Zone of the Enders The 2nd Runner Mars Recensione: a bordo di mecha con il PSVR

La nuova edizione dell'eccellente action game di Konami si presenta con una veste grafica rifinita e con il supporto alla realtà virtuale.

Zone of the Enders The 2nd Runner Mars Recensione: a bordo di mecha con il PSVR
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • PS4 Pro
  • È dai tempi del manga Tetsujin 28-go (qui da noi noto come Super Robot 28) di Mitsuteru Yokoyama, pubblicato ormai più di mezzo secolo fa, che ogni otaku che si rispetti desidera salire a bordo di un mecha: queste colossali creature meccaniche rappresentano, del resto, uno dei capisaldi dell'animazione giapponese. E sono stati proprio i videogiochi, grazie alla loro "interattività", ad aver permesso ai giocatori di controllare con mano questi giganti di ferro, coronando il sogno di tantissimi appassionati del genere. È il caso, ad esempio, sia della serie Gundam, trasposta in formato pixel un numero incalcolabile di volte, sia - soprattutto - del dittico di Zone of the Enders, parto della sempre fervida mente di Hideo Kojima. Nella tradizione nipponica, esiste uno strettissimo legame tra il pilota ed il suo robot, una sorta di fusione fisica e spirituale, come se quell'involucro metallico fosse un'estensione del corpo dell'uomo, come se carne, mente ed anima si amalgamassero in una sola entità artificiale.
    È così - ad esempio - in opere animate come Neon Genesis Evangelion o il recente Darling in the FranXX. Il secondo capitolo della serie Z.O.E, non a caso, tiene pienamente fede ad un simile connubio, portandolo fino all'estremo: il protagonista, Dingo Egret, è infatti costretto a restare perennemente nell'abitacolo del suo Orbital Frame per rimanere in vita. Forte della fama di miglior gioco a tema mecha mai realizzato, Zone of the Enders: The 2nd Runner torna su PS4 e PC a distanza di quindici anni dall'esordio con un'edizione sottotitolata MARS, nonché rimasterizzata nella gloria dei 4K e dei 60fps. Ma c'è di più: oltre che sul fronte narrativo, il tema del legame tra pilota e robot ora si estende anche sul piano "ludico". L'aggiunta della compatibilità con i visori per la realtà virtuale, difatti, catapulta l'utente direttamente nel cockpit del leggendario Jehuty, donando all'opera di Konami una prospettiva inedita, e creando inoltre un'unione molto più profonda tra il gioco ed il giocatore.

    I giganti di ferro

    The 2nd Runner è un'evoluzione del primissimo capitolo sotto tutti gli aspetti, a cominciare dalla capacità di imbastire un racconto più rifinito rispetto al suo capostipite: il ricercatore di Metatron (una preziosissima fonte di energia) chiamato Dingo Egret verrà coinvolto - suo malgrado - in una serie di eventi ad alto tasso di spettacolarità, che lo vedranno opporsi alla compagnia militare BAHRAM, intenzionata a liberare il pianeta Marte. Per farlo, oltre ad unire le forze con Ken Marinaris, un'avvenente ribelle dai capelli fiammanti, il nostro ardimentoso protagonista dovrà, come già accennato, agire obbligatoriamente all'interno del Jehuty, il potentissimo Orbital Frame già amato nel primo Zone of the Enders: a causa di una ferita mortale, infatti, Dingo viene connesso da Ken al sistema energetico del mecha, dal quale diventerà pertanto inseparabile. Una disconnessione, d'altronde, gli causerebbe la morte. Intrappolato in quel corpo di metallo, l'unica ragione di vita per Egret diventa insomma quella di pilotare il Jehuty ed ottenere la sua vendetta contro le forze di BAHRAM. Narrata con un piglio molto vivace e ritmato, la vicenda di The 2nd Runner ci accompagnerà per circa sette ore senza (quasi) mai un istante di cedimento. Alternando cutscene con il motore di gioco ad altre in puro stile anime, l'opera di Kojima stuzzica e coinvolge, conducendoci in un vortice di battaglie al cardiopalma e facendoci conoscere un cast di personaggi di prim'ordine. Dispiace però che una delle poche crepe di questa rimasterizzazione si evinca proprio dalla resa dei filmati disegnati a mano: per quanto restino bellissimi da vedere, merito di un character design di spicco e di un tratto davvero ammirevole, la definizione piuttosto bassa di alcune sequenze animate avverte pesantemente il contraccolpo degli anni, creando uno stacco abbastanza netto tra la pulizia delle fasi in-game e quella delle cinematiche.

