Vigor Recensione: uno sparatutto free to play dagli autori di DayZ

Bohemia Interactive, a cinque anni di distanza da DayZ, propone un nuovo shooter survival basato sul multiplayer: il free to play Vigor.

Vigor Recensione: uno sparatutto free to play dagli autori di DayZ
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Disponibile per
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Xbox One X
  • PS5
  • L'industria videoludica cambia continuamente, così come tutto il mondo dell'intrattenimento: cicli e mode si susseguono, si rincorrono e si superano, scandendo i gusti e le discussioni dell'utenza. Quando Bohemia Interactive, a cui dobbiamo nientemeno che DayZ, si lancia nello sviluppo di un nuovo shooter dalle tinte survival, la curiosità si accende. Ma i tempi sono cambiati, e proprio da DayZ è nato un percorso che ha portato all'esplosione dei battle royale, ai vari H1Z1: King of the Hill, PUBG e infine Fortnite, che hanno attirato le attenzioni di una fetta enorme dell'utenza. Allo stesso modo anche la categoria dei survival puri ha visto esponenti meritevoli, e in mezzo a questa folla di produzioni grandi e piccole Vigor tenta di ridare lustro ai ragazzi di Bohemia. Riuscirà questo free-to-play a ritagliarsi un ruolo in un mercato così saturo?

    Zona nucleare

    La Norvegia post-bellica è diventato un luogo aspro e decisamente inospitale: i venti muovono le radiazioni ovunque, e i pochi sopravvissuti si sono ritirati in rifugi remoti, dove giorno per giorno stringono i denti. Il giocatore veste proprio i panni di un individuo qualsiasi, un volto senza nome, con una catapecchia come riparo.

    L'unico modo per migliorare la propria condizione di vita è tornare nella aree più popolate nei pochi minuti di tregua tra un'ondata radioattiva e l'altra, ma l'occasione è ghiotta per chiunque: quando il contatore geiger non ticchetta, gli agglomerati urbani norvegesi pullulano di forestieri agguerriti, intenzionati a portare a casa la pelle e il bottino. A qualsiasi costo.

    Da questo pretesto nasce un titolo multiplayer fortemente incentrato sul loot e sulla gestione del rifugio, da ampliare con tutti i materiali raccolti durante le scorribande. Nonostante sia descritto come un "survival", Vigor pone un enorme accento sullo scavenging, ossia sulla ricerca continua di oggetti da accumulare nel proprio deposito.

    Un match tipo, infatti, vede dagli otto ai dodici utenti iniziare la propria partita in un punto a caso delle sette arene disponibili. Non esiste un obiettivo "finale", una vittoria nel senso canonico del termine: in ogni momento è possibile fuggire da un punto di uscita, così come non si è obbligati a puntare verso le zone più calde della mappa.
    Il motivo di cotanta potenziale codardia è da ricercare nella perdita dell'inventario in caso di morte: dal rifugio si seleziona l'equipaggiamento, tra armi e medicinali, e se si perisce, si ritorna a casa privi di tutto. Una gatta da pelare non da poco, e su questo aspetto Vigor imbastisce tutto il pathos ludico e la tensione. Perdere gli oggetti appena raccolti, o peggio, un equipaggiamento costruito ad hoc, rappresenta una ferita dolorosa, e porta a soppesare con attenzione le proprie mosse: ad esempio, ogni area presenta una cassaforte con del loot succulento, e dai battle royale è stato preso in prestito il meccanismo delle consegne aeree casuali.

    Raccogliere questi pacchetti rende l'utente "visibile" agli avversari, e la sopravvivenza un obiettivo arduo da raggiungere. Sfortunatamente, Vigor sembra puntare solo sul concetto di riportare a casa la pelle, lasciando la parte degli scontri a mero accessorio dei match.

    Come detto, nulla vieta di raccogliere poche briciole e sincerarsi di tornare al rifugio in salvo, e tra zone d'interesse poco numerose e un limite di tempo prima dell'arrivo di una nube radioattiva, si è portati ad agire in fretta per raggranellare il possibile. Infine, le arene risultano a volte troppo dispersive per il numero di utenti, e non è complicato fuggire indenni da un match se ci si mantiene a distanza di sicurezza.

