Speciale Bounden

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Speciale Bounden
INFORMAZIONI GIOCO
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  • Quali siano le doti che permettono ad un videogioco di essere nominato nella categoria “Nuovo Award” dell'Independent Game Festival, ve lo immaginate un po' tutti. La passione degli anglofoni per i dittonghi (che ha portato inglesi e americani ad “inglobare” persino l'italianissimo “quasi”), unita ad implicazioni semantiche decisamente più stringenti (“nuovo” finisce per essere anche tutto ciò che è “originale”, “insolito”), ha fatto in modo che per designare il premio all'innovazione nel game design si scegliesse proprio un vocabolo nostrano.
    E' con un moto di sincero orgoglio campanilista che ogni anno sfogliamo, quindi, le nomination di questa categoria: stavolta, oltre allo sperimentale “Elegy for a Dead World”, troviamo una selezione decisamente “estrema”. Ci sono minuscole storie stravaganti che raccontano la naturale curiosità per il sesso (“scoperto” attraverso due bambole in How do you do it?), oppure impiastricciati collage pseudo-parodistici (o forse solo molto malati?) come Tetrageddon Games. In questo guazzabuglio apparentemente indistricabile si distingue Bounden, uno di quei curiosi esperimenti in cui il software si rifiuta di restare confinato nello schermo, e si mette al servizio di un modo di giocare che sia in primis motorio.

    Bounden non è il primo titolo che tenta questa via: qualche anno fa è uscito (guarda caso proprio dallo stesso team di sviluppo) Fingle, una sorta di “Twister da iPad”: un gioco da fare in coppia, scorrendo con le dita sullo schermo del tablet, per ritrovarsi poi con le mani intrecciate in posizioni improbabili, oppure per scoprirsi a compiere strane danze di corteggiamento “digitale” (nel senso più “antico” del termine).
    Più di recente, c'è stato invece il magnifico Johann Sebastian Joust, incluso nella raccolta Sportsfriends (pubblicata su Ps4 e arrivata di recente anche su PC). Una vera e propria “giostra” per otto giocatori, che “ballano” stringendo un Move tra le mani, cercando di eliminare gli avversari “costringendoli” a movimenti troppo repentini.
    Bounden, a differenza di Joust, è un gioco cooperativo: i due giocatori stanno uno di fronte all'altro tenendo le due estremità di uno smartphone, con il pollice saldamente posizionato sul bordo del touchscreen. Il colo compito è quello di muoversi all'unisono, ruotare i polsi e spostarsi nello spazio, in modo da far passare un indicatore, che scorre sulla superficie di una sfera, attraverso una serie di cerchi che appaiono progressivamente.
    Il tutto si svolge ovviamente a tempo di musica: succede quindi che i giocatori si producano in qualche modo in una stravagante coreografia, fatta di giravolte improvvisate, di abbracci alle volte eleganti ed in altri casi invece sgraziati, di rotazioni e volteggi.
    Bounden è un titolo strano, anche da giocare: richiede una buona intesa, piuttosto che crearla, ad in certi casi presuppone pure una certa “intimità”, come quella che si crea fra un coppia rodata di ballerini. Eppure, proporre una partita nelle giuste occasioni, e magari con un compagno improbabile, può essere un bel sistema per animare la serata.
    Per trarre il meglio dal titolo, tuttavia, è necessario soprattutto allenarsi. “Ballare” più volte le tracce, arrivare anche inconsapevolmente a memorizzare le sequenze e i movimenti. Qualcuno potrebbe voler arrivare alle conseguenze più estreme: finendo quindi per imparare le coreografie pensate dagli artisti del Balletto Nazionale Olandese appositamente per l'applicazione sviluppata da Game Oven (si trovano su YouTube).


    In verità presupporre un uso del genere per Bounden ci sembra francamente esagerato: più spesso il rapporto con il titolo sarà occasionale e momentaneo, e anche per questo motivo il team di sviluppo avrebbe forse dovuto pensare ad una serie di tracce più brevi e immediate, oppure a stage strutturati come rapide prove di abilità.
    Nonostante l'originalità lampante e salvifica di Bounden (che pure è supportato da un colpo d'occhio molto ispirato, fatto di geometrie astratte e colori uniformi), la creatura dello studio olandese appare oggi come una di quelle splendide stranezze che guardano oltre l'orizzonte di un panorama videoludico troppo conformato, indicando una strada che resta però ancora da tracciare.
    Il valore creativo di Bounden (e pure la sua capacità di avvicinare le persone) meriterebbe tuttavia l'attenzione del pubblico e pure l'investimento che il team chiede per acquistare il prodotto. O, al limite, almeno la nomination per il “Nuovo Award”.

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