Wonder Boy: The Dragon's Trap Recensione

A circa trent'anni di distanza dal suo esordio su SEGA Master System, Wonder Boy: The Dragon's Trap si ripresenta su console con un remake eccezionale.

Wonder Boy: The Dragon's Trap Recensione
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  • Più che una sciatta "operazione nostalgia", il lavoro di restauro messo in atto dai ragazzi del team LizardCube è un incredibile "falso d'autore". Wonder Boy: The Dragon's Trap sembra Wonder Boy III, ma non lo è: di quel capolavoro che ha saputo deliziarci ai tempi del Sega Master System (e parliamo di circa 28 anni fa...) sono rimasti inalterati sia lo spirito sia il gameplay, eppure il corredo artistico e tecnico è mutato radicalmente, tanto da essere quasi irriconoscibile. Una serie di enormi modifiche al comparto grafico e qualche interessante aggiunta sul fronte della giocabilità rendono questo "nuovo" The Dragon's Trap un'opera fedelissima alla fonte originale e - allo stesso tempo - sufficientemente coraggiosa da rinnovarla nel profondo, pur senza snaturarne in alcun modo l'essenza ludica. Grazie a questo inusuale amalgama tra rigore filologico e libertà creativa, insomma, ci troviamo senza dubbio dinanzi ad uno dei migliori remake che siano mai stati realizzati.

    La trappola della nostalgia

    Nonostante il profondo rispetto che lega questo The Dragon's Trap all'edizione base, lo studio di sviluppo ha avuto l'apprezzabile ardire di aggiungere un paio di feature completamente inedite: la prima, e per nulla incisiva in termini di gameplay, consiste nella possibilità di selezionare un personaggio femminile all'inizio dell'avventura (che trasforma simpaticamente il titolo del gioco in "Wonder Girl"), mentre la seconda, di certo molto più importante, riguarda l'inserimento di ben tre livelli di difficoltà, l'ultimo dei quali impone di superare i vari stage entro un tempo limite. Per il resto, invece, tutto è rimasto esattamente come tre decadi fa: riprendendo le fila del racconto da dove si era concluso Wonder Boy II, il nostro protagonista subisce sulla propria pelle la maledizione di Meka Dragon. Dopo aver assalito il castello e sconfitto il dragone, infatti, verremo trasformati in una lucertola sputafuoco, perdendo la nostra forma umana. Per riacquisire le sembianze di "ragazzo (o ragazza!) delle meraviglie", dovremo esplorare in lungo e in largo Il Mondo dei Mostri, vagando attraverso un reame bidimensionale composto da macro-aree tutte interconnesse tra di loro. La struttura di gioco, completamente immutata, è quella tipica dei classici adventure a scorrimento orizzontale: facendoci largo tra innumerevoli pericoli e nemici di ogni sorta, quindi, ci toccherà raggiungere la fine del livello, dove ci attenderà un'impegnativa boss fight. Tra saltelli ben calibrati e fendenti da assestare col giusto tempismo, The Dragon's Trap mantiene la stessa complessità che caratterizzava la formula originale: senza ricalibrare minimamente il gameplay, quindi, questo remake ci costringe a memorizzare a dovere i pattern dei numerosissimi mostri che ci sbarreranno la strada, la posizione delle trappole, l'architettura degli stage e i nascondigli degli scrigni in cui rinvenire salvifiche pozioni curative. C'è da dire che, da questo punto di vista, Wonder Boy inizia ad avvertire leggermente gli acciacchi della vecchiaia: la legnosità che contraddistingueva alcuni esponenti del genere nell'era 8-bit si ripresenta allora tramite un sistema di controllo non sempre pienamente responsivo, una finestra d'invulnerabilità un po' incostante e finanche qualche hitbox poco precisa. Scendendo a patti con uno stile ludico un tantino "arretrato", tuttavia, si riscopre poco alla volta il fascino imperituro delle avventure old school, in cui ogni "quadro" superato senza subire danni rappresentava una piccola, grande soddisfazione personale. Ed in tal senso, il nuovo The Dragon's Trap conserva con cura maniacale tutta la bellezza di un'opera intramontabile, severa e punitiva nei confronti di chi ne sottovaluta la labirintica composizione.

