Back 4 Blood: le impressioni finali sulla Beta dello sparatutto di WB Games

Dato che non ne abbiamo mai abbastanza, ci siamo tuffati nella beta di Back 4 Blood su PC e Series X. Ecco le nostre considerazioni in attesa dell'uscita.

Back 4 Blood: impressioni sulla Beta
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  • L'uomo, diceva Aristotele nella sua Politica, è un animale sociale, in quanto tende ad aggregarsi con altri individui e a costituirsi in società. Per lungo tempo il concetto di "socialità" è stato oggetto di un acceso dibattito: può essere considerato un istinto primario, innato oppure è frutto di esigenze opportunistiche di mera sopravvivenza? Darwin, ad esempio, affrontò la questione giungendo alla conclusione che nella lotta per la sopravvivenza ciascun animale - anche l'uomo - sente il bisogno di stare vicino ai propri simili per poter ottenere aiuto e difesa, al di là delle pulsioni individualistiche.

    La socialità è dunque la conditio sine qua non della sopravvivenza. E viceversa. Mescolando il sacro con il profano, possiamo dire che è anche la stessa, identica teoria su cui poggia l'esperienza ludica di Back 4 Blood. L'unione fa la forza, tanto per gli sterminatori quanto per la mostruosa orda infestante. Lo abbiamo imparato nel corso delle due settimane trascorse in compagnia della beta del titolo Turtle Rock Studios. Ecco le nostre impressioni finali, in attesa dell'uscita autunnale.

    Lasciati a morire, tornati per il sangue

    Da vetusti giocatori di Left 4 Dead (e, lo ammettiamo, da estimatori anche dello sfortunato Evolve), non potevamo non gettarci a capofitto a menar le mani e a far cantare le nostre amate bocche da fuoco tra le nuove, mortifere orde di infetti partorite dall'immaginazione della software house californiana. Gli ambiziosi intenti del team di sviluppo sono stati chiari sin dall'annuncio: tornare a dettare legge nel framework di mercato che li ha resi celebri e ha permesso di dare vita a un intero genere: quello degli FPS co-op. A proposito, vi consigliamo di leggere il nostro speciale sulla storia di Turtle Rock Studios.

    Con Back 4 Blood il team di sviluppo, insomma, vuole riappropriarsi della - pesante - eredità che aveva lasciato per strada qualche anno fa, per svecchiarla, vestirla a festa e riproporla alle nuove generazioni di giocatori. Il risultato, dopo le decine di ore passate a maciullare infetti di ogni tipo (oppure vestirne i mefitici panni sdruciti), ci pare meritevole di assoluta attenzione. Ci siamo trovati di fronte a uno shooter frenetico, esplosivo, caciarone...ma estremamente ricco e, soprattutto, curato nei minimi dettagli. Back 4 Blood, infatti, ha diverse frecce al proprio arco...anzi, ha molte carte vincenti nella propria mano.

    Ti faccio...il mazzo?

    L'incipit del nostro articolo ha anticipato ciò che del titolo, in verità, più ci ha colpiti: le dinamiche di gioco votate alla cooperazione con i compagni di squadra. L'affiatamento tra i membri del party di sterminatori rappresenta infatti un fattore chiave affinché le spedizioni possano concludersi con la sopravvivenza di tutti i componenti.

    In questo senso, nonostante sia palese che la formula di Back 4 Blood sia assolutamente vincente se fruita con altri quattro amici in chat vocale, il titolo dei Turtle Rock riesce comunque a regalare momenti emozionanti anche se vissuto in compagnia di perfetti sconosciuti attraverso il matchmaking pubblico. Questo "equilibrio" nell'esperienza di gioco viene ottenuto grazie all'inedito sistema delle carte; ovvero quel quid in più in grado di donare un'estrema varietà situazionale. Cosa, quest'ultima, che permette ai giocatori vivere sessioni sempre diverse e, in qualche modo, uniche e irripetibili. Ciò per il fatto che il sistema di progressione legato alle carte, se da un lato permette di plasmare il personaggio seguendo le nostre inclinazioni e il nostro stile di gioco, dall'altro pone in primo piano le sinergie cooperative che possono influenzare la scelta delle stesse carte.

    Per poter sopravvivere (anche a livelli di difficoltà "umani"), infatti, i giocatori devono non solo scegliere ciò che conviene a loro ma anche ciò che può tornare utile alla squadra, come un giocatore di supporto più efficace oppure un combattente maggiormente virato sulla prima linea e così via. Per questo Back 4 Blood, lo ripetiamo, dà il meglio sé proprio quando i giocatori possono comunicare tra loro ed è su questo cardine che ruota l'intero impianto ludico del titolo; lo giustifica e lo sostiene.

