World of Warcraft Classic Recensione: l'MMO Blizzard torna alle origini

Siamo tornati indietro nel tempo e abbiamo passato molte ore in compagnia della versione nostalgica dell'MMORPG più famoso di tutti i tempi.

World of Warcraft Classic Recensione: l'MMO Blizzard torna alle origini
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  • "Blizzard Entertainment proudly invites you to experience Warcraft from a whole new level". Trailer World of Warcraft E3 2003.

    Quindici anni rappresentano un periodo di tempo estremamente lungo, per ognuno di noi. La vita di chiunque muta in modo spesso radicale, imprevedibile e sorprendente. Soprattutto quando, dall'adolescenza, si entra nell'età adulta, con il carico di gioie e dolori che questo passaggio comporta.
    Ci sono ricordi che sbiadiscono, col tempo. Si accavallano con altri, si perdono in una aggrovigliata matassa impossibile da penetrare.
    In alcuni casi, invece, quando l'esperienza è particolarmente segnante, riaffiora anche il più piccolo particolare. Tre lustri fa, ad esempio, ricordo con precisione l'intera sequenza temporale che mi condusse sino al piccolo negozio di elettronica per acquistare finalmente il nuovo titolo della cara, vecchia Blizzard. La passione per l'universo di Warcraft era già ben radicata, e attendevo quel giorno sin dalle prime immagini di quel "gioco che si giocava su internet" viste su una rivista cartacea.
    Sì, una rivista che conteneva appena qualche informazione estrapolata dalla presentazione di WoW all'E3 2003.

    Non esisteva ancora il bombardamento di informazioni a cui siamo sottoposti ora per ogni singolo titolo in procinto di uscire. Niente dirette Twitch per sezionare ogni singolo frame dei trailer o commentare in maniera certosina il gameplay. Niente febbre da "day one" (almeno, non paragonabile a quella odierna). Pensate, nessuna discussione sul downgrade grafico. Pazzesco, no?
    Quando installai il gioco nel vecchio PC di casa (armato di ben cinque CD-ROM e ore di pazienza con Widows XP) probabilmente non potevo immaginare che Azeroth, l'Alleanza e l'Orda mi avrebbero accompagnato per così tanto tempo. Blizzard, mi hai fregato. Di nuovo.
    L'operazione nostalgia del colosso di Irvine, insomma, punta dritto a solleticare solo la nostalgia di vecchi bisbetici come il sottoscritto (e ad accontentare la frangia intransigente della community delusa dalla piega "casual" del titolo), oppure ha un senso più profondo e potrà conquistarsi i favori di un nuovo tipo di pubblico?

    Da zero a quindici

    Se quindici anni sono tanti per noi, pensate a come si è evoluta l'industria videoludica nel frattempo. Non ci riferiamo solamente al profondo gap tecnologico che ci separa da quel lontano 2004.
    World of Warcraft ha raggiunto il momento di maggior splendore circa sei anni dopo la sua uscita, nell'ottobre del 2010, con un picco di iscritti mensili di ben 12 milioni di utenti, cifra record per l'epoca e mai più eguagliata (o superata) da nessun altro MMORPG.
    Nel 2014, inoltre, Blizzard stimò che sino a quell'anno furono più di 100 milioni gli account creati, con oltre oltre 500 milioni di personaggi da giocatori di 244 paesi diversi. E, in tutto questo, il titolo non ha mai abbandonato il modello di business basato sulla sottoscrizione di un abbonamento.

    Quello a cui abbiamo fatto cenno all'inizio della nostra disamina, poi, è ormai esperienza quotidiana. Il modo di vivere e fruire il videogioco ora passa per altri canali; attraverso altre esperienze. Dai forum, con i loro thread statici e scritti, il confronto tra i giocatori e gli spettatori si è spostato sulle trasmissioni live, con migliaia di utenti connessi.
    Nella sua prima settimana post lancio, World of Warcraft Classic ha dominato la classifica dei contenuti più visti su Twitch. Numeri che, per lo streaming e il genere MMORPG, non si erano mai visti.

