WWE 2K Battlegrounds Recensione: wrestling in miniatura

Saber Interactive e 2K pubblicano una versione super deformed del wrestling WWE per dar vita a scontri tra caricature nel nuovo Battlegrounds.

WWE 2K Battlegrounds Recensione: wrestling in miniatura
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  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Oltre a Crysis: Remastered, che da pochi giorni ha portato il Ray Tracing sull'attuale generazione di console, i ragazzi di Saber Interactive hanno da poco lanciato un'altra delle loro produzioni, che si discosta nettamente dalle missioni in Nanotuta di Prophet e Nomad (recuperate la nostra recensione di Crysis Remastered su PS4). Parliamo di WWE 2K Battlegrounds, un'esperienza pensata per abbandonare le velleità simulative del filone classico in favore di un gameplay fieramente "esagerato" e dai toni caricaturali. D'altra parte la serie principale ha bisogno di più tempo per ripresentarsi ai giocatori in modo adeguato, soprattutto dopo l'uscita del disastroso WWE 2K20, il che rende perfettamente sensata la scelta di riempire il vuoto del già cancellato WWE 2K21 con un prodotto differente. Desiderosi di un divertimento leggero ma fondato su solide basi, abbiamo provato la Campagna e l'intera offerta di WWE 2K Battlegrounds, che - tra l'invasivo sistema di microtransazioni, qualche scelta superficiale e alcuni problemi - avrebbe potuto di certo ambire a un risultato più brillante.

    I sette astri nascenti della WWE... più uno

    Il titolo di Saber Interactive ha una modalità Campagna incentrata proprio sul fittizio brand Battlegrounds, voluto dal leggendario Paul Heyman per regalare ai milioni di appassionati di wrestling una nuova forma di spettacolo più "underground". Incaricato dal suo amico manager di viaggiare per l'America e il mondo in cerca di talenti sconosciuti, Stone Cold Steve Austin lascia l'amato ranch per intraprendere una missione di recruiting, che si conclude con la formazione di un piccolo gruppo composto da sette astri nascenti del wrestling.

    Divisa in capitoli legati ai paesi visitati da Steve Austin - tra cui annoveriamo il Messico e la Scozia - la storia viene narrata attraverso pagine di fumetto, che vedono i vari protagonisti chiacchierare con la leggenda del wrestling e imbattersi in avversari altrettanto insidiosi, da Daniel Brian a Brock Lesnar, fino a Jake "The Snake" Roberts. Si tratta di un modo certamente gradevole di sviluppare il racconto, perché è calzante coi toni della produzione e non mostra il fianco alle pesanti criticità delle cutscene di WWE 2K20 (per approfondire, recuperate la recensione di WWE 2K20).

    Al netto di alcune battute divertenti - tra cui annoveriamo quelle sulla tirchieria di Mr. McMahon - la qualità del racconto è tutt'altro che eccelsa e anche i personaggi si sono rivelati piuttosto piatti. A tal proposito, il susseguirsi di alcune scene ci è parso a tratti sconclusionato e incapace di destare il benché minimo interesse, spingendoci a vivere il viaggio di Steve Austin soltanto per sbloccare le ricompense esclusive della Campagna.

    Che siano canonici o opzionali, i match vinti non impongono il dover ricreare eventi particolari ed elargiscono nuovi contenuti estetici, arene, lottatori e potenziamenti. In ogni caso, complice una varietà degli incontri ridotta all'osso, crediamo che l'avventura di Bolo Reynolds, Billy Huggins e compagni, avrebbe meritato qualche attenzione in più, che le avrebbe consentito di risultare veramente godibile. Con ciò, WWE 2K Battlegrounds non poteva non offrire la possibilità di creare arene e personaggi, che da molti anni ormai costituiscono i cuori pulsanti del wrestling secondo 2K.

    Personalizzabili in molti ambiti, dal set di luci, alle decorazioni, fino al tipo di armi raccoglibili, i tre Battleground affiancano la Creazione del Personaggio, che consente di dar vita a nuove leggende del wrestling. Oltre agli ovvi settaggi di sesso, colore e capigliatura, i simpatici modelli "super deformed" possono essere dotati di tatuaggi e vestiti di ogni tipo, sebbene la complessità dell'editor sia certamente inferiore rispetto a quella dei WWE 2K canonici.

    Tra la scelta di mosse speciali e finali, il giocatore è chiamato a decidere quale sarà la "capsula" che accompagnerà il wrestler all'interno dell'arena, un dubbio che nel nostro caso non si è presentato: esiste qualcosa di più stiloso della bara di Undertaker? Questioni estetiche a parte, al proprio lottatore bisogna assegnare una delle cinque classi disponibili per determinare che tipo di wrestler sarà. Powerhouse, la classe di Roman Reigns, permette di sferrare colpi poderosi in grado di spazzare via qualunque avversario, mentre Brawler è per i fan delle armi di fortuna, che vengono addirittura integrate nel moveset del personaggio.

