Recensione The Walking Dead - In cerca d'aiuto

Le scelte morali sono le protagoniste del secondo episodio della serie di avventure firmata TellTale Games

Recensione The Walking Dead - In cerca d'aiuto
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  • Xbox 360
  • PS3
  • iPad
  • Pc
  • Se c’è una cosa che i fan di The Walking Dead hanno imparato bene è che per sopravvivere in un mondo invaso dagli zombie puoi contare solo su te stesso. Non puoi fidarti né dei tuoi compagni di viaggio, pronti magari a pugnalarti alle spalle pur di salvare la propria vita, figuriamo di estranei incontrati per strada, soprattutto se ti promettono un angolo di paradiso in quello che ormai si è trasformato in un inferno di viscere putrefatte. E se non avete imparato bene questa fondamentale lezione per sopravvivere, ci penserà il secondo episodio della serie di avventure grafiche di TellTale a stamparlo a fuoco nella vostra materia grigia.
    "In cerca di aiuto" ci riporta nei panni di Lee Everet tre mesi dopo gli eventi del primo episodio. Il gruppo di sopravvissuti si è accampato in un motel, ma le cose non vanno per il verso giusto, a causa delle scarse provviste e dell’assenza di cibo nelle vicinanze. La tensione è alle stelle, anche perchè in un gruppo eterogeneo come quello di Lee manca ancora un vero leader, ed il povero protagonista è spesso costretto a fare da mediatore tra l’energica e cinica Lilly spalleggiata da quel “Asshole” di suo padre, e Kenny, il padre di famiglia pronto a tutto pur di salvare i suoi cari.

    Mai fidarsi di nessuno

    Appare subito evidente che questa seconda puntata (qui la review della precedente) spinge maggiormente sulle scelte morali: nei primi momenti, saremo subito chiamati a decidere della vita di un malcapitato finito in una trappola da caccia, e a scegliere a chi dare la razione giornaliera delle nostre poche provviste. Sfamare prima di tutto i bambini? O dare cibo a chi ci ha sempre sostenuto? Magari una barretta di cioccolato potrebbe addolcire invece chi è sempre stato ostile nei nostri confronti...

    “In cerca d’aiuto” fa proprio questo: ci spinge a legarci profondamente ai personaggi di questa storia dai toni amari, a prendere decisioni che modificheranno con i lungo andare i nostri rapporti con loro. Saremo letteralmente costretti a costruire una nostra morale, scegliendo di volta in volta da che parte schierarci. Questa pluralità delle scelte rimane ancora l’elemento più emozionante ed affascinante della produzione di TellTale Games.
    Il rapporto tra Lee e Clementine, la bambina di cui ci siamo fatti carico all’inizio di questa avventura, rimane la componente chiave di tutta la storia: i dialoghi tra i due riescono ad essere sempre toccanti, ed è impossibile non immedesimarsi in Lee, che deve continuamente giustificare le sue pragmatiche decisioni a qualcuno guidato da una moralità a tratti “ingenua” come quella di un bambino. Clementine rimane “l’ancora di salvezza” del protagonista, riuscendo ad avere un’influenza prepotente sulle nostre scelte. Provate a giustificare alla ragazzina un’azione guidata ad esempio dalla pura vendetta...

    Esattamente come nella prima parte, la vera forza di questa serie rimane la qualità narrativa. La disperazione obbliga il gruppo di sopravvissuti a combattere tra paranoia e fiducia, una situazione decisamente scomoda. I dialoghi sono curati nel minimo dettaglio, e intrisi di un’umanità difficile da trovare in qualsiasi altro gioco; viene riconfermata anche la superba caratterizzazione dei personaggi.
    Il legame che si instaura tra noi e questi sventurati sembra quasi andare oltre il razionale, e sorge naturale lo stimolo di proteggerli.
    Inoltre il sistema delle scelte permanenti lungo il corso dell'avventura non fa altro che aggiungere a poco a poco i tasselli che andranno a costruire l'intera storia. Già in questo secondo capitolo notiamo come i personaggi ricordino eventi e discorsi fatti nella puntata precedente, e come il loro rapporto con noi sia stato plasmato dalle nostre decisioni. L'idea avuta da TellTale funziona alla grande, e non vediamo l'ora di scoprire come la situazione andrà ad evolversi nei prossimi episodi.

    La fretta è cattiva consigliera...

    Una produzione tuttavia non esente da difetti, soprattutto da un punto di vista ludico e tecnico. Se in "Un nuovo giorno” avevamo lamentato di enigmi fin troppo lineari, purtroppo in questo secondo capitolo la situazione non migliora, ma anzi, la complessità dei rompicapi viene sacrificata in parte dalla necessità di contestualizzare meglio la storia ed i personaggi. Avevamo trovato fantastica la fase “stealth” del primo episodio, in cui dovevamo valutare al meglio la situazione per evitare di attirare su di noi l’attenzione degli zombie. Purtroppo un espediente simile manca totalmente in “In Cerca d’aiuto”.
    Inoltre sembra che il lavoro di programmazione di TellTale abbia avuto un brusco arresto: rispetto agli inizi, questo titolo soffre troppo spesso di freeze momentanei delle immagini sullo schermo, rallentamenti ingiustificati, e animazioni ed espressioni poco convincenti. La pubblicazione a cadenza periodica forse non giova del tutto ad una produzione che meriterebbe maggiori attenzioni, soprattutto visti gli sforzi di realizzare un prodotto davvero originale.

    The Walking Dead - In cerca d'aiuto The Walking Dead - In cerca d'aiutoVersione Analizzata PlayStation 3Nonostante uno sviluppo non ottimizzato al meglio, minato dalla fretta di pubblicare il titolo sul mercato, rimane impossibile non essere colpiti dalla qualità intrinseca del secondo episodio della serie The Walking Dead. La produzione rimane un chiaro esempio di come, sforzandosi, si possa riuscire a creare un’avventura punta e clicca stimolante e profonda, capace di appassionare non solo i fan del fumetto, ma anche chi è alla ricerca di una certa “maturità” nel media videoludico. Decisioni con nodi alla gola, narrazione ai massimi livelli, empatia viscerale con i protagonisti rendono il titolo una delle esperienze di gioco più intense del momento.

    7.8

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