    Non solo: il titolo è persino riuscito a generare un'enorme quantità di traffico,con un totale di 55 milioni di ore guardate è più di qualsiasi altro titolo sia riuscito a fare in una settimana quest'anno o l'anno scorso. Prima della scorsa settimana, ci sono state poche le occasioni in cui un gioco ha generato più di 30 milioni di ore osservate tanto nel 2018 quanto nel 2019.

    Un esempio è il Dota 2 The International, mentre seguono a ruota i battle royale, Fortnite e Apex Legends.World of Warcraft è capace, ancora oggi, di mettere in fila i fenomeni del momento, nonostante i pesanti e incomprensibili disservizi legati alla gestione della manciata di server messi a disposizione nel giorno della release. Il record è stato indubbiamente trainato dalle personalità del web, che si sono buttate sullo streaming selvaggio, dalle maratone degli hardcore gamer che non hanno mai staccato sino al fatidico "60", dalle guild run dei professionisti (come i Method) il cui unico intento è stato quello di arrivare al level cap prima di tutti gli altri.
    La titanica opera di Blizzard, però, non si può ridurre tutta alle fredde cifre.
    Forte di un universo in continua espansione, sfaccettato e attraente, in tutti questi anni il MMORPG Blizzard (pur non essendo tuttavia esente da sbavature e contenuti meno riusciti) ha travalicato i confini del medium per farsi largo nella cultura di massa. Ha plasmato incredibili ricordi, grandi amicizie (come vedremo, era più facile interagire con gli altri) ed esperienze indimenticabili, segnato in maniera indelebile la vita di molti videogiocatori.

    a maggior parte dei quali si ricorda come era l'Azeroth primordiale: prima del Re dei Lich, dei Panda, del Cataclisma, dei Cavalieri della Morte, dell'invasione della Legione e dei Cacciatori di Demoni, delle nuove razze e di tutte le migliorie che hanno reso l'esperienza di gioco più snella, intuitiva, accessibile e al passo coi tempi. Il rovescio della medaglia è che l'ha resa anche più semplice. Forse troppo per i giocatori in cerca di una vera e propria sfida. L'affetto per l'esperienza originale è sempre stato così grande e sentito che sono nati diversi server non ufficiali i quali riproponevano la "versione liscia" di World of Warcraft.

    Il più conosciuto di questi, Noltarius, arrivò addirittura ad avere più di 800.000 account registrati, prima di essere smantellato dalla potenza di fuoco di Blizzard. E, forse, è stato proprio in quel momento che a Irvine hanno iniziato ad aprirsi (punzecchiati anche dall'insistente community) alla possibilità di mettere in piedi la versione "Vanilla" ufficiale.

    In Blizzard si sono trovati davanti a un bivio: accontentare gli hardcore gamer oltranzisti della prima ora, oppure rifondare l'Azeroth di un tempo con alcune concessioni moderne. Hanno scelto la prima opzione, con qualche concessione unicamente rivolta al comparto grafico. Quest'ultimo, infatti, riprende le recenti conquiste visive raggiunte dal titolo. Ciò si traduce in una grafica più tonda, completa e definita rispetto alla spigolosità iniziale. Nulla, comunque, che possa intaccare il ricordo che i vegliardi avevano dell'Azeroth del passato. Se, però, la modernità vi risulta insopportabile Blizzard ha previsto anche la possibilità di utilizzare le impostazioni originali, per farvi godere la vera esperienza retrò.

    Scusi, è qui la fila per farmare?

    World of Warcraft Classic ci ripresenta, con precisione quasi assoluta (sì, anche bug e glitch sono rimasti fedeli all'originale, in nome del #nochanges), la mole contenutistica che il titolo aveva al momento del suo arrivo nei negozi. Niente di meno, giusto qualcosa in più. Un'occasione davvero unica per i giovani giocatori per riscoprirne la genesi e "vivere" un'esperienza di gioco sfrondata da tutte le agevolazioni e gli stravolgimenti che si sono susseguiti da Burning Crusade sino a Battle for Azeroth.

