4 giochi indie italiani al Bologna Game Farm: un progetto per il futuro

Abbiamo assistito alla presentazione di Bologna Game Farm, un progetto pensato per aiutare i giovani sviluppatori italiani.

4 giochi indie italiani al Bologna Game Farm: un progetto per il futuro
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Bologna Game Farm è il progetto giusto al momento giusto: un programma di accelerazione promosso dalla regione Emilia Romagna e dal Comune di Bologna, coordinato dall'agenzia di sviluppo ART-ER e da IncrediBOL!. Il tutto in collaborazione con IIDEA, ossia l'Associazione di categoria dell'industria videoludica in Italia di cui fa parte Giorgio Catania e della quale Thalita Malagò è direttrice generale. Ecco, questa è la definizione ufficiale. Volendo però andare oltre l'etichetta, Bologna Game Farm è una speranza per il futuro. Un'idea che nasce da uno stimolo culturale più che economico, dalla volontà di promuovere lo sviluppo dei videogiochi nel Bel Paese e farne vessillo di vanto, al pari di ogni altra forma d'arte che germoglia e prospera nella nostra nazione.

L'acceleratore è ideato per aiutare i giovani autori a farsi strada all'interno del settore, così che l'Italia possa rivendicare un ruolo di rilievo nel mercato internazionale e far valere sempre di più la propria impronta. Le ambizioni e le competenze di tutti i membri coinvolti - dai promotori ai coordinatori - si muovono di pari passo, intessendo una sinergia creativa e pratica che lascia davvero ben sperare per l'avvenire del panorama videoludico nostrano. La presentazione del progetto a cui abbiamo assistito non solo ci ha fornito un esaustivo chiarimento delle funzionalità di Bologna Game Farm, ma ci ha anche dato modo di osservare da vicino quattro giochi genuinamente indipendenti, selezionati tra undici candidati per prendere parte al percorso di accelerazione. Si tratta di titoli molto diversi tra di loro in termini di concept ma accumunati dal medesimo obiettivo: far sì che i sogni dei loro creatori assumano finalmente forma giocabile.

Genesi e obiettivi di Bologna Game Farm

Prima di scendere nel dettaglio, raccontando le caratteristiche di ciascuna opera in sviluppo, riassumiamo brevemente le origini e gli obiettivi del progetto. Dalle parole di Sara De Martini di IncrediBOL! apprendiamo che il Bologna Game Farm nasce da un accordo iniziato circa dieci anni fa tra due enti, la regione e il comune di Bologna, con lo scopo di sviluppare le industrie culturali e creative dell'Emilia Romagna.

Sara De Martini di IncrediBOL

Una volta dato il via al bando il 13 luglio del 2021, l'acceleratore si è posto il traguardo di supportare attivamente quattro piccolissimi team italiani nella realizzazione dei loro prodotti, con la finalità di creare una vertical slice da presentare agli investitori. Ognuno degli studi selezionati ha avuto a disposizione un budget a fondo perduto di 30.000 euro per lo sviluppo: grazie a questo investimento economico e al supporto dei tutor Luca Marchetti, Gianluca Marani e Ivan Venturi (quest'ultimo principale coordinatore di Bologna Game Farm), i giovani autori hanno acquisito nuove competenze, ampliato le proprie fila con ulteriori membri, colmato le rispettive carenze nelle varie fasi produttive e dato una forma più coesa, coerente e organica alle loro idee iniziali.

Situato nella suggestiva location de Le Serre di Bologna, il progetto di accelerazione è scandito da tre fasi ben distinte: la prima è quella legata all'analisi del mercato, ossia il momento in cui occorre rivedere il concept di partenza in funzione della sua realizzazione effettiva e della sua vendibilità. La seconda fase è quella che prevede la produzione di una vertical slice da mostrare ai publisher, che poi culmina in una prima demo giocabile. Il terzo e ultimo passo consiste nella rifinitura del gioco e nella risoluzione dei problemi più impattanti, così che le opere possano far capolino anche nelle fiere di settore più rinomate a livello mondiale, come la Gamescom di Colonia.

