There Is No Game Wrong Dimension Recensione: un gioco che non è un gioco

There Is No Game Wrong Dimension è un'avventura puzzle che vi metterà di fronte a difficili scelte ed enigmi non banali.

There Is No Game Wrong Dimension Recensione: un gioco che non è un gioco
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  • Pc
  • Switch
  • Questa non è una recensione. È inutile che cerchiate una lettura critica, pro e contro, e magari anche un voto. Non c'è nulla di tutto questo: il freelance a cui hanno assegnato l'articolo non ha retto lo stress lavorativo, si è dato malato, ha procrastinato e poi si è scusato con il suo responsabile editoriale. Quindi è superfluo che scorriate fino alla fine di questa pagina per saperne di più su There is No Game: Wrong Dimension. Del gioco pubblicato nel 2020 e riproposto su Switch con un annuncio diramato durante l'Indie World di aprile non ne troverete traccia. Il redattore in questione ha copiato un paio di pagine di "lorem ipsum" e poi si è dato alla macchia. Vi preghiamo di non protestare per la trovata con la redazione e tornare a navigare sul sito educatamente.

    Forse vi chiederete se chi vi scrive è ammattito definitivamente o se è tutta una simpatica burla. In realtà è il modo migliore per introdurre un "non gioco", una produzione indipendente che frantuma la quarta parete sin dalle prime battute, per poi sbriciolare gli ultimi rimasugli di coerenza con splendida efficacia. There is No Game: Wrong Dimension è un'esperienza comica, interessante e mai banale. Una piccola perla che vi consigliamo se siete alla ricerca di avventure peculiari. Ma adesso è bene scendere nei dettagli: vogliamo giocare, costi quel costi.

    Hello user

    L'incipit di There is No Game è tanto semplice quanto geniale: noi siamo l'utente che ha appena acquistato un titolo, e vogliamo solamente goderci la nostra partita. Peccato che la voce narrante, la medesima che dovrebbe accoglierci, dichiara solennemente che non c'è nessun gioco di cui usufruire. Purtroppo lo sviluppatore non è stato bravo a gestire i fondi di Kickstarter, e siamo gentilmente invitati a non chiedere il rimborso: il creatore ha ben dodici figli da mantenere e una futura moglie immaginaria che necessita di molte attenzioni. Ovviamente non abbiamo alcuna intenzione di rinunciare a giocare ed ecco che, distruggendo la schermata principale, siamo noi stessi a trovarci qualcosa di ludicamente valido. Peccato che queste sperimentazioni finiscano con il liberare un pericoloso glitch che brama la distruzione del mondo intero, e parliamo di quello reale, mica quello virtuale.

    Il riscattoThere is No Game nasce originariamente nel 2015, da un'idea del creativo Pascal Cammisotto durante una Game Jam. La prima demo, della durata di appena quindici minuti, venne ampliata grazie a uno sviluppo che ha richiesto anni per essere ultimato. La particolarità della vicenda è che il gioco ha fallito ampiamente la sua raccolta fondi in crowdfunding, e come accennato questo aspetto viene tirato in ballo durante le rotture della quarta parete in modo assai spassoso.

    Da questo insolito pretesto prende corpo una produzione che viaggia tra diversi generi ludici, ora richiamando le avventure grafiche di LucasArts, ora parodiando apertamente mostri sacri come The Legend of Zelda (a proposito, qui la recensione di The Legend of Zelda Breath of the Wild). Il tutto, come già chiarito, con una rottura talmente ampia e persistente della quarta parete da rendere There is No Game un metagioco a tutti gli effetti. Volendo fare un paragone con altre produzioni brillanti, il lavoro di Draw Me a Pixel ricorda vagamente The Stanley Parable, con il rapporto tra utente e voce narrante a costruire il pilastro attorno a cui ruota la storia principale (per farvi un'idea, ecco la nostra recensione di The Stanley Parable). Rispetto al cult pubblicato nel 2011 manca di certo la libertà di azione, dato che la progressione è inquadrata e molto lineare, ma grazie alle sue peculiarità There is No Game si differenzia fieramente, proponendo un'esperienza ampiamente fuori dagli schemi.

