We. The Revolution Recensione: grida la rivoluzione

We. The Revolution è un'esperienza interattiva profonda e coraggiosa, che però ospita alcuni problemi di sceneggiatura piuttosto lampanti...

We. The Revolution Recensione: grida la rivoluzione
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  • La Rivoluzione Francese è senza ombra di dubbio uno degli eventi più importanti della storia dell'Occidente: un'epoca di straordinarie battaglie civili, giuridiche, sociali e culturali, conquistate con le migliaia di vite sacrificate da parte degli uomini e delle donne che le hanno combattute. Data la ricchezza delle sue storie, dei suoi personaggi e delle sue conseguenze, la Rivoluzione Francese è stata da sempre uno dei contesti preferiti del mondo dell'arte, ma il medium videoludico ha sempre faticato nello sfruttare quest'ambientazione.

    I motivi sono molteplici, a partire dalla scarsa adattabilità alle interazioni ludiche di un'epoca basata più sugli intrighi da dietro le quinte che su violente battaglie militari. Con il loro We. The Revolution, i polacchi di Polyslash hanno cercato di mettere in scena la loro visione interattiva della Rivoluzione Francese, elaborando una struttura sistemica molto complessa e sfaccettata, con la quale potremo interagire per direzionare lo sviluppo delle vicende del conflitto civile.
    Tra ottime idee e squisite messe in scena, l'obiettivo viene raggiunto con fermezza e qualità, al netto di una serie di inciampi che diventano particolarmente evidenti in alcune sequenze.

    Alexis Fidele, il giudice

    Alexis Fidele è un benestante borghese parigino, che provvede alla sua famiglia grazie agli studi in giurisprudenza, che gli hanno permesso di diventare uno dei giudici della grande metropoli francese. Come tutti gli uomini dell'epoca, dopo il lavoro si dedica alle donne, al vino e ai dadi, non sempre in quest'ordine. Inizialmente, la Rivoluzione non lo colpì direttamente, dato che l'odio più profondo veniva covato verso le classi aristocratiche o dall'immensa ricchezza, e lui era solo il figlio di un semplice mercante.

    Allo scoppio della guerra civile, Alexis si trova però a dover prendere delle decisioni che, rispetto al passato, hanno tutto un altro valore, e assumono un peso politico e sociale oltre che giuridico: condannare un ladro perché ha derubato un ricco aristocratico è giusto secondo la legge, ma lo sarà anche per il popolo? In un contesto storico in cui il popolo si trasforma anche in giuria, e spesso boia, chi detiene il potere di vita e di morte sugli altri deve usarlo anche con l'obiettivo di salvare se stesso e la sua famiglia. Sarà proprio in funzione di queste dinamiche di bilanciamento di poteri che ci troveremo a indagare, giudicare e intervenire su alcuni dei più efferati crimini e complessi intrighi della Parigi rivoluzionaria, cercando di sopravvivere a difficili equilibrismi tra l'approvazione del popolo e il supporto degli aristocratici, tra una condanna a morte richiesta dalla folla e un'assoluzione pretesa dalle figure di spicco dei Giacobini o dei Girondini. Sullo sfondo, una vicenda familiare e personale che fa inizialmente da cornice allo sviluppo degli eventi, ma che mano a mano diventa il perno intorno a cui le vicende rivoluzionarie iniziano ad apparire secondarie.

    Al netto di alcune evidenti forzature nella sceneggiatura, e considerando anche una certa leggerezza tematica su molti aspetti appena accennati durante l'avventura, l'opera di Polyslash riesce a inquadrare con efficacia non solo il contesto storico della Rivoluzione, sebbene forse filtrato con eccessiva faziosità dalla morale odierna, ma anche il valore della scelta del giocatore, costruendo un'impalcatura tematica e ludica che obbliga in maniera subdola e impercettibile a un constante conflitto tra etica e morale.