    Potenziare a suon di Bucks gli alberi delle abilità legati ad Attacco, Difesa e Carisma non è l'unico modo per rafforzare il proprio beniamino, che in battaglia potrà avvalersi di 3 tipi di power up differenti. Man mano che la relativa barra si riempirà durante l'incontro, sarà possibile attivare quelli di prima, seconda o terza fascia, che permetteranno di incrementare la potenza delle combo, recuperare parzialmente l'energia o di rendere "non parabili" i propri colpi per un breve di lasso di tempo. Ciascun potenziamento potrà essere portato fino al terzo livello di efficacia mediante i Bucks e, in aggiunta, tuffarsi in Sfida Battleground consentirà di sbloccarne di diversi.

    Strutturata in modo sostanzialmente identico alla Campagna, ma priva di una componente narrativa, questa modalità per personaggi creati chiama ad affrontare innumerevoli match legati a specifiche ricompense, dai talenti per gli alberi delle abilità, fino ai Bucks e ai suddetti potenziamenti.

    Il mondo di Battlegrounds

    WWE 2K Battlegrounds offre alcune modalità di contorno e un buon roster, che tra Hulk Hogan, Steve Austin e The Rock, saprà fare la felicità degli appassionati. Prima di parlare del mondo di Battlegrounds però vogliamo fare una doverosa premessa. Gli slot aggiuntivi per i lottatori creati, i wrestler più forti e perfino i ticket per la partecipazione ad alcune competizioni, sono legati a un sistema di doppia valuta che inevitabilmente include anche le microtransazioni.

    Acquistabili dal PS Store, i cosiddetti "Golden Bucks" possono sostituire i Bucks standard in qualsiasi momento e accelerare un ampliamento dei contenuti che altrimenti richiederebbe molte ore di dedizione. Per potenziare un lottatore creato dall'Overall di 70 ad esempio ci vogliono diverse decine di migliaia di Bucks, mentre le superstar di cui sopra costano ben 12.000 Bucks a testa (escluse le skin alternative). Se è vero che ci sono molti modi per accumulare la valuta standard - pensiamo ad esempio alle 3 Sfide Giornaliere - il prezzario relativo ai Bucks normali avrebbe potuto essere decisamente più accessibile, soprattutto in una produzione "leggera" di questo tipo.

    Ciò detto, l'area adibita alla collezione delle superstar è molto carina, coi wrestler ancora bloccati che "spingono" il giocatore a scartarli dalla confezione che li avvolge. C'è poi il Negozio, dove è possibile sia rifornirsi di Golden Bucks, che comprare pacchetti special di skin in offerta. Tra le modalità Esibizione per uomini o donne abbiamo trovato la Royal Rumble per 30 lottatori, le varianti dei Tag Team e Gauntlet, che possono essere giocate con amici in locale (tranne la Rumble) o in multiplayer.

    Al contrario delle altre, Steel Cage è stata ripensata in chiave Battlegrounds, e ci è piaciuta non poco. Per prima cosa, la gabbia è elettrificata e di tanto in tanto emette scariche in grado di danneggiare chiunque stia tentando di scalarla. Inoltre, prima di tentare la scalata verso la vittoria è necessario riempire un indicatore di denaro, raccogliendo sacchetti che appaiono all'improvviso in qualsiasi parte del ring: ne derivano una piacevole tensione scaturita dalla paura che l'avversario possa completare il compito per primo. Troviamo invece che l'assenza di stipulazioni quali Ladder e Table sia una vera occasione sprecata, perché avrebbero potuto ricevere un "trattamento Battlegrounds" al pari di Steel Cage. Legate all'universo multigiocatore online, King of the Battleground e Torneo sono due modalità inedite e consentono di vincere molti Bucks... ma anche di perderli talvolta.

    La prima vede un wrestler di propria scelta resistere il più possibile su un ring pieno di avversari da tutto il mondo. Eliminare i competitor ma anche sfuggire alle eliminazioni accresce il punteggio complessivo e di conseguenza la ricompensa finale. Trovarsi in una determinata fascia della classifica generale allo scadere del timer inoltre elargisce un ulteriore premio in Bucks, che purtroppo bisognerà spendere per partecipare ad alcune competizioni di Torneo.

    Composta da un percorso di 7 match, Superstar - Uomini ad esempio chiama a lottare con altri giocatori online fino a raggiungere l'agognato incontro finale. Perdere un match consumerà un ticket e bisognerà scegliere se comprarne uno nuovo per 4000 Bucks o retrocedere di un incontro. Anche in questo caso la presenza di una spesa con la valuta standard o i Golden Bucks ci è sembrata assolutamente fuori posto e - detto francamente - pensata per invogliare all'utilizzo di microtransazioni. Al netto di alcune disconnessioni indesiderate e qualche piccolo intoppo sul fronte lag negli incontri con più giocatori, la stabilità dell'esperienza ci è sembrata più che discreta e in ogni caso lontana dalle problematiche invalidanti di WWE 2K20.

