Speciale Castlevania: Lament of Innocence

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Speciale Castlevania: Lament of Innocence
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  • PS2
  • La saga continua

    A più di sedici anni di distanza dal primo, glorioso titolo uscito su Nintendo Entertainment System, Konami si appresta a far sbarcare la serie di Castlevania su di una console di nuova generazione, portando finalmente su Playstation 2 le leggendarie gesta della famiglia Belmont. Un gioco atteso, chiacchierato, desiderato dai giocatori di tutto il mondo: grandi sono infatti le aspettative per il nuovo capitolo di una saga che, a buon diritto, ha fatto la storia dei videogiochi.
    La pesante eredità dei cacciatori di vampiri viene raccolta ancora una volta da Koji Igarashi, brillante e talentuoso game designer, già responsabile dell'acclamato ‘Castlevania: Symphony of the Night', edito per Playstation nel 1997 e vero punto di svolta della serie. La scommessa di Igarashi è una di quelle che non si possono assolutamente perdere: la decisione di produrre un gioco in tre dimensioni (abbandonando la classica impostazione in 2D) ha infatti turbato i sogni di molti fan, memori della pessima riuscita dei due Castlevania tridimensionali già usciti quattro anni or sono per Nintendo 64, deludenti sia per realizzazione tecnica che per gameplay.
    Ma sono proprio le passate esperienze a dare maggior fiducia a Igarashi, che si è detto pronto ad imparare dagli errori commessi nelle precedenti incarnazioni 3D di Castlevania, e sicuro di poter riuscire a riproporre in mezzo a poligoni e texture lo stesso feeling che ha reso celebre in tutto il mondo la saga dei Belmont. E visti i suoi precedenti (oltre al già citato ‘Symphony of the Night', Igarashi è responsabile di tutti gli episodi recentemente usciti su Gameboy Advance e del remake ‘Castlevania: Chronicles'), ci sentiamo di potergli concedere piena fiducia.

    Un tuffo nel passato

    È difficile trovare delle costanti nelle vicende raccontate negli anni dalla serie. Se infatti i primi capitoli avevano come denominatore comune dei veri e propri ‘marchi di fabbrica', col tempo, Konami non ha esitato a sovvertire questi capisaldi, riuscendo (quasi) sempre a mantenere intatto il fascino ed il gameplay del titolo. La lotta senza quartiere del clan dei Belmont (rinnovata negli anni attraverso i discendenti della famiglia) contro Dracula, così come la leggendaria frusta dei cacciatori di vampiri e il mitico castello del conte che magicamente ricompariva ogni cento anni, sono tutti elementi entrati con forza e di diritto nell'immaginario di chiunque nutrisse un minimo di amore per il mondo dei videogiochi. Eppure, in sedici anni e in più di venti giochi, il continuum narrativo è stato più volte spezzato, presentando sbalzi temporali, nuove sfide contro avversari diversi dal ‘solito' Dracula, nuove ambientazioni e soprattutto armi e protagonisti lontani dal binomio Belmont - frusta.
    E proprio Igarashi è stato l'uomo della rivoluzione, presentando in ‘Symphony of the Night' (suo primo approccio all'universo di Castlevania ed indiscusso capolavoro del panorama videoludico) un nuovo e affascinante eroe, il vampiro Alucard, ma soprattutto un approccio al gioco molto ‘ruolistico' con statistiche, livelli di esperienza e un vero e proprio inventario in cui gestire oggetti e reliquie.
    Sorprendentemente, per questo nuovo capitolo, Igarashi ha progettato un vero e proprio ritorno alle origini, riproponendo i temi classici della serie e ritornando (stando alle sue parole) ad un gameplay molto più legato all'azione pura che non alla crescita del personaggio principale. Ritorna quindi il clan Belmont, ritorna la frusta, ritorna il castello, e soprattutto l'avversario di sempre: il conte Dracula. Ma il tuffo nel passato non si ferma qui, e Konami sembra intenzionata a scavare a fondo, fino a portare alla luce le radici dell'universo di Castlevania.
    La storia ci riporta indietro fino all'undicesimo secolo. Un giovane cavaliere templare di nome Leon Belmont si appresta a convolare a nozze con la sua promessa sposa Sara. Il mondo sembra sorridergli, è appena stato nominato barone, e le sue qualità sono riconosciuto ed apprezzate in tutto il feudo e, soprattutto, dalla Chiesa. Purtroppo, una notte Sara viene rapita da dei vampiri, e a Leon viene proibito tassativamente di partire al salvataggio: i suoi servigi sono richiesti altrove, la Chiesa ha bisogno di lui. Leon decide quindi di abbandonare tutto, rinuncia al titolo di barone, sveste i panni del crociato e, in aperto contrasto con i dettami della Chiesa, corre in soccorso del suo amore, attraversando una tenebrosa foresta, diretto verso l'antico castello in cui i vampiri hanno condotto Sara.
    Fin qui sembra la solita trama, trita e ritrita. Ma ciò che rende unico il plot di Lament of Innocence è il suo porsi come antefatto di ogni altro Castlevania. Leon è a tutti gli effetti il capostipite ed il fondatore del più famoso clan di cacciatori di vampiri: il clan Belmont. Non solo, lo stesso Dracula è ben lontano dall'essere quel formidabile avversario dell'umanità che tutti ricordiamo (probabilmente, ma nulla di certo ci è dato sapere, non è ancora nemmeno diventato un vampiro). In un'intervista lo stesso Igarashi ha dichiarato di voler rispondere con questo gioco alle domande sulle origini del mondo di Castlevania, dei Belmont, ma in particolare do voler fare chiarezza su chi è Dracula, come è diventato vampiro e come è nata la sua rivalità con la stirpe di Leon. Insomma, un vero e proprio prequel in cui perfino la mitica frusta viene presentata ‘per la prima volta' ai giocatori.
    Per quanto banale e scontato possa essere l'incipit, dunque, la trama (curata in ogni suo aspetto nell'arco di cinque anni di lavoro) sembra essere ricca di colpi di scena e di rivelazioni. Nessun appassionato può infatti rimanere impassibile di fronte alla scena, mostrata in un filmato promozionale, in cui Leon pronuncia il giuramento che legherà per sempre lui e i suoi discendenti al destino di cacciatori di vampiri.

