Warhammer Vermintide 2 Recensione: la fine dei tempi

Dopo il grande successo di End Times Vermintide, Fatshark torna con Vermintide 2: siete pronti per una nuova avventura nel mondo di Warhammer?

Warhammer Vermintide 2 Recensione: la fine dei tempi
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  • Pc
  • PS4
  • Non è trascorso molto tempo dall'invasione Skaven di Ubersreik, la città in cui si svolgevano le vicende del primo Vermintide. Impotente di fronte all'inarrestabile sciamare di ratti, uno degli ultimi baluardi dell'Impero alza bandiera bianca e viene sommerso dalla famelica prole murina. Anche i cinque eroici protagonisti vengono catturati e trasportati nei sotterranei della fortezza di Helmgart, divenuta ormai una fatiscente base degli uomini ratto. Grazie ad un prologo narrativo nei panni di Marcus Kruber (il soldato imperiale) che funge anche da tutorial, si scopre che gli Skaven e i seguaci del dio Nurgle hanno stretto un fragile patto per devastare con ancor più celerità l'impero degli uomini. Costruito per ordine di Rasknitt, scaltro Veggente Grigio del clan Fester, nelle profondità della terra romba infatti un immenso Skittergate, un ammasso di ferrame ed energia warp in grado di trasportare le orde della Norsca in terra imperiale in un batter di ciglia. L'impavido quintetto riesce a fuggire dalla prigionia grazie all'intervento di Olesya Pimenova, una maga di Kislev già apparsa in alcuni livelli del predecessore, e si rifugia in una piccola rocca montana al sicuro dalle orde del Caos. Da lì pianifica la riconquista di Helmgart e la distruzione dello Skittergate.

    La duplice intesa

    Non fatevi ingannare dalle premesse, perché a parte un incipit più inquadrato ed alcuni passaggi in cui il plot si sporge timidamente, la narrativa di Vermintide 2 si mantiene sul medesimo livello del predecessore. Rimane quindi sottotraccia, avanza quasi senza farsi sentire e non elargisce mai colpi di scena degni di nota. Più che di una storia vera e propria, possiamo parlare invece di un sottile filo rosso che tiene insieme un patchwork di livelli altrimenti totalmente indipendenti l'uno dall'altro. Nulla di anomalo, se consideriamo che la maggior fonte d'ispirazione per il gioco di Fatshark è proprio quel Left 4 Dead che dal suo lancio nel 2008 ha contribuito alla nascita di un vero e proprio sottogenere. Eppure vi confessiamo che ci sarebbe piaciuto assistere ad una "campagna" un po' più guidata, con qualche guizzo di scrittura, qualche evento capace di rompere il tran tran quasi meccanico della successione dei livelli.

    Ma nonostante tutto, sempre tenendo a mente le necessità di design, non c'è troppo da poter recriminare a Vermintide 2 sotto questo aspetto. I fan di Warhammer Fantasy saranno costantemente pungolati da riferimenti a luoghi e personaggi celebri, tutti gli altri potranno invece godere dei simpatici (e numerosi) scambi di battute tra compagni di squadra, che delineano il carattere di ognuno dei personaggi. Kerillian, l'elfa dei boschi, è scorbutica ed arrogante, ma sa apprezzare i gesti di prodezza marziale. Sienna è una maga estremamente potente e conscia di essere una vera forza della natura. Bardin non nasconde il tipico carattere nanico, lasciandosi andare in imprecazioni alle divinità quando il campo di battaglia s'accende. Marcus è un soldato dell'Impero che non rinuncia mai al suo rigore battagliero, preferendo l'efficienza piuttosto che le inutili ciance. Victor è invece un cacciatore di streghe con il vizietto di sfoggiare un'irritante supponenza: son tante le volte in cui avremmo voluto tirargli un sonoro manrovescio. Insomma, tra l'ennesimo grugnito di Bardin, l'insulto creativo di Kerillian e il delirio d'onnipotenza di Sienna, le traversate per i tredici livelli di gioco saranno di sicuro più ricche e piacevoli, almeno finché le battute non si saranno esaurite del tutto.

    L'animo dei Giusti

    Warhammer: Vermintide 2 si configura come un'evoluzione del predecessore sotto ogni aspetto, di conseguenza tutte le prodezze artistiche e tecniche del primo capitolo si ripresentano con ancor più possanza. Non sbaglieremmo se dicessimo che i punti di forza dei giochi di Fatshark hanno sempre orbitato nel campo dell'audiovisivo, nonostante il gameplay sia comunque affinato e forte di un buonissimo feedback.

