Assassin's Creed Origins: passato, presente e futuro della serie Ubisoft

Ripercorriamo insieme il modo in cui gli Assassini sono nati, i principi che li hanno partoriti e le possibili imprese che tracceranno il loro avvenire.

Assassin's Creed Origins: passato, presente e futuro della serie Ubisoft
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Quella di Assassin's Creed è una storia che dondola costantemente tra le pieghe del tempo. Muovendosi avanti ed indietro negli anni, oscillando nelle epoche storiche, Ubisoft ha creato un universo narrativo non lineare, che si intreccia, si aggomitola e si sbroglia capitolo dopo capitolo.
    L'eterno conflitto tra Assassini e Templari ha assunto le forme di un puzzle da assemblare, in cui ogni gioco, ogni fumetto, film e romanzo rappresenta un tassello imprescindibile dell'opera nella sua interezza: Assassin's Creed: Origins, in tal senso, non è soltanto un altro frammento di questo mosaico transmediale, ma anche uno dei più importanti.
    L'ultima opera dello studio francese incarna sia la rinascita di una saga che a lungo è rimasta adagiata sulle conquiste passate, sia un episodio di fondazione, in grado di erigere le basi di un nuovo corso: da un lato riporta le fila della trama alle "origini" di una confraternita dagli ideali ancora acerbi, e dall'altro semina i germogli per il suo futuro, pur piantando saldamente le radici nel nostro presente. Cavalchiamo quindi a in compagnia di Bayek a ritroso tra le dune dell'Egitto, cercando di ripercorrere il modo in cui gli Assassini sono venuti al mondo, i principi che li hanno partoriti, le speranze che li hanno guidati e le possibili imprese che tracceranno il loro avvenire.

    Attenzione: l'articolo contiene spoiler sull'intera trama di Assassin's Creed: Origins.

    Un passato da ricordare

    "Bayek", in geroglifico, significa "falco". Sulla scia di Altair e di Ezio, insomma, nei cui nomi riecheggia il grido dell'aquila. O, per meglio dire, è l'aquila, in questo caso, che discende dal falco: prima che tutto nascesse, prima che esistesse un credo, prima che fosse fondata la fratellanza, Bayek sgozzava le gole delle sue vittime con un rudimentale prototipo di lama celata, agendo nell'ombra, sgusciando di soppiatto tra le fronde, imbrattando le piume col sangue delle prede. Bayek non è un assassino, non ancora almeno: è un medjay, uno sceriffo del deserto, un uomo la cui causa è votata al servizio del popolo. In qualche modo, le due figure sono così simili e così profondamente diverse: da una parte hanno in comune la difesa di un bene collettivo, la convinzione di agire nel giusto, la promessa di liberare il mondo dai soprusi; eppure dall'altro una sostanziale differenza le separa irrimediabilmente.
    C'è un motivo se Bayek - all'inizio della sua avventura (e, forse, neppure alla fine) - non può essere reputato un "vero" assassino: non è mosso da una fede, da un "credo", ma dalla pura, semplice e schietta vendetta. Quando la storia di Origins spicca il volo, il protagonista ha già 36 anni, è marito e padre: è un uomo dotato di solide certezze, di una maturità caratteriale che è mancata, ad esempio, ad un Ezio, ad un Connor, ad un Arno. In lui si intravede in filigrana (la cicatrice sul labbro parla da sola...) uno scampolo di quell'atteggiamento cupo, dolente e rigoroso che caratterizzerà Altair, temprato dalla vita, dalla perdita, dal tradimento e dalla morte.
    Bayek, però, non è un guerriero saggio, bensì una belva sanguinaria, un animale da guerra, un lupo rabbioso, che ringhia e sbrana i suoi nemici. In quel frangente di "confronto" poco prima di morire, in quel limbo mistico e ultraterreno in cui da sempre gli Assassini dialogano un'ultima volta con le loro vittime dopo averle eliminate, Bayek di Siwa non possiede il temperamento moderato dei suoi futuri confratelli, ma inveisce, ruggisce, stringe i denti dal dolore. Gli istanti finali delle sue prede non sono dedicati alla purificazione, bensì allo sfogo, violento, selvaggio, "umano".

