Virtua Fighter 5 Ultimate Showdown: Recensione del picchiaduro SEGA

Virtua Fighter 5 Ultimate Showdown torna con una nuova veste grafica ed è disponibile gratis per gli abbonati PlayStation Plus.

Virtua Fighter 5 Ultimate Showdown
Recensione: PlayStation 4
Articolo a cura di
Disponibile per
  • PS4
  • PS4 Pro
  • Ogni appassionato di picchiaduro (o di videogame in generale) che abbia mai messo piede in una sala giochi anni '90 ricorda sicuramente l'impatto di Virtua Fighter sul grande pubblico. In un'epoca in cui il fighting game era a tutti gli effetti considerato un genere mainstream, nel pieno del boom dei cabinati, molti ricorderanno lo stupore di fronte al primo picchiaduro realmente poligonale della storia, con una grafica e delle animazioni (per l'epoca) spaccamascella. Ancora oggi non si può non ricordare con affetto il goffissimo "I win" di Jeffrey e le combinazioni velocissime di Jacky Bryant, che facevano la gioia di grandi, piccini e soprattutto dei gestori, dato che spesso quei cabinati richiedevano due gettoni da 500 lire e prosciugavano paghette come se non ci fosse un domani.

    Tekken vs Virtua Fighter

    La visione di Yu Suzuki era avveniristica e cambiò per sempre il modo di concepire l'intero genere beat 'em up. Da lì a poco il grande rivale Tekken portò la sfida su un nuovo livello e le due case produttrici si sfidarono a colpi di sequel ed innovazioni sostanziali al gameplay, che portarono i rispettivi combat system a livelli di eccellenza mai visti prima di allora (a proposito, qui la recensione di Tekken 7). Si può a tutti gli effetti dire che il titolo Sega abbia creato una sotto-categoria del genere fighting game che, al giorno d'oggi, muove milioni di giocatori e professionisti per eventi e tornei internazionali. Con il passare degli anni, la serie Tekken e quella di Virtua Fighter hanno preso strade completamente diverse: il primo ha puntato sulla spettacolarità, con lunghe e mirabolanti combo aeree, Panda combattenti, ninja, samurai e cyborg dotati di lanciarazzi e motoseghe; il secondo sull'ortodossia dell'arte marziale senza fronzoli e fatta di pochi scambi realmente significativi e combo corte ma fulminee, con una complessità di posizioni, stance e varianti senza precedenti.

    Dopo una lunghissima assenza dal panorama picchiaduro, Sega risponde alle pressanti richieste dei fan con una remaster del titolo che ha rappresentato il punto più alto del sistema di combattimento della serie: Virtua Fighter 5 Final Showdown per Xbox 360/PS3. Basterà tuttavia per riconquistare il proprio pubblico?

    Grafica

    La grafica del gioco è sorretta dal Dragon Engine, motore grafico che gli appassionati della serie Yakuza conosceranno molto bene (ecco quindi la nostra recensione di Yakuza Like a Dragon). La resa dei volti e dei corpi dei lottatori risulta soddisfacente: a un primo impatto è sicuramente più ruvida di un picchiaduro moderno come Tekken 7, ma questo non è necessariamente un aspetto negativo. Gli appassionati dei vecchi titoli da sala riusciranno sicuramente ad apprezzare questo look "vecchio ma nuovo" che rinnova ma non sovrascrive lo stile grafico di un titolo che, ricordiamolo, ha quasi 10 anni. Particolarmente apprezzabili sono gli stage, che presentano ottimi giochi di luce e shading, senza per questo disturbare gli scontri o rendere gli scambi poco leggibili.

    L'aspetto che tuttavia fa storcere il naso sono le animazioni delle mosse: queste infatti, al contrario delle texture di corpi e volti dei combattenti, non hanno subito alcun update e risultano identiche alle vecchie controparti console/arcade. Paradossalmente tali animazioni non stonavano più di tanto in uno stile grafico rétro, ma risultano estremamente fuori posto in un contesto di texture ad alta definizione e grafica da "current gen".

    Si tratta di un'opera di remaster al 50% insomma, con uno stacco estremamente netto tra ciò che ha ricevuto un lavoro di restyling e ciò che è rimasto invariato. La User Interface, a sua volta, è estremamente spartana: in particolare le barre di energia, la cui resa è solitamente secondaria e di minore importanza, hanno tonalità così accese e spiccano così tanto da risultare kitch e posticce, sicuramente meno apprezzabili di quelle dell'originale "Final Showdown". Basteranno tuttavia pochi scontri per abituare gli occhi alle non sempre benvenute novità proposte da questa opera di rimasterizzazione e non sentirne più il peso durante i frenetici scambi a base di arti marziali.

