Recensione Zone of the Enders: The Second Runner

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Recensione Zone of the Enders: The Second Runner
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Disponibile per
  • PS2
  • Il gioco con la demo di Metal Gear Solid

    Molti saranno rimasti a bocca aperta vedendo i filmati promozionali di un gioco di combattimenti tra mech creato da Konami che circolavano alla vigilia della distribuzione della PS2 in Italia. Il gioco in questione era il primo capitolo di Zone of the enders, sicura Killer application per il monolite nero; ad accentuare l’enfasi per l’uscita di questo gioco ( e di PS2…) si mescolava alle spettacolari immagini di gioco il nome del padre di Metal Gear Solid, Hideo Kojima. La sola presenza del “maestro” in un progetto si poteva considerare una garanzia di qualità.
    Pochi mesi dopo si diffuse la notizia che la versione Pal di Zone of the Enders avrebbe contenuto una demo giocabile di Metal Gear Solid 2. Si, proprio quel gioco per cui moltissimi avavano acquistato PS2; si è quindi verificato un fenomeno mai visto finora, ovvero l’attesa dell’uscita di Zone of the Enders per giocare a Metal Gear Solid...
    Non era raro infatti entrare in un negozio e sentire rivolgere la domanda: “E’ uscito il gioco con la Demo di Metal Gear?”.
    Arrivò poi il giorno in cui riuscimmo finalmente a giocare il demo.. Pardon... Zone of the Enders; purtroppo la buona maggioranza dei giocatori e delle riviste bocciò la produzione Konami ed il motivi era esclusivamente uno: la brevità. Effettivamente Zone of the Enders era piuttosto breve e poco rigiocabile. Inoltre era alquanto farcito di lunghi dialoghi che ne riducevano ulteriormente il contenuto di gioco vero e proprio. Questi difetti mettevano in ombra una struttura di gioco decisamente brillante e una velocità di azione davvero sopra le righe.
    Insomma eravamo di fronte alla classica occasione mancata nonché ad un’ottima operazione commerciale per risollevare le sorti di un gioco che non avrebbe venduto di sicuro così tanto se non ci fosse stato quell’appetibile extra...
    Comunque la sensazione che aveva lasciato a tutti Zone of the Enders era quella di essere semplicemente il preludio al gioco vero e proprio e che questa volta le cose sarebbero state sviluppate a dovere.
    E puntualmente ( per modo di dire) è arrivato anche in Europa il seguito di questo discusso gioco: inserendo il DVD nella PS2 non si può non essere pervasi di dubbi e domande... Il nuovo Zone of the Enders sarà un'altra raccolta di sequenze in computer grafica con degli intermezzi giocabili o la Konami avrà finalmente sfruttato a dovere tutte le brillanti trovate che aveva lasciato assopite nel primo episodio?

    Gli eventi che portarono al raid su Antillia

    E’ l’alba del ventunesimo secolo; ormai le risorse minerarie della terra sono esaurite e la sovrappopolazione è un problema insormontabile. Le nazioni unite annunciano il “progetto di trasporto orbitale”, ovvero il primo passo verso la colonizzazione e lo sfruttamento di altri pianeti del sistema solare. Il piano prevede la costruzione di mezzi di trasporto e stazioni spaziali orbitanti su Marte e successivamente su Giove, da cui dare inizio ai lavori necessari per rendere abitabili all’uomo questi pianeti.
    In questa nuova epoca un ruolo importantisimo viene svolto dai LEV, armature robotiche utilizzate per il trasporto persone e materiali, oltre che per i lavori di scavo e costruzione. Ma la massima spinta alla colonizzazione spaziale viene data dalla scoperta di un minerale, il Metatron; questo, oltre ad essere una fonte energetica di proporzioni mai viste fino a quel momento possiede anche caratteristiche del tutto peculiari, che permisero la realizzazione di un sistema di trasporto spaziale ad altissima rendimento e, di conseguenza, diede inizio alla colonizzazione in massa di Marte.
    Il governo di Marte era comunque in mano alle Nazioni Unite sulla terra e questa forma di schiavitù nei confronti di un pianeta così distante portò, all’alba del ventitreesimo secolo, alla formazione di una coalizione marziana che rivendicava l’indipendenza delle colonie dalla Terra. Entrambe le coalizioni erano armate di LEV e il conseguente equilibrio bellico fece diventare il conflitto una guerra fredda per alcuni anni. Le sorti del conflitto mutarono solo quando l’esercito marziano di Bahram, in collaborazione con la NUT (una azienda produttrice di LEV su Marte) diedero vita al primo prototipo di Orbital Frame, il successore dell’ormai obsoleto LEV. Gli Orbital Frame traevano energia dal Metatron, che gli forniva una potenza e una velocità tale da ridurre in ginocchio ogni tentativo dell’esercito delle Nazioni Unite di riportare ordine su Marte.
    Nello stesso momento il comandante di Bahram, il colonnello Nohman, ordina lo sviluppo di due Orbital Frames in una colonia orbitante attorno a Giove, Antillia. Questi due frames saranno la chiave per un progetto segreto di cui si conosce solo il nome: Aumaan. La UNFS scopre lo sviluppo di queste due macchine e invia un distaccamento a presidiare Antillia.