    Pollo con carrucola

    Volendo classificare il lavoro di Draw Me a Pixel, questo sarebbe perfettamente ascrivibile alle avventure grafiche. Pur spaziando tra diversi generi, infatti, il gameplay prevede unicamente un puntatore con cui raccogliere oggetti per risolvere puzzle di varia tipologia. Sarebbe tuttavia riduttivo indicare There is No Game come un semplice punta e clicca, giacché è proprio il modo in cui la meccanica viene riadattata a ogni situazione a rendere questo titolo speciale. Come anticipato, una sezione è ambientata proprio all'interno di una vecchia avventura grafica, ma l'intervento del giocatore è sempre visto come un fattore "esterno" alla narrazione, come se una divinità benevola stesse favorendo i personaggi del racconto: per esempio, lo stage in questione è ambientato all'interno di un vecchio monitor, e smontando il pannello posteriore dell'apparecchio avremmo accesso al "backstage" del titolo.

    Pensieri di latoNel genere dei puzzle game si cita spesso il pensiero laterale, ma se non avete vissuto la grande epoca delle avventure grafiche potreste non essere avvezzi a questo concetto: con questa dicitura si identifica un metodo di risoluzione degli enigmi che prevede un approccio particolare, basato sull'utilizzo di logiche meno scontate e più "fantasiose". Giusto per fare un esempio, nel recente Detective Gallo viene richiesto all'investigatore un prezioso diamante nero, e sebbene il gioiello sia obbligatorio per proseguire nell'avventura, vi assicuriamo che non lo avrete mai all'interno dell'inventario. Per superare l'ostacolo è necessario usare un ghiacciolo al limone (avete capito bene), tagliarlo in un pentagono e "sporcarlo" di fuliggine.

    Chicche di questo tipo vengono dispensate a ritmo costante, nel corso delle cinque ore (circa) necessarie al completamento dell'avventura. Una longevità ben calibrata, specialmente considerando che verso l'epilogo (dove si citano anche produzioni in Full Motion Video) si inizia ad avvertire una leggera flessione qualitativa, legata soprattutto a un calo del ritmo generale. Ciò detto, in There is No Game: Wrong Dimension c'è anche una comicità da non sottovalutare, capace di strappare ben più di un sorriso. Proprio questa leggerezza, unita a un sistema di aiuti per risolvere gli enigmi, rende l'opera di Draw Me a Pixel ottima anche per chi non si è mai avvicinato ai puzzle game.

    I rompicapo si dividono tra quelli che richiedono una buona dose di pensiero laterale e altri in cui l'attenzione per i dettagli è la principale chiave per il successo. Volendo cercare il celebre pelo nell'uovo, si avverte una certa lentezza del puntatore nella versione Switch che abbiamo testato. Un elemento che rende alcuni puzzle leggermente più ostici, ma scompare utilizzando la console Nintendo in portabilità: il supporto ai comandi touch, infatti, rende l'esperienza ben più piacevole e intuitiva, che risulta decisamente solida anche dal punto di vista tecnico. Ad eccezione di un unico bug, infatti, non abbiamo riscontrato alcun problema nel porting di Draw Me a Pixel.

    There Is No Game Wrong Dimension There Is No Game Wrong DimensionVersione Analizzata Nintendo SwitchThere is No Game: Wrong Dimension è un’avventura particolare, di quelle che rompono così efficacemente la quarta parete da comporre un mood unico nel suo genere. Se avete amato The Stanley Parable, o se siete alla ricerca di esperienze fieramente di nicchia, l’opera di Draw Me a Pixel è quello che fa al caso vostro. Parliamo di un puzzle game che stravolge le regole a ogni capitolo, e che lancia frecciatine pungenti a certe strategie commerciali dell’industria a cui ormai abbiamo fatto il callo. Non manca anche un tocco di nostalgia decisamente piacevole, specialmente per chi avverte la mancanza di avventure a enigmi. Il tutto è arricchito da una leggerezza squisita che non scema mai, anche quando il ritmo dell’avventura perde qualche colpo. In definitiva, siamo davanti a un possibile cult. Una cosa piuttosto ironica se pensiamo che siamo di fronte a un “non gioco”. Adesso la scelta spetta a voi, ma vi preghiamo di non chiedere il rimborso se qualcosa andasse storto, lo sviluppatore ha dei familiari da mantenere.

    8.2

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