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Speciale Videogiochi
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Forse il segreto dell'intramontabile successo di Windjammers, videogioco cult pubblicato nel 1994 in sala giochi su hardware NEOGEO - e in seguito approdato anche sulla stessa console in versione casalinga e nel 2017 sulle piattaforme moderne - è in realtà una pura e semplice questione di imprinting. A dispetto di anni e anni di autentica devozione per questo sport immaginario a base di frisbee da spedire con violenza in una rete a fondo campo non avevo in effetti mai colto la sua sostanziale prossimità con un'istituzione videoludica come Pong, ovvero una sorta di linguaggio codificato nel DNA di ogni gamer con ormai troppi anni di attività sulle spalle.
Un evidente punto di contatto, quello tra il classico a marchio Data East e il seminale air hockey di Atari, che mi era in qualche modo sempre sfuggito e che mi è invece stato sbattuto in faccia come una sconvolgente epifania dal godibile documentario sullo sviluppo di Windjammers 2 diffuso in Rete qualche settimana fa. E, in effetti, la chiave di questo sensazionale ibrido fra uno sportivo e un picchiaduro sta a pensarci bene proprio tutta lì, nella sua prodigiosa immediatezza da sala giochi fatta di azione e reazione, di riflessi quasi incondizionati, di istintivo botta e risposta. Con uno dei più fulgidi esempi di "facile da imparare/difficile da padroneggiare" che si siano mai visti in decenni di storia del medium videoludico.
Ecco perché, dopo l'eccellente lavoro svolto qualche anno fa con la già citata riproposizione dell'originale (a proposito, eccovi la recensione di Windjammers), il percorso che il publisher e sviluppatore francese Dotemu ha deciso di intraprendere è di quelli tanto affascinanti quanto delicati: proporre, a quasi tre decadi di distanza, un seguito al 100% inedito. Un compito a dir poco arduo, visto e considerato che Windjammers è a tutti gli effetti ritenuto un mostro sacro, un'istituzione, un'icona di una ben precisa epoca: nel rimbalzare controllabile al pixel di quello svolazzante disco colorato si nascondono infatti il rigore e la purezza arcade di un intero microcosmo fatto di sensazioni e suggestioni per certi versi perdutesi nel tempo.
Basti pensare al peculiare testa a testa tipico dei cabinati di una volta, con l'avversario che inserendo il gettone ti sbatteva prepotentemente sul muso il guanto di sfida. O alla giocabilità a orologeria di un videogame che con appena due pulsanti era in grado di costruire un'impalcatura di gameplay così rocciosa da non essere oggi invecchiata di neppure un minuto. O, ancora, all'atmosfera così sfacciatamente anni '90 dell'assurda disciplina in questione, fra tutine in spandex dai toni improbabili, palme dall'inequivocabile sapore californiano e mosse speciali urlate a gran voce dagli atleti neanche fossero in una puntata a caso dei Power Rangers. E, come se l'impresa non fosse di per sé già sufficientemente erculea, c'è da aggiungere pure l'ulteriore grado di difficoltà dato dall'essere il primo gioco sviluppato al 100% internamente da Dotemu.
Lo spoiler, specie se non vi siete ancora fiondati a fondo pagina a sbirciare il voto, è che il publisher di Wonder Boy: the Dragon's Trap e Streets of Rage 4 è riuscito in quello che potrebbe essere a tutti gli effetti assimilabile a un autentico miracolo. Perché, vale la pena di esplicitarlo immediatamente e a chiare lettere, Windjammers 2 è davvero Windjammers 2: in termini di sensazioni, di attenzione ai dettagli, di controlli e di qualità complessiva. Un traguardo nient'affatto scontato, che anzi al contrario testimonia il valore preziosissimo di un lavoro straordinario, eseguito con un'invidiabile mescolanza di cuore e cervello.
