Nel corso degli anni, Activision ha posto l'accento sulla scena competitiva di Call of Duty a fasi alterne. Sembrerebbe però che, in tempi recenti, il colosso dell'industria videoludica abbia deciso di tornare alla carica, curando con attenzione la parte competitiva di tutti gli ultimi titoli. Oltre al debutto della modalità ranked in Call of Duty Modern Warfare 2, anche il secondo capitolo di Warzone ha accolto un contenuto simile, così da permettere davvero a chiunque di provare a dimostrare la sua bravura e prendere parte alle competizioni più importanti. Ed è proprio così che gli appassionati di tutto il mondo, anche coloro al di fuori dell'Europa e degli Stati Uniti, hanno provato a qualificarsi alle World Series of Warzone, un importantissimo evento le cui finali si sono giocate in presenza a Londra, presso la Copper Box Arena del Queen Elizabeth Olympic Park, nel corso dell'ultimo fine settimana.
Per celebrare il raggiungimento di questo traguardo, Activision ha deciso di concederci in esclusiva italiana la possibilità di fare quattro chiacchiere con Daniel Tsay, General Manager dei Call of Duty eSports. Durante questa breve intervista, il responsabile della scena competitiva di Call of Duty non ci ha solo parlato dell'attuale stato del gioco per ciò che concerne la sua natura eSport, ma ci ha anche parlato del futuro e di come potrebbe evolversi nei prossimi anni. Non indugiamo oltre e scopriamo tutto quello che Daniel Tsay ci ha raccontato poche ore prima dell'evento in cui il trio formato da Biffle, Sage e Shifty si aggiudicherà il ricco premio di 100.000 dollari di fronte a quasi 380.000 spettatori in diretta sui social e 3.000 presenti.
Un evento inclusivo e meritocratico
Everyeye.it: Inizierei parlando dell'attuale stato del competitive di Call of Duty Warzone. Ti ritieni soddisfatto di come stanno andando le cose?
Daniel Tsay:Assolutamente sì! Ritengo che la scena competitiva di Warzone abbia subito un'evoluzione evidente nel corso degli ultimi tre anni. Abbiamo iniziato con le World Series of Warzone nel 2020, un evento al quale potevano partecipare su invito solo i più grandi influencer e streamer. Si trattava di una competizione focalizzata prevalentemente sullo spettacolo. Negli anni successivi abbiamo invece deciso di concentrarci di più sulla parte competitiva, facendo sì che ad aggiudicarsi uno slot fossero i giocatori davvero meritevoli.
È così che sono nate le In-Game Opens. Grazie a questo sistema, chiunque ha avuto l'opportunità di farsi valere, a prescindere dalla regione d'appartenenza e dalla sua popolarità sul web, e qualificarsi alle World Series of Warzone. Dopo tre anni di lungo lavoro, abbiamo quindi potuto fare in modo che i giocatori europei non giocassero solo contro altri giocatori europei e che i giocatori americani non affrontassero esclusivamente altri utenti americani. Possiamo finalmente decretare quale paese del mondo vanta la squadra migliore. Quindi sì, non posso che ritenermi soddisfatto della direzione intrapresa dal competitive di Warzone.
Everyeye.it: Questa è stata la prima competizione in assoluto ad essere aperta a tutto il mondo, non solo USA ed Europa. Quanto è stato alto l'interesse da parte dei giocatori? Avete registrato un numero soddisfacente di adesioni anche da aree esterne a quelle che solitamente vengono considerate nelle competizioni?
Daniel Tsay: Dal punto di vista della partecipazione e dell'interesse dei giocatori, siamo davvero felici. Soprattutto se guardiamo agli In-Game Opens, c'è stato un record per le adesioni che ci ha permesso di avere un'idea ancora più concreta della volontà da parte dei giocatori di partecipare ad iniziative simili, in particolar modo tra gli utenti in territorio europeo. Parlando invece delle altre parti del mondo, dieci dei terzetti che sono arrivati alle fasi finali appartengono a paesi più piccoli.