    Fu così che nel 2172 le forze di Bahram, guidate dal colonnello Nohman e dal vicecomandante Viola, invasero la colonia di Antillia per riprendere possesso di Jehuty ed Anubis, i due Orbital Frames sequestrati dalle nazioni unite.
    Il raid fu un successo parziale. Bahram riuscì a recuperare soltanto Anubis ma nell’ impresa perse la vita Viola; Jehuty venne recuperato da Leo Stenbuck, un giovane ender ( termine dispregiativo usato per descrivere gli abitanti delle colonie più distanti dalla terra ) e riconsegnato all’ UNFS.

    Il ritorno di Jehuty

    Anno 2174: sono trascorsi due anni dal raid su Antillia; l’esercito di Bahram, forte di Anubis e di un nuovo esercito di Orbital Frames sviluppati sulla base di quest’ultimo, ha preso il controllo su Marte e si prepara al completamento del progetto Aumaan che segnerà la fine delle Nazioni Unite.
    Per completare questo progetto però Nohman ha bisogno di una cosa: Jehuty; Nohman teme la sua potenza e nello stesso tempo ne ha bisogno. Inizia quindi una caccia attraverso tutto il sistema solare per ritrovare il Frame che sembra, non si sa come, scomparso nel nulla.
    Intanto su Callisto Dingo Egret, un manovratore di LEV scavatori in una miniera di metatron, rileva l’anomala presenza di una grandissima quantità di metatron vicino a lui; incuriosito Dingo si allontana dalla sua postazione per indagare proprio mentre giungono le truppe di Bahram.
    Il giovane si imbatte ben presto in un container abbandonato, al cui interno si trova un Orbital Frame: Jehuty. Gli eventi porteranno Dingo Egret a diventare il nuovo pilota di Jehuty, in una disperata impresa contro Bahram, Anubis e Nohman stesso. Ma chi è Dingo? Cosa lo spinge a combattere? Che cos’è Aumaan?

