Recensione WRC 2 Extreme

Leggi la nostra recensione e le opinioni sul videogioco WRC 2 Extreme - 898

WRC 2
Recensione: Xbox 360
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • 3, 2 ,1...(via!)

    Si ringrazia ATLANTIDE GAMES per averci fornito il gioco in prova.



    Durante la scorsa stagione, WRC ha impassibilmente assistito al logoramento del suo costrutto ludico, snaturato e denudato dall’incessante lavorio di tarme strutturali invero tenaci. Svestito giocoforza degl’efficaci ornamenti estetici, il prodotto firmato da Evolution Studios non ha potuto celare un senso d’imbarazzo nel mostrare sia la superficiale crudezza del sistema di gioco che l’infimo livello di sfida proposto.
    Scompensi inconfutabili che ne hanno tarlato l’oggettiva appetibilità, ma che non ne hanno comunque ostracizzato l’ascesa ai vertici delle classifiche di vendita europee.
    Accomodatosi immeritatamente sul trono delle simulazioni di rally, WRC ha pazientemente atteso che gli alleati, capeggiati da Colin 3, sbarcassero sulle frastagliate coste del suo regno per affidarsi nuovamente alle strategiche mani degli sviluppatori britannici, prodighi nel riplasmarlo, limandone le rozze spigolature, e nel munirlo d’un arsenale digitale semplicemente poderoso.
    Che la guerra abbia inizio.

    ..apre,in sinistra 3/oltre cima,attenzione!salto..sdeng

    Il suffisso aggettivale del titolo – Extreme – è fuorviante: ad una significazione preliminare, sembrerebbe che stia ad indicare una sostanziosa estremizzazione dei contenuti veicolati dal prequel. Calzante deduzione, nulla da ridire, ma dannatamente imprecisa. Difficile stabilire con un accettabile margine d’errore quali siano state le connotazioni degne di essere potenziate. Al contrario, più accessibile risulta sottolineare quali siano state le caratteristiche sottoposte ad una munifica rivoluzione. Perché, signori miei, qui si tratta d’una viscerale e mastodontica revolution, con buona pace di quella frangia d’utenti conservatori che ha apprezzato, accontentandosi, il principio episodio del franchise.
    Le modalità di gioco spaziano dalla consueta e remunerativa sfida Wrc (a cui è legato il concorso già istituito l’anno scorso), ai vari rally/campionati personalizzati, passando per il Vs mode tramite split screen (ovviamente collisioni ed ammaccanti tamponamenti non sono contemplati; infatti, in virtù della licenza Fia Wrc, le opzioni attinenti al mondo “arcade” sono bandite, in favore delle più innocue sfide tramite ghost car), per giungere, infine, al reale fulcro del pacchetto ludico, ossia il campionato mondiale.
    Appurata la presenza dei team, dei 14 eventi e dei piloti ufficiali Wrc, non resta che saggiare come la tattica di rinnovamento attuata dai coders abbia influito sul modello fisico delle vetture e consequenzialmente sui loro parametri di risposta alle innumerevoli tipologie di tracciati.
    Distanziandosi perentoriamente da quanto ostentato nella versione 2001, le routine comportamentali sottendenti i bolidi si interpongono in quell’ipotetica linea di principio che dirime il rigoroso realismo dall’intima freschezza giocosa richiesta da un Vg, configurandosi come un compromesso ricreativo pressoché irreprensibile. L’endemiche dicotomie fra le composizioni dei percorsi (annoveranti: ghiaia, terriccio fangoso, asfalto e superfici aride/pietrose), associate sia alle precipue conformazioni morfologiche degli stessi che alla presenza delle più disparate situazioni climatiche(nebbia, pioggia torrenziale, neve), influiscono in maniera invero sostanziale nell’economia della metodologia di controllo, paventandosi come elementi degni della massima considerazione del pilota.
    WRC 2 Extreme scova nella credibilità dell’offerta ludica l'espressione della sua magnificenza. Le molteplici sollecitazioni con cui vengono torchiati i mostri a trazione integrale si ripercuotono verosimilmente sui loro movimenti, costringendo il fruitore ad una celere assimilazione dei diversi gradi di asperità dei terreni.
    Laddove il piacere di guida in WRC veniva maldestramente rinchiuso nella gabbia d’una tediosa linearità che “incollava” l’auto al suolo, nel sequel tale sensazione viene scarcerata definitivamente, ricoprendo in tal modo il giocatore d’un nuovo carico di responsabilità. Di fatto, WRC2 non si dimostra clemente con i seguaci della guida accorta e timorosa, confessando una curva d’apprendimento quanto mai ripida. Vincere, quindi, non rientra più nel catalogo delle pure formalità. Dominare le proprie passioni, prestando orecchio alle istruzioni impartite dal navigatore divengono condizioni mentali propedeutiche al successo, ma non sono sufficienti; è dunque necessario scrutare e “leggere” i tracciati, desumendo istantaneamente gl’innumerevoli livelli di pericolosità delle 115 tappe affrontabili (suddivise mediamente in 9 prove per ogni rally in modalità esperto -6 in quella professionista- precedute da una sessione di test d’assetto e prove del percorso denominata “shakedown”, per un totale complessivo di 4 giornate). In un’ottica votata all’eliminazione delle grossolane approssimazioni esplicitate dal primo Wrc, il team facente capo a Martin Kenwright ha altresì affinato le procedure di deformazione delle carrozzerie e di alterazione delle sezioni meccaniche delle vetture (con concrete consequenzialità sul versante gameplay) contestualmente alla riequilibrio delle collisioni con i fattori ambientali. Epurata l’eventualità d’imbattersi in “muri” impalpabili ed invisibili ai bordi del manto stradale, gli unici appunti ancora ascrivibili sono la “leggerezza” manifestata dai bolidi in alcune sporadiche occasioni e la riscontrata parzialità delle routine di danneggiamento. Infatti, sebbene sia comprensibile l’intenzione di non frustrare eccessivamente l’utente dedito a ripetuti ribaltamenti ed a voli plastici nelle lussureggianti voragini montane, l’impressione finale è che ci sia la prevalenza d’un'eccessiva discrezionalità del programma, secondo la quale le conseguenze di un violento impatto contro un arbusto (od un muretto di delimitazione) risulterebbero maggiormente deleterie delle corrispettive comportate da un lancio nel vuoto d’una trentina di metri. Too bad.

