Apple vs Epic: è guerra in tribunale per Fortnite, non mancano le sorprese

Un breve riassunto sulla faida tra colossi che sta infiammando il mondo hi-tech, recentemente approdata in un tribunale californiano.

Apple vs Epic - retroscena dal processo per Fortnite
Speciale: PC
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  • La battaglia legale in corso tra Epic Games ed Apple è, senza mezzi termini, uno scontro fra titani. Si tratta infatti di molto più di una roboante causa fra due colossi del settore, sfociando a tutti gli effetti in un vero e proprio duello di filosofie che sarà destinato ad avere clamorose ripercussioni sul mondo della tecnologia. Come spiegato nel dettaglio in questo speciale sulla battaglia tra Epic e Apple, tutto nasce ad agosto 2020 dopo una presa di posizione durissima e fortemente provocatoria da parte di Epic Games.

    Una questione di principio. O forse no.

    I creatori di Fortnite hanno infatti deciso, in totale autonomia, di bypassare le commissioni del 30% imposte da Apple per le transazioni in app che normalmente avvengono su App Store. Una vera e propria infrazione ai termini contrattuali sottoscritti con l'azienda di Cupertino, visto che attraverso il cosiddetto "mega drop" Epic ha permesso ai giocatori di acquistare i suoi V-Bucks (ovvero la valuta in game di Fortnite) a un prezzo scontato di 7.99$ al posto dei canonici 9.99$. Rivolgendosi insomma direttamente agli utenti finali e tagliando fuori sia Apple che Google da una ricchissima fetta di mercato, visto l'inesauribile e continua esplosione del fenomenale battle royale.

    Il tutto con il supporto di una massiccia campagna pubblicitaria con l'hashtag #FreeFortnite, accompagnata da una comunicazione che citava sbeffeggiandolo il leggendario spot per il lancio del primo computer Macintosh ispirato a 1984 di George Orwell. La reazione di Apple a una mossa che in realtà sembra avere poco

    se non nulla di una ipotetica battaglia per la libertà contro l'oppressione in stile Grande Fratello è stata perentoria: il blocco istantaneo dell'app su tutti i suoi dispositivi. Dallo scorso agosto infatti non è più possibile né scaricare né aggiornare l'app di Fortnite su iOS. Una manovra che ha scatenato definitivamente Epic Games, che ha deciso di portare Apple in tribunale vestendo i presunti panni dei liberatori dalla tirannia di un sistema per definizione chiuso come è da sempre quello della Mela. Lo scontro è, come detto, epocale: si tratta di due compagnie potentissime e multimiliardarie, una di fronte all'altra in un testa a testa che si preannuncia dirompente. Soprattutto se alle fine dovesse spuntarla Epic, con una vittoria che scatenerebbe una rivoluzione in ambito tech destinata a travolgere anche altre piattaforme. Il processo ha avuto ufficialmente inizio pochi giorni fa, per la precisione il 3 maggio, presso la il Distretto della California del Nord. Sarà il giudice Yvonne Gonzalez Rogers a decidere il destino di una causa che tocca argomenti delicati come le normative antitrust, la concorrenza sleale e la sicurezza digitale.

    Battaglia tra due mondi

    I primi giorni di udienze stanno coinvolgendo i pesi massimi dell'industria videoludica e non solo, chiamati a intervenire a vario titolo. È proprio dalle deposizioni e dai documenti portati come prove dalle parti in causa che stanno emergendo curiosità e retroscena sorprendenti, che riguardano informazioni strettamente confidenziali. Si parte ad esempio dalla politica adottata da Sony riguardo al cross-play nel 2019, con l'azienda giapponese fortemente restia ad aprirsi al multiplayer verso altre piattaforme.

    Si apprende che Epic sia arrivata letteralmente a implorare Sony per portare il cross-play di Fortnite su PlayStation, e che la multinazionale nipponica si sia convinta solo dopo aver imposto ai publisher il pagamento di royalties per compensare una riduzione delle entrate in casi particolari. "Se qualcuno giocasse principalmente su PlayStation ma acquistasse i V-Buck attraverso iPhone ad esempio Epic dovrebbe pagare delle royalty extra a Sony", ha spiegato l'Amministratore delegato della compagnia dell'Unreal Engine Tim Sweeney. Il CEO di Epic Games è stato tra l'altro al centro di una situazione quantomeno bizzarra, visto che come è emerso da mail datate 2015 l'Amministratore Delegato di Apple Tim Cook non sapeva neppure chi fosse lo stesso Sweeney.

    Ma ancora: da alcuni documenti è emerso come nel 2019, anno cruciale per la scena competitiva, Epic avrebbe sovrastimato i ricavi della componente eSport di Fortnite di addirittura 154 milioni di dollari. Oppure si è parlato di Project Storm, un servizio in cloud gaming mai svelato in precedenza a marchio Walmart, vale a dire la più grande catena al mondo della grande distribuzione organizzata. O delle diatribe datate 2011 tra Apple e Facebook a proposito della pubblicazione dell'app di Facebook su iPad. Il tutto mentre Tim Sweeney è stato costretto ad ammettere, di fronte a una precisa domanda del giudice, di aver ideato gli sconti perenni del mega drop come sistema per incoraggiare gli acquisti compulsivi del pubblico.

    Il processo è ancora agli inizi, e chissà quante ne vedremo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Continuate a seguirci per gli immancabili approfondimenti sul caso, sperando in ulteriori retroscena gustosi che difficilmente mancheranno.

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