    I nemiciWarhammer: Vermintide 2 ha un roster di nemici molto più vario del predecessore. Gli Skaven schierano i deboli e male armati ratti del clan, ai quali è affidata la maggior parte delle operazioni belliche. Spesso sono accompagnati dai corazzati Ratti d'Assalto, nella loro versione con alabarda o nel nuovo, e decisamente più temibile, assetto con spada e scudo. Troviamo poi gli infidi Globardieri del Vento Venefico, che scagliano una mortale nube di fumi acidi, pericolosissime Ratling Gun, mitragliatrici capaci, se non contrastate, di infliggere un impressionante quantitativo di danni, e i Lanciafiamme Warp, che vomitano sul campo di battaglia una distruttiva lingua di fuoco verde. Infine troviamo i fastidiosi Skaven Packmaster, capaci di catturare il giocatore e di impalarlo con la loro asta, gli altrettanto tediosi Monaci della Peste, dotati di attacchi estremamente potenti, e i Ratti dei Vicoli, assassini invisibili e scattanti che balzano velocemente sull'eroe più vicino. Il Caos, invece, introdotto ex novo in questo capitolo, si appoggia principalmente su predoni armati con spade, mazze e scudi. La fanteria più potente è rappresentata da guerrieri armati d'ascia e soprattutto dalla stazza degli imponenti e corazzatissimi Prescelti. Chiudono il cerchio i Leech, stregoni che bloccano e succhiano l'energia vitale di un eroe, e i Blightstormer, che invece evocano un imponente tornado di magia che si sposta nella mappa di gioco inghiottendo nemici ed alleati. I miniboss sono invece quattro. Tra gli Skaven troviamo un paio di bestiacce figlie dell'ingegneria genetica del clan Moulder: il già noto Rattogre, un possente ratto gigante, e la sua versione corazzata e con dei lanciafiamme warp montati su entrambe le braccia: lo Stormfiend. Il Bile Troll è una nuova e disgustosa bestiaccia in forza tra l'sesercito di Nurgle: è armato con un'ascia e vomita costantemente bile fetida sugli aggressori. La Chaos Spawn non è meno ributtante: si tratta di un ammasso sproporzionato di bocche e tentacoli, programmato per uccidere e divorare qualsiasi creatura sul suo cammino.

    Ma anche il più cesellato dei sistemi ludici lascerebbe il passo ad una costruzione delle mappe, sul piano estetico, davvero da pelle d'oca. Rammentate gli scorci più attraenti del precedente Vermintide? Qui si trovano livelli che sono in grado di superare, ed anche di diverse spanne, le mappe più intriganti del passato. Ci sono sudici santuari dedicati al dio Nurgle, dove i fetidi miasmi dei cadaveri in decomposizione e le propaggini tumorali della corruzione caotica danno vita ad un ambiente marcio e decadente. Non mancano fortezze imperiali sotto assedio, un'enorme tempio in cui troneggia la statua di Sigmar, un luogo di culto nelle profondità della terra ed un'antica città nanica infestata dalle cadenti e fetide baracche degli Skaven. Si potrebbe andare avanti così ancora per molto, solo per farvi capire quanto abbia lavorato la fervida fantasia degli autori e quanto fedelmente sia stato riprodotto l'universo dark fantasy griffato Games Workshop. Ma alla bellezza visiva e, se volete, anche un po' statica delle ambientazioni che ospitano i livelli di gioco, non si può sottrarre la beltà delle battaglie, lo sciamare inconsulto di centinaia di ratti spelacchiati o di norsmanni urlanti, mentre su di loro si abbattono fendenti, magie e proiettili. La farragine di sangue, arti e grida strozzate esplode in un tripudio di galvanizzante bellezza, mentre la musica incalza e risuonano i corni da guerra o le campane Skaven, i tremendi araldi dell'invasione. In tanto chiasso audiovisivo si cela l'anima di Vermintide 2, quella forza che sospinge anche l'insofferente alla sua terza run, e che dona una sensazione d'assuefazione nello "strappo" che precede la visione di un corpo sanguinante tranciato in due.
    Le pugne più fitte si svolgono in un'apnea di sangue, e possono essere combattute anche pervasi da uno stato d'ebbrezza che lascia poco spazio al pensiero razionale. È tuttavia attraverso quest'ultimo che si riesce a completare un livello senza rimetterci la pellaccia: la geografia delle mappe, infatti, è variabile e richiede d'esser studiata per imbastire difese efficaci contro le orde che, sovente, ci correranno incontro. Le strettoie vanno a nozze con gli ammassi confusi di schiavi, gli spazi aperti sono preferibili contro i nemici di grande stazza o i miniboss - che ora hanno una barra vitale ben visibile sullo schermo. Ogni elemento va tenuto in considerazione, e può fare la differenza tra un trionfo e un degradante capitombolo.

