Avanti e indietro nel tempo: i loop temporali nel videogioco

Il 2021 vede protagonisti alcuni giochi che mettono i time loop al centro della scena: scopriamo di più su questa meccanica ludica e narrativa.

Avanti e indietro nel tempo: i loop temporali nel videogioco
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Si dice che un grammo d'oro non compra un grammo di tempo. Non sappiamo quante ore di vita ci sono date, e nessuno può cambiare il corso degli eventi. Ma come ci sentiremmo se fossimo destinati a ripetere in eterno una determinata fase della nostra vita? Sarebbe vita eterna o eterna prigionia?

Il concetto di loop temporale è stato esplorato dall'uomo in ogni forma artistica ed espressiva, e il videogioco non fa eccezione. C'è di più: il 2021 potrebbe essere l'anno delle meraviglie per i time loop videoludici, che ci hanno già regalato grandi esperienze virtuali negli anni passati. Che si tratti di un sistema solare destinato all'oblio ogni ventidue minuti o di una piccola cittadina minacciata da una Luna sogghignante, il tempo è il centro di tutto.

Termina (Zelda: Majora's Mask)

Spesso l'agenda dei personaggi non giocanti che popolano i nostri universi videoludici preferiti non è particolarmente piena. Siamo liberi di perderci all'infinito in quest secondarie (non sempre di pregevole fattura...), senza alcun impatto sulla storia principale, porto sicuro a cui tornare quando noia sopraggiunga. Non importa se una colossale minaccia incombe sul mondo abitato dal protagonista - tutti sembrano prenderla con gran filosofia, fermi ai blocchi di partenza nell'attesa che il giocatore si degni di dar loro attenzione e avviare un dialogo preimpostato.

Pezzi di ghiaccio fermi nel tempo, insomma. Pupazzi di pixel senza un'agenda. Ma non è sempre così. Per fare un primo esempio, ho sempre avuto l'impressione che gli abitanti di Clock Town in The Legend of Zelda: Majora's Mask (2000) fossero vivi e vegeti, impegnati a correre qua e là, ciascuno con la propria storia, personalità, e soprattutto un gran daffare. Link non è il perno attorno a cui ruota l'universo, e soprattutto non lo è il giocatore. Bisogna guardarsi intorno, esplorare, ricordare, riflettere.

L'indimenticabile Majora's Mask è di certo uno dei più celebri time loop videoludici della storia ed è ricordato da molti utenti (me compresa) come una magica fonte d'ansia e di bellezza. Ogni passo sotto quella Luna minacciosa è fatto di fretta, perché il timer del gioco non manca mai di ricordare che il tempo fugge: dopo tre giorni dall'arrivo di Link a Clock Town - circa 54 minuti nel nostro mondo reale - quel faccione ghignante si schianterà sulla città. Sta all'eroe evitare questo evento disastroso viaggiando nel tempo grazie alla sua ocarina e tornando indietro fino al primo giorno per rivivere tutto daccapo, tentando di spezzare la ruota e così salvando il mondo di Termina.

Nel capolavoro firmato Nintendo siamo soltanto un ingranaggio di una storia. L'unico modo per cambiarla è diventare un ingranaggio intelligente. Tutti i videogiochi basati su loop temporali sono accomunati da un minimo comune denominatore: la conoscenza. La memoria. Entrando nel tempo ricorsivo e abbracciando la sua ripetizione possiamo sfruttare la situazione a nostro vantaggio, raccogliendo informazioni preziose per poter ripristinare la linearità della linea temporale. Nel caso di Link è possibile cambiare il corso tanto degli eventi principali quanto delle piccole, grandi storie che popolano Termina: ad esempio possiamo aiutare una coppia di fidanzati a riunirsi...tenendo però presente che nel loop successivo nessuno si ricorderà di noi. È una consapevolezza dolorosa che rende Majora's Mask ancora più indimenticabile.

