Warhammer 40,000 Darktide Recensione: brutale e sanguinario ma non perfetto

L'azione e il colpo d'occhio non mancano, la violenza nemmeno, eppure Warhammer 40.000 Darktide non ha colpito pienamente il bersaglio.

Warhammer 40,000 Darktide Recensione: brutale e sanguinario ma non perfetto
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  • Pc
  • Xbox Series X
  • Warhammer 40.000 Darktide è la terza fatica dedicata al franchise di Games Workshop sviluppata dagli svedesi di Fatshark (ecco la recensione di Warhammer Vermintide 2, altro gioco di Warhammer sviluppato dallo stesso studio). Nel caso specifico "fatica" è davvero il termine più adatto, dato che Darktide è stato annunciato nel 2020 e pubblicato solo da poco, dopo un primo stop nel 2021 e una serie di rinvii in tempi recenti, che lo hanno spostato da settembre a fine novembre 2022. L'opera offre un'esperienza solida ma non priva di criticità.

    I modelli, i particellari, le texture e gli effetti di luce sono tecnicamente ottimi e la direzione artistica è di sicuro ispirata. Detto questo, il gioco è stato distribuito con un'offerta contenutistica piuttosto ripetitiva e ancora da ampliare. Ma adesso bando alle ciance e tuffiamoci nei furiosi massacri al centro dell'esperienza.

    Brutale e sanguinario, ma ripetitivo

    Appena entrati in gioco, siamo stati attirati dalle opzioni legate al sanguinamento e lo smembramento dei nemici incontrati. Warhammer 40.000 non è certo un franchise noto per risparmiare ai giocatori una buona dose di violenza e carneficine. Se non altro, quindi, Darktide mette sul tavolo da subito la sua riconoscibile e collaudata identità visiva e ludica, calcando volutamente la mano sui combattimenti efferati e gli ettolitri di sangue a schermo, elementi questi già molto apprezzati in Vermintide.

    Perciò non aspettatevi di diradare le copiose ondate di nemici che ogni missione vi riverserà contro con la dialettica: nel dubbio, un colpo ben assestato di accetta con conseguente decapitazione è sempre migliore. Nonché più soddisfacente, almeno nel corso delle prime missioni, quando l'esperienza non ha ancora mostrato il suo lato più ripetitivo. Se gli attacchi con arma da taglio non fanno per voi, potete sempre scegliere una classe ancora più efferata, che ha una particolare vocazione per gli "spappolamenti".

    D'altra parte, sono quattro le tipologie di personaggio messe a nostra disposizione da Fatshark: Soldato, Psyker, Zelota e Ogryn. Ciascuna è dotata di statistiche uniche, di armamenti propri e, conseguentemente, di differenti ruoli da ricoprire nei gruppi di giocatori. Peccato che, durante le prime missioni affrontate, i punti distintivi delle varie classi si assottigliano fino a scomparire del tutto. Gli avversari incontrati sono infatti talmente facili da sconfiggere che non servirà adoperarsi troppo inventando strategie particolari, o adottando combinazioni di classi più performanti che invece più avanti, quando si superano le tre tacche di difficoltà, cominciano a diventare indispensabili. Si percepisce bene però, a qualunque grado si stia giocando, quando in squadra manca un torreggiante Ogryn. Il grande gigante non troppo gentile diventerà il vero motore di ogni assalto, l'unico elemento capace di sopravvivere a determinate offensive di nemici di livello elevato, nonché una classe con altissimi valori di danno istantaneo sia corpo a corpo sia a distanza. Il discorso è inverso per gli Psyker, che per quanto ci riguarda rappresentano più un rischio alla riuscita delle missioni che un valore aggiunto.

    Evidentemente sono stati sfavoriti da un power level generale troppo basso: anche se riescono a infliggere ingenti danni in breve tempo - contro i nemici Elite sono anche più efficienti degli Ogryn - sono "cannoni di vetro" che vanno in pezzi dopo pochissimi colpi subiti. La classe Soldato invece è la tipica soluzione "tuttofare", dotata di buoni danni a corta e media distanza, armata di granate incendiarie e discretamente resistente agli attacchi degli opponenti. Gli Zeloti, infine, hanno bisogno di tempo e missioni per ingranare la marcia più alta, dato che diventano davvero letali solo una volta sbloccati alcuni talenti e armi capaci di massimizzare la loro brutalità nel corpo a corpo.

