Recensione Yoshi's New Island

Yoshi riparte da zero, ma inciampa sul fronte dello stile e del level design

Recensione Yoshi's New Island
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  • 3DS
  • Super Mario World 2: Yoshi's Island è con tutta probabilità il platform 2D più bello della storia del videogioco.
    Dispiace quindi che Nintendo non sia mai riuscita a sviluppare un seguito di successo: dopo aver distrattamente accantonato l'idea, per ben due generazioni, di riprenderne le meccaniche, la casa di Kyoto ha tirato fuori un mediocre capitolo per 3DS, affidato però ad un team esterno e ben lontano dall'eccellenza dell'episodio a 16 Bit. La storia sembra destinata a ripetersi con questo Yoshi's New Island: nonostante il titolo faccia presagire ad una fresca ripartenza, lo sviluppo di un prodotto che fa venire i lucciconi ai giocatori di vecchia data è assegnato nuovamente ad un team giovane ed evidentemente non espertissimo. Ne esce un capitolo traballante e mediocre, con seri problemi a livello stilistico ed un level design che non ingrana neppure nelle fasi finali dell'avventura.

    Tutti abbiamo bisogno di Uova

    Di tanto in tanto, mentre ci avventuriamo in uno dei sei mondi che compongono questa nuova, ovoidale isola, viene quasi da chiedersi se Yoshi's Island 2 sia, invece che un seguito, una minuziosa operazione di “taglio è cucito”: un “patchwork” che spezzetta e ricombina quella stessa, enorme eredità lasciata da Super Mario World 2.
    Il nuovo team di sviluppo ha evidentemente costruito questo platform portatile esaminando con attenzione ogni singola caratteristica del predecessore uscito nel '95. L'idea è insomma quella di tracciare una linea di continuità fortissima, riscontrabile nelle dinamiche di gioco, negli elementi che compongono lo stage, persino nei ritmi e nei colori. Alle volte, questa sostanziale uniformità sembra quasi sfiorare il “plagio”, e insomma resta molto incerto quante e quali siano le risorse creative investite dallo studio di sviluppo nella realizzazione di Yoshi's Island 2.
    Arzest, del resto, è uno studio che è stato fondato nel 2010 da una costola di Artoon, team che si occupò dello sfortunato e contrastatissimo Yoshi's Island DS. Probabilmente per non correre il rischio di incappare in un altro, cocente flop, stavolta si è deciso di non esporsi e rinunciare alle nuove idee, “ricalcando” troppo da vicino l'esperienza del capitolo originale uscito su SNES.

    Yoshi's New Island, insomma, a dispetto dell'aggettivo inserito nel titolo è un gioco che di nuovo ben poco: un prodotto che mette i vecchi fan a proprio agio, risultando subito familiare. Ci sono proprio tutti gli elementi classici: le uova da lanciare gestendo la traiettoria mentre ancora ci si muove, il bebè che schizza in una bolla ogni volta che veniamo colpiti, e che va recuperato entro il tempo limite, le mille nuvolette segrete da cui sbucano chiavi, porte verso nuove aree dello stage, stelline.
    Ci vuole davvero poco per trovarsi a navigare nel mondo splendido dei ricordi, e Yoshi's New Island sembra davvero tutto costruito sul “fattore nostalgia”.
    A molti, sfegatati appassionati del capitolo originale, questo potrebbe bastare, ma è innegabile che a questa incarnazione moderna manchi la “magia”, la curiosità, e quella inesauribile verve creativa che -quasi vent'anni fa- ci aveva regalato uno dei platform più belli della storia.
    I primi dubbi vengono già mettendo gli occhi sul comparto grafico, che decide di mescolare elementi 2D e 3D in un impasto davvero poco convincente. Ed anche leggendo le soporifere schermate di un'introduzione bruttina e posticcia la preoccupazione aumenta. Ma la disfatta si compie infilandosi negli stage: i primi mondi sono terribilmente sottotono sul fronte del level design, e gli stimoli per andare avanti arrivano solamente da una rapporto quasi morboso con il titolo per Super Nintendo.
    I nemici sono gli stessi di un tempo, fra piante carnivore e tipi timidi, e persino le piattaforme ricordano quelle già calcate: troppo spesso viene da chiedersi se sia insomma questa vena “amarcord” a sostenere gli altalenanti entusiasmi. Perchè il gioco, in fondo, fa davvero poco per conquistarci. Anzi ci lascia atterriti con delle soluzioni un po' troppo semplicistiche, banalotte e prive di mordente. Se i livelli non fanno altro che riproporre situazioni già vissute, la struttura complessiva non esalta, e Yoshi's Island 2 si trascina fino alla fine, denunciando una povertà alle volte difficile da sopportare.
    Gli unici elementi veramente inediti nell'economia di gioco sono alcune sequenze aggiunte un po' forzatamente, in cui Yoshi si trasforma in uno stilizzato mezzo di trasporto: lo faceva anche in Super Mario World 2, improvvisandosi sottomarino o elicottero, e qui il nostro protagonista prende la forma di trivelle e carrellini: peccato che poi il tutto sia davvero noioso, male integrato con il resto della progressione e poso ispirato, per brevi spezzoni cui dobbiamo controllarne i movimenti inclinando la console. Per fortuna che questi momenti sono pochi, perchè sono talmente brutti da far male al cuore.
    Purtroppo desolanti anche i boss fight che, a parte un paio d'eccezione, non ingranano quasi mai, mettendoci di fronte nemici dalle routine tremendamente prevedibili, che si battono senza fatica e -soprattutto- senza inventiva.