Per sua stessa ammissione, il team di Dotemu è ripartito direttamente dall'originale: nonostante si siano sparsi qua e là, sono stati ricontattati gli sviluppatori giapponesi che nel 1994 avevano ideato il tutto - peraltro in condizioni non proprio ottimali - e si è svolta una minuziosa operazione di ingegneria inversa, fino ad arrivare letteralmente alle righe del codice. Ecco perché, pad alla mano, il feeling riesce a rivelarsi così autentico, così familiare e così dannatamente godibile: la base è evidentemente la stessa, la reattività quella di sempre, e le dinamiche ludiche continuano a funzionare a meraviglia, oggi come allora. Perché, per l'appunto, Windjammers 2 è in tutto e per tutto... Windjammers.
Forte della sua esperienza pregressa, la software house francese ha saputo cogliere l'essenza stessa del franchise: il suo ritmo martellante, il suo diabolico equilibrio psicologico sul modello di un beat 'em up, il micidiale botta e risposta
a suon di tiri ricurvi, supermosse e rimbalzi repentini. Senza contare l'anima gioiosa e spensierata del grande classico Data East, con le atmosfere in pieno stile da assolata West Coast squillantemente nineties ripresentate in una veste forse in alcuni elementi un po' grezza - per intenderci con quella ruvidità più da bozza che non da illustrazione ultra rifinita - eppure esemplare nel dare una patina di appagante modernità, rimanendo comunque coerente con il passato e con l'idea di uno sport immaginario con le sue regole, il suo pubblico e i suoi fumettosi beniamini armati di frisbee.
Il bello è che, con un coraggio invidiabile e un pizzico di sana follia, Dotemu non si è affatto accontentata di ammodernare, di riproporre. Al contrario, lo studio ha scelto davvero di rischiare fino in fondo, introducendo una serie di dirompenti novità che per forza di cose cambiano profondamente le fondamenta del gioco, fino a rendere questo seguito un titolo diverso dall'originale. Insomma, non soltanto un successore diretto, bensì un'evoluzione a tutto tondo, gettando il cuore oltre l'ostacolo come si lancerebbe un frisbee verso la rete a fondo campo.
Partiamo da aggiunte senza dubbio significative e apprezzatissime, anche se per così dire meno epocali: ai sei atleti di un tempo si affiancano ben quattro new entry, con personaggi che spingono ancora più all'estremo il bilanciamento tra potenza e velocità - tanto per dare un'idea il corpulento Max Hurricane, mezzo wrestler con un look glam alla Ultimate Warrior, si dimostra ancora più devastante del teutonico Klaus Wessel. Lo stesso si può dire per i campi: oltre a riproporre i terreni già noti (impreziositi però da una ricchezza di dettagli senza precedenti, con tanti elementi di contorno che rubano lo sguardo senza disturbare) si distinguono arene inedite dal sapore elettrizzante, in particolare per quanto riguarda la randomicità del Casinò e le imprevedibili porte semoventi di Junkyard.
Il cambiamento più epocale di tutti ha però ha che fare con l'aggiunta di due nuovi tasti, per uno stravolgimento che riscrive in maniera rilevante la grammatica di Windjammers.
Da oggi è infatti possibile rispedire istantaneamente al mittente il disco premendo col giusto tempismo un apposito pulsante: uno schiaffetto al frisbee che vi permetterà di guadagnare un tempo di gioco, sorprendendo il vostro avversario con un colpo rapidissimo.
Una tecnica eseguibile anche col pulsante del pallonetto, che in quel caso farà cadere il disco a terra con un irritante "palla corta" che costringerà il rivale a correre sotto rete. Il fattore rischio/ricompensa viene spinto alle stelle: se da un lato questa possibilità di rilanciare immediatamente il frisbee vi espone a delle rinunce - oltre ad azzeccare il tempo, sarà pressoché impossibile muoversi, e dunque
dovrete fare in modo di trovarvi già sulla traiettoria... - dall'altra apre i match a soluzioni impensabili in precedenza. A maggior ragione se si tiene conto dell'altro tasto nuovo di zecca, ovvero quello delegato al salto: in particolari circostanze avrete infatti la facoltà di afferrare il frisbee al volo, mentre si sta ribaltando sopra la vostra testa, per poi sbatterlo con violenza a terra nella metà campo avversaria, con una coreografica mossa assimilabile allo smash del tennis. E che dire della barra della potentissima EX Move che si carica progressivamente, dando il là ad ulteriori mind game da cacciatore e preda che si scambiano di continuo il ruolo?
