Recensione Trials of the Blood Dragon

Trials of the Blood Dragon è uno spin-off dell'omonima serie targata RedLynx che presenta un intreccio narrativo degno di un Action Movie low budget, con l'obiettivo di ricalcare lo stesso carattere dell'ottimo FPS nato da una costola di Far Cry 3.

Recensione Trials of the Blood Dragon
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Jeans ascellari: fatto. Mocassini col calzino bianco: fatto. Giacca larga con spalline da giocatore di football americano: c'è. Cosa manca? Capelli brillantinati, Ray-Ban con la montatura in tartaruga, il pelo che spunta dalla camicia sbottonata e l'immancabile duetto Alberto Camerini-Jerry Calà a palla nelle cuffie spugnose del walkman. Ottimo, siamo pronti per riabbracciare Rex Colt in un tripudio di ignoranza sotto forma di tuta in acetato e testosterone da maschio alfa del quartierino. Come dite? Vi aspettavate Far Cry Blood Dragon 2? E invece no. Durante la conferenza E3, Ubisoft ci ha colpiti dritti allo stomaco sfoderando un connubio ancora più improbabile della collaborazione tra Sabrina Salerno e i Police. Il publisher francese, dopo aver messo in campo unicorni arcobaleno e gatti armati di tutto punto, torna a sorpresa su Trials rilanciando la propria creatura a due ruote con un mash up geniale, almeno sulla carta. Gli ingredienti per solleticare vecchi e nuovi giocatori dell'arcade made in Finlandia ci sono tutti: l'esplosività parodistica no sense di uno tra i migliori spin off degli ultimi anni e l'intransigenza di un arcade a cui ci si deve approcciare con molta umiltà e dedizione. Cosa poteva andare storto?

    Il cobra non è un serpente, ma un Blood Dragon indecente

    L'anno è il 2019... un momento. Sintetizzatori? Chiptune? Gusto dozzinale nell'abbinamento dei 32 colori e qualità video VHS? Ok. Non è proprio quello che ci aspettavamo, ma va bene lo stesso. Dicevamo: corre l'anno (distopico) 2019. Quei gran simpaticoni degli statunitensi stanno combattendo la Quarta Guerra del Vietnam e del buon Rex Colt, vero eroe americano e cybercommando con i contro... fiocchi, non se ne sa più nulla da qualche tempo. Prima di sparire, però, il fascinoso cyborg ha messo su famiglia e i suoi due scalmanati figli - coccolati ovviamente dall'esercito che vede in loro del potenziale - si apprestano a seguire le orme paterne e debellare una volta per tutte la minaccia comunista. La nostra missione è semplice: sradicare una volta per tutte il diavolo bolscevico, combattendolo senza sosta sino ai confini dello spazio. L'intreccio narrativo, degno di un Action Movie (super) low budget, vuole ricalcare lo stesso carattere dell'ottimo FPS nato da una costola di Far Cry 3. Fin da subito ruba la scena il carosello ininterrotto di citazioni, rimandi ed esagerate iperboli celebrative che trasudano magnifiche assurdità anni '80 da ogni pixel. La "trama" (ci tocca definirla così), la quale si dipana lungo una trentina di missioni completabili tranquillamente in poco meno di cinque orette, viene supportata da brevi cut scene cartoonesche, plot twist volontariamente telefonati, scambi di battute realizzati probabilmente sotto l'effetto di qualche sostanza stupefacente tagliata male. Alieni insettoidi (ovviamente comunisti), gironi infernali che si contorcono negli abissi di Marte, il Santo Graal, Blood Dragon allo stato brado nella giungla vietnamita e spietati assassini ninja che ricordano i Power Rangers sono solo alcuni degli scenari proposti dai ragazzi di RedLynx che confezionano un tripudio di esagerato no sense caciarone sul quale poggiano una struttura di gioco geneticamente modificata. Dopotutto, stiamo pur sempre parlando di un titolo che si presenta come una gemmazione della serie Trials. Dopo esserci ripresi dagli accecanti colori fluo e dalle martellanti musichette da pianola Bontempi abbiamo ritrovato la razionalità perduta e analizzato ciò che gli sviluppatori ci avevano messo sul piatto.

    Democracy is on the way

    La saga Trials ha da sempre posto l'accento sul gameplay e sulla qualità del level design dei tracciati proposti dagli sviluppatori, raccogliendo attorno a sé, nel corso degli anni, una folta e attiva community. In Trials of the Blood Dragon i ragazzi di RedLynx stravolgono l'ordine costituito adagiando la ben rodata formula sul nuovo setting, modificandola in base alle esigenze richieste da quest'ultimo. Le meccaniche tradizionali, basate come sempre sulla gestione della fisica e su un certosino controllo del nostro centauro e del mezzo a due ruote, ora vengono ibridate con alcune idee sicuramente apprezzabili, ma poco amalgamate con la classica struttura di gioco che ha fatto grande la serie. Anzitutto, oltre alle canoniche moto da cross e alle BMX, in alcuni livelli i due ragazzi sono costretti a controllare altri veicoli, come una macchinina radiocomandata, un pesante carrello da miniera e un enorme mezzo anfibio a otto ruote molto simile al Mako visto in Mass Effect.

