Oggi vogliamo essere nostalgici e ricordare insieme a voi cinque videogiochi indimenticabili pubblicati da EA Sports Big. Immaginiamo che la parola finale, "Big", l'abbiate letta con la stessa intonazione della voce che apriva ogni titolo legato all'etichetta di Electronic Arts dalla vita purtroppo breve (dal 2000 al 2010), che però ha sfornato dei piccoli cult.
La serie NBA Street, per esempio, riusciva con successo a unire la simulazione di NBA Live con l'arcade tipico delle sale giochi, portando però la pallacanestro e le sue stelle sui campetti di strada, in quei playground dal cemento incandescente dove le regole sparivano del tutto, per favorire un gameplay più divertente e accessibile. Vogliamo insomma ricordare cinque tra i titoli più iconici e indimenticabili di EA Sports Big, in un lungo viaggio fra i ricordi.
SSX
Il 26 ottobre del 2000, in concomitanza con il lancio della PlayStation 2, EA Sports Big pubblicava SSX, il suo primo gioco di sempre come etichetta di Electronic Arts. SSX sprizzava follia da ogni pixel, che prendeva vita attraverso un gameplay semplice ma assuefacente. Parliamo infatti di un racing game sullo snowboard, una corsa tra sei personaggi diversi, ognuno con le proprie statistiche uniche, in cui a vincere è il primo atleta a tagliare il traguardo. Il tutto accompagnato da trick folli sulla neve da concatenare fra loro per ottenere sempre più punti stile, gomitate all'avversario che ti passava di fianco per metterlo in difficoltà e scorciatoie che solo gli occhi più attenti riuscivano a individuare.
L'apoteosi di queste sfide a tutta velocità si trovava nel multiplayer a schermo condiviso: si invitava l'amico a casa, e via a gareggiare non solo attraverso le montagne ma anche lungo città adibite a piste da sci, con le luci dei grattacieli a illuminare il percorso. I primi tre capitoli del franchise si rivelarono un grandissimo successo, anche di critica.
FIFA Street
Vi ricordate la pubblicità della Nike del 2002 in cui le stelle del calcio mondiale, da Francesco Totti a Thierry Henry, venivano buttate in una gabbia dalle porte minuscole per dare così inizio a un torneo senza regole? Mentre guardavamo quello spot, anche noi sognavamo di poter prendere parte a quell'incredibile evento. Ebbene, tre anni dopo, nel 2005, con FIFA Street i nostri sogni si sono trasformati in realtà.
Un circo calcistico che prendeva vita in un campetto pieno di buche e irregolarità, che ricordava quelli dove eravamo soliti spendere i pomeriggi dopo scuola a imitare gli elastici di Ronaldinho. Le differenze però erano principalmente due: al nostro alter ego virtuale non si sbucciavano le ginocchia dopo una scivolata e al posto degli amici che insultavamo dopo ogni passaggio sbagliato, c'erano i Raul, i Ronaldo, i Del Piero.
Con loro tutto diventava più facile: eccoci, dunque, a eseguire tiri supersonici che finivano all'incrocio dei pali con la palla che bucava la rete oppure improbabili cross di tacco a cui facevano seguito coreografiche rovesciate, senza alcun rispetto delle leggi della fisica. Iniziava così un lungo viaggio nei campetti di tutto il mondo tra scorpioni e trick del tutto senza senso. Il momento clou di ogni match era quando si sbloccava il tiro speciale: i giocatori avversari venivano saltati come birilli e la conclusione finale lasciava immobile il portiere incapace di parare un pallone che diventava un missile imprendibile, anche per Buffon al top della sua carriera. Fifa Street, Fifa Street 2 o Fifa Street 3: puoi scambiare gli addendi ma il risultato, il calcio champagne, non cambia (intanto, qui la recensione di FIFA 23).
NFL Street
Se c'è uno sport che si presta forse ancora meglio del calcio alle botte da orbi senza regole, quello è il football americano. NFL Street esordì sul mercato il 13 gennaio del 2004, alcuni anni dopo NBA Street. L'opera di EA Sports Big elevava all'ennesima potenza gli scontri fisici tipici della NFL con un gameplay che mischiava alcune delle peculiarità della serie Madden, come la scelta degli schemi da eseguire, senza però falli o low block. L'obiettivo ultimo di ogni squadra era il riempimento della barra del "Gamebreaker" e attivare così la "modalità Berserk" con cui era possibile fare un touchdown con estrema facilità.
Per raggiungere il Gamebreaker bisognava accumulare style point, deridendo gli avversari mentre ti rincorrevano sul campo: ad esempio, passarsi la palla sotto le gambe durante la corsa, attivava la skill move "figura dell'odio".
A rendere poi peculiare la saga - lo stesso vale anche per NBA Street - troviamo anche una grandissima colonna sonora a base di hip-hop e bassi che spaccavano le casse del monitor, che ti entrava in testa per rimanerci anche diverse ore dopo lo spegnimento della console. Questo genere musicale segnatevelo bene, perché lo riprenderemo anche per raccontare l'ultimo titolo di questo speciale.
Nba Street Vol. 2
Il primo capitolo sportivo da strada dedicato al basket NBA esordì nel 2001 ma è con NBA Street Vol. 2 che EA Sports Big riuscì a conquistare il nostro cuore merito anche e soprattutto di un gameplay che ricreava con attenzione maniacale quanto ammiravamo in televisione osservando lo spettacolo degli Harlem Globetrotters. Il primo grande dilemma quando si avviava una partita veloce a NBA Street Vol. 2 era legato alla scelta dei giocatori.