    Invece di proporre una progressione interamente lineare, infatti, Wonder Boy concede al giocatore di esplorare il mondo di gioco con relativa libertà: in base alle cinque diverse trasformazioni che otterrete nel corso dell'avventura, pertanto, sbloccherete apposite abilità che vi daranno l'opportunità di raggiungere luoghi prima preclusi. Trovare immediatamente la strada corretta non sarà un'impresa semplicissima, sicché - fin dai primi minuti di gioco - potreste ritrovarvi in un'area popolata da nemici di livello troppo elevato, impossibili da fronteggiare senza colpo ferire. Il bestiario con cui dovremo fare i conti è inoltre assai vario e ben diversificato, ricco com'è di creature di differente natura e dalle peculiari routine d'attacco, che dovremo imparare a menadito per non rischiare di raggiungere la stanza del boss con una scorta ridottissima di punti vita. L'avanzamento, poi, già ai tempi del Sega Master System proponeva qualche piccolo (ma, all'epoca, decisamente innovativo) elemento ruolistico, capace di scandire l'esperienza con un ritmo accuratamente ragionato e riflessivo. Il giocatore può acquistare armi ed armature presso alcune botteghe situate ne "il Villaggio" (l'Hub centrale da cui si diramano tutte le zone esplorabili) e negli anfratti più nascosti dei livelli, spesso ben protetti da insidie e mostruosità di ogni genere. L'efficacia dell'equipaggiamento, inoltre, dipende anche dal tipo di mutazione del protagonista: alternare con cognizione di causa i nostri poteri animaleschi, quindi, non solo ci permetterà di svelare tutti i segreti della mappa, ma altresì di diversificare le nostre strategie d'approccio agli scontri. È questa una dinamica sicuramente più "moderna" di tanti altri adventure del passato, in grado di rendere The Dragon's Trap un prodotto ancora abbastanza fresco ed attuale, pur con le dovute limitazioni causate dall'età. In virtù di un gameplay tutto sommato efficace e funzionale, questo remake riesce nell'arduo intento di non ricadere banalmente nella "trappola della nostalgia": diviene, insomma, un titolo rivolto sia agli irriducibili amanti del retrogaming ed agli estimatori della versione del 1989, sia ad un pubblico più giovane, attirato - almeno di primo acchito - da una restyling artistico di superba fattura.

    Operazione meraviglia

    Sebbene lo spirito di Wonder Boy sul versante della giocabilità non abbia subito il benché minimo stravolgimento, lo stesso non si può dire della sua cornice visiva. Lo studio LizardCube si è prodigato in una restaurazione tecnica impressionante, non limitata ad un semplice upgrade grafico ma ad una vera e propria "rielaborazione".

    Senza scendere a compromessi con un'abusatissima pixel art, dunque, il team arricchisce il design dell'opera di partenza tramite un processo creativo mirabolante, che da un lato si mantiene fedele alle ispirazioni del modello di riferimento, e dall'altro riesce a rinnovarle con un vigore ed una competenza inaspettati. L'esemplare lavoro alle spalle di questo remake è ravvisabile in ogni momento alla pressione di un tasto del pad, con cui potremo tornare alla (pur deliziosa) grafica in 8 bit degli anni '80: ci accorgeremo così dell'impressionate aggiornamento operato sugli sfondi (ora completamente ridisegnati a mano) e sulle bellissime animazioni di protagonista e mostriciattoli, che creano su schermo un'immagine sopraffina, dettagliata e limpida, immersa in un trionfo di accesi cromatismi, mescolati amorevolmente a dolcissime tonalità pastello. Il più grande merito del team, tuttavia, risiede nell'aver saputo modificare in modo così esponenziale l'appeal visivo dell'originale senza intaccarne la direzione artistica, ridisegnando ogni singolo pixel in modo tale che sia il più coerente possibile con l'immaginario intessuto trent'anni orsono. L'effetto finale è incantevole ed ammaliante, un concentrato di puro amore reverenziale per il Wonder Boy del 1989, abilissimo nel centrifugare in un'unica soluzione sia la vivacità grafica tipica della moderna era videoludica, sia un intramontabile (e ancora saporitissimo) retrogusto vintage.

    Wonder Boy: The Dragon's Trap Wonder Boy: The Dragon's TrapVersione Analizzata PlayStation 4Sviluppato con la piena collaborazione di Ryuichi Nishizawa, il creatore della serie Wonder Boy, il remake di The Dragon’s Trap scava profondamente nelle memorie dei videogiocatori e riemerge in superficie con una veste scenografica opportunamente ripulita e tirata a lucido. La foggia del capitolo uscito su Sega Master System resta pressoché intatta, conservando - insieme al suo gameplay old style - tutta la qualità di un adventure senza tempo. Ma è grazie soprattutto ad un reparto audiovisivo nuovo di zecca che l’operazione del team LizardCube si libera dalle maglie di una stucchevole malinconia per rendersi pienamente appetibile anche agli occhi di un’utenza più giovane, che non si lascia irretire dal fascino dell’epoca in 8-bit. The Dragon’s Trap ha saputo dimostrarsi un titolo corroborato da un lavoro meticoloso, pieno di passione e filologicamente inoppugnabile: persino a trent’anni dal suo esordio, dunque, Wonder Boy è (e rimarrà) un gioco “meraviglioso”.

    8.5

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