    Tante meccaniche, un solo messaggio

    Cercare di sintetizzare la struttura ludica e interattiva di We. The Revolution è alquanto difficile: sono presenti numerosissime meccaniche, dai dialoghi a scelta multipla alle indagini concettuali, passando persino per battaglie campali strategiche ed elementi gestionali.

    Il focus principale dell'esperienza si concretizza in una serie di indagini, basate su documenti e inchieste dei nostri dipendenti, e sui vari casi che ci verranno proposti: si spazia dai pluriomicidi ai furtarelli, dagli stupri alle diatribe condominiali, sullo sfondo di un costante conflitto tra popolo e aristocrazia, plebe e potere che renderà ognuna di queste scelte di assoluto rilievo. Dal punto di vista giuridico, infatti, i casi saranno quasi sempre cristallini nella loro veridicità: scoprire chi ha ragione e chi torto, o chi mente e chi dice il falso, sarà alquanto semplice. Inoltre la giuria, che ha la funzione di supporto del giudice, sarà lì a darci delle eventuali indicazioni sulle nostre scelte.
    Ciò che è davvero rilevante, però, è come viene recepita la sentenza da parte delle varie fazioni coinvolte dalla guerra civile francese: gente comune, rivoluzionari e aristocratici ci garantiranno la loro approvazione o si schiereranno contro di noi a seconda del giudizio di pancia e della loro valutazione politica, indipendentemente dalla "verità" emersa durante il processo.

    Non aspettatevi dunque una versione storicamente accurata di Phoenix Wright (che tornerà presto in Europa con Phoenix Wright: Ace Attorney Trilogy), né una sorta di versione interattiva degli scritti di Cesare Beccaria, poiché le vere scelte che vi troverete a fare dopo qualche ora di gioco riguardano più il supporto politico di questa o quella fazione, e non la correttezza del processo.
    In tutto questo, dovrete saltuariamente affrontare piccole sessioni di combattimenti strategici, appena abbozzati e decisamente mal fatti, ma inseriti più per dare varietà che non per aggiungere qualcosa di veramente rilevante all'esperienza.

    Sul lungo periodo, vi troverete a non leggere neanche le carte dei processi, andando immediatamente a osservare come e perché questa o quella parte politica approveranno la nostra scelta, venendo irremediabilmente risucchiati da un vortice di violenza, ingiustizie e abusi di potere da cui non potremo più uscire.
    L'unica alternativa a questo decadimento morale saranno la morte del personaggio e la sconfitta del giocatore: il gioco vuole chiaramente spingerci verso quest'approccio, e noi non potremo far altro che spostare l'asticella dell'accettabilità etica sempre più in là, finché non arriveremo a un punto di non ritorno.

    Stile moderno per racconti tradizionali

    Tutto, in We. The Revolution, evoca qualcosa di già visto nel panorama videoludico, ma ciò non significa che sia un male. La struttura in tre atti, le scelte che non sono vere scelte, la metanarrazione e la rottura della quarta parete sono tutti elementi presenti all'interno dell'opera, e servono a darle una certa solidità narrativa, nonostante la banalità con cui vengono trattati i temi di alcuni processi ne destabilizzi la forza empatica.

    I dialoghi alternano infatti sequenze interassanti e ben fatte con dei momenti eccessivamente patetici e forzati, in cui non maturiamo il tempo di empatizzare con le vicende. Alcuni processi, come quello alla femminista o al costruttore di giocattoli, vengono liquidati brevemente e con poco tatto, mentre ovviamente quelli dei due sovrani dell'epoca o di Robespierre sono centrali nella costruzione della storia e della personalità del protagonista.
    Nonostante tutto ciò, il gioco riesce comunque a intrigare proprio grazie alla sua struttura sistemica, in cui ci troveremo a compiere scelte su scelte con prospettive sia giuridiche ed etiche che politiche, e ogni singolo processo sarà sempre interessante nelle conseguenze e nello sviluppo.
    Molto particolare sarà poi la fase di condanna a morte, in cui potremo lanciarci in potenti orazioni popolari, per convincere la gente del nostro valore personale. Al di là dei processi, sarà questa la seconda meccanica più presente, con un sistema decisamente semplice da maneggiare, che ci renderà dei provetti ciceroni in brevissimo tempo, permettendoci di muovere le nostre pedine sul palcoscenico parigino, come degli abili burattinai.