È stato proprio il nostro obiettivo quello di fare in modo che Australia, Asia, Latam Nord (i paesi della parte settentrionale dell'America Latina, ndr) e altri paesi potessero competere proprio come gli americani e gli europei. In questo modo, anche le nazioni con meno giocatori possono essere rappresentate e ispirare altri utenti del paese ad impegnarsi per raggiungere quegli stessi livelli. Fa tutto parte dell'inclusività che vogliamo sia alla base dell'evento di quest'anno.
Everyeye.it: Solitamente assistiamo a eventi competitivi basati su titoli multiplayer più classici. Immagino che adattare un battle royale a questo aspetto sia tutt'altro che semplice. In che modo il gioco è cambiato per adattarsi alla scena esportiva?
Daniel Tsay: Una delle cose che abbiamo fatto è stata quella di lavorare sul gioco per adattarne la parte più casual da battle royale ad una più competitiva. Nella sua forma standard, Warzone è molto divertente ed è quello il motivo per cui è giocato da milioni di utenti. Il modo in cui abbiamo deciso di intervenire è molto semplice, poiché quando individuiamo qualcosa di sbilanciato, facciamo in modo che venga estromesso dalle modalità classificate. Decisioni del genere sono state prese soprattutto per le ultime World Series of Warzone.
In passato avevamo una filosofia diversa e cercavamo di far sì che il gioco competitivo fosse quanto più simile possibile a quello classico, ma il comportamento dei giocatori ci ha costretto ad intraprendere una strada diversa. Quindi sì, il nostro principale strumento per migliorare l'esperienza competitiva è quello di sottrarre alcuni elementi dal gioco al fine di rendere tutto più equo. Siamo anche in continuo contatto con gli altri reparti del team di sviluppo, ai quali suggeriamo spesso quali potrebbero essere le modifiche più sensate per rendere il gioco più adatto ad un ambiente competitivo. Ma ripeto, le restrizioni sono la nostra arma principale.
Uno sguardo al futuro
Everyeye.it: Tengo a precisare che non pretendo che tu mi faccia spoiler di alcun tipo, ma è impossibile per me non tenere in considerazione che COD MW3 ormai è imminente e solitamente ogni nuovo capitolo premium è stato accompagnato con grosse modifiche a Warzone. Possiamo aspettarci qualche modifica al competitivo di Warzone nei prossimi mesi per questa ragione? Daniel Tsay: Per quello che riguarda la scena competitiva, ho la bocca cucita. Ma posso confermare che il prossimo 5 ottobre 2023, in occasione del Call of Duty Next, avremo un mare di annunci da fare per Warzone. Ancora un po' d'attesa e scoprirete tutte le novità in arrivo.
Everyeye.it: Credi che con l'arrivo di Modern Warfare 3 diventerà più complesso gestire la mole di armi ed accessori? Daniel Tsay: Discorso bug a parte, devo dire che l'importante aumento del numero di accessori per le armi e di gadget non ci crea grosse preoccupazioni. Ogni gioco ha dei bug che vengono sistemati tramite una patch e per il resto siamo tranquilli.
Anzi, a dire il vero siamo felici dell'arrivo di nuovi accessori, poiché grazie ad essi vi è una maggiore libertà di espressione per i giocatori, crea nuovi meta e rende tutto molto più interessante. In generale, quindi, tendo ad essere favorevole ad aggiunte di questo tipo, poiché possono essere tenute sotto controllo senza troppi sforzi.
Everyeye.it: A breve dovrebbe arrivare anche qualche dettaglio in più sull'attesissimo Call of Duty Warzone Mobile. Credi che ci sarà spazio per la scena competitiva su Android e iOS? Si tratta di un gioco con un potenziale numero di giocatori elevatissimo, superiore persino a quello della versione PC e console.