    Dalla parte degli infestanti, ancor più divertente

    L'altra carta vincente di Back 4 Blood, a nostro avviso, risiede nel comparto multiplayer. Nulla di inedito ma, comunque, un impianto ottimamente studiato e costruito. Per chi non ne avesse ancora sentito parlare, la modalità Sciame schiera due squadre di quattro giocatori: ciascuna nel corso di tre turni giocherà alternativamente nei panni degli Sterminatori e degli Infestati.

    I primi devono sopravvivere il più a lungo possibile, mentre i mostruosi avversari devono cercare di ammazzarli con una certa solerzia. Una volta raggiunto l'obiettivo i ruoli si invertono e il round andrà alla squadra che riuscirà a superare il tempo fatto segnare dai contendenti. Anche in questo caso la comunicazione nel gruppo rimane un elemento portante dell'intero gameplay. Da un lato gli sterminatori devono ovviamente scegliere le carte da utilizzare (per questo, nel campo base, è possibile costruire dei mazzi appositamente per il PvP). Dall'altro, invece, gli avversari che impersonano i colossi dell'orda infestante sono chiamati a selezionare la belva da controllare, scelta da un bestiario che prevede al momento tre tipologie di infetti e altrettante mutazioni - dotate ognuna di specifiche abilità che potranno essere potenziate spendendo i punti guadagnati sul campo di battaglia portando danno agli avversari. Come dicevamo in apertura di paragrafo, il comparto multiplayer nel complesso sembra essere l'aggiunta perfetta all'offerta ludica "di base", anche se non ci ha convinto la gestione del respawn degli infetti.

    Una volta uccisi dagli sterminatori, infatti, i campioni dell'orda non solo devono sottostare a un cooldown, ma devono anche allontanarsi dall'azione e trovare un luogo nascosto, soprattutto non troppo vicino agli avversari, per riapparire. Una scelta che operativamente crea uno squilibrio tra le squadre, offrendo un leggero svantaggio ai giocatori infestati (o, per lo meno, questa è stata l'impressione in seguito ai nostri massacri sul campo).

    Il supporto post lancio, il futuro

    Abbiamo testato Back 4 Blood sia su PC che su Series X, sempre con il cross play attivato e non abbiamo riscontrato alcun tipo di problematica. Questo, a parere nostro, è un altro punto a favore dell'opera di Turtle Rock Studios, dato che stiamo comunque parlando di una build preliminare. Manca ancora più di un mese all'uscita e, se il team di sviluppo riuscirà a limare le poche spigolature in cui siamo incappati - prevalentemente legate a problematiche di latenza e di gestione del matchmaking - potrebbe davvero regalare ai giocatori un titolo spettacolare e solido, godibile sin dal day one.

    Ecco, a tal proposito, ciò che in questo momento ci fa pensare riguarda la fumosità del supporto post lancio. In tal senso, mesi or sono Chris Ashton, co-founder e Design Director di Turtle Rock Studios, aveva dichiarato che i contenuti a lungo termine erano già stati definiti, così come le microtransazioni (che saranno limitate alla pura e semplice estetica di armi e skin dei sopravvissuti). Questo ovviamente significa che nessun acquisto in-game sarà richiesto per poter godere appieno del titolo, nonostante nell'aria aleggi un ingombrante "però". Attualmente infatti non si sa molto altro, a parte che arriveranno nuovi perk per le carte e forse ulteriori personaggi da aggiungere al roster.

    Il modo di fruire i videogame è cambiato profondamente in questi ultimi anni e, lo sappiamo molto bene, per mantenere una community attiva e interessata è fondamentale continuare a sfornare novità: modalità di gioco alternative, mappe, espansioni di lore e campagna, eventi in game. Insomma, il supporto post lancio è ormai più importante della release stessa, e spesso guida le scelte del potenziale acquirente. Per questo gli sviluppatori quasi sempre si affrettano a far conoscere la road map dei contenuti post lancio del primo anno: una strategia che ci auguriamo possa essere seguita a breve anche dai creatori di questo nuovo e intrigante sparatutto. In attesa del gioco, vi lasciamo alla nostra intervista con gli sviluppatori di Back 4 Blood.

    Back 4 Blood Con Back 4 Blood i ragazzi di Turtle Rock Studios stanno tornando a riprendersi il posto che gli spetta, dopo circa sei anni di assenza dalle scene e un titolo - Evolve - sfortunato e forse troppo avanti per i tempi. Ad ogni modo, la nuova IP dei creatori di Left4Dead sembra aver tutte le carte in regola per essere uno dei principali esponenti del genere degli shooter co-op del prossimo futuro. Riesumando proprio la pesante eredità del predecessore, gli sviluppatori ne hanno ridefinito i confini, ampliandoli con uno stratificato sistema di progressione che da un lato esalta le dinamiche cooperative e, dall'altro, fa sì che ogni partita sia potenzialmente sempre diversa. Il team dovrà però dimostrare di avere le idee chiare - e un piano a lungo termine - riguardo alla gestione dell'offerta ludica. Non ci resta che attendere il 12 ottobre per tornare a scontrarci con le orde di infetti.

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