Libri a 360 Bit: No Man's Sky, il naufragar m'è dolce in questo mare (di stelle)

Tra desiderio e utopia, tra illusioni e verità Il vagabondo delle stelle di Jack London ha qualcosa in comune con No Man's Sky?

Libri a 360 Bit: No Man's Sky, il naufragar m'è dolce in questo mare (di stelle)
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"A dispetto di tutti, io calpesterò ancora, e più d'una volta, questa nostra terra. E vi camminerò, in carne e ossa, come per il passato, principe o contadino, sapiente o stupido; a volte sulla vetta della scala sociale, a volte stritolato dalla ruota del destino."
Il vagabondo delle stelle, Jack London

"Il più grande aggiornamento della storia dei videogiochi": è stato presentato più o meno così, dopo due anni dal lancio, No Man's Sky Next. Definire simile "riscrittura" del gioco come un semplice "aggiornamento" pare davvero riduttivo: si tratta di una (quasi) completa ridefinizione delle meccaniche ludiche, con l'introduzione della terza persona e, tra l'altro, anche con la possibilità di giocare in mutiplayer. Tutte opzioni che erano state più o meno annunciate in fase di sviluppo dai ragazzi di Hello Games ma che poi, come tutti quanti sappiamo bene, non avevano "lasciato tracce" nella 1.0. Eppure quell'idea di viaggio spaziale (e per "spaziale" s'intende non soltanto attraverso il cosmo ma anche e soprattutto attraverso la "dimensione dello spazio") che porta con sé No Man's Sky è ancora incredibilmente affascinante e ci consente di affiancare, seppur nelle differenze, questo gioco ad uno dei più grandi (e particolari) romanzi della letteratura mondiale, il quale, invece, ha ragionato a lungo sul concetto di tempo, non soltanto storico: stiamo parlando de Il vagabondo delle stelle di Jack London. Mai titolo fu più azzeccato, vero?

Per aspera ad astra

Partiamo dunque da un presupposto. Il lavoro di Hello Games e Jack London ad una rapida visione non hanno in realtà niente in comune. Da un lato infatti si tratta di un gioco di sopravvivenza/esplorazione nello spazio profondo e dall'altro di un racconto con protagonista un bizzarro personaggio che, per tutta una serie di motivi, ha la capacità di vivere molte altre vite, grazie all'apprendimento della piccola morte, ovvero l'abilità di "uscire con l'anima" dal proprio corpo e andare, giustappunto, a conoscere altri tipi di esistenze in altri tempi.

Però ad una visione un po' più ravvicinata ecco che i due titoli cominciano ad avere impressionanti tratti similari. Anzitutto entrambi hanno come matrice la sofferenza del viaggio (e da qui il nome di questo paragrafo, che cita il noto proverbio latino, traducibile con la formula "attraverso le difficoltà verso le stelle"): un cammino che ne Il vagabondo delle stelle viene condotto nei pochi metri quadrati di una sudicia cella di prigione mentre in No Man's Sky è effettuato, almeno nei momenti iniziali del gioco, su una traballante e malsicura navicella, sempre a corto di materiali e carburante. Questo senso di precarietà che si respira nel titolo di Hello Games permea anche il romanzo di London che è abilissimo nel presentarci, all'interno delle memorie del galeotto e assassino Darrell Standing, una vita, anzi più vite sempre condotte sul filo del rasoio, ad un passo dalla piccola morte già citata, oppure dalla fine di tutto.

Allucinazioni più vere del vero e realtà fantastica

Una delle parti più apprezzate dai lettori e dagli studiosi di tutto il mondo de Il vagabondo delle stelle sono quelle in cui il protagonista si lascia andare a descrizioni ondivaghe ed allucinate, vagabondaggi mentali nei quali, sia che egli "viva" nel corpo di un sacerdote del Nilo, oppure "interpreti" un bambino appartenente ad una famiglia di mormoni durante una spedizione nella frontiera americana, si spappola letteralmente il dato temporale per interpretare sensazioni, emozioni e riflessioni attraverso la sensibilità propria degli anni in cui è stato diffuso il romanzo.

