Vampire Swansong Recensione: un thriller tra sangue e vampiri

Vampire The Masquerade Swansong porta in scena un'avventura grafica non priva di pregi, ma che nel complesso purtroppo non lascia il segno.

Vampire Swansong Recensione: un thriller tra sangue e vampiri
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  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • PS4 Pro
  • PS5
  • Nell'immaginario del World of Darkness scorre una linfa vitale animata da un fascino oscuro e irresistibile, che ancora a distanza di anni porta il pubblico a rimpiangere con nostalgia Vampire the Masquerade: Bloodlines. E mentre lo sviluppo di Vampire the Masquerade: Bloodlines 2 arranca rinvio dopo rinvio, il mondo di tenebra è tornato a prendere vita in una serie di spin-off. Di recente, in particolare, gli appassionati hanno potuto scalare i tetti di Praga nel battle royale di Vampire the Masquerade: Bloodhunt (trovate su Everyeye la nostra recensione di Vampire the Masquerade: Bloodhunt).

    Gli sviluppatori di Big Bad Wolf hanno invece preferito virare verso un'avventura grafica da vivere attraverso tre diversi punti di vista. Con Vampire the Masquerade: Swansong ora disponibile su PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S e PC (in esclusiva Epic Games Store), torniamo ad affilare i canini, per scoprire quali intrighi si celano tra le fila della Camarilla di Boston.

    Il canto del Cigno

    La Camarilla di Boston ha una nuova sovrana. Hazel Iversen, più nota come il Cigno, è stata nominata Principe dai principali rappresentanti dei clan di vampiri della città. Alcuni - pochi - l'hanno supportata per sincera fiducia nelle sue capacità, altri - la maggior parte - convinti che una volta al potere avrebbero potuto controllarla. Per sfortuna di questi ultimi, Hazel si è rivelata essere un Principe ben più determinato di quanto preventivato, capace in breve tempo di stringere la Camarilla nel suo pugno di ferro.

    Da quando è salito al potere, in particolare, il Cigno ha intessuto una fitta rete di relazioni con gli stregoni di Hartford, con i quali si prepara a siglare una storica alleanza. Dopo colossali sforzi messi in atto dalla diplomazia vampiresca, è finalmente giunto il momento di celebrare il raggiungimento di un accordo tra le parti. Calano le tenebre e i membri della Camarilla si adornano di abiti sfavillanti, pronti ad una lunga notte di eccessi tra calici ricolmi di sangue e promesse di un controllo sempre più capillare della società statunitense. Ma si tratta di sogni infranti: all'improvviso, un Codice Rosso mette in allerta l'intera comunità di creature della notte. La Masquerade è in pericolo, e i vampiri di Boston sotto attacco.

    Nel tentativo di comprendere se la minaccia arrivi dall'esterno o dall'interno

    della Camarilla, Hazel Iversen decide di affidarsi a tre alleati. Emem, una seducente Toreador alla guida di una rete di club apprezzati da ogni Clan, è la prima personalità della quale facciamo conoscenza. Alla vampira, si affiancano in breve tempo la misteriosa Leysha e l'ombroso Galeb. La prima è senza dubbio il personaggio più intrigante del trio: con un passato avvolto nel mistero, è accompagnata da una bambina vampiro ed è in grado di accogliere visioni relative ad accadimenti futuri. Il secondo è invece un cinico vampiro centenario, fedele al Principe - chiunque egli sia - e disposto a porre la sicurezza della Camarilla di fronte ad ogni suo desiderio personale, anche se profondamente radicato nella sua anima empia.

    Vampiri che non seducono

    Da queste premesse, si dirama un articolato sentiero di intrighi e cospirazioni, che vede il giocatore alternarsi alla guida di ognuno dei tre personaggi. Il passaggio tra Emem, Leysha e Galeb non è libero, ma rigidamente regolato da Big Bad Wolves, che ha suddiviso il titolo in una serie di atti costituiti da tre capitoli, uno per ogni protagonista. Mentre indaghiamo dietro le origini del Codice Rosso che ha colpito Boston, ci ritroveremo ovviamente a scoprire progressivamente anche i trascorsi dei nostri alter-ego.

    Il tutto, purtroppo, procede però con un ritmo alquanto altalenante. Soprattutto nel primo terzo di Vampire the Masquerade: Swansong, la narrazione fatica a decollare, con sequenze esplorative e narrative che non riescono davvero a coinvolgere il giocatore. Un peccato, visto che nella seconda metà la trama generale si fa decisamente più stimolante, assumendo le sfumature di un più avvincente thriller dark fantasy.

    Per quanto riguarda invece le vicissitudini personali di Emem e Galeb, duole constatare come i loro dilemmi non riescano davvero a generare dubbi o incertezze nel giocatore, con la nostra run che è avanzata senza che riuscissimo davvero ad empatizzare con il loro destino. Come già accennato, molto più intrigante è invece la storyline di Leysha, che si muove lungo binari sicuramente più cupi e affascinanti, tra tradimenti e continui giochi di specchi.