Daniel Tsay: Ne sono assolutamente convinto. Call of Duty Warzone Mobile ha un potenziale incredibile. Se Call of Duty Warzone ha fatto conoscere il brand al pubblico, con Warzone Mobile potrà raggiungere un pubblico più ampio. Per noi è importante che tutti i giochi funzionino come una cosa sola e stiamo certamente pensando alla scena competitiva anche per la versione per smartphone e tablet.
Dopotutto abbiamo portato i match classificati nel multiplayer classico e poi nel battle royale, quindi è naturale per noi pensare a qualcosa di simile per Warzone Mobile. È chiaro però che non ci penseremo subito, ma dovrà trascorrere del tempo dal lancio.
Everyeye.it: Ho un'ultima domanda per te. Hai qualche desiderio in particolare per la scena competitiva di Call of Duty Warzone? Daniel Tsay: In futuro mi piacerebbe organizzare più eventi ed espandere ulteriormente la copertura degli eSport di COD a livello territoriale. Ritengo che già aver portato tutti qui a Londra sia un grande risultato, ma ci stiamo impegnando per fare in modo che sempre più giocatori provenienti da regioni che non siano Europa e Stati Uniti possano essere coinvolti nel competitivo di Warzone.
Dal Brasile, dal Messico, dall'Australia, il nostro obiettivo è quello di rendere questi eventi internazionali. Questo e la possibilità di organizzarne di più, così da invogliare anche più utenti a competere.
Everyeye.it: C'è un messaggio che vorresti condividere con gli appassionati di Call of Duty Warzone in Italia? Daniel Tsay: Voglio innanzitutto ringraziare tutti i fan per il loro supporto e ricordare loro che le finali delle World Series of Warzone sono il risultato di un lavoro durato cinque mesi e che ha coinvolto numerose competizioni. Tutti i partecipanti sono stati selezionati in base alle loro abilità, quindi lo spettacolo è garantito.
Call of Duty Warzone World Series: l'evento eSport competitivo e inclusivo
Abbiamo fatto due chiacchiere con Daniel Tsay, GM di Call of Duty Esports che in esclusiva italiana ci ha parlato delle World Series di COD Warzone.
Nel corso degli anni, Activision ha posto l'accento sulla scena competitiva di Call of Duty a fasi alterne. Sembrerebbe però che, in tempi recenti, il colosso dell'industria videoludica abbia deciso di tornare alla carica, curando con attenzione la parte competitiva di tutti gli ultimi titoli. Oltre al debutto della modalità ranked in Call of Duty Modern Warfare 2, anche il secondo capitolo di Warzone ha accolto un contenuto simile, così da permettere davvero a chiunque di provare a dimostrare la sua bravura e prendere parte alle competizioni più importanti. Ed è proprio così che gli appassionati di tutto il mondo, anche coloro al di fuori dell'Europa e degli Stati Uniti, hanno provato a qualificarsi alle World Series of Warzone, un importantissimo evento le cui finali si sono giocate in presenza a Londra, presso la Copper Box Arena del Queen Elizabeth Olympic Park, nel corso dell'ultimo fine settimana.
Per celebrare il raggiungimento di questo traguardo, Activision ha deciso di concederci in esclusiva italiana la possibilità di fare quattro chiacchiere con Daniel Tsay, General Manager dei Call of Duty eSports. Durante questa breve intervista, il responsabile della scena competitiva di Call of Duty non ci ha solo parlato dell'attuale stato del gioco per ciò che concerne la sua natura eSport, ma ci ha anche parlato del futuro e di come potrebbe evolversi nei prossimi anni. Non indugiamo oltre e scopriamo tutto quello che Daniel Tsay ci ha raccontato poche ore prima dell'evento in cui il trio formato da Biffle, Sage e Shifty si aggiudicherà il ricco premio di 100.000 dollari di fronte a quasi 380.000 spettatori in diretta sui social e 3.000 presenti.
Un evento inclusivo e meritocratico
Everyeye.it: Inizierei parlando dell'attuale stato del competitive di Call of Duty Warzone. Ti ritieni soddisfatto di come stanno andando le cose?