    Essendo estremamente pesante, le sezioni a bordo di quest'ultimo risultano tra le più insignificanti e lineari, battute solo dall'introduzione di spezzoni tipicamente platform in cui il nostro alter ego sarà appiedato. Avete letto bene, in determinati frangenti i due ragazzi dovranno scendere dal mezzo e intraprendere un percorso a piedi saltando da una piattaforma all'altra, schivando trappole mortali e neutralizzando i V-Cong decisi a non farcela passare liscia. Nulla di particolarmente esaltante. Anzi, una volta scesi dal mezzo (oppure indossando il jet pack per le frustranti missioni spaziali in assenza di gravità) il ritmo di gioco si spezza e arranca faticosamente senza lasciare alcun segno indelebile nella mente del giocatore. Accanto a queste variazioni sul tema, i ragazzi di RedLynx hanno rivisto anche la mappatura dei comandi, gravando la già impegnativa gestione del mezzo (demandata allo stick analogico sinistro) introducendo la possibilità di utilizzare armi (oppure un rampino a seconda delle esigenze) direzionandone il movimento dello stick destro. E ciò porta Trials ad avvicinarsi pericolosamente alla definizione "twin stick shooter". Il fallimento di tale aggiunta può dirsi epico. L'intenzione, con tutta probabilità, era quella di donare ancor più varietà al titolo aumentando la complessità dei livelli. Ciò, però, ha finito per sovraccaricarlo inutilmente. Controllare il mezzo (e chi conosce Trials sa quanto vale la precisione) pensando di dover anche sparare, magari in salto e dovendo atterrare su rampe ripidissime, si risolve il più delle volte con una facciata mostruosa a terra e conseguente retry ingiustificato. Lo stesso discorso può esser fatto anche per il rampino, il quale permette di aggrapparsi a determinati elementi ambientali e oscillare per superare ampie voragini o evitare poco simpatiche lame rotanti. Anche in questo caso le variabili che fanno calare drasticamente le probabilità di successo sono troppe e l'accoppiata del doppio stick analogico si dimostra poco precisa e il più delle volte frustrante.

    Il ragazzo è intelligente, ma non si impegna

    Trials of the Blood Dragon viene proposto a prezzo budget e si concentra esclusivamente sulla modalità in singolo, accantonando per un momento la community che ha fatto crescere la serie. L'unica connessione con il resto dei giocatori è data dalle leaderboards in cui vengono comparati i punteggi derivanti essenzialmente da una media tra il tempo di percorrenza dei tracciati e il numero di morti in cui siamo inciampati. Il fattore rigiocabilità, se si escludono alcuni collezionabili, ne esce ridimensionato, non essendoci molti incentivi per riprendere in mano il titolo dopo il suo completamento.

    I mezzi a disposizione dei due eroi sono prestabiliti e non v'è alcuna possibilità di personalizzazione, tranne alcuni costumi sbloccabili solo alla fine dell'avventura. Peccato che il titolo che duri così poco e soffra di alcune aggiunte alla struttura di gioco davvero poco razionali, perché l'inconfondibile stile esplosivo preso di peso da Far Cry: Blood Dragon e la realizzazione tecnica dei tracciati si presenta decisamente sopra le righe. Infatti, la palette cromatica da trip di acido, gli ambienti...esplosivi e le campionature sonore da discobar malfamato divertono e supportano l'estro creativo profuso dal team nello studio dei tracciati, tutti ben caratterizzati (se si escludono le sezioni a piedi).

    Trials of the Blood Dragon Trials of the Blood DragonVersione Analizzata PlayStation 4Trials of the Blood Dragon è il classico studente indisciplinato. C'è, è intelligente, ma non si impegna abbastanza. Questo contenuto stand alone mescola l'irruenza di uno spin-off stiloso e la formula di un arcade che sulle due ruote ha costruito la propria fortuna. Il team di sviluppo, che probabilmente si è lasciato trasportare dagli epici eccessi di rara bellezza trash di Blood Dragon, ha però voluto strafare. Alle tradizionali meccaniche di gioco tipiche dei precedenti Trials ne hanno aggiunte di nuove, purtroppo non del tutto azzeccate. Le sezioni a piedi spezzano troppo il ritmo di gioco mettendoci di fronte alla brutta copia di un platform qualsiasi, mentre la mappatura dei comandi da "twin stick shooter" crea più di qualche problema e cozza con la precisione - pur sempre richiesta - nel controllo del mezzo durante le veloci evoluzioni. Il titolo, inoltre, presenta solo una campagna single player completabile in una manciata di ore con pochissimi incentivi per tornarci su. A meno che, ovviamente, voi non siate fissati con il punteggio e vogliate scalare le classifiche online. Peccato, perché il condensato di anni '80 e tracciati folli ci aveva illuso. Bando alle ciance, ora vogliamo Blood Dragon 2.

    6.5

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