    Persino entrare in uno qualsiasi dei server, durante i primi giorni, come dicevamo si è rivelata un'impresa alquanto ardua. Se siete tra coloro che non hanno mai vissuto quell'epoca d'oro, scordatevi dunque tutto quello che avete metabolizzato nel corso di centinaia di ore di gioco. Ad esempio, non avrete nessun aiuto visivo per le missioni, nessun "ping" che vi dice dove trovare ciò che vi serve. Tutte le innovazioni, Wowhead, le guide cartacee (sì, avete letto bene) e gli innumerevoli add on (che molte volte impallavano il gioco e infestavano la schermata di milioni di informazioni e timer per i cooldown) sarebbero giunte solo tempo dopo.

    Interpellato un NPC, quindi, bisogna leggere e interpretare il testo della quest (rigorosamente in inglese, visto che non esistono server "italiani"), prima di mettersi in cammino. Esattamente come avveniva all'epoca, infatti, l'esperienza di gioco non viene asservita alla velocità e all'ansia di raggiungere l'end game, anche perché le missioni originali sono meno coerenti e munifiche rispetto a quelle a cui siamo abituati ora.

    Lentamente, piano piano

    La vera essenza di WoW è proprio il "levelling" anzi, diciamocelo francamente, la frustrante lentezza di quest'ultimo.

    A un giocatore discretamente costante, all'epoca, occorrevano diverse settimane, per raggiungere il livello massimo e altrettante per iniziare ad avere un equipaggiamento decente per tentare l'assalto ai mega boss. Tipo Ragnaros, rimasto (all'epoca) imbattuto per oltre cinque mesi. Oggi non è più così. L'eccessiva semplificazione ci porta a consumare i contenuti proposti con una velocità disarmante: trangugiamo tutto - e con troppa facilità - che non badiamo più a ricercare una soddisfazione reale in quello che facciamo.
    Nel corso del tempo siamo stati quindi coccolati da Blizzard, che ha rivisto leggermente al ribasso il tempo di respawn dei mob, aumentato il drop rate e, in generale, stravolto la componente RNG (inizialmente davvero preponderante) nella fase di combattimento.

    In Classic, ovviamente, tutto questo non c'è. Il farming torna a esser eterno, lento, spossante. Ci siamo resi conto, però, di quanto il primigenio sistema ci permetta di vivere diversamente ciò che ci circondava, oltre che di prestare maggiore attenzione e cura nella gestione del personaggio.

    La difficoltà di recuperare pezzi di equipaggiamento realmente utili e bilanciati con l'insieme (e il drop rate misero), dunque, si eleva su ben altri livelli e prende le distanze dal looting compulsivo moderno.
    Altra cosa a cui non siamo più avvezzi è la peculiare gestione dello skill tree, ovvero ciò che realmente differenziava non solo le varie classi (e rendeva più netti i ruoli nei party), ma anche il modo stesso di intendere l'approccio all'avventura. Il PvP e il PvE rappresentavano esperienze molto diverse, non c'era molta flessibilità nella gestione del personaggio; inoltre, modificare i talenti richiedeva una quantità d'oro difficile da racimolare in tempi brevi.

    Social interaction at its finest e feature moderne

    WoW Classic, recupera anche un'altra caratteristica dei tempi passati: l'interazione sociale. Pare scontato, visto che stiamo parlando di un MMORPG, invece non è cosi. Oggi molti automatismi, sebbene abbiano reso molto più veloce e semplice la ricerca di un gruppo, hanno però messo in secondo piano le relazioni sociali tra giocatori.

