5
Speciale Videogiochi
I giochi più belli e più brutti di Dragon Ball scelti da voi: ecco quali sono!

Non è certo la prima volta che We Were Here fa capolino nel mercato dell'entertainment. Nato come progetto di quindici studenti dell'Università di Scienze Applicate di Rotterdam -oggi uniti sotto il nome di Total Mayhem Games-, l'esperimento è andato ampliandosi fino a diventare la prima "puntata" di una vera e propria serie videoludica che, dalla release ufficiale nel 2017, si è chiusa successivamente con l'avvento di altri due episodi, We Were Here Too e We Were Here Together. Dalle terre di Steam la trilogia si è poi spinta fino alle lande Xbox, mentre è da pochissimi giorni, a quattro anni di distanza dall'esordio su computer, che We Were Here è gratis sul PlayStation Store, con i sequel già pronti a seguirlo (a pagamento, però).
Si parla di un prodotto distribuito in forma gratuita, ma qualche altra precisazione preliminare è d'obbligo. Il gioco è pensato per svolgersi esclusivamente in rete, motivo per cui può essere fruito solamente dopo aver sottoscritto un abbonamento a PS Plus. Inoltre, giocando su PlayStation 4 standard e Pro, ciascun videogiocatore deve categoricamente attrezzarsi di un microfono personale; un problema che invece non si pone su PS5, cortesia delle caratteristiche interne all'ottimo DualSense. Insomma, dei prerequisiti non comuni per un'esperienza altrettanto particolare. Vediamo insieme di cosa si tratta.
La premessa, come accennato, è che non esiste altro modo di giocare a We Were Here se non in compagnia di una "spalla". Il pretesto narrativo è molto semplice: intrappolati all'interno di aree spazialmente distinte di un medesimo castello, due viaggiatori devono comunicare con regolarità, a distanza, per sbloccare le stanze che man mano condurranno entrambi all'uscita.
I partecipanti a questa avventura in soggettiva, sorta di escape room digitale, hanno ognuno un ruolo ben delineato. Da un lato della fortezza c'è il Libraio, colui che, messo di fronte a una serie d'istruzioni in codice, immagini, mappe e vari altri oggetti bizzarri, ha il compito di dire al compare come muoversi dall'altra parte, individuando gli indizi utili alla progressione e decifrandoli nel modo corretto. Dalla parte opposta, invece, c'è il cosiddetto Esploratore, il quale, oltre ad agire secondo indicazioni, ha sempre l'opportunità di descrivere gli ostacoli che di volta in volta si troverà a fronteggiare, così da aiutare l'alleato a risolvere l'enigma del momento. Pertanto in We Were Here la parola d'ordine è "comunicare", operazione che, nel concreto ludico, si compie letteralmente a voce, tenendo premuto il pulsante di un classico walkie-talkie e parlando nel microfono/trasmittente.
Si fa tutto in tempo reale, ciascuno dalla comodità di casa sua, davanti allo schermo del proprio televisore. La formula è di rara immediatezza, così come anche le possibilità d'interazione con lo scenario, tipicamente da produzione punta & clicca. Discorso leggermente diverso per gli indovinelli predisposti dal team di sviluppo, tutti basati sull'associazione di simboli e figure nonché sul ragionamento logico, dapprima piuttosto abbordabili, poi sempre più esigenti in termini di sfida.
In questo senso è facile che il titolo di Total Mayhem possa scoraggiare a più riprese chi non ama lambiccarsi dinanzi a prove puzzle di natura semi-statica, specie qualora la partecipazione del partner risulti scostante o carente.
D'altro canto, con la giusta sinergia di coppia e una comune voglia di spremere le meningi, We Were Here ha il potenziale per regalare qualche bella soddisfazione, nonostante non proponga una quantità di contenuti tale da coprire una durata superiore all'oretta di playthrough - molto dipende, però, dall'effettivo grado di affiatamento dei due avventurieri in campo.
Ecco quindi qual è il nodo della questione: seppur condensato e un po' spartano a livello di meccaniche, We Were Here è l'assaggio di un progetto che sprizza un certo estro, ben capace di farsi apprezzare ma solo e soltanto qualora si abbia la fortuna di avere -virtualmente- al proprio fianco un complice sufficientemente collaborativo.
Va da sé, allora, che la condizione migliore per godersi l'avanzamento sia entrare in partita insieme a un amico o una persona di fiducia, non necessariamente gamer di lunga data. Il software offre questa opportunità consentendo di creare stanze private e poi invitare uno specifico utente della propria lista contatti, lasciando all'host l'incombenza dell'attribuzione dei due differenti ruoli.
Chi non avesse nessuno su cui contare potrà invece affidarsi alla casualità del matchmaking, il cui fattore randomico è leggermente attutito dalla possibilità di scegliere il partner in base all'appartenenza linguistica, sempre ben segnalata nel menù di selezione. È logico che la stragrande maggioranza dei giocatori online tenda ad essere anglofona, il che rende We Were Here un'esperienza particolarmente favorevole a chiunque vanti un buon inglese parlato. Ad oggi, comunque, non è raro scorgere anche qualche "enigmista" italiano, ragion per cui scaricare e provare il titolo in questo momento potrebbe senz'altro essere la cosa migliore da fare, a prescindere dalla sua odierna gratuità.
We Were HereVersione Analizzata PlayStation 4Benché la ricetta co-op di Total Mayhem Games trovi una quadra perfetta solamente in Too e Together, i due capitoli successivi, il primo We Were Here resta un esperimento interessante, che ha ben pochi corrispettivi nel mondo del gaming. Nella sua sostanziale acerbezza il titolo non ha certo le risorse per intrattenere oltre il tempo di poche sessioni, nelle quali però il duo di avventurieri, se allineato negli intenti, non faticherà a sentirsi coinvolto, cortesia di un ottimo sistema di comunicazione vocale e qualche rompicapo impegnativo quanto basta. We Were Here s’inserisce nell’ecosistema PlayStation con estrema disinvoltura: un motivo in più per concedergli una chance, casomai non l’aveste già fatto su altre piattaforme.
Che voto dai a: We Were Here
Altri contenuti per We Were Here