    Modalità

    Le modalità proposte da questa remaster sono quelle dei classici picchiaduro ad incontri: Arcade, Classificata Online, Battle Lounge per gli scontri con amici, Personalizzazione e Allenamento.

    I contenuti single player sono davvero scarni e si limitano a un Arcade Mode nel senso più classico del termine, senza un vero e proprio story mode o equivalente. Due graditissimi dettagli testimoniano la particolare attenzione alla componente competitiva del titolo Sega: la presenza di un "loop" automatico di partite dei giocatori online di rank alto già all'interno dei menu di gioco (con possibilità di passare istantaneamente alla modalità full screen qualora una particolare combo o scambio catturi la vostra attenzione) e un dettagliatissimo training mode. Virtua Fighter è il picchiaduro tridimensionale più difficile e tecnico della storia, e una modalità tutorial ben fatta è assolutamente essenziale per insegnare i rudimenti e le peculiarità di un titolo che si distingue nettamente da ogni altro congenere.

    Da questo punto di vista Ultimate Showdown non delude affatto: ogni aspetto del gioco viene spiegato nei minimi dettagli (con una ottima traduzione in italiano) e prevede degli esercizi specifici contro un bot per prendere subito familiarità con ciò che viene insegnato.

    Chiunque abbia la pazienza di leggere con attenzione le spiegazioni e completare tutti gli esercizi uscirà dal dojo con un'ottima infarinatura delle meccaniche del titolo. A corredo di questo ottimo tutorial generale ci sarà una modalità che vi permetterà di scegliere un personaggio specifico e scorrere tutte le (numerosissime) mosse a sua disposizione, con alcune semplici combo d'esempio e video specifici che vi aiuteranno ad eseguire le combinazioni più ardue.

    Il gameplay

    Il combat system a tre tasti (Pugno,Calcio,Parata) storicamente associato alla serie Virtua Fighter è semplice da capire e difficilissimo da padroneggiare, e ciascuno dei 19 personaggi presenti nel roster offre un gameplay realistico, ma variegato. Nonostante si tratti di un titolo estremamente complesso, tutto viene spiegato bene e con chiarezza. La modalità allenamento vera e propria prevede una "frame list" in game davvero cristallina, e include ogni dettaglio possibile sulle mosse dei combattenti.

    Colpi bassi, alti, medi e traccianti (che colpiscono gli avversari durante il movimento tridimensionale) sono riassunti a schermo senza la necessità di mettere il gioco in pausa per scorrere la lista mosse, rendendo l'esperienza di apprendimento semplice ed appagante. Basterà eseguire un qualsiasi colpo per veder comparire a schermo tutti i dettagli necessari a comprenderne funzione ed utilità. La direzione palesemente "eSport" di questa remaster era poi chiara fin dall'annuncio del progetto "Virtua Fighter x esports"". Di conseguenza, il comparto online deve essere necessariamente all'altezza. O forse no...

    Una gigantesca occasione sprecata

    In un mondo sempre più interconnesso e che predilige sempre più la componente "online" a quella "offline", ogni picchiaduro che si rispetti deve necessariamente fare del netcode il proprio cavallo di battaglia e principale "selling point". Ciò è particolarmente vero per Virtua Fighter Ultimate Showdown, dato che il gioco non dispone di modalità single player particolarmente interessanti.

    Mai come in questo caso le opzioni di rete possono innalzare il prodotto oltre l'eccellenza o affossarlo. Purtroppo, in questa remaster si tratta decisamente della seconda strada. Il lato online di Virtua Fighter Ultimate Showdown è, senza ombra di dubbio, una delle esperienze peggiori e più frustranti che si possano avere in un picchiaduro current gen. Partiamo dalla modalità "ranked" che il titolo offre: in seguito alla scelta del proprio personaggio principale e dei soliti filtri (per rango online, connessione e frequenza di disconnessioni) Virtua Fighter 5 ci porterà in training mode e tenterà di accoppiarci, tramite matchmaking, con un avversario di simile livello.

    I gradi sono paragonabili a quelli già visti nella serie Tekken e partiranno da Kyu, passando per Dan fino ad arrivare ai rank più alti dai nomi più fantasiosi ed altisonanti, come Hunter, Barbarian, Destroyer o Doomslayer. Il matchmaking è abbastanza veloce (complice il day 1 ed il lancio del titolo gratuitamente su Playstation Plus) e ci invierà una notifica quando avrà trovato uno sfidante. Non potremo vedere il nome del nostro sfidante ma solo la qualità della connessione, espressa con le classiche "tacche".