Supernova (Outer Wilds)

Il valore inestimabile della conoscenza è al centro di Outer Wilds (2019). Il nostro esploratore interstellare si muove in un sistema solare condannato all'esplosione del Sole ogni ventidue minuti, ma mantiene nei vari loop tutte le informazioni raccolte nei suoi vagabondaggi galattici (qui potete leggere la nostra recensione di Outer Wilds). Presto veniamo a sapere che una razza di alieni estinti, i Nomai, aveva compiuto importanti scoperte sul loop temporale che continua a ripetersi ad intervalli regolari. La presenza di finali multipli esalta le scelte del giocatore, basate sulle conoscenze che è riuscito a radunare di vita in vita, traghettate di morte in morte.

Ma c'è un altro aspetto da considerare. Outer Wilds ci porta a interrogarci su ciò a cui diamo valore, sulle esperienze a cui non vorremmo rinunciare se sapessimo di avere soltanto ventidue minuti di vita. È un pensiero vertiginoso, forse terrificante - ma un grande videogioco serve anche a porsi grandi domande. Outer Wilds non dà alcuna risposta, offrendo al giocatore libertà esplorativa, espressiva, forse addirittura esistenziale.

Da Elsinore a The Sexy Brutale

Un delicato filo rosso lega Outer Wilds al gioco successivo di cui voglio parlarvi: l'Art director di Outer Wilds, Wesley Martin, ha lavorato anche ad Elsinore (2019), avventura punta e clicca che ci trasporta all'interno dell'Amleto di William Shakespeare. Ophelia prevede la sua morte e quella di tutti gli altri abitanti del Castello di Elsinore nell'arco di quattro giorni, un esito quasi del tutto analogo a quello dell'omonimo dramma shakespeariano. Sta a lei - e al giocatore - cambiare un destino letteralmente già scritto.

Il tempo diventa così una risorsa inestimabile per Ophelia, che deve destreggiarsi tra gli eventi e convivere con le conseguenze delle proprie azioni... fino alla sua morte, che riavvia da capo il loop temporale. L'unico modo per sconfiggere il tempo ricorsivo è risolvere il drammatico puzzle di cui Ophelia è al contempo osservatrice, agente e tassello. Si trova in una situazione molto simile anche Lafcadio Boone, protagonista di The Sexy Brutale (2017), l'unico invitato ad una festa ad essere capace di rompere l'eterno ritorno della morte dei suoi compagni, ripetuto ogni dodici ore. Sostituire una cartuccia vera con una a salve è soltanto uno dei modi in cui Lafcadio prevarrà sul loop grazie alle conoscenze raccolte nel corso dell'avventura (la nostra recensione di The Sexy Brutale è a portata di click).

L'ultimo giorno di June

Nel panorama dei titoli videoludici che si sono avvalsi della meccanica dei loop temporali brilla una stella italiana: Last Day of June (2017), sviluppato da Ovosonico, è riuscito a regalare emozioni fortissime ai suoi giocatori, senza far dire una sola parola ai personaggi virtuali della sua storia.

Guidare Carl e i suoi vicini di casa alla disperata ricerca di un modo per salvare June, morta in un tragico incidente d'auto, è un'esperienza che conduce per mano il giocatore attraverso tutto lo spettro di emozioni di cui è capace l'essere umano, sebbene la vicenda si svolga nei pochi metri di una tranquilla località lacustre. Ciascun personaggio fa la sua parte, come un attore su un palcoscenico. Il regista siamo noi. Rivivere quella giornata, ogni volta da un diverso punto di vista, porta il giocatore a riflettere sulle mille svolte della vita, quelle sliding doors - per citare l'omonimo film basato su questo concetto - che portano la realtà a scindersi in un prisma di vie parallele, una gemma cangiante e mai uguale a se stessa, dove ogni riflesso è un what if...? che a volte bisogna, per forza di cose, lasciare andare.

L'anno dei loop temporali?

