Recensione World Rally Championship 2001

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Recensione World Rally Championship 2001
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Introduzione

Invigorito dall'esclusività della licenza ufficiale FIA, il pargolo codificato dal team capitanato da Martin Kenwright anela tamponare con competenza chirurgica il gap temporale intercorrente tra l'approdo di GT3 ed il famelico avvento di Colin McRae 3. Appuriamone i risultati.

Tecnica

Le sofisticate soluzioni cosmetiche opzionate dagli sviluppatori decretano l'appetibile corposità d'un comparto grafico degno di plauso, seppur denunciante diverse inopinabili negligenze.
La vastità ambientale degli scenari e la specifica verosimiglianza morfologica che li caratterizza mozzano istantaneamente il fiato al fruitore, lasciandolo preda d'un mirabile esercizio architettonico. Le impervie lingue d'asfalto snodanti tra le arcigne alture che torreggiano i tratti montani, i sabbiosi selciati resi ancor più polverosi dagl'effetti particellari che ne otturano la visibilità sradicandone dal suolo i detriti od i melmosi stradoni saturati dall'acqua vengono così allocati in contesti credibili e visivamente suggestivi.
A compensare nefandamente un tale spettacolo, emerge il risibile quantitativo di strutture ornamentali nonché la timida germogliazione d'una vegetazione non eccessivamente rigogliosa e capillare.
La percepibile opulenza poligonale investe anche la puntuale plasmazione dei vari bolidi, la quale, pur non scalfendo la meticolosità dei modelli parcheggiati nel masterpiece Polyphony, stupisce piacevolmente per la cura riproduttiva e per la particolarizzazione dell'abitacolo, al cui interno i piloti (i cui peculiari tratti fisionomici sono stati scrupolosamente ricostruiti mediante la tecnica Digimask) fremono e sobbalzano in ottemperanza alle asperità del terreno. Sottolineabile inoltre la procedurale deformazione delle lamiere ed il possibile infrangersi dei finestrini, del parabrezza o del lunotto posteriore, sebbene qualche reticenza sovvenga per via dell'intrinseco disequilibrio progettuale che ostacola la barbara opera di devastazione della vettura (all'atto pratico, quindi, a meno che non si cozzi scelleratamente contro un pilone od un arbusto, difficilmente si riesce a scheggiare le parti sopraesposte).
Altalenante l'efficienza delle mappe texturali applicate, non tanto per sciagurate defezioni cromatiche o di definizione (comunque parzialmente ravvisabili), ma per l'esasperata ridondanza con cui vengono viziosamente ridistribuite nei vari tracciati inficiando l'appeal estetico del prodotto.
La prontezza del motore grafico assicura una rimarchevole fluidità e velocità dell'azione, anche se in quest'ambito le amplificate sensazioni regalate dalle visuali "interne" (sbalorditiva l'inquadratura dal sedile posteriore) sono semplicemente impareggiabili.
Valutata la generosa ampiezza dell'orizzonte visivo, gli sparuti problemi di pop up di cui saltuariamente è affetto divengono necessariamente trascurabili, al contrario dei reprensibili slow-motion, maldestramente sfuggiti in sede di debugging, riscontrabili in alcune isolate circostanze (per lo più durante l'impalpabile rappresentazione degli agenti atmosferici).
La componente sonora si evidenzia infine per un soundtrack invero pregevole, ma allo stesso modo confessa una rivisitazione perlomeno discutibile del rombo del motore, la cui grottesca interdizione lo rende accostabile ai mefitici ronzii delle produzioni a 8/16 bit (!).

Struttura

Per ciò che concerne la sfera strutturale, WRC palesa delle congenite limitazioni che tarlano in modo irreversibile l'intera costituzione portante, desensibilizzando la qualità globale dell'esperienza ludica.
Accantonando i pomposi propositi che ne hanno accompagnato la gestazione, inneggianti fondamentalmente ad un calibrato accordo tra spessore simulativo ed esigenze giocose, gli sviluppatori hanno assemblato una metodologia di guida accoratamente arcade, prediligendo la sistematica semplificazione dell'interfaccia di gioco ed annichilendo le diramazioni tecniche. Gli algoritmi che sottendono il comportamento della vettura contemplano un quantitativo irrisorio di parametri ed una volta assimilati i diversi processi di stabilizzazione sui vari percorsi (asfalto, poltiglia fangosa, terriccio, ghiaccio…) non resta che impostare la quasi totalità delle curve e dei tornanti basandosi sulla collaudata validità della derapata controllata o sull'estrema praticità dell'intraversamento del bolide stesso.
Per quanto l'immediatezza e l'istantanea metabolizzazione del sistema elargiscano di primo acchito laute soddisfazioni, la costrittiva correlazione tra l'inconsistenza delle modalità selezionabili ed il soporifero coefficiente di difficoltà smorza veementemente il precipuo entusiasmo. Di fatto, l'apprezzabile varietà delle 70 tappe che compongono il campionato del mondo viene stritolata dall'assurda latitanza del fattore sfida, constatato che anche a livello "esperto" le chance di primeggiare sui tempi degli avversari risultano tutt'altro che remote. Tendenzialmente trascurabile inoltre l'approssimativa messa a punto dell'auto, mentre del tutto aleatoria si dichiara l'introduzione degli ipotetici danni alla scatola del cambio, all'albero di trasmissione od al motore, della cui fallace implementazione sì è accennato poc'anzi: inconcepibilmente, neppure in seguito ad una tragica escursione in un voraginoso dirupo si ottengono delle visibili e "funzionali" conseguenze, se non quella di essere rispediti automaticamente in carreggiata nel giro d'una manciata di secondi.

Conclusione

Le argillose fondamenta di questo presunto colosso presentato da Sony emergono quando si realizza la marginale attrattiva suscitata dalle altre opzioni di gioco (Vs, rally singolo e time attack) e dall'irrilevanza delle features scovabili.
In un apparato così limitato nonché avaro di gustose alternative, l'assenza d'una modalità arcade in cui confrontarsi materialmente con gli altri aspiranti al titolo grava ulteriormente sulla sua già flebile ossatura, configurandosi come il definitivo colpo di grazia per un'applicazione ludica incontestabilmente costipata, scevra oltretutto da una rifinitura conclusiva meritevole di menzione.

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