Transformers: la recensione del videogioco per PS2

Leggi la nostra recensione e le opinioni sul videogioco Transformers: la recensione del videogioco per PS2 - 1185

Transformers: la recensione del videogioco per PS2
Articolo a cura di
Disponibile per
  • PS2
  • Anime
  • Pronti Alla Trasformazione

    Sviluppare un
    gioco basato su una licenza è da sempre sinonimo di azzardo per le case
    produttrici di software. Il rischio di realizzare un titolo dallo scarso
    mordente, lasciando che sia il fascino del marchio sfruttato a trainare le
    vendite è sempre dietro l'angolo, così come non di rado accade che ad un brand
    poco conosciuto corrisponda un'incarnazione videoludica dallo scarso spessore,
    dovuta ad una sorta di sfiducia nel prodotto finale, predestinato ad un'utenza
    di nicchia. Logico che il compito di “trasformare” in un titolo di successo i
    diritti della serie animata “Transformers: Armada” non fosse certo dei più
    banali, sia per la qualità non certo entusiasmante dell'opera da cui trarre
    ispirazione, che per il target di età molto basso a cui la stessa è rivolta.
    Diciamocelo: i transformers non sono più quelli degli anni ottanta, e non è
    certo la nostalgia per un cartone animato che ha accompagnato l'infanzia di
    molti a far storcere la bocca di fronte alla serie “Armada”. Tuttavia, Atari ha
    scommesso forte sul nuovo progetto, affidandolo ad una delle case di sviluppo
    interne più talentuose: quei Melbourne House già responsabili dell'ottimo Grand
    Prix Challenge. E se Markus Windelen, vice presidente dei Melbourne House, ha
    dichiarato in una recente intervista al nostro Pietro ‘Pit' Spina che
    Transformers è un gioco “in grado di competere con i grandi titoli che escono su
    PS2, come Metal Gear Solid 3, GTA San Andreas, etc...” un motivo ci deve pur
    essere.