    E come potrebbe essere altrimenti? Il protagonista, del resto, ha visto il figlio Khemu rapito ed ucciso di fronte ai suoi stessi occhi: anzi, per un errore causato dalla malasorte, dall'imprudenza o dall'eccessiva tracotanza, è stato proprio Bayek a piantare la lama nel corpo del bambino.
    L'evoluzione della trama non si focalizza mai su questo piccolo, fondamentale dettaglio, eccezion fatta - ovviamente - per la prima ed unica volta in cui ci viene mostrato: la sceneggiatura quindi lascia intuirne le conseguenze attraverso lo sguardo furente del medjay, la sua implacabile ira, il suo inarrestabile senso di colpa. Bayek incanala tutto la sua carica distruttiva nei confronti dell'Ordine degli Antichi, una setta segreta, sul cui stemma campeggia il simbolo di un serpente, che domina l'Egitto da dietro le quinte, manovrando i fili di Tolomeo come fosse una marionetta nelle sue mani.
    C'è puzza di templari, all'interno dell'Ordine, e le ideologie alla base delle loro azioni, del resto, sono le medesime: controllo, dominio, supremazia. Li accomuna anche il legame, stretto ed indissolubile, con il "potere", con la politica: i Templari hanno da sempre cercato di manipolare la Storia da sopra il palcoscenico, diversamente degli Assassini, che agivano invece da dietro il sipario. È questo lo stesso atteggiamento che contraddistingue l'Ordine, il quale tiene strette le redini dell'Egitto tramite l'influsso di Tolomeo.

    Iene, leoni e faraoniProseguendo nell'affascinante storyline che fa da sfondo ad Origins, l'impressione è che manchi un villain, una personalità che possa dominare la scena: l'introduzione raffazzonata di Flavius Metellus, il Leone, come leader dell'Ordine, sul finire dell'avventura, è troppo frettolosa, nonché incapace di valorizzare la figura di un personaggio che - a conti fatti - dovrebbe raffigurare la più grande minaccia del gioco. Questo evidente deficit di scrittura è compensato però da una serie di piccoli accorgimenti che rende (quasi) ogni boss intermedio un interessantissimo avversario. Identificati tutti con nomi di animali, i membri dell'Ordine seguono una gerarchia piramidale. Alcuni di essi posseggono delle lievi ma precise sfumature caratteriali che li trasformano in maschere umane a tutto tondo, e non solo in semplici bersagli da annientare. È il caso, ad esempio, della Iena, una donna afflitta da un dolore inestinguibile, pronta a compiere qualsiasi atrocità pur di salvare la figlia dalle braccia della morte. Come Bayek. Dinanzi a simili introspezioni, alle volte nel giocatore si insinua il dubbio di star agendo realmente per un fine giusto ed onorevole. Quando, nel corso della storia, Cesare e Cleopatra tradiscono le promesse fatte a Bayek ed Aya, allora pian pano si inizia a comprendere come in Origins non ci sia un unico nemico da incolpare, bensì un intero sistema, nel quale i personaggi coinvolti sono solo semplici pedine. Non è Cesare, Flavius, Tolomeo o Cleopatra l'ostacolo principale dei protagonisti, bensì la presa di coscienza dei propri fallimenti, della loro "fede" disillusa e calpestata. È per questo che è necessario fondare un nuovo "credo".

    Dai Faraoni ai Papi della Roma rinascimentale, dagli "Antichi" ai Templari, poi, il passo è breve. Nonostante non abbia (ancora) dei confratelli con sé, Bayek non combatte da solo la sua guerra: accanto a lui cammina Aya, bella come il sole di Menfi, felina come una leonessa di Alessandria, regale come una Sfinge di Giza. È lei la "vera" assassina di Origins, è lei che rispecchia con maggiore coerenza quelli che saranno i principi basilari della futura Confraternita. Benché sia Bayek ad essere identificato come il personaggio principale dell'avventura, si ha spesso l'impressione che sia la moglie ad avere un ruolo predominante. Lo si evince soprattutto sul finale, quando lo spotlight si focalizza principalmente su Aya, sulle sue azioni, quando si spoglia del suo nome ed assume l'identità di Amunet (ben nota ai fan della serie), ossia colei, in seguito, che avrebbe estirpato l'alito della vita dal corpo della regina Cleopatra.
    Per quanto sconvolta dalla perdita del figlio, Aya mantiene la saggezza, la pacatezza e la solidità comportamentale che si addice ad un mentore: è infatti questa perla del Nilo a convincere il marito ad appoggiare la causa rivoluzionaria di Cleopatra, che ambisce al trono d'Egitto. Al contrario di Bayek, quindi, Aya ha "un credo", nel senso puro del termine, un obiettivo superiore che va oltre il semplice risentimento.
    Possiede un carisma tale ribaltare le sorti della Storia del mondo, estendendo la sua influenza e la sua lama fino alle porte di Roma. Mentre il marito, più che capovolgere il destino di un regno, porta a termine un percorso di vendetta personale, la moglie tinge le sue mani col sangue di faraoni egizi e dittatori romani.
    Sarà infatti lei l'artefice sia del Cesaricidio alle idi di marzo del 44 a.C., sia della morte di Cleopatra, il 12 agosto 30 a.C. Bayek ed Aya raffigurano quindi i due volti dell'ideologia degli Assassini: una più istintiva, furiosa e febbrile, ed una più meticolosa, intelligente, cospiratrice. Origins pertanto riassume in sé, ed al contempo arricchisce, la mitologia della saga, dall'amputazione accidentale del primo anulare fino alla nascita del simbolo della fratellanza, con il becco di un'aquila che lascia casualmente la propria orma triangolare sulla sabbia. Un'impronta che né il vento, né le onde, né il tempo potranno mai più dissolvere.