    Ritorno alla natura

    L’apparato scenografico rappresenta un ulteriore, basilare tassello nel mosaico ludico approntato da Evolution Studios. Appoggiandosi scrupolosamente sulle peculiarità del 128 bit Sony, le tecniche di programmazione procedurale restituiscono una grandiosa riproduzione ambientale, invigorita da un’ampiezza dell’orizzonte visivamente percorribile assolutamente mozzafiato. Gettare lo sguardo dinanzi alla propria vettura, precedendola nella scoperta della lingua stradale che si snoda ora tra le impervie alture della Francia meridionale, ora fra le pianure finlandesi, per poi ripiombare tra le gole argentine, s’evidenzia come una pratica totalmente appagante.
    Nonostante siano piuttosto avari di edifici e di figure geometriche di contorno (se dal tabellino si esclude la rigogliosa vegetazione punteggiata da una platea d’appassionati bidimensionalmente “cartonata”), gli scenari sono senz’ombra di dubbio apprezzabili, soprattutto per via della finissima opera di ricoprimento texturale di cui sono stati oggetti.
    La ricostruzione poligonale dei razzi a 4 ruote motrici rasenta semplicemente la perfezione estetica, a coronazione della cura meticolosa e della perizia riposte nel processo di progettazione preliminare. Ottime anche l’eterogenea frantumazione dei vetri e la piegatura delle lamiere che, in ottemperanza alla gravità ed alla frequenza degl’urti, deformano aspramente il loro aspetto per poi cedere e staccarsi in linea definitiva dalla massa metallica.
    L’intento di particolareggiare s’è spinto anche all’interno dell’abitacolo con una discreta implementazione della strumentazione e soprattutto con la squisita riproduzione fisionomica dei piloti tramite la collaudata tecnologia proprietaria Digimask (beninteso, seppur sobbalzanti ed animati, i 21 corridori non s’illuminano d’alcuna articolazione facciale).
    La spasmodica celerità dell’azione viene avvalorata da un frame rate superbo che non confessa indecisioni percettibili, neppure in presenza dei vari agenti atmosferici (a loro volta finemente riprodotti, infarciti oltretutto da colpi classe come le gocce d’acqua che si riversano sullo schermo televisivo durante un acquazzone).
    Gustosi anche gli effetti particellari replicanti fanghiglia e nevischio (benché non eccellano dal pdv volumetrico), mentre la traslucenza delle parti in metallo e la rifrazione speculare della sagoma della vettura eseguita dall’asfalto, sebbene artificiose, evidenziano la spiccata propensione degli sviluppatori per la spettacolarità cosmetica.
    D’egregia fattura anche il commento musicale, con claustrofobici pezzi composti, fra gli altri, dai Chemical Brothers. Meritevole d’applauso anche la ripresentazione dei ruggiti dei motori, corposa e acusticamente efficace, al pari dell’intonazione della voce del navigatore (il campione italiano di rally Renato Travaglia), estremamente cristallina.

    E...finito!

    La prestanza di WRC 2 Extreme verte sulla sistematica sutura dello sfilacciato mantello strutturale indossato dal prequel. Il fiume conciliatorio fra un’adrenalinica velocità ed una fisica comportamentale profonda, ma rispettosa del fattore “divertimento”, sfocia nelle acque placide d’un apparato ludico verosimile e tecnicamente ineccepibile.
    In una parola: imperdibile.

    Che voto dai a: WRC 2

    Media Voto Utenti
    Voti: 59
    7.7
    nd