    Per un pugno di Minicon

    L'ottimo filmato introduttivo di porta su di un Cybertron (pianeta
    natio dei Transformers) devastato dalla guerra civile tra Decepticons e
    Autobots. Lo scontro raggiunge il suo culmine quando Optimus Prime, capo degli
    Autobots, sembra avere la peggio contro il suo arcirivale Megatron. In quel
    momento giunge provvidenziale il segnale di soccorso dei Minicon, piccoli
    transformers capaci di donare poteri inimmaginabili ai propri fratelloni
    fondendosi con essi. Di fronte alla possibilità di mettere le mani su di un
    potere che credeva perduto (i Minicon erano infatti fuggiti ben mille anni
    prima), Megatron rinuncia inspiegabilmente a dare il colpo di grazia a Prime che
    non perde l'occasione per richiamare gli altri Autobots e organizzare
    l'inseguimento dei Decepticons. Manco a dirlo, le due fazioni dovranno
    contendersi il potere dei Minicon sulla nostra beneamata terra. Nei panni di uno
    dei tre Autobots il giocatore si troverà quindi immerso in scenari dall'elevato
    potere evocativo: si spazzia dalle intricate foreste amazzoniche alle innevate
    distese artiche. Una volta scelto il personaggio si viene catapultati
    nell'azione. Il primo impatto è disorientante, tanta è la vastità delle aree di
    gioco. L'orizzonte si perde a dismisura e, come se non bastasse, viene lasciata
    al giocatore completa libertà di movimento. Non esiste infatti un percorso
    obbligato da seguire per portare a termine il gioco, bensì una serie di
    checkpoint che si è liberi di rispettare o meno; più che tappe obbligate offrono
    infatti una struttura su cui il giocatore si può appoggiare nei momenti di
    smarrimento. La meccanica di gioco ricorda in larga misura quella già vista in
    Brute Force, uno dei titoli di maggior richiamo usciti lo scorso anno per X-Box.
    La telecamera virtuale riprende l'azione in terza persona, ma i comandi
    strizzano l'occhio agli sparatutto in prima persona piuttosto che ai platform
    tridimensionali o ai giochi d'azione. Con la levetta analogica sinistra si
    controllano gli spostamenti del proprio alterego: in avanti, indietro e
    lateralmente (il cosidetto strafe), mentre con l'analogico destro si controlla
    il mirino e quindi la rotazione del personaggio. Ad un primo approccio, il
    sistema di controllo può disorientare, ma con un minimo di esperienza si rivela
    preciso e reattivo. Tramite i quattro tasti dorsali si ha accesso all'arsenale
    degli Autobots, o meglio, si attivano i Minicons equipaggiati sul nostro robot.
    Una volta ritrovato uno dei piccoli automi è infatti possibile legarne
    l'effetto ad uno dei tasti d'azione. Ai tasti ‘r1' e ‘r2' è quindi possibile
    associare i Minicons ‘balistici' che attivano tutta una serie di armi,
    principali e secondarie, dotando l'Autobots di arsenali esplosivi o ad energia.
    Sui dorsali sinistri, invece, vengono agganciati i Minicons di ‘supporto', che
    donano al protagonista delle abilità aggiuntive, a volte necessarie per
    proseguire nel gioco (per esempio dotandolo di un paio di ali con cui planare su
    luoghi inaccessibili), altre volte semplicemente utili per districarsi nelle
    situazioni più complicate (scudi d'energia, accelerazioni repentine o la
    semplice capacità di rigenerare). Ciascun Minicons (e quindi ciascuna abilità) è
    legata ad una barra di “energon” che si ricarica col tempo e che viene consumata
    in proporzione alla potenza dell'effetto ottenuto: un lanciarazzi ad
    inseguimento consumerà più energon ed avrà bisogno di più tempo per ricaricasi
    del semplice blaster d'ordinanza. Naturalmente la scelta del personaggio
    influenza la dinamica di gioco: Optimus Prime è un vero e proprio arsenale
    semovente, lento ma letale, capace di equipaggiare un maggior numero di Minicon;
    Red Alert è il personaggio più bilanciato del gruppo, dotato di un elevato
    volume di fuoco e di una discreta velocità; Hot Shot infine è la vera testa
    calda del gruppo: compensa la scarsa potenza con un elevata velocità. Il gioco è
    un mix di esplorazione e di azione, con un baricentro che privilegia l'uso
    della forza bruta ma che non per questo esclude alternative allo scontro
    diretto. Fin dall'inizio si è dotati infatti di un utile funzione di zoom che
    permette vere e proprie operazioni di cecchinaggio, che risultano ancor più
    produttive se viene equipaggiato l'apposito Minicon. Inoltre la capacità di
    convertire il personaggio in un'autovettura risulta utile non soltanto per
    esplorare velocemente gli immensi scenari di gioco, ma anche per travolgere
    gruppi di ignari avversari per poi trasformarsi in corsa e bersargliarli in
    un'unica soluzione di letale continuità. Per quanto divertente, questa
    meccanica di gioco risulta però alle lunghe ripetitiva, soprattutto per chi, non
    conoscendo a fondo il brand ‘Transformers', non è forse invogliato a
    sufficienza ad esplorare il titolo in tutte le sue (numerosissime)
    sfaccettature. A compensare parzialmente il susseguirsi quasi senza scopo di una
    serie di scontri fra robot (com'era logico aspettarsi, la trama perde ben
    presto di mordente), abbiamo una progettazione sopraffina delle aree di gioco.
    Queste costringono il giocatore ad utilizzare con una certa frequenza la quasi
    totalità delle abilità a propria disposizione e presentano al loro interno tutta
    una serie di trovate che giustificano l'esplorazione approfondita. Cascate,
    antichi templi maya, edifici frantumabili sono solo una piccola parte di quello
    che aspetta il giocatore. A spezzare ulteriormente la monotonia dell'azione,
    gli scontri con i classici boss di fine livello sono quanto di più appagante si
    possa immaginare. Ciascun avversario deve essere approcciato con la giusta
    strategia e con l'equipaggiamento adatto, ed anche così costringe spesso il
    giocatore a veri e propri virtuosismi sul pad, percorrendo in lungo ed in largo
    i livelli appena esplorati.