    Un presente da comprendere

    Quando dai miraggi del deserto nel 49 a.C. si passa poi all'umidità di una grotta sotterranea ai giorni nostri, ecco che Bayek ed Aya lasciano il posto a Layla Hassan, apparentemente colei che, nella timeline del presente, è chiamata a sostituire la figura di Desmond Miles. Dopo una serie di avatar anonimi, senza corpo né carattere, raffigurazione metavideoludica del giocatore stesso, sembra proprio che Ubisoft sia intenzionata a rimettere ordine nell'ordito narrativo del "presente", la cui coerenza è andata perduta alla fine di Assassin's Creed III.

    Ma Layla, prima di meritarsi quest'eredità così importante, ha ancora tutto da dimostrare: le sequenze a lei dedicate in Origins si contano a malapena sulle dita di una mano, ed il suo temperamento, il suo passato e le sue intenzioni sono soltanto leggermente accennate. C'è un vuoto, nella trama "moderna", causato da una forte approssimazione in fase di scrittura. Sappiamo soltanto che è una dipendente dell'Abstergo, curiosa e piena d'iniziative, ardita ed arguta, talmente brillante da aver ideato un nuovo modello di Animus, l'HR-8: uno strumento portatile, che può ricostruire i ricordi partendo solo da qualche goccia di sangue, senza che il soggetto dei test sia vincolato da un legame di parentela con gli Assassini del passato. Le caratteristiche di un simile gioiello, nelle sue intenzioni, avrebbero dovuto convincere l'Abstergo a darle un ruolo di rilievo nel progetto Animus.

    Quella di Layla è dunque una missione non autorizzata, un capriccio personale, che la condurrà a scoprire - ovviamente - infauste verità. Spiando nel suo terminale, possiamo venire a conoscenza di ulteriori dettagli che la riguardano, di informazioni aggiuntive utili a darci un quadro più preciso sulla sua identità. Ma nel complesso, resta ancora una protagonista poco rifinita, catapultata nel mezzo di un conflitto più grande di lei: una donna a cui non sembra essere stato dedicato lo spazio che avrebbe invece meritato. Tuttavia, essendo Layla la legittima erede "narrativa" di Desmond, di certo la rincontreremo nei prossimi capitoli, questa volta nelle vesti di Assassina.

    Un futuro da scrivere

    Poco prima della conclusione definitiva, Layla si lascia convincere da William Miles (il padre di Desmond) ad unirsi a lui nel cammino verso Alessandria: che il futuro della serie sia nuovamente scritto in geroglifico? Di certo, sappiamo che i prossimi DLC che compongono il Season Pass di Origins andranno a coprire una porzione della storia di Bayek successiva alla fine della trama principale: The Hidden Ones, infatti, vedrà il medjay affrontare il dominio romano in un nuovo territorio egizio, la penisola del Sinai, approfondendo anche ulteriori aspetti della crescita della Confraternita.

    Questo add-on conterrà forse alcune sezioni ambientate nel presente, che ci narreranno lo sviluppo dell'alleanza tra Layla e William in attesa del prossimo capitolo? L'invenzione dell'Animus portatile HR-8, in ogni caso, è una soluzione di comodo che permette ad Ubisoft di aprirsi le porte del mondo intero: non esiste luogo in cui la nuova protagonista, infatti, non possa "collegarsi" con le memorie di antichi mentori. Che sia un ritorno alle sabbie d'Egitto, o un viaggio verso la tanto rumoreggiata ambientazione del Giappone feudale, l'unico limite alla fantasia, ora come ora, è il cielo. Lassù, dove Senu si libra con fare nobile e regale: d'altronde, l'occhio dell'aquila, si sa, vola molto lontano.

    Che voto dai a: Assassin's Creed: Origins

    Media Voto Utenti
    Voti: 215
    7.9
    nd