Recensione Valkyria Chronicles

Una perla rara dal giappone

Valkyria Chronicles
Recensione: PlayStation 3
Articolo a cura di
Disponibile per
  • PS3
  • Pc
  • Switch
  • Una punta di colore nella scala di grigi

    Con un pizzico d'esagerazione possiamo dipingere la corrente generazione videoludica come uno tra i tanti specchi della società e dell'uomo moderno, all'insegna del consumismo, della fretta e dell'apparire piuttosto che dell'essere.
    Anche nel "nostro mondo", infatti, molte tra le produzioni più apprezzate, indicate all'unanimità come capolavori, killer application o con qualsi altraa nomea, fondano la loro forza sulla fredda componente tecnica (priva d'estetica), dimenticando, se non il gameplay, l'arte della narrazione.
    Troppo spesso veniamo passivamente coinvolti in decine d'ore di gioco ricche soltanto di effetti speciali e pseudo colpi di scena interpretati da individui digitali più adatti ad un campo da Football -senza offesa- che a presenziare un set videoludico.
    L'incapacità di raccontare una storia -come un buon libro sa fare- o di colpire artisticamente non è però fenomeno globalmente diffuso sul quale si possa generalizzare.
    Alcune produzioni riescono davvero ad oltrepassare la barriera delle tre dimensioni a schermo, del poligon counting e dei paesaggi texturizzati, fino ad arrivare al cuore dei videogiocatori.
    Nel più recente passato e nel presente possiamo nominare, ad esempio, Loco Roco e Little Big Planet che, nella semplicità e tenera stravaganza della loro cosmesi, hanno saputo raggiungere olimpi ludici inaspettati senza tecnicismi esasperati.
    Il caso odierno è tuttavia un esempio diverso, un titolo capace di unire una ricercata rappresentazione visiva e un solido impianto scenico/narrativo ad un gameplay fitto e complesso, che richiede passione e dedizione.
    Chiusa la premessa è ora di scoprire quel che offre Valkyria Chronicles, tactical role playing game sviluppato da SEGA WOW (già responsabile di House of the Dead e Vampire Night) e disponibile in Europa dal 31 Ottobre, in esclusiva per Playstation 3.

    Cronache di guerra

    Un conflitto senza quartiere. Un mondo tanto immaginario da sembrare intimamente vicino, spezzato in due da sete di potere e conquista nascoste dietro falsi ideali.
    Poi la semplice storia di un battaglione volontario e del suo luogotenente. Amicizia, amore ma anche odio e discriminazione.
    Abbandono effimero -quasi surreale- alle piccole gioie e ai dolori di un'esistenza sospesa ed infine rinuncia al (pre)concetto di "nemico", nella consapevolezza del valore di qualsiasi vita umana.
    Questo il mosaico agro-dolce e a tratti inaspettatamente divertente composto, tassello dopo tassello, da Valkyria Chronicles.

    Europa, 1930.
    Continente simile al nostro solo per conformazione geografica ma profondamente diverso sia in ambito geopolitico che topografico.
    Est e Ovest sono sotto il controllo, rispettivamente, dell'Impero e della Federazione la cui contesa per il dominio globale pare veicolata unicamente dal possesso dell'importantissima Ragnite, minerale dagli infiniti utilizzi.
    Gli equilibri delicatissimi vengono rotti dall'esercito imperiale che, forte di una sostenuta potenza di fuoco, decide di invadere la Gallia, un piccolo stato neutrale collocato a metà tra i due schieramenti, che possiede -suo malgrado- un'enorme riserva naturale di Ragnite.
    Nei panni del neo-archeologo Welkin Gunther, figlio del generale Belgen Gunther -eroe di una guerra passata-, ci ritroveremo bruscamente catapultati in un conflitto di immani proporzioni con il peso dell'eredità paterna sulle spalle.
    Al contrario delle aspettative il giovane Welkin non soffrirà questo peso e, anzi, saprà immediatamente immedesimarsi nel ruolo -datogli senza apparente cognizione di causa- di luogotenente del settimo battaglione delle milizie Galliane.
    Da questo punto in poi si susseguiranno vicende narrate secondo gli stilemi più classici del mondo ruolistico orientale.
    Ogni comprimario entrerà in scena con un proprio carattere ben definito, scontrandosi o incontrandosi con il protagonista e mettendo di volta in volta in luce aspetti diversi della sua personalità e del suo passato.
    Dal punto di vista psicologico ogni personaggio presenta una caratterizzazione completa ed approfondita, varia e mai banale ma soprattutto caratterizzata da una moltitudine di sfaccettature colorate da scoprire nel prosieguo dell'avventura.
    L'incedere dell'intreccio sarà scandito in maniera molto lenta da continue cut-scene, a volte animate a volte caratterizzate dalle sole stringhe di dialogo sottese ai volti dei parlanti, inframezzate da fastidiosi quanto indispensabili caricamenti (nei casi peggiori 10 secondi di caricamento per intermezzi da minuto scarso).
    Tale difetto è parzialmente attenuato dall'organizzazione originale e stilisticamente apprezzabile di tali scene, sistemate alla stregua di fotografie in un libro di storia, la cui autrice -per altro- interviene come narratrice onniscente per approfondire e spiegare alcuni passaggi.