    Un wrestling diverso dal solito

    I videogiochi del filone classico di WWE 2K si fregiano di un combat system che riproduce ciò che avviene sui ring della compagnia di McMahon. Al contempo però parliamo di un impianto ludico che mostra i segni del tempo e non sempre in grado convincere. Al contrario il gioco di Saber Interactive non si prende troppo sul serio e propone un gameplay volutamente esagerato e spettacolare. Ce lo dice il coccodrillo, mescolatosi col pubblico del ring paludoso in attesa di sgranocchiare un wrestler, i ring che si sfasciano senza troppi complimenti e la possibilità di utilizzare armi fuori dal comune, come la chitarra acustica "alla Elias" o addirittura un'intera moto da cross.

    Ammantato da una temibile aura rossa, Undertaker afferra il collo dell'avversario per poi compiere un balzo di diversi metri e scaraventarlo al suolo con una ferocia inaudita: questa è l'esecuzione di una Chokeslam in Battlegrounds. E poi ci sono le prese - che nel caso degli All-Arounder comportano salti ed evoluzioni fuori dagli schemi - le più classiche sottomissioni e delle vere e proprie combo di calci e pugni.

    Piuttosto facili da inanellare, queste sequenze di colpi terminano con un poderoso attacco "con aura" e vanno ad affiancarsi a delle abilità addizionali decisamente calzanti coi toni dell'esperienza. Basta infatti premere il grilletto sinistro assieme a uno dei tasti d'attacco per attivare dei super colpi che variano a seconda della classe del personaggio scelto, tra ground pound in grado di spazzar via chiunque in un ampio raggio e combinazioni aggiuntive con armi di fortuna.

    Esagerati e cafoni al punto giusto, gli impatti dei lottatori sul ring e il feeling dei colpi funzionano bene e contribuiscono a rendere gli incontri a dir poco appaganti. Ovviamente parliamo di una ricetta ludica non priva di difetti, sia in ambito scenico, sia sul lato design. Ad esempio quando si effettuano le Reversal al prezzo di un po' di "Rabbia", è possibile che il wrestler sparisca dallo schermo per poi riapparire in posizione di contrattacco. In aggiunta, le combo di attacchi, i colpi speciali e le prese, spesso non sono legati ai wrestler ma alla loro classe d'appartenenza, a discapito della varietà degli scontri sul medio termine.

    Con le mosse finali non parabili, l'importanza del "gradimento del pubblico" - che facilita lo schienamento dell'avversario - è significativa, peccato che le animazioni di alcune taunt che generano il favore degli astanti siano molto più veloci di altre, il che avvantaggia specifici lottatori (Triple H). Criticità a parte, il combat system è in ogni caso il punto più luminoso di Battlegrounds, che poggia su di un comparto audiovisivo non certo stellare ma tutto sommato gradevole. Le tracce che accompagnano i menù sono ridotte all'osso e la telecronaca, anche a causa di una lista commenti risicata, si è rivelata poco incisiva.

    Sorvolando su alcune oscillazioni del frame rate durante i Fatal 4 Way (ma si tratta di poca cosa), generalmente l'azione non mostra cenni di cedimento su PS4 Pro, neanche quando si eseguono gli attacchi ricolmi di effetti speciali. Tra i più e i meno convincenti, i personaggi super deformed restano simpatici da vedere in azione e anche le arene dal look cartoonesco, al netto della minima quantità di spettatori ed elementi di contorno, non sono poi così male.

    WWE 2K Battlegrounds WWE 2K BattlegroundsVersione Analizzata PlayStation 4 ProWWE 2K Battlegrounds non è un gioco brutto ma crediamo che il suo vero potenziale non sia stato minimamente sfruttato: il gameplay è divertente ma i moveset legati alle classi ne minano certamente la varietà sul medio/lungo periodo. Pur non essendo ampio come quelli della serie tradizionale, il roster è pieno di leggende e combattenti d’eccezione, che però in larga parte vanno comprati coi Bucks e non costano poco. Il sistema di doppia valuta è a nostro parere sbilanciato, giacché i giocatori che (giustamente) non vogliono ricorrere alle microtransazioni devono spendere diverse ore per sbloccare i contenuti più interessanti. La Campagna e Sfida Battleground non ci hanno convinto e se a ciò aggiungiamo la mancanza di alcune stipulazioni importanti, soprattutto vista la buona “riedizione” di Steel Cage, è impossibile non pensare a ciò che il titolo di Saber Interactive avrebbe potuto essere con una serie di accorgimenti in più.

    6.3

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