L'effetto che ne deriva è al tempo stesso sia genuinamente spiazzante che perfettamente a fuoco: grazie a queste audaci aggiunte Windjammers 2 si fa ancora più "gioco", con una strutturazione che sposta ancora di più l'asticella verso l'indole da picchiaduro fatto di difesa e attacco, di mosse e contromosse sempre psicologicamente sul filo del rasoio. A guadagnarci sono in definitiva il ritmo, la spettacolarità e l'azione: Windjammers 2 finisce per rivelarsi più indiavolato che mai, nonché ancora più sfaccettato, più profondo e più appassionante sia da giocare che da guardare (perché la continua danza messa in scena da gente davvero capace di destreggiarsi è ammaliante, anche in ottica esportiva).
C'è però, a fronte di un comparto ludico oggettivamente meraviglioso, un macroscopico elefante nella stanza: le inedite possibilità extra hanno infatti reso Windjammers 2 un titolo più complesso, che pur rimanendo genuinamente arcade deve rinunciare a parte della sua innata e formidabile immediatezza. Un'esperienza un po' meno facile da imparare ed evidentemente più difficile da padroneggiare, specie durante le primissime battute. Capiamoci: il compromesso non è così drammatico, eppure intacca almeno in parte quell'anima democratica e universale del predecessore, che proprio in virtù della sua asciutta semplicità poteva essere appreso letteralmente in dieci secondi da chiunque.
Un'attitudine che può piacere o meno a seconda dei punti di vista, che finisce tuttavia per sconfinare apertamente nel problema se si considera il tutorial davvero scadente (se non addirittura indifendibile). La modalità preposta a spiegare le eclatanti meccaniche appena descritte si limita infatti a una serie di schermate nemmeno interattive, che elencano le caratteristiche di questa o quella manovra senza nemmeno poterle provare in prima persona - come si farebbe appunto in qualsiasi beat 'em up. Un incomprensibile passo falso a livello di game design che rasenta l'errore vero e proprio, difficile da accettare in generale e forse persino impossibile da tollerare alla luce del ritardo nella pubblicazione - perché Windjammers 2 si è comunque fatto attendere, e non è certo arrivato sul mercato di corsa.
Questa non trascurabile sbavatura, unita a qualche passo falso anche in materia di opzioni (vedasi l'impossibilità di un rematch immediato in multiplayer locale, tranquillamente presente invece nell'originale) e di consistenza del single player (la campagna, al di là della schermata con la mappa, poteva essere decisamente più strutturata e sostanziosa) si rivela una macchia su un'opera altrimenti fenomenale, memorabile per quel che riesce a fare con la naturalezza che è propria dei fuoriclasse.
Perché Windjammers 2 è titolo così intrinsecamente valido da farsi con tutta probabilità preferire, una volta interiorizzato a dovere, alla leggenda che è l'originale. Non dovrebbe essere necessario aggiungere altro per convincervi a investire i 19.99€ richiesti - o un meritatissimo download, nel caso di Game Pass -per questo gioiellino in grado di regalare anni e anni di sfide online e offline, vero?
Windjammers 2Versione Analizzata Nintendo SwitchCome direbbero gli Anglosassoni, Windjammers 2 è uno dei quei proverbiali casi di “history in the making”: un classico istantaneo che raccoglie la pesante e prestigiosa eredità del predecessore, riuscendo persino a rilanciare sul lato del gameplay - ovvero un argomento su cui il capolavoro basato su hardware NEOGEO ha avuto per decenni da insegnare, da autentico manuale di game design interattivo quale è. Certo, per strada si è persa parte di quell'immediatezza che ha fatto dell'originale un Pong all'ennesima potenza, eppure alla fine (a dispetto di un tutorial inadeguato) il gioco potrebbe valere eccome la candela. Anche perché il primo Windjammers comunque non sparirà, e potrà sempre essere una valida alternativa per i puristi. Detto che sarà assai difficile rinunciare al dinamismo esasperato di questo seguito e alla sua genuina spettacolarità ludica e audiovisiva.
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