    Un vero e proprio libro game

    Persino il gameplay di Valkyria Chronicles fonda parte delle sue solide e profonde radici nella struttura "a libro" accennata poco sopra.
    Come in molti RPG tattici (s-rpg o t-rpg che dir si voglia), infatti, anche nell'ultima fatica di SEGA WOW non vi sarà alcuna parte dedicata all'esplorazione di villaggi o città né tantomeno all'interazione -libera s'intende- con i personaggi non giocanti.
    Nonostante tutti i dialoghi, tutti i risvolti della trama e tutte le location (di battaglia e sollazzo) saranno presentate in maniera lineare attraverso le pagine del libro, quest'ultimo conterrà anche sezioni collaterali, accessibili in qualsiasi momento tramite comodi segnalibri.
    Troveremo, ad esempio, la capitale: dove reclutare le truppe, spendere i punti esperienza guadagnati per addestrarle, cambiare e modificare l'equipaggiamento ed apportare sostanziali miglioramenti al fedelissimo carro armato.
    Visitare -nell'apposito cimitero- i morti in battaglia e leggere, appese ai muri del municipio, le cronache di una simpatica reporter d'assalto che accompagnerà i nostri eroi in tutta l'avventura.
    Se poi, nel corso dell'avventura, sentissimo il bisogno di chiarimenti ecco venirci in aiuto il glossario, riportante tutta la terminologia utilizzata, ricco approfondimenti su ciascun evento nominato anche una sola volta e accompagnato da un atlante con la topografia dettagliata del mondo.
    Tutto, naturalmente, sottoforma di finestre di navigazione, comode ed estremamente intuitive.
    Ciò che davvero stupisce è la cura maniacale che straripa da ogni più piccolo elemento: in officina, ad esempio, incontreremo due strampalati meccanici, al cimitero un vecchio reduce di guerra, in caserma un ufficiale stakanovista; ognuno pronto, di volta in volta, a fornirci nuovi aiuti e sostegni in un tutorial continuo, perfettamente integrato alla struttura di gioco.
    Nonostante questa fase "passiva" occupi una buona fetta della produzione, il cuore del gameplay rimane sito saldamente nel battle system.
    Valkyria Chronicles offre un sistema unico nel suo genere chiamato BliTZ (Battle of Live Tactical Zones).
    In ciascuno scontro le fazioni avranno a disposizione un massimo di 20 round per centrare un obiettivo prefissato, sia esso l'uccisione completa della truppa nemica, sia l'eliminazione di una particolare unità e sia la semplice occupazione del campo nemico.
    Ad ogni round il giocatore avrà a disposizione i Command Points (indicati come CP), ovvero il numero di ordini impartibili al proprio esercito; il compito principale sarà quindi studiare la situazione iniziale, spiegata nel briefing, per sfruttare nella maniera più redditizia possibile ciascun CP a disposizione.
    Se inizialmente questo sistema si rivelerà abbastanza ostico e complicato, un minimo di dedizione sarà sufficiente per imparare a dosare i Command Points, risparmiarli per i turni successivi e addirittura utilizzarli per cambiare le unità schierate.
    Una volta interiorizzato questo meccanismo sarà bene imparare a conoscere i propri alleati, divisi in classi (scout, fucilieri, cecchini, lancieri, ingegneri) dalle differenti caratteristiche.
    Ogni categoria si differenzierà dalle altre principalmente per capacità di movimento (AP - action points), punti ferita (HP) e potenza di fuoco.
    Gli scout, ad esempio, sopperiscono alla scarsa potenza di fuoco con un'elevatissima mobilità che gli permette di esplorare le zone più recondite della mappa ed individuare i nemici mentre i fucilieri abbinano mole di fuoco a scarsa capacità di movimento.
    Discorso leggermente diverso per cecchini e lancieri, potenzialmente devastanti ma molto limitati in movimento e munizioni (solo 3 per round); diventa quindi indispensabile l'ingegnere, fisicamente molto debole ma capace, grazie anche alla buona mobilità ed alla dotazione prettamente di supporto, di rimpinguare in continuazione le cartucciere alleate.
    Tenendo quindi conto di pregi e difetti di ciascuna unità, dell'avanguardia avversaria e -non dimentichiamolo- della conformazione del terreno, dovremo calcolare alla perfezione ciascuna mossa in maniera tale da concludere ogni scontro il più velocemente possibile.
    La pazienza è in questo caso dote davvero fondamentale, una sola mossa azzardata potrebbe mettere a rischio l'intera operazione: basti pensare che un soldato ferito mortalmente richiederà il tocco fisico di un alleato -con conseguente perdita di tempo e punti azione- per essere portato al sicuro prima della morte definitiva.
    Nonostante tattica e pianificazione, coadiuvati anche da un ottimo e vario level design che presenta una buona varietà di elementi da sfruttare come coperture, offrano possibilità praticamente illimitate e grandi soddisfazioni, il sistema di ricompensa post-missione premierà esclusivamente la velocità d'esecuzione, senza alcun bonus per le uccisioni né malus per le perdite.
    Questo meccanismo, sebbene intacchi solo in parte il gameplay, costringe il giocatore ad operare un'indelicata scelta.
    Da una parte -avendo la facoltà di salvare ad ogni mossa- la ricerca della perfezione, limitando al minimo indispensabile l'azione (non godendosi quindi appieno il profondo gameplay) consentirà di guadagnare esperienza e soldi in abbondanza, tanto da procedere senza intoppi nello storyline principale.
    Dall'altra un approccio blando, rilassato e meno frustrante obbligherà il giocatore a ricorrere -di tanto in tanto- agli skirmish: rivisitazioni delle battaglie già superate senza alcuna implicazione narrativa (e perciò discretamente noiose) utili all'accumulo delle risorse necessarie all'upgrade della propria dotazione bellica, indispensabile per completare alcuni scenari particolarmente ostici.

