Il caso NeoGAF, analisi dello scandalo che ha scosso la grande community

Ripercorriamo le tappe del caso NeoGAF: dallo scandalo che ha coinvolto il fondatore all'abbandono dello staff, fino al ritorno online del noto forum.

Il caso NeoGAF, analisi dello scandalo che ha scosso la grande community
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Gli eventi che hanno recentemente colpito NeoGaf e il suo fondatore sono meritevoli di approfondimento, perché hanno generato notevole confusione negli appassionati, e causato prese di posizione preventive che sono spesso prive di basi. Questi i fatti: La regista Ima Leupp pubblica un post sulla sua bacheca di Facebook in cui, senza citare direttamente il nome del soggetto, descrive una scena di molestie dove, sebbene fosse fidanzata, un uomo "che si definiva suo amico" è entrato nudo nella doccia dove lei si stava lavando.
Sottolinea anche che nei giorni successivi quest'ultimo è stato particolarmente scontroso e cattivo con lei. L'episodio ha reso difficili i rapporti col suo ragazzo dell'epoca per le insicurezze generate in lei, e Ima non riuscì a denunciare l'accaduto per paura della "fama" e dell'influenza del personaggio coinvolto.

Videogiochi e DintorniVideogiochi e Dintorni è una rubrica in cui analizziamo il modo in cui il videogioco viene comunicato nel mondo: come i telegiornali, gli influencer, la stampa generalista e gli addetti ai lavori raccontano e descrivono al pubblico il mezzo videoludico. Dal nuovo caso mediatico del momento fino all'evento meno discusso sul web, cercheremo di dare copertura a tutte le vicende che possono offrire nuovi spunti e chiavi di lettura sul videogioco.

Nei commenti, dopo le ripetute richieste relative al nome del soggetto, la Leupp scrive: "fanc***, cercate EviLore su Google". EviLore è il nickname di Tyler Malka, proprietario del forum NeoGaf. Da quel momento, passano poche ore e gli screen della discussione vengono pubblicati in alcuni dei forum più frequentati del mondo, come Reddit. Una volta che la notizia raggiunge NeoGaf, il silenzio del proprietario della piattaforma spinge molti moderatori ad andarsene dal forum e ad abbandonare le loro posizioni. Di conseguenza, il forum si riempie di post che pretendono chiarimenti. Siamo al 20 Ottobre.

Dal 21 al 23 Ottobre, NeoGaf risulta inagibile per "manutenzione programmata".

Il 23 Ottobre, Tyler Malka pubblica un post di chiarimento su NeoGaf, in cui afferma di non aver mai commesso i fatti, che ci sono molti testimoni a favore della sua versione, che lei non è una figura credibile e soprattutto che ci sarà un processo (non viene specifico da parte di chi e verso cosa).

Nel post, dice anche di aver "saputo che lei ha cancellato il post da Facebook". Nel mentre, NeoGaf torna online, ma privo della sezione "offtopic".

Durante il dipanarsi degli eventi, Tyler Malka e la Leupp in svariate interviste e domande rigettano l'uno le accuse sull'altra. È importante sottolineare che entrambi i protagonisti della vicenda sono concordi nel dire di aver avuto una storia successiva a quegli eventi, ma ovviamente le danno un peso specifico diverso.

Per comprendere il peso di questi fatti, bisogna però conoscerne il contesto. I punti salienti da tenere a mente sono i seguenti:

La Leupp ha pubblicato quel post a seguito della campagna #MeToo, rilanciata dopo gli eventi del caso Weinstein.

Non è la prima volta che Tyler Malka viene accusato di abusi o molestie (si è addirittura autoaccusato) e non è la prima volta che reagisce con estremo ritardo o in maniera dubbia riguardo a dei post sulla credibilità etica dei moderatori di NeoGaf: quando Amirox, uno dei moderatori del forum, venne arrestato per possesso di materiale pedopornografico, Malka affermò di non conoscere neanche il nome del soggetto, ma i moderatori intervistati da Waypoint sostengono che ciò sia falso.

Il contesto culturale americano ha un rapporto decisamente violento e polarizzato con gli abusi, le molestie e le violenze sessuali. La retorica del "lo fa per attenzione" o "avrebbe chiamato la polizia se fosse stato vero" sono molto diffuse, ma i dati statistici dimostrano che in realtà le violenze fisiche e verbali nei confronti dei molestati sono non solo spesso vere, ma che vengono molto raramente denunciate, per paure di ritorsioni, di giudizio sociale o di danneggiamento delle relazioni parentali e affettive.