    Quando si scende in campo, tuttavia, buona parte di queste debolezze visive inizia pian piano a svanire: nonostante sia vecchio di due generazioni, il motore di gioco è stato tirato sufficientemente a lucido, garantendo un colpo d'occhio ancora oggi parecchio piacevole: texture e particellari acquistano così nuova linfa vitale, e mantengono anche un'incredibile fluidità, priva di alcuna oscillazione, tale da rendere la qualità grafica di questa riedizione decisamente superiore alla remastered già apparsa su PS3 nel 2013 con la Zone of the Enders HD Collection.

    Benché lo standard dei 60fps - per la riproposizione di un titolo appartenente a due generazioni fa - non sia certo un traguardo incredibile, c'è da ammettere che la totale stabilità del codice fornisce al prodotto quella marcia in più che ci permette di godere appieno di un gameplay sempre esaltante. Il secondo episodio di Z.O.E è frenesia allo stato puro, un'orgia di effetti scintillanti, schegge di fuoco e clangori metallici: a bordo del Jehuty affronteremo scontri carichi di un dinamismo furibondo, circondati come saremo da baraonde di nemici pronti a smembrare la nostra armatura di ferro. Qualora ci trovassimo a troppa distanza dall'avversario, il tasto adibito all'attacco sparerà proiettili laser con cui centrare gli avversari, mentre avvicinandoci all'obiettivo daremo il via a fendenti corpo a corpo.

    Un'alternanza intuitiva e precisa, che semplifica le azioni da eseguire ma non banalizza l'approccio agli scontri: siccome saremo costantemente bersagliati da orde di robot, per sopravvivere alle battaglie di The 2nd Runner dovremo ricorrere a grande tempismo ed agilità. Il dash laterale, i colpi speciali e le parate da dosare con accuratezza (prima che le nostre riserve di energia si esauriscano) donano al combat system quel pizzico di profondità strategica con cui provare a gestire il caos infernale che si genererà a schermo. È indubbio che, in alcune istanze, complice il sovraffollamento di nemici nel campo visivo, Z.O.E ci induce ad agire "alla cieca", lasciando tanto (troppo?) spazio al button mashing. Ma è un piccolo prezzo da pagare per un titolo adrenalinico come pochi, in grado - ai livelli di difficoltà più proibitivi - di mettere a dura prova le abilità dei giocatori maggiormente navigati. Sebbene siano trascorsi tanti anni dalla release originale, The 2nd Runner continua dunque ad offrire un gameplay solidissimo, che raggiunge il massimo splendore nei numerosi scontri con i boss, tutti da annientare con una precisa tattica offensiva. L'edizione rimasterizzata introduce poi un nuovo schema di controlli che si affianca a quello "classico": con la mappatura denominata "Pro", quando dovremo selezionare le armi secondarie, il gioco non attiverà più la pausa, e ci imporrà quindi di variare in tempo reale l'armamentario in dotazione.

    Tornano anche la galleria di cinematiche e la modalità Versus, che trasforma Z.O.E in una sorta di frenetico picchiaduro tra robot, dove potremo disputare incontri con la CPU o con un altro giocatore in locale. Al netto di tutti questi pregi, che di fatto appartengono alla versione originale del titolo, la remastered per PS4 non compie un grandissimo sforzo di ammodernamento: una buona ripulitura grafica durante le fasi di gameplay si contrappone, come già accennato, ad una rivisitazione non proprio impeccabile delle cutscene animate e di quelle mosse dall'engine di gioco.

    A ciò si aggiunge poi l'impossibilità di cambiare il doppiaggio in lingua inglese in favore delle ben più espressive voci giapponesi: un piccolo smacco per gli amanti dell'idioma del Sol Levante. Il prezzo di vendita, inoltre, fissato a 29.99 euro sul PS Store e su Steam, è forse un po' troppo elevato in rapporto alle limitate aggiunte che MARS si porta in dote per tutti i giocatori di vecchia data, che magari hanno già spolpato a dovere l'HD Collection uscita su PS3. A tal proposito, la più grande novità di questa terza "rinascita" di The 2nd Runner, come facilmente intuibile, è incarnata dal supporto completo alla realtà virtuale, una feature che, sulla carta, potrebbe davvero fare la differenza. A patto, chiaramente, di riuscire a sopportarla.

