Vampire the Masquerade: We Eat Blood Recensione

Vampire The Masquerade torna sotto forma di avventura testuale nascosta in un'app di messaggistica per dispositivi mobile...

Vampire the Masquerade: We Eat Blood Recensione
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  • Mobile Gaming
  • Pc
  • Vampire The Masquerade è stato uno dei giochi di ruolo cartacei più importanti della storia, in grado di coinvolgere numerose generazioni, le quali hanno così finito per appassionarsi ad atmosfere cupe e spesso perverse, contribuendo alla creazione di un immaginario orrorifico che risulta attuale ancora oggi.
    Dopo carta, matita e dadi, Vampire approdò anche al mondo dei videogiochi con alcuni titoli di buona qualità, il più importante dei quali rimane certamente Bloodlines. Sviluppato da Troika e pubblicato da Activision, Bloodlines viene ricordato infatti come un'avventura profonda, capace di entusiasmare un'ampia platea di giocatori, che col tempo ha persino dato vita ad una comunità molto solida, impegnata ad aggiornare e migliorare il gioco anche dopo che il team di sviluppo ha cessato di esistere.
    In seguito e per più di dieci anni Vampire The Masquerade è poi tornato nell'ombra, almeno fino all'acquisizione di White Wolf da parte di Paradox. Se l'annunciato RPG in sviluppo in partnership con Focus Home Interactive è ancora in uno stadio embrionale di sviluppo, il brand è tornato sulle scene con un prodotto decisamente particolare, che strizza l'occhio ai Librogame, cercando però di attualizzarne la formula di gameplay.

    Sete di sangue

    Con l'altisonante titolo "We Eat Blood and All Our Friends Are Dead", il nuovo gioco della serie approda su piattaforme mobile e Steam con una sorta di prologo, che sembra allora suggerire una futura distribuzione episodica. Vista la tipologia di prodotto ed il gameplay, lo smartphone è però la piattaforma più adatta per immergersi in una storia contemporanea che trasla l'immaginario di Vampire ai giorni nostri. Appena avviato il gioco, infatti, sullo schermo comparirà l'interfaccia di un sistema di messaggistica non dissimile da WhatsApp o iMessage, con il nome di un operatore mobile messicano sulla parte superiore della schermata.
    In pochi istanti inizieremo quindi a vestire i panni di Case, un giovane reduce da un party finito in malora: il protagonista si sente infatti del tutto spaesato e contatta pertanto Izzy, un'amica il cui numero è presente in rubrica, per chiederle disperatamente aiuto.
    La narrazione è diretta, in prima persona e strutturata proprio sotto forma di messaggi, che Case invia e riceve mentre cerca di comprendere cosa sta accadendo.
    Ci troviamo effettivamente in Messico, su un autobus diretto verso sud, lontani centinaia di miglia dalla festa alla quale abbiamo partecipato giorni prima e rappresenta l'ultimo ricordo presente nella nostra memoria.

    Senza riuscire far riaffiorare i dettagli di quanto avvenuto nelle notti precedenti, iniziamo a sentirci strani, affamati e con i sensi che, ora dopo ora, sembrano affinarsi ben oltre il livello umano. Lo scambio di messaggi con Izzy ci conferma che anche lei sta vivendo una simile mutazione: alla prima sosta in una stazione di servizio nel deserto, dunque, i nostri nuovi istinti si manifesteranno improvvisamente. Potremo allora decidere di aggredire e mordere l'autista dell'autobus oppure una ragazza che abbiamo conosciuto durante il viaggio, utilizzando un sistema a scelta multipla molto classico, che influenzerà, ovviamente, lo scorrere degli eventi.
    A tutti gli effetti il gameplay alterna fasi di semplice lettura ad altre più interattive, senza aggiungere nessuna novità di rilievo alla formula, se si esclude la possibilità di inviare o ricevere immagini sul proprio cellulare, rappresentate, all'interno del gioco, da artwork molto particolari e pittorici, che ben si adattano alla lugubre narrazione .
    A livello di scrittura "We Eat Blood" si difende molto bene e le situazioni raccontante sapranno coinvolgerci pienamente, con solo un paio di cadute di stile durante l'arco dell'avventura, a causa di avvenimenti talmente grotteschi da risultare quasi fuori contesto.
    Inoltre la vicenda tenderà ad aumentare la propria complessità quando verranno introdotti nuovi personaggi, che incrementeranno di conseguenza anche il numero di interlocutori con i quali potremo scambiare i messaggi. Alcuni avranno poi uno stile di scrittura particolarmente ostico, poiché molto basato sullo slang americano contemporaneo, rafforzato dal tipico modo di comunicare tramite messaggi, ossia con parole contratte e punteggiatura ridotta ai minimi termini.
    La trama si dipanerà quindi in maniera abbastanza articolata, nascondendo sapientemente nelle pieghe delle proprie scelte persino la possibilità di morire, permettendoci però di risalire all'ultimo messaggio ricevuto prima di andare incontro ad un fatidico ed imprevisto game over.

    Vampire the Masquerade: We Eat Blood Vampire the Masquerade: We Eat BloodVersione Analizzata iPhone“We Eat Blood” riprende una formula classica e la contestualizza al tempo presente, sfruttando le chat contemporanee per dare vita ad una trama ben scritta e appassionante. Si tratta però di un'esperienza la cui interattività è ridotta all'osso, poiché le scelte multiple risultano particolarmente limitate e, il più delle volte, una decisione molto avventata condurrà il protagonista verso un'inevitabile morte, senza troppe conseguenze intermedie. A dispetto dei bivi narrativi, quindi, la trama scorre in modo tutto sommato piuttosto lineare. Gli appassionati di Vampire dovrebbero cimentarsi in quest'avventura, però, solo se la loro conoscenza della lingua inglese è di ottimo livello, pena la mancata comprensione dei moltissimi inglesismi e modi di dire che potrebbero penalizzare la piena godibilità della sceneggiatura.

    7.5

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