XIII: la recensione della versione PS2

Uno shooter intrigante, diverso dal solito, in arrivo anche su PlayStation 2. La review della versione per console Sony.

XIII: la recensione della versione PS2
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Disponibile per
  • PS2
  • Xbox
  • NGC
  • Pc
  • Sui nostri schermi, il fumetto d’autore

    Pubblicato per la prima volta nel 1984, XIII è
    uno dei fumetti più longevi e di maggior successo dei nostri tempi. Nato dalle
    menti geniali dei belgi Jean Van Hamme e William Vance, è forse il miglior
    esempio contemporaneo di fumetto d’autore. Le vicende narrano con tinte fosche
    di intrighi politici e macchinazioni, ambientate in una sorta di universo
    parallelo al nostro; uno scenario che riesce a rendere plausibili vertiginosi
    voli pindarici di pura fantapolitica. Tutto ruota intorno alle gesta di un eroe
    che ha dimenticato il suo nome e il suo passato, un uomo che molti vogliono
    vedere morto, senza che egli possa indovinarne i motivi. Fascino ed atmosfere
    noir, dunque, per un successo editoriale da sei milioni e mezzo di copie vendute
    in tutto il mondo. Alla Ubisoft qualcuno deve aver pensato che tutto questo
    poteva diventare la base per un ottimo videogioco. E come si può dargli torto?

    La spia
    priva di memoria

    La scommessa della casa d’oltralpe è stata quella di porre l’accento più
    sulla componente di azione del fumetto belga che non sulla sua trama,
    realizzando uno sparatutto in prima persona, piuttosto che un arcade adventure.
    Una scelta condivisibile, in quanto forse l’unica capace di trasmettere in pieno
    la sensazione di essere in balia di oscuri complotti, cercando di ricomporre il
    puzzle della propria vita per dare un senso a tutto ciò che ci accade intorno.
    Nota distintiva del titolo: l’essere completamente realizzato in cel-shading,
    nel tentativo di replicare lo stesso feeling che si prova sfogliando le pagine
    dell’omonimo fumetto. Il gioco inizia su di un’assolata spiaggia, dove il nostro
    alter-ego riprende i sensi, completamente privo di memoria: tutto quello che
    possiede è la chiave di una cassetta di sicurezza e sulla sua spalla troneggia
    tatuato in caratteri romani il numero tredici. Fatti i primi passi verso
    un’avvenente bagnina di ‘baywatchiane’ memorie, si viene catapultati in un
    flashback giocabile in cui si è costretti a fuggire da uno Yacht, braccati da
    uomini armati, rivivendo gli ultimi attimi di pieno possesso della memoria. La
    situazione degenera poco dopo, costringendo il giocatore a gettarsi nella
    mischia: la bagnina viene trucidata sotto gli occhi di XIII poco dopo avergli
    restituito la chiave e l’intera spiaggia pullula di soldati decisi ad uccidere
    il protagonista..

    Fin dalle prime battute il titolo mostra le sue peculiari caratteristiche: lo
    scontro con il primo avversario infatti si svolge in pieno stile fumettistico.
    Poco prima dell’entrata in scena, infatti, nella parte superiore dello schermo
    compaiono tre tavole di fumetto che mostrano (senza interrompere per un attimo
    l’azione) la direzione e l’armamento della guardia, permettendo al giocatore di
    prepararsi alla lotta. È solo la prima di una numerosa serie di scelte
    stilistiche che contribuiscono a far sentire il giocatore dentro ad un fumetto:
    dalle onomatopee atte a replicare i suoni delle armi, al ‘tap tap tap’ dei passi
    delle ronde delle guardie, piccolezze capaci di creare un’esperienza di gioco
    unica. Altra componente innovativa partorita dalle menti degli sviluppatori
    Ubisoft è la possibilità di raccogliere (e usare) tutta una serie di armi non
    convenzionali in grado di stordire piuttosto che uccidere i malcapitati di
    turno: si va dalle sedie ai cocci di bottiglia, arrivando persino ad utilizzare
    come oggetti contundenti dei posacenere dall’aspetto molto robusto. È inoltre
    possibile prendere degli ostaggi, in modo da far cessare momentaneamente il
    fuoco dei propri avversari, facendosi al contempo scudo con il corpo di uno dei
    cattivi. Durante il gioco poi si attivano tutta una serie di abilità peculiari
    del protagonista (man mano che questi riconquista la memoria) con un sistema
    che, per quanto semplice e lontano dall’essere considerato ‘di ruolo’,
    contribuisce a calarsi nella parte, ed a crescere con il proprio alter ego.

    Come è logico aspettarsi, la trama è densa e ricca di colpi di scena e non è
    certo questo il luogo più adatto per parlarne. Quello che invece deve essere
    sottolineato in questa sede è come il titolo sia letteralmente infarcito di
    script, eventi da attivare con l’azione o con la presenza del giocatore al posto
    ed al momento giusto. Una scelta necessitata dalla meccanica di gioco, ma che
    alle volte produce un fastidioso senso di smarrimento. Numerose e varie le armi
    in dotazione nel titolo, ben bilanciate e dal comportamento realistico.
    L’arsenale spazia dai coltelli dal lancio, fino ad arrivare a possenti bazooka,
    senza disdegnare la presenza di armi esotiche come la balestra e il fucile
    subacqueo. C’è da dire che alcune di queste bocche da fuoco vengono utilizzate
    raramente nel corso del gioco, e sempre e solo nella situazione studiata apposta
    per esse, difetto che comunque non va a minare la riuscita complessiva del
    titolo. Da menzionare anche la gestione dell’inventario che permette di
    trasportare i medikit, ottimizzandone sempre al meglio l’utilizzo. Solidi e ben
    fatti i controlli, che si evolvono sensatamente con le abilità di XIII.
    Migliorabile invece l’intelligenza artificiale degli avversari, che alle volte
    sembrano non reagire con prontezza agli attacchi del giocatore, seguendo con fin
    troppa evidenza dei percorsi stabiliti e spesso aspettando quasi la morte anche
    dopo essere stati messi in allerta.