    Ferme restando le differenze appena descritte, si percepisce in Darktide la necessità di un bilanciamento ulteriore tra le classi, per impedire che, specialmente a livelli alti, si vengano a creare situazioni poco stimolanti; partite in modalità abbinamento casuale, per esempio, che non si possono vincere perché non c'è un Ogryn, o perché il vostro Psyker continua a venire ucciso a ripetizione. Giocando con un gruppo di sconosciuti, inoltre, mancano sufficienti interazioni "sociali" e, a livelli di difficoltà elevati, può non bastare avere solo un "ping", di fatto l'unico strumento offerto ai player non in gruppo con cui segnalare la direzione verso cui muoversi o sparare.

    Specialmente per le missioni più difficili, affrontabili dopo diverse ore di gioco, la cooperazione tra membri della squadra è allo stesso tempo stimolante e indispensabile: da soli si muore in fretta e si costringono gli alleati a compiere disperate operazioni di salvataggio per riportarci in vita. Questo, però, significa che chiamare tre amici che sappiamo per certo si dedicheranno a build avanzate e diversificazione delle classi diventa quasi una scelta obbligata. Se sia un pro o un contro, in realtà, sta al singolo giocatore deciderlo.

    Noi ci limitiamo a constatare che già dal terzo livello di difficoltà serve molta più coordinazione tra gli alleati, un'attenzione più marcata alla definizione delle build e un buon grado di conoscenza dei Boss incontrati e degli stage proposti. Che non sono moltissimi, per ora, ma ci sono sembrati tutti ben progettati. Se solo fossero stati di tipologia più varia, il verdetto finale su Darktide sarebbe stato molto diverso. Purtroppo, anche le missioni affrontabili sono tutte troppo simili, o comunque percepibili come tali.

    Nonostante lo scopo di ogni incursione che effettuiamo sia più o meno diverso, infatti, dopo poco la differenza tra i vari incarichi si assottiglia. La soverchiante mole di nemici da affrontare, i loro pattern di movimento, la "distanza di aggro", gli armamenti e persino le vesti - molto simili tra loro - degli avversari: tutto contribuisce a far dimenticare alla squadra il vero focus della missione, che si trasforma in una mera corsa a chi uccide i bersagli che vede di fronte a sé, solo per raggiungere il prossimo check point e ricominciare da capo, fino al termine del livello.

    A distanza, o corpo a corpo?

    Darktide offre al giocatore un gameplay molto più bilanciato di Vermintide, specialmente nella scelta tra armi da fuoco e colpi fisici. Gli sviluppatori avevano dichiarato di voler raggiungere un perfetto 50% di utilizzo per entrambe le modalità di offesa nel corso delle missioni, e così è stato. La distribuzione delle munizioni non è generosissima, per esempio, e se non si fa attenzione a gestirle si finisce a dover ricorrere obbligatoriamente al corpo a corpo. Inoltre, mentre ci troviamo nel mezzo del fuoco incrociato la nostra mira si fa più imprecisa, costringendoci a scivolare via e ricorrere a coperture.

    Ci sarebbe impossibile negare i momenti di soddisfazione vissuti cercando di padroneggiare le varie movenze del personaggio da noi selezionato, tra una doccia di sangue e una corsa contro il tempo circondati da adepti del Caos corrotti. Il gunplay è ben differenziato in base all'arma scelta, gli attacchi fisici si sentono sia quando sono inflitti sia quando sono subiti e i movimenti dei guerrieri, diversi in base alla loro fisicità, risultano piuttosto credibili (per quanto a volte siano un po' legnosi). Il problema è che più si avanza tra le missioni, più ci si rende conto che la fatica di apprendere non è commisurata agli effetti in gioco, dato che i comandi basilari sono più che sufficienti per la maggior parte delle missioni iniziali. Mentre per vincere quelle complesse è più importante un buon equipaggiamento che un variegato utilizzo delle movenze avanzate. Infine, pur sapendo che non è quello il focus principale di un titolo come Darktide, per un gioco che parte in modo convincente, con una serie di filmati stimolante e una rocambolesca fuga da un carcere spaziale, è un peccato non approfondire i temi trattati con una vera e propria narrazione.

    Atterrati nell'hub che ci farà da casa per il resto dell'avventura, infatti, di momenti memorabili ed epici come quello del tutorial finiremo per viverne pochissimi. Li sostituiscono brevi cinematiche che portano avanti un flebile pretesto narrativo, utile solo a sbloccare nuove strutture nell'hub. A tal proposito, non comprendiamo i costi così elevati degli elementi estetici, specialmente in un titolo cooperativo online, basato quindi sull'interazione con altri giocatori e su protagonisti modificabili tramite un buon menù di personalizzazione; non solo del volto e del corpo, ma persino della storia pregressa del nostro personaggio.

