Weird West Recensione: un action RPG western troppo ambizioso

Weird West fatica a sostenere il peso delle ambizioni del team di WolfEye Studios, autori di un'opera che manca di esprimere al meglio il suo potenziale.

Weird West Recensione: un action RPG western troppo ambizioso
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Annunciato durante la serata dei Game Awards del 2019, Weird West è il titolo d'esordio di WolfEye Studios, team composto dal cofondatore di Arkane Raphael Colantonio e da diversi ex membri chiave del collettivo francese. Si tratta di un action RPG isometrico che accoglie al suo interno diversi elementi da immersive sim, miscelati con l'obiettivo di comporre un'esperienza capace di adattarsi alle scelte dei giocatori, nella cornice di un mondo in continuo divenire. Prospettive decisamente ambiziose alla base di una produzione che purtroppo arranca su più fronti, non riuscendo mai a raggiungere il suo pieno potenziale.

    Lo strano West di Rapahel Colantonio

    Weird West trascina i giocatori verso l'orizzonte polveroso di un'epica di frontiera tanto stravagante quanto fascinosa, che rielabora in chiave soprannaturale i leitmotiv tipici del filone western, mescolando agilmente pistoleri dal grilletto facile e mostruosità assetate di sangue tra le maglie di un mondo intriso di misticismo.

    La storia si apre proprio con il primo passaggio di un oscuro rituale, che di fatto rappresenta il punto di giunzione tra le cinque avventure che compongono il racconto modellato dal team di Colantonio, ognuna incentrata sulle sanguinose vicende di personaggi molto diversi fra loro ma uniti - loro malgrado - da un comune destino. Tra le lande riarse dell'ovest soffia imperioso il vento del cambiamento, portando con sé gli echi di un futuro carico di cupi presagi, e starà al giocatore decidere quale ruolo assumere nella misteriosa macchinazione messa in moto dagli antichi poteri del West. Il marchio scarlatto sul collo dei protagonisti è una bruciante testimonianza della loro investitura ad agenti del fato, il lascito occulto di un'entità le cui mire resteranno indecifrabili per buona parte della campagna. L'enigmatica ouverture di Weird West fa dunque un ottimo lavoro nell'innescare sin da subito l'interesse della platea, col contributo di un worldbuilding strabordante di miti e leggende.

    Questo enorme bagaglio di "lore" viene somministrato in larga parte tramite un ricco assortimento di documenti distribuiti in giro per le ambientazioni, o sfruttando la narrativa ambientale per rimarcare i toni cupi della messa in scena, lungo il percorso tracciato dalle gesta dei protagonisti.

    Di contro, però, il profilo qualitativo delle singole "journey" appare piuttosto disuguale, anche a causa una scrittura stringata che a tratti stenta ad alimentare il coinvolgimento del giocatore nelle vicende in corso, affievolendo l'impatto delle sequenze più drammatiche. Difetti che si faranno via via più evidenti avvicinandosi alle fasi conclusive della campagna, complici i vizi strutturali di una proposta che fatica a reggere il peso delle notevoli ambizioni di WolfEye Studios.

    La chiave di volta della visione creativa del team è il concetto di "living world", indissolubilmente legato alla capacità degli utenti di alterare in maniera significativa l'assetto del mondo di gioco in base alle proprie scelte, alle azioni compiute nei panni dei diversi personaggi avvinti nella trama portante. In teoria, questo sistema non coinvolge solamente le questline principali dei vari protagonisti, ma comprende anche una nutrita gamma di interazioni incidentali con i diversi abitanti del "bizzarro West" modellato da Colantonio e soci, tra missioni secondarie, incarichi di vario genere e incontri casuali. Per quanto intriganti, i meccanismi di causa ed effetto messi in campo dallo studio hanno una portata relativamente limitata, che all'atto pratico si esaurisce con una manciata di variabili disposte lungo un tragitto ben meno stratificato del previsto.

    Non si tratta di un problema in senso assoluto, badate, ma si percepisce comunque una certa dissonanza tra l'approccio libertario delineato dallo sviluppatore e l'effettiva composizione dell'offerta. Questa presa di coscienza porta i giocatori ad investire sempre meno tempo nella ricerca di deviazioni dalla rotta principale della campagna, tanto da generare un "senso di trascinamento" che, dopo le prime due o tre avventure, renderà la progressione molto più routinaria e lineare.

    Nella seconda metà del gioco, insomma, a sostenere l'interesse della platea ci sarà soprattutto il mistero al centro dell'intreccio, man mano che il costrutto ludico messo in piedi da WolfEye Studios manifesterà sempre più chiaramente i suoi limiti.

    Seppur funzionale, anche il finale non offre agli utenti grandi spazi di manovra: gli epiloghi sono sostanzialmente due, per la gran parte vincolati alle scelte compiute nelle ultime battute del gioco. Malgrado tutto, però, abbiamo comunque apprezzato il racconto imbastito dal team, soprattutto grazie alla cura riposta nella caratterizzazione dei personaggi e nella costruzione di un immaginario evocativo e denso di atmosfera.

    L'eterna lotta tra ambizioni e possibilità

    Al di là dei pregi dell'impianto narrativo, il fisiologico calo di interesse registrato nella seconda parte della campagna ha ripercussioni alquanto significative sulla tenuta del sistema di progressione.