    Come per ogni avventura grafica che si rispetti, il fulcro di Vampire the Masquerade: Swansong poggia su di un costante susseguirsi di dialoghi a risposta multipla, tra piccole e grandi decisioni che riescono a influenzare in maniera percepibile il destino dei tre personaggi - che potrebbero anche perdere la vita nel corso delle loro missioni - e della Camarilla di Boston nel suo complesso. Proprio in una buona rappresentazione del cosiddetto effetto farfalla risiede in effetti il merito principale di Vampire the Masquerade: Swansong, che propone di conseguenza un'ampia rassegna di epiloghi molto diversi tra loro.

    Una realizzazione incerta

    A questo pregio, fa però da contrappeso una dose non indifferente di mancanze, tra le quali spicca una componente GDR che non riesce ad assumere una struttura davvero coerente.

    Nel corso delle nostre indagini, potremo raccogliere una serie di punti esperienza, da spendere poi per personalizzare il profilo di Emem, Galeb e Leysha. Parliamo di parametri quali intimidazione, retorica, saggezza o capacità di interazione con strumenti tecnologici, ma anche di abilità più sovrannaturali, che consentono ad esempio di avere visioni connesse a specifici oggetti o di assumere le sembianze di un particolare NPC. Sulla carta, si tratta di un'idea intrigante, che trova evidentemente la sua origine nella versione cartacea di Vampire the Masquerade. Il tutto perde però il suo fascino nel momento in cui si accorge che le occasioni per utilizzare in autonomia le abilità speciali non sono poi così numerose, o quando un circolo vizioso tra scarsità di punti esperienza e difficoltà nell'ottimizzazione di un personaggio finisce per bloccare molte delle opzioni di dialogo teoricamente a disposizione del giocatore.

    A impedire una effettiva immedesimazione dei giocatori nei tre protagonisti ci pensa poi un comparto grafico al di sotto degli standard proposti negli ultimi anni dal genere di appartenenza. I volti dei nostri tre vampiri, ma anche degli NPC, restano infatti inespressivi per la gran parte del tempo, con animazioni facciali poco incisive, se non inesistenti. Anche le animazioni in generale non brillano per qualità, con i movimenti di Emem, Galeb e Leysha che si pongono ben lontani dalla letale sinuosità oscura che dovrebbe contraddistinguere un vampiro della Camarilla.

    L'ambientazione di Vampire the Masquerade: Swansong , da parte sua, riesce complessivamente a restituire il mood cupo del Mondo di Tenebra. Esplorando le varie aree di Boston nelle quali si dipana il thriller vampiresco, ci si può in effetti imbattere in un paio di location dal concept alquanto ispirato, il tutto senza dimenticare un'apprezzabile inclusione di dettagli macabri e a tratti violenti.

    In una particolare sequenza, ad esempio, il massacro che ci ritroveremo di fronte metterà a dura prova l'autocontrollo del nostro vampiro: se non riusciremo a placarne la mente, quest'ultimo sarà assalito da una crescente fame di sangue fresco, che saremo costretti a soddisfare con uno degli esseri umani presenti sulla scena. Il parametro della fame è in effetti una delle poche circostanze che vi ricordano che siete alla guida di una letale creatura della notte, che se non adeguatamente sfamata non sarà nelle condizioni di usare al massimo i propri poteri, con conseguente impossibilità di avere la meglio negli scontri verbali.

    Nota conclusiva per un elemento che ha messo a dura prova la nostra tolleranza nel corso dell'esperienza con Vampire the Masquerade: Swansong, ovvero la dimensione dei sottotitoli. Doppiato in inglese, il titolo presenta una localizzazione in italiano molto ben fatta, ma se giocate su di una TV di medie dimensioni preparatevi a dover faticare non poco per riuscire a leggerla. I sottotitoli - così come tutti i testi in-game -sono infatti davvero molto piccoli e, almeno al momento, non è disponibile alcuna patch che consenta di personalizzarne le dimensioni.

    Vampire The Masquerade Swansong Vampire The Masquerade SwansongVersione Analizzata PlayStation 5In definitiva, Vampire the Masquerade: Swansong rende onore solo in parte al nome che porta. Il comparto narrativo si attesta su livelli discreti, anche se la trama principale fatica a decollare nelle fasi iniziali e la caratterizzazione dei protagonisti può dirsi ben riuscita quasi solamente per Leysha. I trascorsi di Galeb ed Emem non catturano a dovere il pubblico, che difficilmente proverà la dovuta empatia nei confronti dei personaggi, anche a causa di animazioni facciali fin troppo rigide. Vampire the Masquerade: Swansong arriva su PC e console comunque carico di buone idee, indebolite da un'esecuzione non del tutto convincente. La scelta di affondare o meno i denti nell'opera è dunque nelle mani dei nostalgici del World of Darkness, mentre i giocatori in cerca di un'ottima avventura grafica dovranno scendere a qualche compromesso per apprezzare l'esperienza imbastita da Big Bad Wolves.

    6.5

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