Questo balzo "temporale" trova in No Man's Sky un corrispettivo "spaziale", grazie alla pletora, potenzialmente infinita, di pianeti esplorabili nel titolo. Che poi questa diversità sia, più che altro, cromatica, e non sempre realizzata a regola d'arte, poco importa ai fini del nostro discorso: l'ispirazione è la stessa, il risulto meno. Così come il protagonista di No Man's Sky peregrina di pianeta in pianeta così ne Il Vagabondo delle Stelle si passa, senza soluzione di continuità, di vita in vita, di nuova esperienza in nuova esperienza. Si configura così una vera e propria mappa interstellare che intreccia vita ed esplorazione, ardore di scoperta e curiosità nell'intraprendere una nuova esistenza: se ci pensate bene questo non è, in fondo, uno dei desideri più intimi e segreti di tutti gli esseri umani dalla notte dei tempi ad oggi? E pensare che lo si può esaudire con un libro o un controller in mano.

Conoscere il mondo significa condividerlo

Ma vi starete chiedendo: l'aggiornamento Next che c'entra? Beh è molto importante, anzi decisivo per il nostro discorso. Già perché l'introduzione del multiplayer su No Man's Sky ribalta completamente l'esperienza dell'utente medio, in grado, finalmente, di poter interagire anche con altri giocatori umani e non sentirsi, come era nella versione 1.0, completamente abbandonato in un universo freddo e puntellato da una vita non reale, ma soltanto imitata, neppure troppo bene.

Allo stesso modo di Next, anche London inserisce la condivisione delle emozioni con altri esseri umani come cifra fondante del romanzo, dato che il protagonista de Il vagabondo delle stelle apprende la piccola morte grazie alla conoscenza di Ed Morrell, un detenuto vicino di cella il quale, assieme all'altro galeotto Jake Openheimer, sarà il compagno di conversazione per eccellenza di Darrell Standing. Si tratta di discussioni molto particolari: si svolgono, infatti, in codice, condotte attraverso il battere delle nocche sulla pareti delle celle in una lingua del tutto aliena, ovviamente, alle guardie carcerarie, cosicché i galeotti possano comunicare liberamente. Se state pensando ai tanti idiomi di specie spaziali contenuti in No Man's Sky, siete sulla nostra stessa lunghezza d'onda.

Est modus in rebus

Chi non ha mai giocato a No Man's Sky e, soprattutto, non hai mai letto neppure qualche pagina de Il vagabondo delle stelle forse penserà che i due oggetti della discussione siano opere culturali sicuramente interessanti ma un poco disordinate e confusionarie. Questo ragionamento, di certo legittimo, è in realtà errato, almeno per quanto riguarda il romanzo.

Il libro di Jack London in realtà è perfettamente organizzato secondo un metodo ferreo (come da titolo del paragrafo) che, seppur nelle differenze, ci presenta sempre bene e in maniera esaustiva, attraverso rapidi e decisivi tocchi descrittivi, la nuova "vita" del protagonista, cosicché, seppur nell'assurdità della situazione, tutto ci pare credibile e realistico. Qui No Man's Sky invece presta il fianco a più di una critica, soprattutto per quanto concerne il sistema di crafting e ottenimento di materiali più avanzati. Tuttavia va anche detto che ogni gioco con queste modalità deve per forza di cose richiedere una "sospensione dell'incredulità" abbastanza forte da parte dei fruitori.

Quantità e qualità, si può fare!

Ecco allora che la nostra riflessione va verso il suo naturale termine. Pur nelle loro differenze, sia No Man's Sky sia Il Vagabondo delle stelle sono opere che fanno della quantità di spunti il loro punto di forza senza però rinunciare (London, come già detto in precedenza, è un fuoriclasse in tale chiave di lettura, quelli di Hello Games un pelino meno) ad una qualità di "scrittura" che dev'essere per forza sempre molto elevata, per sorreggere appunto una struttura assaiparticolare.

In entrambi i casi però i motivi di fascino sono i medesimi, ovvero la possibilità di esplorare nel tempo e nello spazio vite ed esistenze molto diverse le une dalle altre, proprio come i grandi videogiochi o la letteratura più ispirata sono in grado di fare. Ecco allora che, soprattutto all'indomani di Next, il naufragare nel mare (di stelle e di vite) di No Man's Sky e de Il Vagabondo delle stelle è davvero dolce. E bellissimo.