Syphon Filter per PS1: Gabe Logan protagonista di My Generation Episodio 3

Uscito nel 1999 sulla prima PlayStation, Syphon Filter ha conquistato sin da subito gli amanti dei giochi action stealth...

My Generation EP3: Syphon Filter
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Il mondo è minacciato da un gruppo di terroristi in possesso del virus più temibile mai visto, e solo un grande agente è in grado di sconfiggerli. Se state pensando a James Bond avete sbagliato: il nostro eroe è l'agente Logan. Oggi parliamo di Syphon Filter, e questa è My Generation, la rubrica in cui in ricordare i grandi videogiochi che hanno fatto la storia.
Uscito nel lontano 1999, Syphon Filter è stato un'assoluta sorpresa del parco titoli della prima PlayStation. La perfetta rappresentazione videoludica di un film di spionaggio, che calava il giocatore tra i ranghi di una fantomatica agenzia chiamata alla difesa del mondo. Un setting del genere oggi verrebbe considerato un semplice cliché, abusato più del dovuto, ma al tempo della release assistevamo ai primi contatti fra cinema e gaming, e temi simili erano visti con curiosità da pubblico e stampa.
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Il mio nome è Logan, Gabriel Logan

Uno dei punti di forza del titolo era quindi la sua trama diretta e cinematografica, che ci permetteva di vestire i panni dell'eroe Gabriel Logan, con la missione di debellare il pericoloso virus Syphon Filter, che dava appunto il nome al videogioco. L'agente patogeno era letteralmente programmabile, ossia poteva essere inviato contro obiettivi specifici: un'arma temibile, da eliminare ad ogni costo.

Per farlo, Logan aveva a disposizione un armamentario estremamente profondo, che passava dalla classica pistola con silenziatore ai fucili da cecchino dotati di mirino ad infrarossi. Il giocatore poteva anche rinvenire sul campo nuovi equipaggiamenti, ma il vero cuore dell'esperienza era rappresentato dal dinamismo delle missioni. Iniziato un livello, infatti, l'obiettivo cambiava continuamente, grazie alle indicazioni della partner di Gabriel, Lian Xing. Questo, insieme al gameplay, fu uno degli aspetti più apprezzati dalla critica all'uscita del gioco. Eppure, stando alle parole del director Jonh Gravin, lo sviluppo di Syphon Filter fu lungo e travagliato: l'idea era quella di dar vita ad un action adventure, ma il team rimase molto a lungo senza una trama portante, con un foglio di carta dove non c'era altro che un nome e pochi dettagli. Nessuna descrizione dei personaggi, nessuna idea sul plot narrativo, solo una buona serie di meccaniche che fortunatamente bastarono a convincere il publisher Eidetic a supportare il progetto, seguendo la scia di un altro titolo che aveva sconvolto gli addetti ai lavori poco tempo prima.

L'ispirazione per Syphone Filter arrivava infatti da GoldenEye 007, sviluppato da Rare su Nintendo 64. Lo shooter dedicato alle gesta di James Bond si presentava come un precursore del genere FPS su console, che ai tempi era appannaggio quasi esclusivo dei personal computer, ed era stato sviluppato sfruttando l'avanguardistico stick analogico implementato nel pad dalla macchina Nintendo. Syphon Filter, nell'idea del team di sviluppo, doveva possedere quelle meccaniche pur accontentandosi di un controller classico. Ma l'influenza di GoldenEye toccava anche altri punti focali del gioco per PSOne. L'aspirazione di 989 Studios, come al tempo si chiamava la software house, era quella di creare una vera e propria spy story, simile a quelle viste sul grande schermo. Far diventare realtà questo sogno, però, si rivelò una sfida a cui i programmatori non erano pronti.

Da Bubsy 3D a Syphon Filter

Prima di Syphon Filter, infatti, il giovane studio aveva sviluppato solo un titolo: Bubsy 3D, che venne massacrato da critica e pubblico. L'azienda aveva insomma poca esperienza, politiche di produzione non proprio solide, e un'evidente ansia da prestazione. Fu così che l'esordio di Gabriel Logan venne rimaneggiato più volte, addirittura rischiando in diverse occasioni la cancellazione permanente. Lo stesso Gravin, fino a poche settimane prima della pubblicazione ufficiale, cambiò l'ordine di alcune missioni. Sentendo oggi i suoi racconti su quello sviluppo così travagliato, quello che avvenne in seguito assume quasi i toni di un miracolo.