La parola d'ordine è "collaborazione": si lavora in sinergia per aumentare le capacità manageriali (oltre che tecniche) di uno studio e si coopera con altre aziende e settori, in una rete di conoscenze e competenze interdisciplinare che coinvolge - ad esempio - anche il conservatorio di Bologna, grazie al quale sono state realizzate alcune musiche dei giochi che vi presenteremo a breve. Insomma, un approccio virtuoso e, in base a ciò che abbiamo avuto modo di vedere, in grado di far crescere sin da ora i primi, promettenti frutti.

Un gioco di basket da combattimento

Un punto di incontro tra un MOBA e i giochi sportivi: questo è Basket Party, un titolo mobile gratuito "di combattimento" a tema pallacanestro, ideato dal team Orbital Games. L'atmosfera che si respira è quella di un prodotto votato al divertimento scacciapensieri, con un'estetica fanciullesca e allegra. Ogni arena rappresenta una sorta di mondo in miniatura che, nella fantasia degli autori, è la digitalizzazione di un tipico cassetto di un mobile casalingo, uno di quelli che magari nasconde i nostri sogni.

E il sogno di Orbital Games è di dar vita a un gioco multiplayer 3 vs 3, in cui ogni squadra deve contendersi il possesso del pallone e segnare quanti più canestri possibile per battere gli avversari. Il gameplay, stando alle dichiarazioni del team, è meno automatico di quello che si possa pensare sulle prime, dal momento che per mettere a segno un canestro l'utente dovrà indirizzare manualmente il tiro. E in mezzo alla bolgia di questo sport da combattimento, prendere la mira non sarà sempre un'impresa così immediata. I personaggi sono suddivisi in quattro differenti classi, che richiamano quelle dei ruoli del basket, ossia guardia, centro, ala e playmaker.

Ovviamente, ogni categoria porta con sé delle abilità specifiche, e per far sì che ogni squadra sia equilibrata a dovere, ciascun utente - che interpreta un solo personaggio della formazione - dovrà scegliere un ruolo diverso, in maniera da imbastire una strategia di gioco ben bilanciata. Vivacità e scanzonatezza sono quindi i pilastri fondanti di un progetto free to play, la cui sostenibilità sarà dipesa dagli acquisti in app, con un sistema di valuta che comprenderà una moneta premium tramite la quale ottenere skin esclusive per gli eroi.

A tal proposito, nel roster troveranno posto 20 personaggi, appartenenti ai gruppi degli umani, dei robot e degli alieni. Ci sono stati presentati solo 3 avatar, ognuno dei quali incarna un esponente delle suddette categorie: Lara è un'umana ribelle e vispa, che a conti fatti è un po' la mascotte del gioco; Bold è un alieno bonaccione, il classico "gigante buono" che non ama molto combattere; mentre Sparky è un buffo robot dispettoso.

Il design cartoonesco dei personaggi è poi coerente con quello degli ambienti, a loro volta molto colorati e costruiti per raffigurare diversi ecosistemi: nella versione finale, prevista per il 2023, troveremo poi cassetti a tema natalizio, nonché aree con elementi connessi ad Halloween o a festività giapponesi e messicane. Nella roadmap di Orbital Games ci saranno inoltre missioni giornaliere, eventi, stagioni, ceste con ricompense e classifiche che metteranno in risalto i giocatori più abili, senza contare ulteriori minigiochi che daranno modo all'esperienza di diversificarsi costantemente.

Distopia in Unreal Engine 5

Dalle atmosfere briose di un "cassetto dei sogni" passiamo a quelle più cupe di un setting distopico con Flagship, un puzzle narrativo in 3D del team Magari, che ha cambiato più volte il concept di base. Il gioco è nato d'altronde come un progetto in realtà virtuale realizzato con Unity, e nel corso dello sviluppo ha mutato volto e struttura. Il passaggio all'Unreal Engine 5 ha dato corpo a un'esperienza sui generis, in cui occorrerà muoversi lungo gli scenari premunendosi di restare sempre ben inquadrati dalle telecamere di sorveglianza del regime, pena il game over.