    I fasti del castello di Dracula

    Tecnicamente il gioco si preannuncia su altissimi livelli. Konami ha ormai dimostrato di essere in grado di spremere l'hardware Sony, come pochi altri possono solo sognare di fare, e capolavori del calibro di Silent Hill 3 e Z.O.E. 2 sono lì a dimostrarcelo. Non sorprende quindi che quanto mostrato finora in screenshot e filmati di gioco, sia una vera delizia per gli occhi. Il motore grafico sembra essere in grado di muovere una discreta mole di poligoni e, cosa più importante, di farlo con disinvoltura mantenendo un frame rate inchiodato costantemente sui 60 fps. Igarashi ha dichiarato che quello dei 60 fps è un preciso obiettivo imposto al team in fase di progettazione, rassicurando così i numerosi fan sulla bontà del prodotto. Particolare cura è stata riposta nell'utilizzo delle texture, vero e proprio tallone d'Achille della macchina Sony. A quanto visto finora, l'ostacolo sembra essere superato alla grande, con una qualità ed una pulizia più che discrete.
    Importanti garanzie arrivano anche sul fronte del sonoro e del character design. Il team di sviluppo messo a disposizione da Konami è composto, infatti, da veterani dell'universo di Castlevania, per un totale di 30 persone raccolte dagli staff responsabili di veri e propri capisaldi della serie come il già citato ‘Symphony of the Night' e ‘Aria of Sorrow'. Un vero e proprio dream team in cui spiccano i nomi di Ayami Kojima e Michiru Yamane (rispettivamente character desinger e responsabile della colonna sonore di tutta la serie da SOTN in poi).
    Particolare cura è stata posta, come già accennato, nella realizzazione del gameplay, soprattutto per quanto riguarda il passaggio alle tre dimensioni. Una delle preoccupazioni principali è stata quella di riuscire a trasmettere al giocatore il senso di distanza e di profondità, soprattutto per quel che riguarda l'utilizzo della frusta, e (a quanto ci è dato vedere nei filmati promozionali) il problema sembra essere stato ampiamente risolto, grazie ad un sapiente utilizzo della telecamere nei combattimenti.
    Suscita d'altro canto qualche preoccupazione la gestione delle inquadrature in fase di esplorazione e durante le numerose fasi ‘platform' caratteristiche di ogni Castlevania. In questo frangente è veramente difficile giudicare da un filmato, e i dubbi non potranno essere fugati se non una volta provato il gioco, ma la sensazione è che la telecamera tenda a ‘nascondere' alla vista del giocatore ostacoli e trabocchetti. Un particolare che senz'ombra di dubbio rischia di minare la buona riuscita del titolo, ma che siamo fiduciosi possa essere sufficientemente ‘limato' prima dell'uscita, non foss'altro che, stando alle recenti dichiarazioni alla stampa, il problema è ben presente nella mente di Igarashi.