Daniel Tsay:Assolutamente sì! Ritengo che la scena competitiva di Warzone abbia subito un'evoluzione evidente nel corso degli ultimi tre anni. Abbiamo iniziato con le World Series of Warzone nel 2020, un evento al quale potevano partecipare su invito solo i più grandi influencer e streamer. Si trattava di una competizione focalizzata prevalentemente sullo spettacolo. Negli anni successivi abbiamo invece deciso di concentrarci di più sulla parte competitiva, facendo sì che ad aggiudicarsi uno slot fossero i giocatori davvero meritevoli.
È così che sono nate le In-Game Opens. Grazie a questo sistema, chiunque ha avuto l'opportunità di farsi valere, a prescindere dalla regione d'appartenenza e dalla sua popolarità sul web, e qualificarsi alle World Series of Warzone. Dopo tre anni di lungo lavoro, abbiamo quindi potuto fare in modo che i giocatori europei non giocassero solo contro altri giocatori europei e che i giocatori americani non affrontassero esclusivamente altri utenti americani. Possiamo finalmente decretare quale paese del mondo vanta la squadra migliore. Quindi sì, non posso che ritenermi soddisfatto della direzione intrapresa dal competitive di Warzone.
Everyeye.it: Questa è stata la prima competizione in assoluto ad essere aperta a tutto il mondo, non solo USA ed Europa. Quanto è stato alto l'interesse da parte dei giocatori? Avete registrato un numero soddisfacente di adesioni anche da aree esterne a quelle che solitamente vengono considerate nelle competizioni?
Daniel Tsay: Dal punto di vista della partecipazione e dell'interesse dei giocatori, siamo davvero felici. Soprattutto se guardiamo agli In-Game Opens, c'è stato un record per le adesioni che ci ha permesso di avere un'idea ancora più concreta della volontà da parte dei giocatori di partecipare ad iniziative simili, in particolar modo tra gli utenti in territorio europeo. Parlando invece delle altre parti del mondo, dieci dei terzetti che sono arrivati alle fasi finali appartengono a paesi più piccoli.
È stato proprio il nostro obiettivo quello di fare in modo che Australia, Asia, Latam Nord (i paesi della parte settentrionale dell'America Latina, ndr) e altri paesi potessero competere proprio come gli americani e gli europei. In questo modo, anche le nazioni con meno giocatori possono essere rappresentate e ispirare altri utenti del paese ad impegnarsi per raggiungere quegli stessi livelli. Fa tutto parte dell'inclusività che vogliamo sia alla base dell'evento di quest'anno.
Everyeye.it: Solitamente assistiamo a eventi competitivi basati su titoli multiplayer più classici. Immagino che adattare un battle royale a questo aspetto sia tutt'altro che semplice. In che modo il gioco è cambiato per adattarsi alla scena esportiva?
Daniel Tsay: Una delle cose che abbiamo fatto è stata quella di lavorare sul gioco per adattarne la parte più casual da battle royale ad una più competitiva. Nella sua forma standard, Warzone è molto divertente ed è quello il motivo per cui è giocato da milioni di utenti. Il modo in cui abbiamo deciso di intervenire è molto semplice, poiché quando individuiamo qualcosa di sbilanciato, facciamo in modo che venga estromesso dalle modalità classificate. Decisioni del genere sono state prese soprattutto per le ultime World Series of Warzone.
In passato avevamo una filosofia diversa e cercavamo di far sì che il gioco competitivo fosse quanto più simile possibile a quello classico, ma il comportamento dei giocatori ci ha costretto ad intraprendere una strada diversa. Quindi sì, il nostro principale strumento per migliorare l'esperienza competitiva è quello di sottrarre alcuni elementi dal gioco al fine di rendere tutto più equo. Siamo anche in continuo contatto con gli altri reparti del team di sviluppo, ai quali suggeriamo spesso quali potrebbero essere le modifiche più sensate per rendere il gioco più adatto ad un ambiente competitivo. Ma ripeto, le restrizioni sono la nostra arma principale.