    Un progetto fuori fuoco

    A fronte di una struttura largamente sbilanciata verso lo scaveging, c'è anche da aggiungere che il gunplay di Vigor non rappresenta un grande incentivo all'azione: soprattutto agli inizi, le armi disponibili sono poco performanti e precise, nonostante un doppio sistema di mira che ricorda quello di PUGB (potete recuperare qui la nostra recensione di PlayerUnknown's Battlegrounds).

    Si sprecano colpi, o peggio, si viene freddati prima ancora di dire la propria nella sparatoria, tutta a causa dei movimenti goffi del proprio personaggio e di animazioni poco curate.
    Ben più interessante è la parte dedicata alla gestione del rifugio, che presenta menu ampi e numerosi oggetti da creare per ampliare la propria baita e l'arsenale: una volta raccolti i materiali necessari, il rifugio si ingrandisce, e la varietà di strumenti a disposizione del giocatore cresce. Risulta inspiegabile, tuttavia, la scelta di porre un countdown (in certi casi anche di ore) per ottenere le nuove strutture; una meccanica che richiama apertamente i più tediosi free to play su mobile. Le occasioni per spendere moneta sonante non mancano: si parte dalle classiche skin per arrivare alle ormai onnipresenti loot box. Si possono inoltre acquistare "assicurazioni" per il proprio inventario in caso di morte, o un miglior drop rate per il loot. Sebbene il rifugio possa "fabbricare" valuta premium, è indubbio che chi deciderà di pagare sin da subito avrà un enorme vantaggio tattico e bellico rispetto agli avversari. In questo caso, è giusto ribadire che alcuni F2P hanno abbandonato in scioltezza molti dei sistemi utilizzati da Vigor, segnando un cammino più virtuoso che non intacca il gameplay.

    Vigor sembra pertanto un progetto fuori fuoco,che pone utenti in conflitto in arene troppo ampie per garantire una giusta dose di azione, e ammorba la componente gestionale con attese e microtransazioni. Lo squilibrio strutturale che si avverte, in queste settimane ha colpito anche le partite in co-op: non di rado, infatti, un compagno raccolto in rete sceglie di salutare il nostro avatar con una raffica di proiettili a tradimento.

    D'altronde come biasimarli? L'opportunità di trattare il proprio collega come una pignatta senziente è fin troppo ghiotta. In fondo, perché rischiare il mio equipaggiamento in-game quando posso eliminare il mio partner, rubare il suo inventario, e fuggire dalla comoda uscita alle mie spalle? Solo adesso, a distanza di mesi dalla fine dell'early access, sono state aumentate le sanzioni per i traditori, ma si tratta solo dell'ennesimo ingrediente di una ricetta ludica piuttosto raffazzonata.

    Considerazioni che riguardano anche un comparto tecnico non particolarmente solido, a partire dai tempi di attesa - alquanto prolissi - per il caricamento degli asset grafici. Chiaramente parliamo di un titolo low budget, ma è indubbio che, ad eccezione dei fenomeni meteo, Vigor non sia un bel vedere. Fortunatamente il comparto audio si comporta sufficientemente bene, altrimenti sarebbe stato un ulteriore passo falso per un titolo che sembra avere pochissime frecce al suo arco.

    Vigor VigorVersione Analizzata Xbox OneNonostante lo studio alle sue spalle, Vigor appare come una produzione poco allettante: a fronte di un’intuizione discreta come il contesto dei match e la possibilità di agire come sopravvissuti che vogliono tenersi lontano dai guai, quando si toccano gli elementi ludici del titolo si comprende quanto il progetto manchi di un focus unico. Non c’è divertimento nell’attendere sei ore per avere la possibilità di produrre un’arma che, comunque, necessiterà di un progetto e di materiali; non c’è nervosismo maggiore di vedersi uccidere per farsi togliere anche una misera pistola e non c’è nulla di più tedioso di un sistema di microtransazioni obsoleto e ridondante.

    4

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