    In sostanza, la condizione psicologica del nostro obiettivo o avversario politico viene descritta da un volto che esprime rabbia, dubbio, interesse. A seconda delle nostre parole e delle nostre frasi, potremo spingerlo dalla nostra parte, o allontanarla irrimediabilmente.

    Per ottenere il risultato sperato, dovremo incrociare la sua sensibilità su un dato tema con la nostra capacità di analizzarlo, spendendo punti (rispetto) guadagnati con l'attività di giudice: se Danton e Marat sono sensibili al tema della divisione dei poteri, utilizzeremo un approccio manipolatorio, spostando l'attenzione su Robespierre, mentre se L'Incorruttibile sarà particolarmente testardo sull'opportunità di condannare alla ghigliottina il Cittadino Capeto (ossia Re Luigi XVI), sfrutteremo questa sua fermezza a nostro vantaggio.

    Tutto queste viene reso teoricamente "difficile" da un sistema di risposta basato su descrizioni visive e non testuali: non potremo scegliere la risposta specifica, ma solo una rappresentazione grafica (un manichino che stringe un cuore per l'approccio morbido, per esempio), e quindi sarà un po' più complesso del previsto discutere con assoluta efficacia con il nostro interlocutore. Ciò detto, dopo qualche orazioni ci saranno chiari i collegamenti tra le varie parti, e potremo procedere con l'ottimizzazione delle stesse, semplificando di molto il gioco.

    Un quadro animato

    Invece di poggiarsi su un solo stile di narrazione, We. The Revolution coniuga testualità, interazione e cinematografia con tatto e coraggio, riuscendo a offrire sequenze decisamente interessanti sia sul piano formale che emotivo. Una costruzione fumettistica della sceneggiatura cede spesso il passo a una sequenza animata, per poi tornare subito nell'aula di tribunale interattiva, e successivamente tuffarsi di nuovo su dei particolari e rapidissimi Quick Time Event.

    La varietà, sia ludica che scenica, è immensa, e continuerà a sorprendere fino alla fine dell'ultimo atto, in cui si ribaltano molte delle strutture del gioco: in sostanza, Polyslash non si è fatto ingabbiare dalla necessità di progressione e regolarità delle esperienze videoludiche, offrendo una quantità sorprendente di interazioni e meccaniche, sacrificandone l'impatto sulla difficoltà ma, sorprendentemente, senza mai intaccare mortalmente il bilanciamento delle risorse.

    A fronte della squisita direzione artistica e del buon doppiaggio, soprende un accompagnamento sonoro sostanialmente impercettibile, mentre le interfacce e le interazioni di gioco rappresentano un vero e proprio gioiello estetico.

    We. The Revolution We. The RevolutionVersione Analizzata PCSmarcandosi dalle imposizioni tradizionali del gioco a scelte multiple, We. The Revolution accoglie con coraggio la sfida di costruire un'esperienza interattiva che riesca a trasmettere con forza e coerenza un messaggio specifico, senza però annacquarne l'impatto con decine di ramificazioni in contraddizione tra loro. Alcune esagerazioni e carenze in fase di sceneggiatura, unite alla scarsa qualità di alcuni processi presenti e a una scrittura generale non particolarmente esaltante, non devono oscurare la qualità della sua struttura sistemica, particolarmente efficace nel descrivere un gioco di poteri in cui il diritto è strumento del più forte, e non garanzia dei deboli.

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