    Dentro al fumetto

    Il motore di Unreal, impiegato
    per la realizzazione del gioco, mostra di essere quanto mai versatile
    nell’utilizzo e capace di reinventarsi in stili diversi. Il cel-shading non
    stona affatto, ed anzi, contribuisce all’immersione e al coinvolgimento,
    dimostrando che questa tecnica non serve soltanto ad incantare i videogiocatori
    più giovani. I modelli poligonali sono magnifici, sembra davvero di osservare
    personaggi di fumetto portati in vita nella gloria della tridimensionalità.
    Ottimamente amalgamati dal motore anche tutti gli altri effetti ‘cartacei’ sopra
    riportati: dopo i primi momenti di smarrimento, ci si affeziona al ‘bang’ della
    44 magnum. Di altro tenore invece i fondali e gli ambienti. A tratti sciapiti e
    scarsamente definiti, denotano una scarsa attenzione (soprattutto per quel che
    riguarda la gestione degli spazi aperti) e poca volontà a superare i limiti
    intrinseci dell’hardware Ps2 nella gestione delle texture.

    Molto buono il sonoro che accompagna con sapiente discrezione il crescendo
    dell’azione con azzeccatissimi brani Jazz. Non è un caso che la colonna sonora
    sia stata pubblicata separatamente. Di buon livello anche gli effetti sonori, e
    il doppiaggio (interamente localizzato in italiano) che aiuta enormemente a
    calarsi nel ruolo di XIII.

    Uno sparatutto con
    stile

    XIII è uno sparatutto che cerca in ogni modo di
    essere atipico ed originale, non riuscendo purtroppo completamente nei suoi
    buoni propositi. Il titolo è divertente, ben realizzato e soprattutto sviluppato
    su basi solidissime (il già citato motore di Unreal) che non mancano di far
    sentire la propria presenza, nel bene e nel male. Il risultato è un gioco
    lineare e afflitto da qualche problema di troppo nella gestione
    dell’intelligenza artificiale degli avversari.

    Non bastano il cel-shading, le onomatopee e gli inserimenti di tavole di fumetto
    durante l’azione a creare un prodotto originale, ma va senz’altro premiata la
    cura con cui gli sviluppatori sono stati in grado di mettere insieme e di
    amalgamare i vari elementi di gioco. Nel complesso un titolo riuscito che non
    mancherà di appassionare gli amanti del genere e che susciterà entusiasmi più
    che giustificati fra gli appassionati dell’opera originale (per quanto in
    Italia, XIII non sia un marchio conosciutissimo). Un titolo divertente e
    particolare, realizzato con evidente passione e maestria, ma che poco aggiunge
    di nuovo ad un genere che inizia ad essere inflazionato anche su Ps2.

    [Autore] Andrea -Erik Rekdal-
    Canigiani

    Erik è
    un redattore ambizioso. Follemente ambizioso. Si sforza enormemente di scrivere
    qualcosa di interessante, e, a onor del vero, non sempre ci riesce. Nel far
    questo, però, cerca sempre di consigliare chi lo legge sulla bontà di un gioco,
    su quanto sia ben fatto e sulla quantità di divertimento ricavabile da esso.
    Tanto tempo fa qualcuno lo convinse che, se proprio devi fare qualcosa, allora
    tanto vale che tu la faccia bene; per questo quando scrive su questa testata,
    spesso finge di essere un giornalista, pretesa che gli costa molto in termini di
    sanità mentale. I suoi articoli sono suoi, e, in quanto tali, sono imbrattati
    della sua opinione personale come un muro intonacato di fresco dopo che è
    passato il peggior teppistello da strada. Che poi non ha mai cercato di
    nascondere il suo punto di vista, anche se l’ambizione di cui sopra gli
    imporrebbe quantomeno una parvenza di obiettività. È uno che se li ricorda i bei
    tempi di Zzap!, del redattore mascherato e di Bonavventura Di Bello; che se l’è
    fatta tutta la trafila, dal Commodore 16 in su; per intenderci, uno di quelli
    illusi che si credono imbevuti della ‘sana’ cultura del videogioco. Tollerato
    dai suoi contemporanei, viene non di meno guardato da questi con pallidi sorrisi
    di malcelata e rassegnata benevolenza. Gli unici danni che può causare, in fin
    dei conti, sono relativi alla sua personale salute psichica. È un
    logorroico-dispotico-malinconico-scioperato, fatto questo che lo riempie, di
    tanto in tanto, di una fragile autostima, ma che non gli facilita i rapporti
    umani con i propri simili. Con i gatti, invece, ha da sempre un certo qual
    feeling. Prima o poi riuscirà a combinare qualcosa di buono. In seguito
    occorrerà stabilire se non sia stato troppo tardi.

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