Sul versante narrativo, Flagship ci porta in un regno distopico in cui la rivoluzione è ormai al tramonto: i ribelli hanno quasi vinto e - con l'esercito ormai allo sbando - al sistema totalitario non resta altro da fare che mandare in campo un ex agente in pensione, armato di manganello e di incrollabile (almeno in apparenza) fede al regime. All'inizio di Flagship impersoneremo quindi un membro del governo chiamato a riportare l'ordine tra le strade: man mano che proseguirà nell'avventura, l'ideologia del protagonista inizierà a vacillare e spetterà al giocatore scegliere che tipo di allineamento etico adottare.

Esiste infatti un valore di moralità che oscilla in base alle nostre azioni: picchiare i civili, ad esempio, riduce la carica dell'indicatore, mentre rendere omaggio ai simboli del regime permette al punteggio di aumentare. Un diverso grado di moralità modifica l'andamento di alcune sequenze, anche se la storia seguirà comunque una progressione piuttosto lineare. A gestire i movimenti del protagonista ci sarà poi l'Osservatore, ossia l'addetto al controllo delle telecamere di sorveglianza che inquadreranno costantemente i nostri passi.

Nulla sfugge al suo occhio vigile...o quasi! In Flagship gli autori intendono infatti implementare la meccanica della censura: grazie a uno specifico power up, il nostro ex poliziotto può installare un chip nelle telecamere per oscurare alcune sue azioni, impedendo così alla moralità di subire variazioni. In un andirivieni di sequenze d'azione e puzzle ambientali, l'opera di Magari inscena un ordito narrativo di stampo fortemente politico, riflettendo sul tema del controllo, della coercizione e del rapporto tra individui e potere dominante. Il prosieguo dello sviluppo poterà all'aggiunta di nuovi livelli e persino di un altro personaggio giocabile (la cui identità preferiamo non svelarvi), il quale - in virtù di caratteristiche fisiche molto diverse rispetto a quelle del vigilante - proporrà nuovi approcci al gameplay ancora tutti da scoprire.

Scontri tra macchine nel Medioevo!

Immaginate bolidi rombanti e armati di tutto punto che si sfidano in battaglie all'ultimo bullone all'interno di un'ambientazione "medievalpunk". Gladiator's Wheels di Drambits Studio parte proprio da questa bizzarra commistione di elementi, e dà vita a un racing game basato sui combattimenti tra veicoli all'insegna della distruzione totale, sulla scia di lavori come Rocket League, Crossout e Wreckfest, con un pizzico di Destruction All Stars.

Chiaramente, per un prodotto di questa natura, lo stile di guida avrà una tempra di stampo arcade, che si nutre di istinto, riflessi e voglia di emergere trionfante dalla mischia. A fare la differenza, in confronto ad altri congeneri, è l'ambientazione: un medioevo che ha compiuto sì un significativo passo avanti sul piano tecnologico ma che sul versante artistico è rimasto ancorato ai canoni classici.

Questa mescolanza creativa si traduce in scenari strutturati per esprimere al massimo un design sopra le righe, e lo stesso si può dire per le auto, ciascuna delle quali appartiene a una delle sei classi: Cavaliere, Ranger, Assassino, Mago, Barbaro e Alchimista.