Uno sguardo al futuro
Everyeye.it: Tengo a precisare che non pretendo che tu mi faccia spoiler di alcun tipo, ma è impossibile per me non tenere in considerazione che COD MW3 ormai è imminente e solitamente ogni nuovo capitolo premium è stato accompagnato con grosse modifiche a Warzone. Possiamo aspettarci qualche modifica al competitivo di Warzone nei prossimi mesi per questa ragione?
Daniel Tsay: Per quello che riguarda la scena competitiva, ho la bocca cucita. Ma posso confermare che il prossimo 5 ottobre 2023, in occasione del Call of Duty Next, avremo un mare di annunci da fare per Warzone. Ancora un po' d'attesa e scoprirete tutte le novità in arrivo.
Everyeye.it: Credi che con l'arrivo di Modern Warfare 3 diventerà più complesso gestire la mole di armi ed accessori?
Daniel Tsay: Discorso bug a parte, devo dire che l'importante aumento del numero di accessori per le armi e di gadget non ci crea grosse preoccupazioni. Ogni gioco ha dei bug che vengono sistemati tramite una patch e per il resto siamo tranquilli.
Anzi, a dire il vero siamo felici dell'arrivo di nuovi accessori, poiché grazie ad essi vi è una maggiore libertà di espressione per i giocatori, crea nuovi meta e rende tutto molto più interessante. In generale, quindi, tendo ad essere favorevole ad aggiunte di questo tipo, poiché possono essere tenute sotto controllo senza troppi sforzi.
Everyeye.it: A breve dovrebbe arrivare anche qualche dettaglio in più sull'attesissimo Call of Duty Warzone Mobile. Credi che ci sarà spazio per la scena competitiva su Android e iOS? Si tratta di un gioco con un potenziale numero di giocatori elevatissimo, superiore persino a quello della versione PC e console.
Daniel Tsay: Ne sono assolutamente convinto. Call of Duty Warzone Mobile ha un potenziale incredibile. Se Call of Duty Warzone ha fatto conoscere il brand al pubblico, con Warzone Mobile potrà raggiungere un pubblico più ampio. Per noi è importante che tutti i giochi funzionino come una cosa sola e stiamo certamente pensando alla scena competitiva anche per la versione per smartphone e tablet.
Dopotutto abbiamo portato i match classificati nel multiplayer classico e poi nel battle royale, quindi è naturale per noi pensare a qualcosa di simile per Warzone Mobile. È chiaro però che non ci penseremo subito, ma dovrà trascorrere del tempo dal lancio.
Everyeye.it: Ho un'ultima domanda per te. Hai qualche desiderio in particolare per la scena competitiva di Call of Duty Warzone?
Daniel Tsay: In futuro mi piacerebbe organizzare più eventi ed espandere ulteriormente la copertura degli eSport di COD a livello territoriale. Ritengo che già aver portato tutti qui a Londra sia un grande risultato, ma ci stiamo impegnando per fare in modo che sempre più giocatori provenienti da regioni che non siano Europa e Stati Uniti possano essere coinvolti nel competitivo di Warzone.
Dal Brasile, dal Messico, dall'Australia, il nostro obiettivo è quello di rendere questi eventi internazionali. Questo e la possibilità di organizzarne di più, così da invogliare anche più utenti a competere.
Everyeye.it: C'è un messaggio che vorresti condividere con gli appassionati di Call of Duty Warzone in Italia?
Daniel Tsay: Voglio innanzitutto ringraziare tutti i fan per il loro supporto e ricordare loro che le finali delle World Series of Warzone sono il risultato di un lavoro durato cinque mesi e che ha coinvolto numerose competizioni. Tutti i partecipanti sono stati selezionati in base alle loro abilità, quindi lo spettacolo è garantito.
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