Le vicende illustrate hanno innescato un dibattito acceso, che ha toccato alcuni degli argomenti più discussi del momento: il caso Weinstein ha portato nuovamente alla ribalta il tema della violenza e delle molestie, come l'utilizzo dell'hashtag #MeToo da parte della Leupp dimostra. Tentiamo di capire come e perché sia importante seguire, comprendere e spiegare gli eventi relativi alla vicenda di NeoGaf.

Nato diciotto anni fa, Neo Gaming Era Forum (questo il nome completo) era originariamente una costola del sito Gaming-Era. Il danno causato al mondo videoludico da un'eventuale chiusura (che sia immediata o stillicida) di NeoGaf sarebbe decisamente alto. I motivi sono principalmente due, diretti e indiretti: essendo un forum ultradecennale e storicamente frequentato da migliaia di utenti, nel corso del tempo NeoGaf è diventato un punto di riferimento per sviluppatori, artisti, critici e insider dell'industria e della stampa videoludica, un luogo in cui si può (poteva?) andare a cacciare news, che fossero l'erronea conferma di un sequel da parte di un PR o un dettaglio sfuggito a qualche scrittore o designer.

Più che un merito dell'ottimo lavoro di Malka e soci, è un demerito degli altri forum più in voga: la violenza verbale presente sui forum off topic di Reddit e 4Chan non sarebbero gestibili da chi ha già delle idee non particolarmente edificanti riguardo alla community videoludica, come spesso capita per chi lavora nel settore. D'altro canto, è anche vero che nel trionfo dell'alt right e del GamerGate, NeoGaf era uno dei pochi punti di riferimento"popolari" (al di là quindi dei siti specializzati e generalisti) di chi volesse discutere di rappresentazioni femminili, cultura e videogiochi senza dover essere additato con categorie sessuali e sociali che non gli appartengono.

Ciò che è importante sottolineare è che la vicenda esposta avrà una "fine" giuridica solo a seguito del processo, ma è palese che la polarizzazione delle prospettive sui fatti sia già avvenuta: tra i garantisti a oltranza (tra cui ci inseriamo con orgoglio) e le giurie popolari, la vita di entrambe le figure coinvolte è stata distrutta per giorni dal galeotto screen che ha generato la diffusione quasi batteriologica del testo.
Che responsabilità vanno dunque riconosciute a chi diffonde su canali pubblici un contenuto originariamente pensato per una bacheca privata? Siamo responsabili di ciò che pubblichiamo anche in funzione dell'uso che vorranno farne altri? Purtroppo, in assenza di una legislazione specifica, la Leupp ha dovuto imparare a sua spese che citare un nome di quel tipo in un post su Facebook significa gettare in pasto all'affamato pubblico dei social un ennesimo caso su cui discutere per giorni, prima del prossimo Weinstein. Tristemente, è anche diventata il simbolo dell'assurda e paradossale evoluzione violenta e maschilista delle reazioni a quel post: in un testo che critica certi atteggiamenti e preconcetti, in molti hanno letto solo opportunismo e superbia.

Al contempo, se è di certo utile (per fini puramente informativi) elencare statistiche relative alle violenze e agli abusi, e se citare i trascorsi di Malka può servire per inquadrare soggettivamente la sua figura, dobbiamo sempre tenere a mente che non è in alcun modo giusto procedere con una sentenza popolare di condanna nei confronti del proprietario di NeoGaf. Bisogna stare molto attenti a trasferire sui singoli le colpe degli atteggiamenti collettivi: si rischia di cadere nello stesso errore di chi generalizza ogni post come quelli della Leupp. I trascorsi passati e gli eventi fumosi della vita di Malka non possono e non devono diventare strumenti che ci permettano di superare i gradi di giudizio che ogni cittadino di un paese democratico deve poter affrontare.

Il mondo videoludico non è costituito solamente dal software e dall'hardware, ma è fatto di persone, di individui, di autori, di creativi, di giornalisti, di influencer e di vite: se davvero la "caduta" (o l'inciampo) di Neogaf è stata generata dallo screen di un post su Facebook, allora come community dobbiamo renderci conto del valore che hanno i nostri continui attacchi a ogni figura ci capiti a tiro. Portati avanti, troppo spesso, prima di una qualsiasi analisi completa dei fatti e degli eventi. Invece di dedicare così tanto spazio a compiti generalmente svolti da figure più competenti di noi (i giudici), dovremmo chiederci come possiamo attivarci per alleggerire i toni spesso tossici che caratterizzano il dibattito videoludico, dal voto alle recensioni fino alle questioni più squisitamente politiche e culturali.