Come potete notare si tratta di ruoli che tradizionalmente si rifanno a quelli dei GDR medievali, e che in Gladiator's Wheels identificano tipologie diverse di bolidi. Com'era prevedibile, le macchine posseggono un'estetica e un gameplay unici, con tanto di armi e carrozzerie che, nelle intenzioni del team, dovranno essere talmente ben delineate da apparire del tutto riconoscibili anche nel caos della battaglia. I combattimenti tra veicoli si svolgeranno poi in arene che, a loro volta, daranno filo da torcere ai partecipanti con trappole di vario genere: spetterà dunque all'utente capire come sfruttare a proprio vantaggio gli elementi offerti dall'ambientazione. Nelle idee di Dreambits Studio, questo racing game sfreccerà a prezzo budget su PC e console, portando con sé un comparto multigiocatore e in locale, un editor delle auto e nuove modalità di gioco. Per il momento è previsto solo il Deathmatch, mentre un'altra sfida a "obiettivi" è attualmente in fase di ideazione.

Un platform a suon di musica

Un platform 3D che sprigiona ambizione da ogni pixel: Spanky's Battle Swing dello studio Green Flamingo si rifà allo stile d'animazione degli anni '30 (il celebre rubber hose), catapultandoci in un'ambientazione dai tratti retro modernisti, con un'estetica urbana decopunk. Come se non bastasse, Spanky's Battle Swing fa in modo che tutto si muova a tempo di musica: ogni elemento dello scenario segue infatti la partitura di sonorità electroswing ed electrojazz.

Questa bizzarria ha una sua giustificazione narrativa: il giocatore veste del resto i panni di un pipistrello che vive suo malgrado in una città dove la musica - per motivi momentaneamente ignoti - è stata imposta agli abitanti. E mentre in molti accettano di buon grado questa costrizione, Spanky - percependo ogni suono con un'intensità troppo elevata - decide di ribellarsi.

E così, saltellando tra nemici e piattaforme che danzano con le note, il pipistrellino dovrà farsi largo attraverso circa sei livelli di gioco, strutturati in maniera tutt'altro che lineare. Green Flamingo ha optato per un level design più arioso, in cui ogni macro area possiede zone segrete da sbloccare con l'ottenimento di specifiche abilità, seguendo una progressione simile a quella di un metroidvania.

Alcune di questi luoghi opzionali andranno sbloccati pagando una tassa a personaggi che ci bloccheranno il passaggio, un po' come avviene con il Riccone di Spyro; inoltre determinate zone ospiteranno fasi di gameplay abbastanza divergenti rispetto a quelle di un platform tradizionale, introducendo ad esempio sequenze stealth totalmente al buio, in cui Spanky sarà costretto a sfruttare le onde sonore per orientarsi e sfuggire alle ronde delle guardie. Non mancheranno poi aree in cui saranno presenti minigiochi e veicoli da usare all'occorrenza, come le moto d'acqua di Crash. Quando non esplora, il pipistellino combatte: Spanky è stato definito dai suoi creatori come una via di mezzo tra Batman e Topolino, e allo stato attuale può azionare tre tipi d'attacchi, uno rotante (al pari di un marsupiale di nostra conoscenza) e altri due in scivolata. Chiaramente lo sviluppo, proprio come quello degli altri partecipanti al Bologna Game Farm, è ancora ben lontano dal completamento, e in futuro Green Flamingo aggiungerà nuovi mondi, livelli e personaggi, concentrandosi soprattutto sui boss che - a quanto pare - rivestiranno un ruolo importantissimo nell'economia ludica.

Atteso su PC e Switch, Spanky's Battle Swing darà ovviamente grande risalto all'apparato sonoro: ogni livello è accompagnato da un brano unico, suddiviso però in più strati che variano in base alla zona visitata. Il tutto allo scopo di dar vita a una festa interattiva in costante movimento.

videogiochi Un connubio di creativi, professionisti e giovani talenti per un progetto che merita senza dubbio di essere accolto con orgoglio: Bologna Game Farm, proprio come Cinecittà Game Hub, è la prova che in Italia il settore videoludico vuole ingrandirsi sempre di più per competere coi colossi del panorama internazionale. Ci vorrà certamente un bel po' di tempo prima che simile ambizione si concretizzi nella sua interezza, ma la strada imboccata è quella giusta: il sentiero dove le idee e i sogni si vivono pad alla mano.