Facendo i dovuti scongiuri (dati i numerosi rinvii che stanno funestando il calendario videoludico di quest'anno, martoriato dalle difficoltà logistiche dovute alla pandemia), il 2021 potrebbe rivelarsi denso di sfide e soddisfazioni per gli appassionati di time loop. Partiamo da una certezza: Returnal, l'ultima fatica di Housemarque, è già disponibile come esclusiva PlayStation 5, e possiamo assicurarvi - senza farvi spoiler - che le sue meccaniche di ricorsività temporale propongono delle interessanti novità, specie dal punto di vista narrativo. Riuscirà Selene a liberarsi dalla prigione del tempo che la intrappola su Atropo?

È recentissimo il rinvio al prossimo 14 settembre di Deathloop, l'attesissima avventura action in sviluppo presso gli studi lionesi di Arkane Studio. Il protagonista Colt dovrà essere veloce come l'iconica pistola di cui porta il nome per poter eliminare tutti i suoi otto obiettivi, i Visionari, nell'arco di ventiquattr'ore. L'isola su cui si svolge l'azione è avviluppata da un loop temporale voluto dagli otto Visionari, che in questo modo possono darsi ad una festa selvaggia in cui tutto è concesso - poiché ogni cosa tornerà al punto di partenza al riavvio della giornata (se volete saperne di più, trovate qui la nostra intervista agli sviluppatori di Deathloop). Ciò che viene mantenuto da Colt è proprio la conoscenza raccolta nell'osservare i suoi obiettivi: dove vanno nell'arco delle ventiquattro ore? Come impiegano il loro tempo? E come radunarli tutti assieme per poter porre fine al loro delirio di onnipotenza?

A differenza di quanto accade in Majora's Mask, gli sviluppatori di Deathloop hanno deciso di non inserire un timer in-game, in modo tale che il giocatore possa sentirsi più libero di esplorare l'isola e prendersi il suo tempo per analizzare gli otto Visionari.Sempre prestando attenzione ad una variabile impazzita che certamente metterà un po' di pepe sul piatto servito da Arkane: Julianna, assassina esperta e membro dei Visionari, non ha alcuna intenzione di vedere il piacevole loop interrotto da Colt. In una guerra senza esclusione di colpi destinata a ripetersi più volte, Julianna cercherà di mettere i bastoni fra le ruote al nostro protagonista, e il cacciatore si ritroverà ad essere preda.

Parlando di produzioni di scala più ridotta - spesso più fresche e interessanti di tanti titoli tripla A - per quest'anno è prevista anche la release di 12 Minutes, frutto dell'ingegno di Luis Antonio. Dopo anni di lavoro presso grandi case di produzione come Rockstar Games e Ubisoft e una significativa collaborazione nelle prime fasi di sviluppo del titolo cult The Witness (2016), Antonio ha deciso di prendere un'altra strada, diventando una one-man army e inseguendo un'idea tanto semplice quanto geniale.

Un appartamento visto dall'alto. Un uomo e sua moglie. La scoperta che lei è incinta. E poi gli eventi precipitano: un poliziotto bussa alla porta, accusa la donna di aver ucciso suo padre alcuni anni prima, e il tutto si conclude con la tragica morte della moglie e del feto che porta in grembo, per poi ricominciare da capo. La conoscenza degli eventi è vitale perché il giocatore, e quindi il protagonista, possano scegliere un percorso diverso nell'arco dei dodici minuti in cui si dipana la vicenda. Attendiamo con interesse l'uscita di 12 Minutes, che verrà pubblicato dalla sempre brillante Annapurna Interactive.

Per rompere un ciclo non è sufficiente la forza bruta. Sono necessarie le conoscenze e la memoria di chi sa già come tutto andrà a finire, avendo avuto il coraggio di guardare lo svolgersi degli eventi fino alla sua conclusione. Morire per ritornare, perdere per vincere, e nel frattempo imparare a sfruttare la nostra risorsa più preziosa, l'unica che non si può comprare: il tempo. D'altronde, si dice che un grammo d'oro non compra un grammo di tempo...