    Ora i ruoli sono definiti, le ricompense elargite in automatico. Nulla a che vedere rispetto alla fatica che si faceva un tempo per trovare un DPS con determinate caratteristiche, oppure un Tank abile e con l'equipaggiamento giusto per attirare decine di mob. Il ritorno del leggendario "Looking for Group" (meglio, LFG) spammato nella chat ci riporta dunque a un tempo in cui i giocatori erano portati (costretti, se vogliamo) a conoscersi, interagire, spulciare la scheda personaggio degli altri, aiutarsi tra loro comunicando, anche con semplici frasi testuali.
    Sulla carta questo è incredibilmente affascinante, ma ammettiamo che una volta abituati alle comodità odierne tornare al sistema precedente è pur sempre un piccolo shock, che ci ha fatto propendere per concludere la nostra lunga disamina con una riflessione.

    Keep it updated

    Prima di concludere, però, diamo un'occhiata a ciò che verrà. Non sappiamo ancora se WoW Classic rimarrà un'operazione fine a se stessa, dedicata semplicemente a uno zoccolo duro d'utenza hardcore, oppure darà il via a qualcosa di nuovo per l'universo di World of Warcraft. Probabilmente, dopo l'iniziale effetto novità (per i nuovi giocatori) e nostalgia (per i vecchi), in molti torneranno al confortevole World of Warcraft "moderno". Nei piani di Blizzard, comunque, c'è una road map chiara che si sostanzia in una serie di update che seguiranno pedissequamente quelli rilasciati all'epoca.

    Il team di sviluppo ha infatti in previsione di rilasciare nuovi contenuti (suddivisi in sei diverse fasi) in un ordine cronologico simile agli update originali.
    Quando World of Warcraft fu lanciato inizialmente, ad esempio, non esisteva un sistema PvP strutturato: si poteva semplicemente dar fastidio ai giocatori della fazione avversa in giro per Azeroth. Nella fase due, quindi, arriveranno il sistema Honor e le prime ricompense di PvP Rank, dando ai giocatori un incentivo in più.

    La fase tre e la fase quattro, invece, introdurranno anche i Battlegrounds e i relativi vendor, mentre la fase sei porterà gli obiettivi PvP del mondo a Silithus e nelle Plaguelands orientali. E poi? Si fermeranno lì oppure avverrà ciò che già in molti auspicano, ovvero l'inizio della ripubblicazione delle espansioni successive, in una sorta di ciclo infinito? Secondo noi Blizzard, in ossequio alla propria politica, deciderà di fermarsi, limitandosi a mantenere attivi i server per i pochi, vecchi, irriducibili giocatori. Quelli che volevano esattamente ciò che hanno ottenuto: l'Azeroth primigenio. Niente di più, con i suoi pro...ma anche i suoi contro.

    World of Warcraft Classic World of Warcraft ClassicVersione Analizzata PCL'operazione di Blizzard può dirsi riuscita, oppure no? Per noi è un sì, anche se con qualche riserva. World of Warcraft Classic, a nostro avviso, aveva tutto il potenziale per essere qualcosa di più rispetto a una semplice riproposizione della formula originale. Nonostante sia un giocatore di vecchia, vecchissima data i tempi, giocoforza, mutano e riconosco la necessità di aprire alle feature moderne aggiunte dall'MMORPG Blizzard nel corso degli anni, le quali avrebbero reso il World of Warcraft “originale” ancora più memorabile. La politica del colosso di Irvine, anche per WoW Classic, si è dimostrata forse un troppo conservatrice. Riproporre lo stesso titolo uscito quindici anni fa, in maniera pressoché pedissequa, non ha fatto altro che mettere a tacere quella piccola ma rumorosa parte della community che, da anni, chiedeva a gran voce l'Azeroth delle origini, indispettiti dall'eccessiva semplificazione del titolo. Il che, sulla carta, può andare anche bene. Alla fin fine lo scopo era esattamente quello di far leva sugli struggenti ricordi di videogiocatori, segnati in maniera indelebile da WoW. L'occasione, però, poteva a nostro avviso essere sfruttata meglio, magari mescolando il vecchio e il nuovo, per farci vivere World of Warcraft in una veste diversa, che non avevamo mai vissuto e che, probabilmente, all'epoca avremmo apprezzato ancor di più. La versione Classic, comunque, non grava sul portafogli dei giocatori interessati a provarlo, visto che è già compresa nell'abbonamento.

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