    Dipinto digitale

    Per descrivere e valutare il comparto tecnico di Valkyria Chronicles non ha alcun senso utilizzare gli stilemi ordinari e prendere in considerazione quella che volgarmente può essere chiamata "forza bruta", rappresentata da quantità di poligoni, risoluzione delle texture e quant'altro.
    SEGA ha confezionato qualcosa di inusuale e di notevole peso artistico.
    La produzione nipponica si avvale del CANVAS engine, un motore proprietario capace di integrare alla perfezione la naturalezza e la cura per animazioni e modelli poligonali con lo stile inconfondibile delle illustrazioni manuali.
    L'effetto globale non è realistico ma nemmeno cartoonesco: si presenta infatti come un acquerello in movimento in cui vorticano personaggi, mezzi ed ambienti disegnati in uno stile che ricorda quello del grande maestro Hayao Miyazaki. Il tutto vivacizzato da una gamma di effetti riconducibile alle illustrazioni acquerellate di un altro pilastro giapponese, questa volta dell'illustrazione cartacea: Takehiko Inoue.
    Inutile precisare che l'effetto globale in movimento è semplicemente toccante nella sua semplicità quanto nella sua profondità, e nella capacità di colpire.
    Bisogna però sottolineare che se questo motore da il meglio di sé in cut scene ed intermezzi parlati deficita leggermente sul campo, quando, pur mantenendo altissima la qualità dell'animazione, perde un po' di mordente e diventa leggermente sgranato.
    Meno d'impatto il comparto uditivo, con campionature ambientali di livello appena discreto ma una colonna sonora azzeccatissima per ciascuna situazione, ritmata ed incalzate durante gli scontri, soave e delicata nei momenti rilassati ed infine grave e cupa qualora faccia capolino una sottile minaccia.
    Il doppiaggio si presenta sia in versione giapponese che inglese: la lingua del Sol Levante è certamente più consona, oltre che per il timbro vocale -insipido in salsa anglosassone-, per descrivere alcune situazioni "tipicamente giapponesi" a cui assisteremo nel corso dell'avventura.
    Utilissimi ed ottimi, da questo punto di vista, i sottotitoli in inglese, capaci di catturare anche le più complesse sfaccettature dell'affascinante idioma orientale.
    Il comparto tecnico di Valkyria Chronicles, insomma, non è di quelli che fanno la voce grossa ma è invece un inno alla raffinatezza ed all'armonia delle sue componenti; l'intenzione è chiaramente emozionare e non stupire utilizzando l'alta definizione e le codifiche digitali di ultima generazione.

    Valkyria Chronicles Valkyria ChroniclesVersione Analizzata PlayStation 3SEGA ha dipinto sul grigio muro della scena ruolistica Playstation 3 un affresco di rara bellezza, un'opera capace di lasciare il segno in molti videogiocatori. In Valkyria Chronicles le salde e collaudate meccaniche del t-rpg si uniscono alla novità del BliTZ, un battle system in grado di offrire un controllo totale sulle proprie unità, ad un comparto narrativo maturo e coinvolgente, raccontato magistralmente lungo i diciotto capitoli componenti l'avventura e ad una rappresentazione scenico-visiva emozionante. Un'esperienza videoludica come poche altre in circolazione, per nulla intaccata dal profondo ed a volte ostico tatticismo che ne permea il gameplay e da un sistema di ranking leggermente rivedibile. La produzione nipponica risulta senza ombra di dubbio una delle migliori esclusive ad oggi disponibili su Playstation 3. E' un vero e proprio delitto riscontrare la scarsa attenzione rivolta al mercato italiano (assenza di localizzazione e persino scarsa reperibilità nei negozi) per un titolo meritevole di stare al fianco -se non al di sopra- di produzioni ben più blasonate.

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