    Hai un mecha in me

    Indossando il PlayStation VR, The 2nd Runner assume una dimensione tutta nuova. E devastante. Immersi nella cabina di pilotaggio del Jehuty, le sensazioni iniziali sono clamorose ed offrono un coinvolgimento stratosferico. Ma la piacevolezza, purtroppo, è destinata ad affievolirsi quando iniziano le schermaglie più furiose. Con la visuale in prima persona, Z.O.E è dannatamente confusionario, un'accozzaglia destabilizzante di modelli poligonali che esplodono in una nuvola di pixel. L'arretratezza del motore grafico, in VR, mostra tutte le sue debolezze, abilmente mascherate nella fruizione "tradizionale": un deficit tecnico che, a tratti, rende un po' più fastidioso dedicarsi alle fasi esplorative. Il pericolo di motion sickness, dato l'altissimo tasso di velocità delle battaglie, è sempre dietro l'angolo: anche gli utenti più avvezzi alla realtà virtuale faranno fatica a preservare il pieno controllo dell'azione, ed in molte occasioni finiranno per colpire alla rinfusa, approfittando del lock-on automatico. Gli scontri con i boss, di contro, liberi dal caos dei duelli con target multipli, ci sono parsi indubbiamente più gradevoli e "comprensibili", capaci di mostrare tutte le potenzialità immersive della realtà virtuale.

    Soprassedendo di fronte a simili problematiche, The 2nd Runner in VR resta comunque un'esperienza da provare almeno una volta: benché simile tecnologia forse non si adatti totalmente ai meccanismi ludici del gioco di Konami, il gusto di sentirsi davvero a bordo di un mecha è riprodotto con un'enorme cura per il dettaglio. Il team ha fatto del suo meglio per adattare la fruibilità del suo gioiellino alle logiche della virtual reality, con un elenco di opzioni volto a permetterci di personalizzare l'avventura per renderla il più comoda possibile.

    Oltre alla regolazione del filtro FOV, alla velocità di rotazione ed al supporto di movimento libero, è stato inserito un nuovo livello di difficoltà, simpaticamente definito VeRy easy, pensato in modo specifico per prendere familiarità con la VR e non soccombere con troppa facilità durante gli assalti nemici. Pur volendo apprezzare il tentativo dello studio nipponico, bisogna fare i conti con la verità dei fatti: la modalità in realtà virtuale di Z.O.E non è affatto quella consigliata per godersi uno dei migliori action delle passate epoche videoludiche.

    Zone of the Enders: The 2nd Runner - M∀RS Zone of the Enders: The 2nd Runner - M∀RSVersione Analizzata PlayStation 4Zone of the Enders: The 2nd Runner-MARS, per il suo valore storico e ludico, era e resta un prodotto di alta qualità, da giocare tutto d'un fiato, la più grande interpretazione in formato interattivo dei mecha giapponesi che la storia del gaming ricordi. E questo basta e avanza per farne un'avventura, ancora oggi, assolutamente imperdibile per chiunque non l'abbia mai vissuta prima d'ora. La rimasterizzazione per PS4 e PC aumenta la fluidità di un gameplay avvincente come non mai, limando le spigolature grafiche delle passate edizioni ed incorniciandole con un frame rate inchiodato a 60fps. Ma non è tutto metallo quello che luccica: il prezzo troppo elevato, a fronte di una riedizione contenutisticamente priva di aggiunte considerevoli, e la presenza di alcune scene d'intermezzo in stile anime in bassa risoluzione impediscono infatti a MARS di annoverarsi tra le conversioni prive di mancanze. L'inserimento di una modalità VR, infine, per quanto assai gradita sul piano concettuale, non si rivela capace di rendere interamente giustizia all'opera di Kojima-san. Anche se in molti hanno sognato per anni di vedere il mondo attraverso il cockpit di un mecha, ora come ora è meglio accontentarsi di ammirare dall'esterno la sua lucente scocca metallica.

    7.8

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