    I livelli sono anche ricchi di anfratti segreti dove scovare dei tomi o dei grimori (i quali affliggono, quando raccolti, un pesante malus alla vita dei giocatori), entrambi utili per migliorare la qualità delle ricompense a fine partita. L'esplorazione viene premiata anche con il reperimento di cure, bombe, munizioni e pozioni magiche con diversi effetti benefici, elementi, questi, assolutamente indispensabili per la sopravvivenza del gruppo. Il level design, quindi, riesce a valorizzare le diverse situazioni di gioco, anche se la mancanza di elementi in grado di differenziare più nel profondo la progressione (gli unici grandi "unicum" sono i livelli con il boss alla fine di ogni atto) sposta l'attenzione più sulla variazione tematica tra l'una e l'altra mappa, piuttosto che su quella strettamente legata alla sua conformazione. Una nota a fine paragrafo ce la riserviamo per citare alcuni problemi di natura tecnica: ci son capitati vistosi bug all'illuminazione, al ragdoll dei nemici e abbiamo notato qualche incertezza del framerate nelle situazioni più caotiche. Fatta eccezione per questi ed altri bug ben più gravi - tra cui crash improvvisi della partita - localizzati soprattutto nel livello finale, il motore di gioco ci ha sorpreso per la sua scalabilità: anche a medio, con un sistema che comincia a sentire il peso degli anni, Vermintide 2 si è comportato più che bene, peraltro sfoggiando un dettaglio decisamente buono.

    Il fervore dei Puri

    Il discorso si fa molto più complicato quando ci si comincia ad addentrare negli anfratti del sistema ludico del titolo di Fatshark. Fondamentalmente per due motivi: innanzitutto l'impostazione da RPG, seppur non eccessivamente stratificata, porta con sé una serie di sfumature e dettagli non trascurabili - sempre che si voglia andare oltre la "prima run" -, molti di questi totalmente assenti nel primo capitolo.

    Il secondo motivo è invece legato all'"arco vitale" di Vermintide 2: il costante supporto con contenuti post lancio è essenziale per mantenere il gioco funzionante e per limitare il naturale esodo di giocatori. Lo sforzo teso ad arginare tale emorragia, che invece ha colpito senza pietà il predecessore, si nota soprattutto in una serie di aggiunte volte ad allungare la permanenza degli utenti e a spingerli a sperimentare con nuove build. Di certo la novità più vistosa riguarda le "carriere", tre diverse classi disponibili per ognuno dei personaggi giocabili che modificano gli eroi non solo nell'aspetto esteriore, ma anche nelle abilità e nella possibilità di utilizzare alcuni pezzi d'equipaggiamento specifici. Intorno a questa aggiunta, che permette di trasformare Victor in uno Zelota o Bardin in uno Sventratore, c'è tutta una serie di ulteriori innesti: un albero di talenti ed effetti passivi diversi per ogni carriera, e un'abilità attivabile in battaglia, anche questa diversa per ogni classe. Chiaramente le carriere e i talenti si sbloccheranno con l'aumento del livello del personaggio, così da innescare un meccanismo che fa della ripetizione continua delle missioni - magari a livelli di difficoltà sempre più elevati - il suo perno centrale.
    C'è sempre qualcosa di indelicato nel grinding, soprattutto se si accetta di abbracciarlo rifiutando consapevolmente il divertimento. La combo tra prodezze estetiche eccezionali, buona differenziazione tra classi e un loot system rinnovato (di cui parleremo a breve), riesce comunque a rendere il secondo o terzo "giro" ancora interessante. Ma Vermintide 2 sfiorisce molto in fretta, si "brucia" letteralmente a seguito di una galvanizzante prima run e dopo un'altra breve serie di partite con personaggi diversi. Non regge insomma i ritmi di chi è abituato a dedicare centinaia d'ore ad un gioco fortemente incentrato sulla reiterazione di meccaniche, non senza risultare sgradevolmente ripetitivo, almeno. Sebbene, e ci teniamo a ribadirlo con forza, la situazione rispetto al primo Vermintide sia migliorata enormemente. Insieme alle carriere, è proprio la revisione del loot system ad aver garantito nuova linfa vitale alla giovane creatura di Fatshark. Salutato definitivamente il pessimo sistema basato sui Dadi di Ranald del primo capitolo, che elargiva ricompense piuttosto misere, sia in quantità che in qualità, ora i pezzi d'equipaggiamento si otterranno aprendo delle lootbox, ognuna contenente tre oggetti di differente rarità dedicati al personaggio selezionato in quel momento.