    Chi sperava di vedere un nuovo capolavoro, insomma, deve ricredersi: Yoshi's New Island ha ben poco dell'inesauribile qualità dei platform Nintendo, e proprio questo confronto insistente e continuo con il suo predecessore lo “spegne”. Solo verso la fine si intravedono alcuni elementi originali e boss fight un po' più interessanti (fa eccezione il boss finale, anche questo “copiato” da Super Mario World 2, ma meno riuscito), ma il level design continua anche negli stage avanzati ad alternare soluzioni regolari ad altre veramente insipide e noiose.
    L'unico motivo per cui Yoshi's New Island potrebbe in qualche modo tenere impegnato lo sfegatato passionista del platform è la presenza di aree segrete e collectible: idealmente i livelli di Yoshi's New Island vanno esplorati con attenzione, per scoprire le cinque margherite o le venti monete rosse mimetizzate con le altre coin. Ed ogni stage va portato a termine senza sbagliare troppe volte, per non vedersi intaccare i secondi del conto alla rovescia che solitamente indica il tempo che abbiamo per poter recuperare Baby Mario.
    Dedicarsi a questa meticolosissima ricerca è l'unico modo per riscoprire un coefficiente di difficoltà altrimenti inesistente. Cercando ai confini degli stage si trova di tutto: fiori golosi a cui dar da mangiare i nemici dello stesso coloro, e curiosi spezzoni in cui ingurgitando avversari giganti produciamo uova di dimensioni titaniche, che travolgono senza pietà elementi dello scenario. Abbondano (forse troppo) le nuvolette nascoste, e chi vorrà completare il gioco al 100% dovrà sudare un bel po'. Forse qualcuno si lascerà catturare da questa possibilità, ma è molto più probabile che l'interesse per il titolo si spenga arrivati ai titoli di coda.

    Molto discutibile anche lo stile di Yoshi's New Island. Il team ha puntato tutto su un colpo d'occhio evidentemente lo-fi, con sagome che sembrano ritagliate dai mondi di Super Mario Land 2 e appiccicate sullo schermo del 3DS. Un tocco di personalità arriva dalla colorazione irregolare, a chiazze, che ricorda quella di una tela impressionista. Il colpo d'occhio, si diceva, resta però un po' povero, soprattutto perchè alla bellezza degli sfondi del capitolo Snes si sostituisce qui un disegno poco nitido ed ancor meno dettagliato, con chiazze di colore impastate e irregolari. Tremenda, e veramente poco azzeccata, la scelta di utilizzare per protagonista, piattaforme e nemici dei modelli poligonali invece che degli sprite 2D. Oltre a mettere in mostra un evidente aliasing che stona in maniera vistosa con gli sfondi disegnati, il modello di Yoshi è bruttino, le animazioni non eccellenti, e l'effetto complessivo è lo stesso che si aveva di fronte ai titoli con schermate pre-renderizzate dell'epoca PsOne. Con il 3D attivato il colpo d'occhio diventa più accettabile: la stereoscopia fa diventare totalmente secondari gli elementi in lontananza, proiettando in aggetto - ma senza che l'effetto risulti troppo invasivo - le piattaforme in primo piano, ma i livelli di eccellenza del titolo SNES sono ben lontani. Anche le musiche vengono prese di peso dal '95, solo che qui ci troviamo ad ascoltare molti meno arrangiamenti, ed il tema vagamente country dell'ultimo mondo è forse l'unico che risalti.

    Yoshi's New Island Yoshi's New IslandVersione Analizzata Nintendo 3DSDi fronte alla prova piana e regolare di Yoshi's New Island, viene da chiedersi quando Nintendo deciderà di ridare il franchise in mano ai suoi team interni, invece che affidarlo alle cure tutt'altro che amorevoli di studi che hanno evidentemente difficoltà a confrontarsi con le smisurate aspettative dei fan. Il titolo di Arzest non è un platform completamente da buttare: il fattore nostalgia gioca un ruolo importantissimo in questa produzione, facendo riscoprire ai vecchi fan nemici, atmosfere e ritmi del capolavoro per Super Nintendo. Ed ancora oggi la meticolosa attenzione per le aree segrete, i collezionabili e l'esplorazione metodica degli stage riesce a tenere in piedi l'avventura. Eppure fra l'assenza di elementi nuovi e distintivi, un level design spesso piatto e poco ispirato, battaglie con i boss tutt'altro che memorabili, l'entusiasmo per Yoshi's New Island si spegne troppo in fretta. La scelta di un look che ibrida sfondi bidimensionali a modelli 3D non pare riuscitissima, salvandosi solo grazie ad un buon uso degli effetti stereoscopici, che mette in secondo piano gli impastati sfondi dallo stile impressionista, concettualmente indovinati ma realizzati in maniera poco incisiva. Yoshi's New Island, insomma, si trova schiacciato dall'ingombrante ricordo del suo capostipite, da cui Arzest ritaglia frammenti e tasselli nella speranza di assemblare un mosaico per lo meno guardabile. Ed in effetti, per passare qualche pomeriggio Yoshi's New Island va più che bene, proponendosi come un platform rilassato e leggero. Ma poi gli manca del tutto il guizzo, la trovata ardita, il momento memorabile, e il gioco si mette da parte con la stessa facilità con cui si chiude un 3DS.

    6.8

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