    In Weird West l'evoluzione dei personaggi avviene tramite lo sblocco di abilità legate alle armi (le stesse per tutti) e di un quartetto di capacità speciali, che varia a seconda del background di ciascun alter ego. Il nativo della Lost Fire Nation potrà ad esempio usare il suo legame col mondo degli spiriti per evocare un possente orso spettrale, mentre il deforme uomo maiale sarà in grado di riversare a terra una scia di liquami venefici. Per attivare una qualsiasi abilità sarà necessario spendere una quota variabile di Punti Azione, assottigliando la riserva visibile nella parte inferiore dello schermo. Per quanto l'assortimento dei poteri in dote ai diversi avatar contribuisca ad ampliare la varietà complessiva del combat system, la scelta di vincolare l'evoluzione del personaggio all'esplorazione risulta in parte controproducente, proprio in virtù dei discorsi fatti in precedenza. Come anticipato, infatti, strada facendo sentiremo sempre meno lo stimolo a bighellonare in giro per l'ambientazione (composta da un overworld disseminato di aree aperte più o meno estese), e di conseguenza ci capiterà di incappare con minor frequenza nelle reliquie necessarie al potenziamento dei protagonisti, arrivando quindi a sfruttare una porzione sempre più ridotta del loro corredo battagliero.

    Questa dinamica ha un impatto meno marcato sul secondo sistema di progressione di Weird West, che ci vedrà utilizzare degli "Assi dorati" per conquistare agevolazioni passive di diverso tipo, come ad esempio sconti presso i commercianti o bonus alla quantità di salute recuperata tramite l'uso di bendaggi.

    Sebbene gli oggetti in questione siano per la gran parte ottenibili tramite l'esplorazione, in questo caso i progressi accumulati non spariranno passando da un'avventura all'altra, e pertanto sarà molto più semplice massimizzare i benefici più fruttuosi. Tra questi è impossibile non citare la capacità, condivisa dall'intero roster, di eseguire balzi al rallentatore che ci garantiranno una corposa finestra d'invulnerabilità e un notevole incremento nella frequenza di fuoco.

    Una facoltà che ben preso diventerà il nostro principale strumento offensivo, andando ad intaccare sia l'effettiva diversità del combat system sia il bilanciamento generale dell'esperienza, a sfavore di un grado di sfida mai davvero entusiasmante.

    Il principale difetto di Weird West è rappresentato proprio dalla superficialità con la quale sono state implementati e messe a sistema i diversi ingredienti di un gameplay che, malgrado le premesse, manca di manifestare con convinzione i propri punti di forza. Pur essendo uno dei principali tasselli del mosaico ludico, lo shooting risulta ad esempio tanto basilare quanto ingessato, afflitto da disequilibri che tendono a banalizzare gli scontri a fuoco, col contributo di un sistema di coperture essenzialmente superfluo e di un'intelligenza artificiale estremamente problematica. Come intuibile, il comportamento scriteriato degli avversari ha un peso non indifferente anche sulla validità degli approcci stealth, che talvolta possono essere compromessi semplicemente caricando un salvataggio, dato che il gioco non registra in alcun modo la posizione degli npc ostili, che potrebbero essere ricollocati nelle immediate vicinanze del giocatore.

    Utilizzare gli elementi dello scenario per distrarre i nemici è una strategia che solo di rado si dimostra pienamente efficace, e lo stesso può dirsi per molte delle interazioni "fisiche" che vanno a delineare la componente da immersive sim del titolo, comprese le combinazioni elementali che il giocatore può utilizzare per avere la meglio sul campo di battaglia.

    Anche i sistemi relativi alla gestione dell'equipaggiamento e al crafting risultano egualmente abbozzati o mal calibrati, nel quadro di un titolo che purtroppo arranca nel tentativo di esprimere il potenziale definito dalle aspirazioni dello sviluppatore. È un vero peccato, dato che l'opera di WolfEye Studios ha dalla sua guizzi d'unicità davvero interessanti, che purtroppo vengono inficiati da una realizzazione corale alquanto sottotono.

    Questo non vuol dire che Weird West sia un titolo privo di valore o - ancor peggio - tedioso, ma è indubbio che l'ambizioso progetto del team di Colantonio avrebbe meritato una sorte ben diversa. Passando al versante tecnico, l'opera dello studio propone un comparto tecnico tutt'altro che sensazionale, fortunatamente supportato da una direzione artistica di buona fattura che riesce in parte a compensare i limiti manifesti del titolo, in primis sul fronte della modellazione poligonale.

    Di tutt'altra caratura è invece l'accompagnamento sonoro, grazie soprattutto al talento dei Weird Wolves, il gruppo electro-rock fondato dallo stesso Colantonio. Come nota di coda, vale la pena di precisare che il titolo non dispone di alcuna localizzazione in italiano, a fronte di una scrittura che in molti passaggi richiede una certa padronanza della lingua inglese.

    Weird West Weird WestVersione Analizzata PlayStation 4Malgrado le notevoli ambizioni del progetto di Raphael Colantonio e dei suoi WolfEye Studios, Weird West manca di esprimere al meglio il potenziale di una visione creativa tanto sfaccettata quanto insostenibile, almeno per l’attuale assetto produttivo del team. Per quanto promettenti, le diverse componenti dell’esperienza risultano nel complesso fin troppo abbozzate, e faticano a mescolarsi efficacemente tra le maglie di un’esperienza sì piacevole, ma afflitta da un gran numero di mancanze. Un vero peccato, dato che lo “strano West” mostra chiaramente l’ottimo lavoro svolto dal team sul fronte del worldbuilding, sostenuto da un immaginario di grande spessore. La campagna costruita dal team (completabile in un tempo compreso tra le 15 e le 45 ore, in base al vostro desiderio di esplorare ogni anfratto della mappa) non è certo priva di momenti di qualità, ma è innegabile che l’opera avrebbe meritato una rifinitura di tutt’altro calibro.

    6.5

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