The Walking Dead Saints & Sinners Chapter 2 Recensione: zombie su PS VR2

Abbiamo provato The Walking Dead Saints & Sinners Chapter 2 Retribution per PlayStation VR2 e adesso siamo pronti a tirare le somme sul nuovo gioco di TWD.

The Walking Dead Saints & Sinners Chapter 2 Recensione: zombie su PS VR2
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  • PS5
  • Sgominare orde di morti viventi è una faccenda piuttosto familiare nei videogiochi, eppure di rado si è confermata così piacevole come in The Walking Dead Saints & Sinners. Merito di una formula che riesce a spingersi oltre il linguaggio convenzionale della VR, arrivando a riscrivere le regole del gameplay attorno alla straordinaria fisicità dei combattimenti.

    Le premesse per un sequel al cardiopalma c'erano tutte, ma la scelta di pubblicare il nuovo Chapter 2: Retribution in esclusiva temporale su Meta Quest 2 ha comportato diversi compromessi tecnici. Per fortuna, a distanza di pochi mesi dal lancio, il titolo si prepara a vivere una seconda vita su PlayStation VR 2 grazie a un porting che, oltre a risolvere i maggiori problemi dell'originale, ci consegna un'esperienza dall'impatto visivo sorprendente per il panorama della realtà virtuale.

    Un porting che somiglia a un remake

    È difficile credere che Retribution su PSVR 2 sia lo stesso gioco uscito lo scorso dicembre per il visore standalone di Oculus. Il salto qualitativo tra le due versioni è così netto da farle apparire separate da almeno una generazione. Le migliorie apportate sono notevoli: dalla modellazione poligonale al sistema di illuminazione, passando per una fluidità priva di incertezze e la correzione dei numerosi bug che erano presenti al lancio. Muovendo i primi passi verrà spontaneo guardarsi attorno e fissare le mani del proprio avatar per capacitarsi del notevole colpo d'occhio. Siamo ai livelli dei pezzi da novanta come Resident Evil Village e Horizon Call of the Mountain (qui la recensione di Horizon Call of the Mountain), e per certi versi anche oltre se ci focalizziamo sulla nitidezza delle immagini e sulla morbidezza dei contorni (qui la recensione di Resident Evil Village VR).

    Gran parte del merito va al solido frame-rate di 90fps ottenuto senza retroproiezioni, soluzione che permette di eliminare sul nascere eventuali fenomeni di blur e ghosting. Il risultato è gradevolissimo e merita un plauso agli sviluppatori per averlo ottenuto senza rinunciare a un decisivo revamp del comparto grafico. Il gioco mantiene il suo stile toon shading, con scenari e personaggi che sembrano uscire da un fumetto americano, adesso valorizzati da un livello di dettaglio che sa rendere giustizia alla produzione.

    Considerata la forte impronta fisica degli scontri e l'importanza rivestita dai movimenti, i Sense Controller si rivelano un ulteriore valore aggiunto con la loro capacità restituire il feeling delle armi. Impugnare una possente ascia a due mani ci farà avvertire il suo peso fino all'ultimo grammo, per non parlare della nuovissima motosega pronta a farci tremare letteralmente le braccia mentre la brandiamo per smembrare gli zombi. I combattimenti all'arma bianca sono semplicemente eccezionali, ma anche l'uso delle bocche da fuoco non è da meno con il feedback aptico dei grilletti e la precisione del tracking.

    Pure l'intelligenza artificiale dei nemici umani è stata migliorata rispetto a quanto visto su Quest 2, rendendo più stimolanti gli approcci stealth e in generale le strategie di ingaggio non lineari. Nulla di particolarmente sofisticato, ma pur sempre un buon diversivo per spezzare il ritmo e offrire una sfida apprezzabile in cui è vietato abbassare la guardia.

    A metà tra un sequel e un corposo DLC

    Al netto dei numerosi miglioramenti tecnici, la versione PSVR 2 di Retribution resta uguale in tutto e per tutto alla sua controporte originale. Nel bene e nel male, il gioco continua a somigliare di più a una versione 1.5 di Saints & Sinners che a un sequel vero e proprio. Per la serie "squadra che vince non si cambia", tutti i pregi che ci hanno fatto apprezzare il survival RPG di Skydance Interactive sono rimasti al loro posto.

    Come suggerisce il sottotitolo "Chapter 2", anche sul piano narrativo c'è uno stretto legame di continuità con il primo capitolo: l'avventura riprende esattamente da dove l'avevamo lasciata, con la possibilità di importare addirittura il salvataggio della partita precedente. Torneremo a vestire i panni del (o della) Turista sullo sfondo di una distopica New Orleans, facendoci strada tra le diverse fazioni che se ne contendono il controllo. Sebbene il racconto riesca a creare un filo conduttore tra gli eventi principali e a mantenere vivo un discreto interesse, soprattutto per la presenza di un misterioso energumeno mascherato pronto a darci la caccia, ci ha un po' delusi la complessiva linearità della storia e il ridimensionamento delle scelte affidate al giocatore. Da questo punto di vista è stato fatto un piccolo passo indietro rispetto al predecessore.