    Il rifugioIl nuovo rifugio presente in Vermintide 2, una piccola fortificazione situata nelle montagne nei pressi di Helmgart, è di dimensioni sensibilmente superiori rispetto alla contenuta taverna della Luna Rossa, nel primo Vermintide. Sebbene sia diroccata ed in alcuni punti persino impraticabile, la fortezza mantiene intatto il suo fascino austero e può essere abbellita persino con degli elementi estetici (la CollectorHaposs Edition introduce, ad esempio, una statua che raffigura Sigmar). Una volta che uno degli eroi nel roster ha raggiunto il livello dieci, inoltre, si sbloccherà unHaposintera stanza dedicata al personaggio in questione, che sostituirà il giaciglio improvvisato allestito nel salone centrale. UnHaposinteressante aggiunta che rende sicuramente più gradevole la permanenza.

    Ce ne verrà donata una ad ogni passaggio di livello ed un'altra al completamento di una missione. La qualità degli oggetti contenuti in quest'ultima dipenderà dal numero di collezionabili trovati in partita e da altri bonus, tra cui uno, denominato "Benedizione di Ranald", che sarà assegnato completamente a caso. Tutti i pezzi d'equipaggiamento avranno una nuova statistica denominata "Potere Eroe" (molto simile al "Livello Potenza" di Destiny 2), un indicatore che qualifica la "forza" del nostro personaggio (nello specifico indica il grado di output damage, di cleave e stagger). Un Potere Eroe alto permette di accedere a nuovi livelli di difficoltà, e di conseguenza di allungare le mani su un loot migliore. I più temerari possono invece mettere alla prova le proprie abilità attivando le "Imprese", delle partite in cui il team è costretto a subire pesanti malus: si soffre, ma perlomeno la ricompensa è succosa. Non va però trascurato il sistema di crafting, grazie al quale creare nuovi oggetti, modificarne il livello di rarità, cambiare i loro effetti passivi - il Potere Eroe rimane lo stesso - e persino mutarne l'aspetto esteriore attraverso delle illusioni. Le tipologie di strumenti mortiferi sono discretamente numerose e tutte dotate di un moveset ben differenziato, ma esteticamente non brillano in varietà. Ecco, se proprio dovessimo fare una richiesta al team di sviluppo sarebbe quella di implementare nuove illusioni per le armi e di introdurre costumi inediti per ogni classe, d'altronde anche l'estetica riveste un ruolo importante. E Fatshark lo sa bene. Speriamo quindi che il supporto post lancio si riveli succoso: in questo senso sarà interessante vedere come si comporterà la community una volta che saranno aperte le porte dello Steam Workshop.

    Warhammer: Vermintide 2 Warhammer: Vermintide 2Versione Analizzata PCWarhammer: Vermintide 2 è il miglioramento, sotto qualsiasi punto di vista, del già valido predecessore. Un miglioramento che valorizza i punti di forza storici, e stiamo parlando di una dimensione estetica davvero da pelle d'oca, per quanto curata e fedele alla licenza, e lima, senza però farle sparire del tutto, le magagne del primo capitolo. Il titolo di Fatshark è assolutamente magnetico la prima volta, poi sfiorisce, perde progressivamente fascino e viene oscurato da un livello di ripetitività che si gonfia rapidamente insieme alle ore di gioco. Nonostante tutto, la carrellata di nuovi contenuti, tra cui ricordiamo un nuovo sistema di loot, le orde del Caos e tre carriere per ogni personaggio, prova almeno a migliorare la situazione. E ci riesce. Giocato con un party di amici, Vermintide 2 è insomma un'esperienza che vale la pena provare. Le ore passate a spappolare crani di uomini ratto o ad organizzare improvvisate difese contro le soverchianti maree di nemici fluiranno rapide, vedrete. Ma alla fine, quando al portone busserà inesorabile la ripetitività, rimpiangerete di non avere a disposizione altri livelli in cui menar le mani.

    8

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