo-Koei), ci sia bisogno di un endgame stratificato e stimolante: The Surge. Invece, non ha niente di tutto questo, e - considerata anche l'assenza di qualsiasi tipo di multiplayer (magari anche "asincrono" come quello di Nioh) - l'offerta complessiva è davvero misera, per certi versi addirittura inferiore rispetto a quella dei più riusciti DLC di Dark Souls 3 e Bloodborne.
    Si aggiunga il fatto che le boss fight sono tutt'altro che memorabili, e che il titolo sembra finire proprio quando avrebbe invece dovuto aprirsi del tutto: la costruzione dell'ultima area di gioco supera infatti quella di tutte le precedenti, e persino l'incontro con il nemico finale lascia fantasticare il giocatore su quello che si sarebbe potuto fare a livello di varietà di nemici, sfruttando appunto l'idea di una piaga cibernetica capace di contaminare e deformare le macchine.
    E invece in The Surge si limita soltanto ad offrire un finale sbrigativo che chiude un'avventura troppo anonima. Alla versione console resta, se non altro, il piacere dei 60fps, ormai abbastanza raro su Xbox One e Ps4, ed un colpo d'occhio valorizzato da effetti speciali d'impatto, shader di buona qualità, e da un sistema di illuminazione che genera atmosfere abbastanza evocative. Purtroppo però la qualità delle texture è molto altalenante, e capita spesso che l'occhio finisca su superfici piuttosto sgranate. Il problema principale, a livello visivo, resta la scarsa ispirazione artistica degli scenari e del contesto: la science-fiction industriale di The Surge è abbastanza spicciola, uniforme e ripetitiva, e l'esercizio creativo del team di sviluppo è tutt'altro che esemplare.

    The Surge The SurgeVersione Analizzata PlayStation 4Molto spesso l'espressione "occasione mancata" viene usata impropriamente, quando ci si riferisce ad un titolo che non è riuscito a tenere il passo delle aspettative che aveva generato. In questo caso, tuttavia, crediamo davvero che The Surge rappresenti la grande occasione persa di Deck 13. Proprio adesso che la saga di Dark Souls ha trovato la sua conclusione, ci sarebbe stato spazio, nel mercato, per un titolo capace di esplorare nuove ambientazioni, contesti inediti, ambiti lontanissimi rispetto al fantasy cupo di Miyazaki. L'idea di un soulslike pronto ad approcciare la science-fiction distopica era non solo intrigante, ma potenzialmente vincente. E a dimostrarlo c'è proprio l'incipit di The Surge, che al netto di un sistema di crescita semplificato e di un combat system non sempre preciso, riesce comunque ad acchiappare il giocatore, risvegliare la sua curiosità. Purtroppo il titolo si perde a causa di un level design accartocciato su se stesso, di ambienti scarsamente ispirati, di un'uniformità della progressione a tratti desolante. E soprattutto, per colpa di un'evidente povertà di contenuti: non solo i nemici sono pochi, ma pure i boss si contano (letteralmente) sulle dita di una mano. Il gioco resta comunque regolare, ordinario: modestissimo ma anche onesto; soprattutto per coloro a cui la struttura da soulslike piace in maniera particolare. Non consiglieremmo mai di avvicinarsi al genere con questo The Surge, ma se vi accontentate di un’opera da affrontare in maniera un po' "meccanica", senza troppe pretese, la produzione di Deck 13 potrebbe non essere da buttare.

    6.8

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