    Darktide, infatti, arriva quasi a scrivere una mini-biografia del nostro combattente, raccontandoci una serie di esperienze che può o meno aver vissuto, dove è nato e che percorso ha avuto la sua vita nell'Impero degli Space Marine. Purtroppo, però, poco importa da quale pianeta veniamo, o quale setta ci abbia insegnato quale orribile mantra se poi, durante le missioni, nessuno ha modo di accorgersi della differenza.

    Un gioco dal grande impatto visivo

    Avrete capito che di Warhammer 40.000 Darktide ci ha stupito soprattutto il comparto tecnico e artistico. Nel corso della nostra prova su PC (a tal proposito, ecco i requisiti PC di Warhammer 40.000 Darktide) , anzitutto, è rimasto saldamente ancorato sui 60 fps minimo, in 2K, con una configurazione di medio-alto profilo. Il gioco eccelle soprattutto quando ci lancia in spazi angusti e corridoi bui.

    Le frequenti orde composte da un numero di nemici degno di un videogioco musou sono infatti ancora più impressionanti e minacciose quando emergono dal buio: con solo una flebile lama di luce che filtra da un piccolo lucernario a renderli visibili, la polvere in sospensione nell'aria e i primi schizzi di sangue che diventano presto una scrosciante pioggia di urli e lamenti. L'alternanza luce e ombra diventa quasi strutturale in Darktide, elemento imprescindibile nella costruzione di un'innegabile atmosfera decadente e perfetta per gli eventi narrati; la storia non è sempre raccontata in maniera diretta tramite sequenze d'intermezzo, e basta porvi l'esempio della voce del comandante che risuona nelle cuffie dei giocatori per dirigerli verso il prossimo obiettivo. A volte alcuni eventi succedono e basta, sullo sfondo, senza interrompere il gioco con una cut-scene e aumentando il feeling di immedesimazione nel flusso ludico. Non accade di frequente, purtroppo, ma quando la navetta di estrazione attracca al molo spaziale di una città sotterranea, mentre i suoi faretti fendono l'aria densa del dungeon che abbiamo appena attraversato gridando in silenzio "vieni qui", non si può restare indifferenti.

    Sfortunatamente, nemici e texture dei livelli condividono troppo spesso palette di colori che si sovrappongono, rendendo difficili da distinguere i contorni degli avversari da colpire, soprattutto per chi ama le offensive a distanza. Inoltre, tolti alcuni avversari più grandi e vari che definiremmo quasi Boss, dato che hanno la classica barra della vita "a tutto schermo", abbiamo notato varie sequenze consecutive di opponenti identici: sia all'interno di un unico livello, che nel susseguirsi di più stage differenti.

    Peccato, perché ci sarebbe stato ampio margine per utilizzare design macabri e spaventosi (qualcuno ha detto Tiranidi?) che fanno parte del canone di Warhammer 40.000, tratti che forse vedremo sfruttati in futuri update e DLC? Chissà. Intanto, la scarsa varietà di nemici che ci viene proposta è abbastanza deludente. Un'ultima nota, di merito, va però assegnata all'accompagnamento musicale e agli effetti sonori in generale: indossate le vostre cuffie migliori e preparatevi a ritmi incalzanti e suoni direzionali intensi e spaventosi.

    Warhammer 40,000: Darktide Warhammer 40,000: DarktideVersione Analizzata PCWarhammer 40.000 Darktide è un titolo che ha bisogno di più contenuti e qualche aggiustamento. Graficamente è eccellente e i giochi di luce e ombra, in particolare, rendono alcuni momenti addirittura memorabili. Però, il bilanciamento tra le classi è da rivedere, così come l’economia in-game e il costo degli elementi estetici. Ad ogni modo, quando vissuto con un manipolo di giocatori in collegamento, Darktide riesce a farsi apprezzare al meglio ma in alcune ore l'ombra della ripetitività si fa sentire. Quanto alla lore di Warhammer 40.000 il gioco ne è pregno, ma rimane una radiazione di fondo udibile e non influente. Il lancio su Game Pass può aiutare a sostenere l’esperienza sul breve periodo, quando l’effetto novità è ancora caldo ma è chiaro che la produzione avrà bisogno di un degno supporto da parte degli sviluppatori per continuare a intrattenere il pubblico.

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