    Devil May Cry incontra Castlevania

    È fuori di ogni dubbio come il rinnovato gameplay tridimensionale del titolo Konami sia più che debitore nei confronti delle gesta del tenebroso Dante. Il confronto, del resto, è più che scontato ed inevitabile, dal momento che a tutti gli effetti l'action game di Capcom (nella sua prima incarnazione) rappresenta forse l'apice e il punto di riferimento del genere degli action game tridimensionali. Ciò non toglie che sia una vera meraviglia veder volteggiare Leon Belmont fra orde di esseri demoniaci, scoccando precisi colpi di frusta all'indirizzo dei suoi avversari.
    Come promesso da Igarashi, il ritmo di gioco è incalzante e le azioni a disposizione del giocatore sono (in base a quanto finora visionabile) tanto varie quanto galvanizzanti. L'obbiettivo di creare un gioco quanto più possibile orientato all'azione sembra essere centrato in pieno: la flessibilità delle movenze del protagonista, la quantità di mosse e varianti a disposizione del giocatore e il framerate costante e fluido sono garanzie sufficienti per la buona riuscita del titolo.
    Tornano anche le cinque armi secondarie, un vero e proprio classico della serie. Queste potranno poi essere opportunamente potenziate attraverso un sistema di sette sfere magiche (con un meccanismo ereditato direttamente dalle versioni GBA della serie) per un totale di ben quaranta differenti attacchi speciali. Niente di inedito per un Castlevania, per carità, ma una vero spettacolo per gli occhi dei giocatori, dal momento che ciascun attacco magico è accompagnato da pirotecnici effetti speciali.
    Non mancheranno, ad arricchire il gameplay, i classici elementi platform della serie, così come tutta una serie di nuove insidie e trappole appositamente studiate per l'incarnazione poligonale di Castlevania. L'area di gioco sarà rigidamente suddivisa in cinque aree ben definite ed isolate l'una dall'altra: la cattedrale, il giardino, i sotterranei, il laboratorio alchemico e le caverne. Chi si ricorda la libertà di movimento e di esplorazione di SOTN storcerà sicuramente la bocca, anche se le duecento e più stanze esplorabili dovrebbe soddisfare anche i palati più esigenti, garantendo una longevità più che invidiabile.
    Nonostante Igarashi abbia palesemente dichiarato di voler realizzare un titolo prevalentemente d'azione, sacrificando quegli elementi ruolistici tipici delle sue produzioni, non mancherà sembra un sistema di crescita del personaggio. Quasi sicuramente non saranno presenti livelli di esperienza da scalare, ma pare certa la presenza di un inventario e soprattutto il sistema di ‘reliquie' tramite cui attivare tutta una serie di abilità speciali di Leon. Confermata la presenza di un mercante all'interno del gioco, così come l'interessante feature del ‘Player Records': un'apposita routine che tiene conto dei progressi di gioco, delle combo, dei nemici sconfitti e che include anche un'utile (e immancabile) enciclopedia dei mostri.

    Che il bagno di sangue cominci

    Castlevania: Lament of Innocence è atteso nel mercato europeo per i primi mesi del prossimo anno. Più fortunati i videogiocatori Asiatici e Statunitensi, che potranno impugnare la frusta dei Belmont già nella giornata di Halloween (l'uscita è quindi prevista per la fine di Ottobre). Sicuramente disponibile in Giappone, inoltre, un'edizione speciale (che, come sempre, ci auguriamo possa raggiungere anche gli utenti occidentali) comprendente, in aggiunta al gioco, un calendario illustrato, la colonna sonora del titolo ed un'illustrazione, appositamente creata per la collector edition, autografata dalla maestra Kojima.

    Grande attesa dunque per un titolo che sembra destinato a lasciare il segno nel panorama videoludico della PS2, anche se restano da fugare alcuni dubbi sulla gestione delle telecamere e sull'effettiva buona riuscita del passaggio della serie dal 2D al 3D. I precedenti su Nintendo 64 non sono certo incoraggianti, ma la bravura e l'esperienza del produttore e del team di sviluppo da lui reclutato lasciano ampio spazio ad ottimistiche speranze.

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