    Ad ogni modo, il vero punto forte rimane l'eccezionale miscela di gameplay a base di elementi survival, esplorazione, crafting e combattimento, con caratteristiche tipiche del genere come l'usura delle armi, la gestione della stamina e la scarsità di munizioni.

    Questa volta l'ago della bilancia sembra pendere verso l'azione, vuoi per la frequenza e la mole delle orde nemiche, vuoi per la reperibilità più generosa delle risorse e per le nuove bocche da fuoco improntate della carneficina di massa. Oltre alla già citata (e spassosissima) motosega, tra i nuovi gingilli che avremo a disposizione ci saranno anche mitraglietta e lanciagranate, tutto all'insegna dello splatter e di un potenziale offensivo scoppiettante.

    Le tredici location da attraversare sono in gran parte le stesse del primo capitolo, con giusto una manciata di nuovi luoghi da scoprire. Anche se avremmo apprezzato uno sforzo in più nel diversificare la mappa, ci siamo comunque divertiti a ri-esplorare gli angoli più minacciosi di New Orleans, in particolar modo durante le missioni notturne.

    Queste ultime rappresentano la novità più interessante introdotta in Retribution: sarà infatti possibile andare in ricognizione al calare delle tenebre, aumentando il pericolo dell'impresa in cambio di un bottino più prezioso con cui potenziare l'equipaggiamento. È il turno delle dinamiche stealth, dove saremo chiamati a muoverci furtivamente per evitare di attirare l'attenzione degli zombi, sfruttando un indicatore che segnala la presenza di fonti di luce nelle vicinanze. Sono momenti in cui gli schermi OLED di PSVR 2 fanno la differenza, con dei neri perfetti a donare la giusta atmosfera spettrale.

    Immersione senza compromessi

    Così come il capitolo precedente, The Walking Dead Saints & Sinners Chapter 2: Retribution non è un gioco da consigliare a cuor leggero a un neofita della realtà virtuale, né tantomeno a un utente sensibile alla motion sickness. L'unico sistema di locomozione contemplato è il movimento libero, e a parte la vignettatura ai bordi dello schermo non esistono particolari opzioni per il comfort come il teletrasporto.

    Una scelta per certi versi estrema ma che ci sentiamo di comprendere. Il coinvolgimento fisico del giocatore è alla base del concept confezionato da Skydance Interactive, e lo ritroviamo sia nel combattimento come nella gestione dell'inventario. Anche se si può giocare da seduti, vi raccomandiamo di optare per la postura in piedi in modo da non perdervi nessuna sfumatura delle meccaniche. Rimaniamo sempre colpiti dal lavoro svolto nel caratterizzare gli strumenti di morte, a partire dall'effettivo utilizzo che se ne fa sul campo. Ogni fucile o pistola ha il suo metodo di ricarica, mentre le armi bianche possono richiedere l'impiego di una o due braccia e l'esecuzione di un movimento più o meno chirurgico e deciso. Il modo credibile in cui nemici reagiscono ai colpi aggiunge la ciliegina sulla torta al feedback generale degli scontri, estremamente solido e appagante.

    Durante l'esplorazione c'è anche la possibilità di scavalcare davanzali o arrampicarsi sui cornicioni delle case per raggiungere posizioni sopraelevate, scoprire stanze ricche di oggetti utili e tirare un po' il fiato. Persino per cambiare arma e gestire le risorse all'interno dello zaino dovremo replicare il relativo gesto fisico che faremmo nella realtà.

    L'inventario è praticamente mappato sul nostro corpo: lo strumento da mischia sarà dietro la schiena, le bocche da fuoco all'interno delle fondine, mentre per curarci dovremo srotolare le bende attorno al nostro polso. Nulla è lasciato a caso e niente viene sacrificato sull'altare della semplificazione. È evidente l'impegno richiesto sul fronte fisico e sensoriale, ed è da mettere in conto alla luce di una longevità che può attestarsi mediamente sulle 10-15 ore, a seconda di quanto si sia disposti a concentrarsi sugli incarichi secondari. Ma se volete godervi questo survival horror VR più immersivo, il sudore è l'inevitabile prezzo da pagare.

    The Walking Dead Saints & Sinners Chapter 2 Retribution The Walking Dead Saints & Sinners Chapter 2 RetributionVersione Analizzata PlayStation 5Anche se non è un sequel in piena regola e non fa molto per rivoluzionare la saga, The Walking Dead Saints & Sinners Chapter 2: Retribution rimane quel formidabile mix di survival horror e azione che punta tutto su immersione e coinvolgimento fisico, centrando pienamente l'obiettivo. Le nuove armi, il ritmo più sostenuto e le meccaniche stealth introdotte con le missioni notturne sono aggiunte abbastanza interessanti da giustificare il ritorno nella spettrale New Orleans. L'asticella della qualità si alza notevolmente su PlayStation VR 2, grazie a un porting che migliora notevolmente le performance e la resa grafica della versione uscita in origine su Meta Quest 2.

    8.2

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