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Unit 4 Recensione: un action platform tutto italiano dallo stile retrò
Unit 4 è un action platform in pixel art che si rifà ai canoni della scuola 8-bit, opera prima dello studio italiano Gamera Interactive.
INFORMAZIONI GIOCO
Articolo a cura di
Andrea Fontanesi
Disponibile perPc
Xbox One
Se Alaloth: Champions of the Four Kingdoms è il promettente futuro di Gamera Interactive, team nostrano con sede a Padova, Unit 4 ne è un passato e presente di cui andare sicuramente fieri. Il titolo è un action platformer di quelli semplici soltanto all'apparenza, laddove, pad tra le grinfie, si viene subito catapultati in un frullatore di batoste e imprecazioni che tanto riporta alla mente i fasti dei bei sidescroller di trent'anni fa. In occasione dell'uscita del suo primo mini-DLC, Clash of Agents, abbiamo avuto modo di mettere le mani sulla versione Xbox One del gioco originale, disponibile anche su Steam al prezzo di € 14,99.
Improperi spaziali
L'antefatto di Unit 4 è tradizionale. Una pericolosa forza aliena ha rubato un artefatto dal pianeta natale dei protagonisti, ed altrettanti sono stati saccheggiati dalle tribù dei mondi di questo sistema solare fittizio. Per sventare la minaccia, gli agenti della Unit 4 partono con la propria astronave alla volta dei tre astri soggiogati dal nemico invasore. Come il nome dell'agenzia intergalattica suggerisce, il giocatore verrà chiamato a calarsi nei panni di un intrepido quartetto. Nel gruppo c'è un tizio alto e grosso, di colore rosso, capace di sferrare un possente dash orizzontale; un nanerottolo vestito di verde che possiede un rampino utile ad aggrapparsi alle pareti e, quando serve, ad annientare i cattivi dalla distanza; un fantasma giallo che passa attraverso le superfici più sottili, ed è poi in grado di entrare nei corpi dei villain più robusti per paralizzarli; infine Capitan Blu, il "coolest one", l'agente più agile e scattante, l'unico capace di eseguire un doppio salto acrobatico.
Unit 4, scrivevamo, frammenta la propria offerta in tre macro-mondi, ciascuno composto da quattro stage più una boss fight che, a fine corso, attende gli utenti che si sono distinti grazie alla bontà delle proprie performance. I livelli si sviluppano secondo una progressione laterale classica, con un succedersi continuo di piattaforme popolate di nemici robotici da far fuori per lo più saltando loro in testa.
La particolarità del gameplay emerge nella possibilità, in single player, di cambiare da un avatar agli altri tre summenzionati in maniera istantanea, alla semplice pressione di un tasto dorsale del controller. Ecco allora, per esempio, che per spostare una grossa cassa sarà necessario prendere il controllo del Rosso, oppure, per passare indenni certe fasi ad alto rischio di fallimento, potrebbe convenire sfruttare il gancio del Verde o le peculiarità ectoplasmatiche del Giallo.
Dato che poi il personaggio in campo, qualunque esso sia, ci lascia le penne al primo sfioramento con qualsiasi oggetto contundente, che sia lo sparo di un villain o una superficie puntuta. Per volontà degli sviluppatori, comunque, il Blu è certamente il paladino più equilibrato, molto comodo da sfruttare nella stragrande maggioranza delle situazioni. Non è una scelta di game design dissennata, ed anzi consente anche ai videogiocatori meno impavidi di arrivare in fondo allo scenario, in qualche modo.
D'altro canto i restanti tre hanno un ruolo decisivo nel caso in cui si decidesse di puntare al perfect score, per cui la percentuale di completamento del livello sale a seconda di quante monete sparse si riescano ad accumulare prima di giungere al punto d'uscita; monetine e "monetone" che, appunto, richiedono spesso l'uso dei talenti esclusivi per essere toccate.
Avrete notato come quanto scritto fin qui alluda ad una sfida ludica tendente al difficile. In realtà è molto peggio di così: Unit 4 è la tipica esperienza che strappa la cattiveria di bocca con un'enorme tenaglia virtuale. Omaggio purissimo ai vecchi Mega Man e compagnia saltellante, il titolo propone la più infame delle abbinate. Da una parte un level design a dir poco machiavellico, tormento fatto di spuntoni, presse giganti, piane semoventi o scivolose, fasci laser. Dall'altra un platforming sostanzialmente "pixel perfect", là dove un balzo mal calcolato equivale a morte quasi certa, salvo scamparla con qualche wall jump di fortuna.