    High Speed Robot Action

    Come il suo predecessore anche questo Zone of the Enders è un action game di combattimenti tra robot con visuale in terza persona. Nel gioco guidate Jehuty/Dingo attraverso una serie di schermi per il cui completamento è necessario eseguire uno specifico incarico che varia di missione in missione. Sugli obiettivi da raggiungere ci soffermeremo oltre perché prima bisogna puntualizzare molte cose riguardo al gameplay; infatti la struttura di gioco riprende molto dal predecessore ma non si limita a questo; tutto ciò che c’era di buono nel primo capitolo è stato ripreso e ampliato in maniera assolutamente pregevole.
    Come nel primo episodio il sistema di controllo del Frame è molto completo e complesso, ma non è mai caotico. Tramite i comandi analogici è possibile spostare Jehuty in tutte le direzioni sullo schermo e, tramite i tasti triangolo e X, è possibile farlo salire o scendere di quota. E’ ancora possibile eseguire il dash, ovvero lo scatto improvviso in una qualsiasi direzione per evitare gli attacchi, ed è ancora presente lo scudo e il sistema d’arma Burst. Jehuty può eseguire una serie di attacchi, che si dividono in attacchi “a distanza” o “ravvicinati” in funzione della posizione del nemico. Dalla lunga distanza è possibile utilizzare maggiormente le armi a lungo raggio, come il cannone (colpo normale) o l’homing laser (colpo speciale . Dalla breve distanza invece si effettuano maggiormente i combattimenti corpo a corpo e le prese: ciò che comunque sorprende è quanto ora i combattimenti siano diventati “tecnici” anche in funzione del sistema di comando e di attacco rivisitato. Nel primo ZOE era molto facile completare delle missioni usando soltanto attacchi a distanza o attacchi Burst; ora questi due attacchi, pur mantenendo la stessa potenza, sono leggermente più difficili da eseguirsi e anche limitati da una barra energetica secondaria che si esaurisce man mano che si usano. Tale barra si ripristina soltanto con un contenitore metatron o “incrociando le spade” con dei nemici. Questo porta il giocatore ad essere costretto ad avvicinarsi ai nemici e quindi ad entrare nella mischia del combattimento, cosa che prima si poteva evitare molto spesso.
    Oltre a questi attacchi durante il gioco potrete raccogliere dei programmi aggiuntivi per Jehuty: gli armamenti extra; buona parte dei quali sono gli stessi che si erano già visti nel primo episodio. Questa volta però il loro utilizzo in maniera ragionata è assolutamente indispensabile per il completamento del gioco. Inoltre anche queste armi vanno ad intaccare la barra dell’ energia secondaria per cui alcune sub-weapon, anche se molto potenti, raramente possono essere usate per fare stragi e molto più spesso possono essere usate per infliggere il colpo che ribalta le sorti.

    L’ esercito di Bahram è cresciuto e si vede. Molti sono i nuovi modelli di Orbital Frame che sono stati introdotti dal raid di Antillia (che tradotto significa molti tipi di avversari in più). Questi, oltre ad avere stili di combattimento molto variegati, ora presentano un ottima intelligenza artificiale anche dai livelli di difficoltà più bassa. E’ molto più difficile ora trovare un nemico che non si mette in guardia e rimane imbambolato a farsi massacrare anzi, è più facile il contrario, ovvero che reagisca rompendo la vostra guardia.
    Ma ciò che è davvero aumentata oltre ogni aspettativa è la velocità di gioco: ora i nemici sono davvero tanti, e tutti si buttano contro di voi! I combattimenti sono una vera e propria orgia di scatti, fendenti, mitragliate, sia da parte vostra che da parte dei nemici. E’ molto difficile descriverle e inizialmente anche gestirle. La sensazione che ha uno spettatore di una partita è di assoluta impotenza e confusione: come si possono comandare a un personaggio di un videogioco così tante azioni in così poco tempo? Lo stesso si prova in parte anche nelle prime partite, ma è una sensazione che dura davvero molto poco; si prende subito confidenza con i comandi e ci si butta nella mischia a capofitto, ma con un occhio sempre attento sulla strategia di attacco.
    Zone of the Enders 2 non è comunque solo un unico lunghissimo combattimento. Le missioni in cui bisogna abbattere i nemici si alternano ad altre con scopi differenti, come la ricerca di un fuggitivo all’interno di una base, il salvataggio di un compagno di combattimento o la difesa di alcune aree civili. Quindi anche sotto il punto di vista della varietà di gioco Konami ha sicuramente messo un punto a segno. Non potevano mancare i boss di fine livello e anch’essi sono pregevoli sopra la media. Ogni scontro è ben bilanciato tra azione e strategia, oltre a non essere mai banale e ripetitivo (lo scontro con la flotta di Bahram è davvero spettacolare in tutto e per tutto).