Syphon Filter conquistò tutti, grazie ad una vasta varietà di soluzioni ludiche: bombe da disinnescare, missioni a tempo, infiltrazioni e persino l'utilizzo di uno scanner per scovare delle tracce virali. In particolare la stampa ne apprezzò il gameplay: il giocatore poteva cambiare la telecamera dalla terza alla prima persona, per mirare con precisione i punti deboli dei nemici. Una soluzione di questo tipo si era vista in un altro gioco ispirato allo spionaggio, ovvero Mission Impossibile, sempre su Nintendo 64, ma la cura dietro questa meccanica in Syphon Filter la rese memorabile. Logan era poi capace di inginocchiarsi, rotolare, e compiere una serie di azioni che rendevano le fasi action adrenaliniche e molto movimentate. Il sistema di controllo era responsivo, così che l'azione trovasse sempre un buon compromesso fra tattica e dinamismo.

Inoltre, si vedevano le prime evoluzioni nell'intelligenza artificiale, con i nemici che si rifugiavano dietro alle coperture o che cercavano di stanare il protagonista con delle granate. L'insieme di tutti questi aspetti, fra narrazione intensa e gameplay appagante, sfociò in un mix che oggi definiremmo "immersivo". Perfino uno spot di quegli anni riprese questa idea: nel filmato, viene mostrato un uomo ben vestito, probabilmente il rispettabile impiegato di qualche grande azienda. Tutte le situazioni che gli si presentano davanti, tuttavia, gli ricordano le sequenze dell'avventura di Logan, come se la stesse ancora vivendo sulla propria pelle.

Grazie a Syphon Filter, PlayStation trovò una nuova grande esclusiva da presentare al pubblico, ed un altro partner fondamentale per lo sviluppo degli studi interni. 989 Studios, infatti, lavorò sul brand di Syphon Filter a lungo, per poi cambiare nome nel 2005 in Bend Studio. La serie di Gabriel Logan vide subito un nuovo sequel, i cui lavori iniziarono appena un paio di settimane dopo l'uscita del primo episodio.

Jonh Gravin si mise immediatamente all'opera, proponendo sul piatto una trama più rifinita, che riprendeva il suo intreccio a poche ore dall'epilogo del predecessore. Stavolta Logan e la sua partner sarebbero stati braccati dal governo, mentre la minaccia del virus incombeva sugli Stati Uniti d'America. La saga rifiniva quindi la sua anima da spy story, ma nel tempo non sono mancati alcuni passi falsi. Un terzo capitolo sicuramente più contestato fu l'inizio dei tentennamenti, che proseguirono anche durante la stagione PlayStation 2, con una nuova trilogia molto meno apprezzata.

L'affermazione dell'agente Logan

Il gioco di 989 Studios, fra le altre cose, dovette affrontare una concorrenza spietata. Nel 1999, infatti, il mondo aveva già assistito all'esordio di Metal Gear Solid e all'estro di Hideo Kojima. Nonostante fossero altre le fonti d'ispirazione, quella finestra di uscita così vicina al titolo di Konami segnò irrimediabilmente Gabriel Logan e la sua agenzia. Syphon Filter arrivò a distanza di pochi mesi, ed inevitabilmente subì le conseguenze di un confronto pesante.

La stampa, per fortuna, lo definì come un progetto bendiverso rispetto alle esperienze stealth del periodo, Metal Gear Solid e Tenchu su tutte. Le meccaniche ispirate a Goldeneye e Mission Impossibile erano palpabili, la vibrazione action molto più avvertibile, e ci furono accostamenti anche a giochi come Tomb Raider. Syphon Filter sfruttava infatti la furtività solo in alcune sessioni, e le fasi di shooting prendevano il sopravvento a più riprese, rappresentando il cuore pulsante dell'offerta.

989 Studios riuscì quindi a fare breccia nel cuore dei fan, arrivando a vendere un milione di copie durante il primo anno di pubblicazione; un risultato eccezionale per un titolo nato da una bozza di buone idee sviluppate forse con un pizzico di incoscienza. Syphon Filter non generato un grande lascito, ma è la dimostrazione che un concept derivativo può rivendicare una propria identità. In tal senso fu uno dei promotori di un'industria più attenta a quello che la circondava, capace di dialogare con altri media e di cavalcare le mode e le tematiche del momento. Meritatamente è stato inserito anche nel parco titoli di PlayStation Classic, come uno dei prodotti che ha contribuito a caratterizzare l'offerta ludica di quella console. Successivamente, Gabriel Logan, come ogni buona spia, ha fatto perdere le sue tracce.