    Qui riscontriamo la prima, enorme, anomalia: le tacche non funzionano, o nel migliore dei casi sono estremamente generose. Durante i nostri test abbiamo sperimentato partite discrete e altre completamente ingiocabili, ed erano entrambe rilevate allo stesso modo e con lo stesso indicatore di qualità.

    Poiché l'opera non dispone di un sistema di "blacklist" delle connessioni ad alto tasso di lag, e soprattutto non è in grado di rilevare avversari che giocano in Wi-Fi, ogni partita risulta ben lontana da un'esperienza online pienamente stabile: non c'è modo di capire se andremo ad affrontare una buona connessione o un vero e proprio slide show e quindi non potremo evitare gli abbinamenti scadenti, ma dovremo "subirli" sperando che la partita si concluda nel più breve tempo possibile.

    Il netcode del titolo è un copia-incolla di quello del classico Virtua Fighter Final Showdown: si tratta del pigro delay based netcode che poteva andar bene in epoca Xbox360, ma perde nettamente il confronto con qualsiasi titolo moderno che ha optato per un più performante rollback. In condizioni di rete scadenti, i colpi arriveranno ad avere anche un secondo di ritardo, il che è assolutamente improponibile specialmente in un gioco che fa del just frame e delle reazioni millimetriche il proprio pane quotidiano. Sfidare contendenti che abitano negli Stati Uniti appare quasi impossibile, ma anche testando il gioco tra connessioni italiane, Virtua Fighter non se la cava benissimo, ritardando spesso gli input e causando, nel peggiore dei casi, scatti e jitter.

    In assenza di un sistema di matchmaking stabile, l'unica alternativa per provare ad avere un'esperienza quantomeno godibile è creare una stanza privata e giocare con persone nel raggio di pochi chilometri. Peccato che anche questa soluzione risulti estremamente frustrante, dato che non è possibile invitare direttamente gli amici nella propria room privata. Lo sfortunato combattente virtuale sarà quindi costretto a creare una stanza protetta da password e costringere il proprio amico a cercarla tra quelle internazionali che popolano i server.

    Un netcode delay based, in un'epoca in cui il rollback è ormai diventato uno standard (si pensi ad esempio a Mortal Kombat 11, Street Fighter V o al vicinissimo Guilty Gear Strive che ha già mostrato i muscoli durante le varie beta) è una mancanza ancora più grossa in un combat system frenetico come quello di Virtua Fighter 5, dove un singolo millisecondo può fare la differenza tra la vittoria o la sconfitta e certe mosse sono letteralmente ineseguibili in presenza di lag. Un vero peccato, considerato che la materia prima è di qualità sopraffina: il picchiaduro di Sega è un vero capolavoro e, con un degno comparto online, avrebbe potuto regalare ore, mesi, anni di divertimento.

    Purtroppo, anche qualora decideste di ignorare completamente la componente netplay e dedicarvi al single player, non potrete fare molto più che qualche ora di training mode o qualche partita contro la CPU. Poiché le modalità allenamento sono estremamente ricche ed esplicative, ed Virtua Fighter 5 Ultimate Showdown è gratis su PlayStation Plus a giugno, esplorare il combat system del titolo di Yu Suzuki è un'esperienza affascinante e che vale la pena di essere vissuta da ogni appassionato non solo di fighting game, ma di arti marziali in generale, anche solo per il proprio valore "storico". Purtroppo, il divertimento finisce lì.

    Questa remaster non rende assolutamente giustizia ad un picchiaduro che ha fatto la storia del genere e, ancora oggi, riesce a dare lezioni di stile a molti concorrenti più "giovani". Parliamo dunque di una produzione dedicata esplicitamente al pubblico competitivo ma senza un online funzionante, il che è una gigantesca contraddizione.

    Virtua Fighter 5 Ultimate Showdown Virtua Fighter 5 Ultimate ShowdownVersione Analizzata PlayStation 4Una remastered pigra e senza mordente, pensata per l'online ma con un netcode assolutamente non all'altezza. Una componente online creata con cura avrebbe sicuramente fatto brillare un combat system che rimane solido e divertente a distanza di decenni, riportando finalmente la saga tra i colossi del beat 'em up. Speriamo che Sega abbia imparato la lezione e voglia "fare sul serio" la prossima volta.

    6

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