    Eye
    Candy

    L'aspetto maggiormente curato del
    titolo è sicuramente quello tecnico. I ragazzi di Melbourne House hanno
    decisamente profuso tutti i loro sforzi per sfruttare a dovere l'hardware Sony.
    Come già ricordato, gli ambienti di gioco stupiscono per la loro vastità, e per
    resa visiva complessiva. Praticamente qualsiasi punto osservabile all'orizzonte
    è raggiungibile ed esplorabile. La cosa stupisce soprattutto se si considera che
    raramente ci si trova in ambienti chiusi o ad attraversare strade delimitate da
    pareti che precludono la visuale. La sensazione di libertà assoluta è
    inarrivabile, un traguardo considerevole tenendo conto di tutti gli effetti
    speciali che il motore riesce a gestire rimanendo (quasi) sempre ancorato sui 60
    frame al secondo. Certo, il numero dei poligoni non fa gridare al miracolo, ma
    quando si esce da una foresta completamente tridimensionale e si affronta
    un'orda di avversari, tra esplosioni, effetti di luce, motion blur e lo
    spettacolo di una cascata nelle vicinanze, non ci si può esimere dal lodare
    l'ottimo lavoro svolto a livello di programmazione. Senza contare che il motore
    grafico non cede neppure durante gli scontri con i boss di fine livello, scontri
    che pur svolgendosi nelle stesse arene di gioco ci mettono di fronte ad
    avversari realizzati con classe e cura nei particolari, alcuni dei quali dalle
    dimensioni letteralmente ciclopiche. Meno curato il comparto audio. Nella norma
    gli effetti sonori (anche se rimane mitico il rumore della trasformazione dei
    nostri eroi), decisamente sottotono le musiche, se non altro non altezza di
    tanta maestosità visiva. A sottolineare la cura riposta nella realizzazione del
    titolo, un'impressionante dotazione di inserti speciali che rappresentano un
    ulteriore incentivo alla rigiocabilità. Infatti, schizzi, musiche, filmati,
    istruzioni di montaggio dei giocattoli, si rendono disponibili soltanto dopo
    aver recuperato durante il gioco l'apposito “Datacon”, nella sostanza
    nient'altro che un Minicon di colore diverso che anziché dotare il nostro
    alter-ego di nuovi potere sblocca una special feature. Tra tutte vale la pena di
    ricordare i fumetti della serie Armada, e una serie di pubblicità progresso
    della serie degli anni '80 andata in onda soltanto in America, una vera chicca
    per gli appassionati di vecchia data.

    I segreti della trasformazione

    L'unico, vero problema del titolo
    Atari è forse quello di essere legato ad una licenza non soltanto poco
    conosciuta qui in Italia (la serie è trasmessa solo via satellite), ma anche
    decisamente poco accattivante. Non si può non sottolineare come il gioco avrebbe
    acquistato ben altro spessore se basato sulla vecchia serie o se addirittura
    slegato dall'universo dei Transformers. La ricerca dei Minicon e dei Datacon
    perde presto di mordente se non per equipaggiare una nuova abilità o sbloccare
    uno dei numerosi contenuti speciali. In verità non sono moltissime le persone
    interessate a visionare le foto di preproduzione del giocattolo di Optimus Prime
    o di osservarne le istruzioni. La peggiore pecca del titolo è quindi
    riassumibile in una mancanza generale di carisma che più che legata alla
    realizzazione o alla progettazione del gioco è intrinseca alla licenza.
    Naturalmente il discorso cambia per gli appassionati di Transformers:Armada; per
    tutti loro l'ultima fatica Atari è un titolo imperdibile, forse proprio perché
    riesce a tirare fuori il meglio da una serie non propriamente esaltante.
    L'ottima realizzazione tecnica accompagna e sottolinea a dovere un gioco
    divertente, curato e ricco di particolari, forse eccessivamente ripetitivo, ma
    sufficientemente longevo ed appagante. Il consiglio è quello di dimenticare la
    licenza su cui è basato il titolo, e dare comunque una possibilità (anche solo
    per un noleggio) ad un titolo che potrebbe rivelarsi per molti una graditissima
    sorpresa.

    Che voto dai a: Transformers

    Media Voto Utenti
    Voti: 22
    6.7
    nd