Gli stage richiedono poi parecchio tempo per essere completati, indicativamente dal quarto d'ora ai venti minuti abbondanti ciascuno, escludendo dal conteggio i minuti necessari a un po' d'inevitabile trial & error. La sfida proposta è insomma parecchio tesa e tosta, ma -per fortuna- nient'affatto disonesta o impossibile da portare a termine. I check point posti lungo il percorso sono infatti frequenti e il control system legato alle movenze dei PG risulta essere assolutamente reattivo, così da premiare quei giocatori che si dimostrassero effettivamente competenti nello schivare le trappole avversarie.
Peccato soltanto per l'impossibilità di spostare la telecamera: non son poche le occasioni in cui, sostando sopra una piattaforma a mezz'aria, non è possibile visualizzare cosa ci sia nel vuoto sottostante, se altre superfici percorribili oppure il baratro senza ritorno. Quando la sconfitta sopraggiunge così, magari a una certa distanza dall'ultimo salvataggio, un pizzico di frustrazione non tarda a farsi sentire.
Quattro contro tutti
Ai setting regolari di Unit 4 si affiancano poi delle varianti che rendono la formula di gioco un tantino più ricca e variegata.
Le boss battle le abbiamo già citate: seguono un'impostazione "à la Davide e Golia", per cui il piccolo avatar in tuta spaziale deve fare i conti con enormi mostri meccanici da abbattere nel corso di tre fasi consecutive, oppure semplicemente scappando.
Dalla mappa dell'universo di gioco è poi possibile accedere a una manciata di divertenti minigiochi, prove rapide a bordo di una vettura con l'inquadratura che scorre in automatico orizzontalmente, in cui è necessario arrivare al traguardo avendo racimolato il maggior numero di soldi possibile. Le monete, per inciso, servono ad acquistare nuovi suppellettili per la propria navicella, ma anche a sbloccare skin dei personaggi sempre nuove, molte delle quali sono citazioni esplicite -e graditissime- all'intero mondo del videoludo e dell'entertainment audiovisivo a tutto tondo. L'aggiunta più sfiziosa alla ricetta di base è però rappresentata dalla possibilità di giocare in modalità multiplayer locale per un massimo di quattro videogiocatori. Il gioco si fa dunque cooperativo, con ogni partecipante chiamato ad impersonare un membro specifico del team quadricolore. In questo caso il titolo sprigiona un piglio da party game inatteso, rimpastando radicalmente le dinamiche dell'esperienza single player e assicurando un po' di caciara a chiunque volesse buttarsi in quest'avventura con un gruppo di amici.
Di Unit 4, a livello puramente ludico, c'è quindi davvero poco di cui lamentarsi. Qualche stonatura, casomai, si potrebbe ravvisare nel suo colpo d'occhio generale. La pixel art dell'opera Gamera è senz'altro ben realizzata, ma il gioco pecca di uno stile artistico del quale è facile dimenticarsi, abbastanza impersonale nel design dei personaggi e nel tratteggio delle ambientazioni che fanno da sfondo all'azione. A margine, è importante segnalare la mancanza di una traduzione in italiano dei testi scritti, che non è comunque un difetto in sé e per sé, tanto più che le parti testuali sono ridotte veramente all'osso.
7.8
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Unit 4Versione Analizzata Xbox OneTributo sincero ai platform game della vecchia scuola, Unit 4 è un prodotto italiano che si distingue da molti congeneri per una realizzazione particolarmente accurata e per una buona varietà contenutistica. La produzione Gamera Interactive non si fa problemi a mettere le cose in chiaro fin da subito, poggiando sul piatto una sfida frenetica, spigolosa, che punisce l’esecuzione approssimativa ma gratifica come poche altre nel caso in cui si riuscisse a dimostrare il proprio valore pad alla mano. Ne consegue che non sia un gioco per chi non è solito avere dalla sua parte una certa dose di pazienza e perseveranza. Gli utenti dalla scorza dura, d’altro canto, non commetterebbero un errore nel dare fiducia a un titolo di genere indubbiamente ben fatto, ulteriore esempio virtuoso di quanto il nostro paese abbia da dire in questo settore.