    Un Comparto Video di prim’ordine

    Anche la grafica ha fatto un balzo in avanti davvero impressionante: ora sia i personaggi che i fondali sono realizzati con la tecnica Cel Shading, ma lo stile “cel” stesso è molto particolare e i personaggi risultano estremamente curati e dalle movenze fluide. Molti sono i modelli di LEV e Frame presenti nel gioco e tutti quanti godono di una eccellente realizzazione grafica e di un altrettanto lodevole set di animazioni. Sui mech si possono comunque notare riflessi, illuminazioni ed effetti particellari a bizzeffe, come quando si è di fronte ad Anubis i cui atttacchi scatenano delle esplosioni che lasciano letteralmente sbigottiti. Anche i fondali non sono stati trascurati e godono di una realizzazione buona/ottima. Il panorama di Marte è quello che sicuramente brilla di meno come qualità, ma si riprende subito in prossimità delle basi (o più in generale dei luoghi chiusi) in cui si possono osservare maggiori quantità di oggetti contorno.
    E ancora una volta parliamo della velocità; tutto il comparto grafico si muove in maniera tanto fluida quanto veloce. Bisogna ammettere che nelle situazioni più concitate si verificano dei rallentamenti e certe volte sono ben di più che “appena percettibili”.
    Se nel primo episodio i filmati di intermezzo erano realizzati in computer grafica, in questo ZOE le sequenze sono dei veri e propri cartoni animati, e di qualità molto buona. Le sequenze animate in realtime sono fatte molto bene però qualche volta sono un po’ confuse.
    Anche il sonoro svolge un ruolo di prim’ordine: le musiche sono realizzate molto bene, sono varie e sempre adatte alla situazione di gioco e durante le missioni si possono apprezzare arrangiamenti del tema introduttivo. Una sorpresa positiva arriva dal doppiaggio dei protagonisti (in inglese): quest’ultimo contribuisce attivamente allo svolgimento del gioco. Se per esempio ADA, l’ intelligenza artificiale di Jehuty, vi suggerisce l’utilizzo di una particolare strategia o arma secondaria per abbattere un nemico potrete risponderle in maniera affermativa o negativa tramite la pressione dei tasti L3 ed R3. Se rispondete affermativamente ADA predisporrà le armi suggerite, altrimenti lascerà tutto inalterato. Si verranno a creare delle situazioni di dialogo tra Dingo, ADA e gli altri personaggi del gioco tutte da scoprire, ma non solo...

    Un ritorno alla grande

    Questa volta possiamo dire tranquillamente che Konami ha centrato il suo obiettivo al cento per cento. Zone of the Enders 2 si presenta al pubblico italiano con un gameplay solido e sviluppato in maniera eccellente, una grafica sopra la media, un sonoro formidabile e una storia che, sebbene non sia il massimo dell’originalità (Gundam docet), si sviluppa in maniera intrigante. E’ un gioco di azione, questo bisogna tenerlo a mente, per cui coloro che prediligono la strategia all’adrenalina si devono di sicuro fare in disparte. Anche perché qui di azione ce n’è davvero tantissima, come sono tante le situazioni da affrontare. Il rapporto che c’è tra la velocità di svolgimento del gioco e la quantità di cose da farsi lo porta ad essere forse un po’ breve ma un gioco come questo va giocato per forza più volte per essere apprezzato. Inoltre molti segreti sono sparsi attraverso gli schermi; scovarli significa sbloccare vari extra, che vengono aggiunti man mano nel menu "extra mission". A tenere vivo l’ interesse per il gioco anche oltre l’avventura principale non ci sono solo le missioni extra (che alla lunga potrebbero annoiare): in Zone of the enders 2 è implementato anche un buon VS mode, da giocarsi contro un amico o contro il computer, in cui potrete guidare Jehuty, Anubis e tutti i boss principali oltre agli alleati che incontrerete nel gioco.
    Insomma siamo di fronte ad un acquisto obbligato per i fan dei giochi di mech o più in generale dei giochi di azione; per coloro che non sono fanatici del genere il consiglio è di valutarne comunque l’ acquisto, magari dopo una prova. E’ comunque sicuro che da un po’ di tempo non si vedeva un action game così ben fatto su PS2, complimenti Konami!

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