Costruire una squadra di tre All Star attuali (per l'epoca ovviamente) e mettere insieme sullo stesso campo Kobe Bryant, Jason Kidd e Tim Duncan, oppure mischiare un po' le carte in tavola e pescare dal folto roster delle Leggende? Un terzetto composto da Yao Ming, Larry Bird e Allen Iverson avrebbe comunque retto benissimo il campo, nonostante una potenziale disfunzionalità data dai ruoli dei tre giocatori. Questo perché in NBA Street Vol. 2 non esistevano schemi o posizioni da rispettare: Yao Ming poteva metterla da tre tanto quanto Ray Allen. Oltre alle partite veloci, non mancava ovviamente la possibilità di creare il proprio personaggio, dopo aver passato ore e ore nell'editor, e partire così alla conquista di tutti i campetti dalle retine di metallo sparsi in lungo e in largo negli Stati Uniti. Potremmo descrivere questo gioco come una festa cestistica dalla quale, una volta entrati, era impossibile uscire. Ogni singola azione, come stoppare un tiro dopo aver fatto un salto di sei metri oppure chiamare un blocco che prontamente arrivava con i gomiti larghi per buttare a terra il difensore, a cui seguiva una schiacciata che tirava letteralmente giù anche il canestro, poteva diventare la miglior giocata del match...fino ovviamente all'azione successiva. La saga di NBA Street ebbe un discreto successo: troviamo infatti anche il Vol. 3, NBA Street Showdown (porting per PSP) e infine Homecourt.
Def Jam Vendetta
Siamo nei primi anni Duemila, l'hip-hop stava crescendo sempre più, grazie ad artisti estremamente talentuosi e ai loro grandi successi commerciali. Tra le etichette più importanti che guidarono questa forte diffusione, c'era sicuramente la Def Jam Records, nata nel 1983 e dedita soprattutto alla produzione di canzoni hip-hop. Ed è proprio da qui che dobbiamo partire per raccontare Def Jam Vendetta, la prima incarnazione uscita nel 2003 su Game Cube e PlayStation 2 di questo picchiaduro tridimensionale che univa al wrestling i rapper americani più famosi appartenenti alla Def Jam Records.
Method Man, Red Man, Ludacris, Ghostface Killah e DMX sono solo alcuni dei nomi che presero parte alla produzione. Def Jam Vendetta, oltre ai classici incontri veloci per saggiare il potenziale sul ring di ogni personaggio, proponeva anche un'interessante modalità storia in cui, dopo aver creato il lottatore, si provava a diventare il miglior lottatore underground d'America, affrontando anche incontri che sono rimasti nella storia dei picchiaduro.
Vogliamo citare, infatti, il crudissimo tag team match che ci chiamava a combattere contro Method Man e Redman e l'emozionante battaglia finale contro D-Mob, il villain di Def Jam Vendetta, interpretato da Christopher Judge. Esatto, proprio quel Christopher Judge che ha recentemente vinto il premio ai The Game Awards come Best Performance nei panni di Kratos in God of War Ragnarok (se ve la siete persa, ecco la nostra recensione di God of War Ragnarok).
La serie principale di Def Jam proseguì nel 2005 e nel 2007, diventando in pochissimo tempo un piccolo cult. Def Jam: Fight for New York e Def Jam Icon, entrambi pubblicati da Electronic Arts ma non sotto l'etichetta Ea Sports Big, continuarono il filone di un picchiaduro che è rimasto nel nostro cuore videoludico.
Cinque giochi indimenticabili di Ea Sports Big, da Fifa Street a Def Jem
Vi ricordate Ea Sports Big? Ecco cinque videogiochi indimenticabili dell'etichetta fondata da Electronic Arts.
Oggi vogliamo essere nostalgici e ricordare insieme a voi cinque videogiochi indimenticabili pubblicati da EA Sports Big. Immaginiamo che la parola finale, "Big", l'abbiate letta con la stessa intonazione della voce che apriva ogni titolo legato all'etichetta di Electronic Arts dalla vita purtroppo breve (dal 2000 al 2010), che però ha sfornato dei piccoli cult.
La serie NBA Street, per esempio, riusciva con successo a unire la simulazione di NBA Live con l'arcade tipico delle sale giochi, portando però la pallacanestro e le sue stelle sui campetti di strada, in quei playground dal cemento incandescente dove le regole sparivano del tutto, per favorire un gameplay più divertente e accessibile. Vogliamo insomma ricordare cinque tra i titoli più iconici e indimenticabili di EA Sports Big, in un lungo viaggio fra i ricordi.
SSX
Il 26 ottobre del 2000, in concomitanza con il lancio della PlayStation 2, EA Sports Big pubblicava SSX, il suo primo gioco di sempre come etichetta di Electronic Arts. SSX sprizzava follia da ogni pixel, che prendeva vita attraverso un gameplay semplice ma assuefacente. Parliamo infatti di un racing game sullo snowboard, una corsa tra sei personaggi diversi, ognuno con le proprie statistiche uniche, in cui a vincere è il primo atleta a tagliare il traguardo. Il tutto accompagnato da trick folli sulla neve da concatenare fra loro per ottenere sempre più punti stile, gomitate all'avversario che ti passava di fianco per metterlo in difficoltà e scorciatoie che solo gli occhi più attenti riuscivano a individuare.
L'apoteosi di queste sfide a tutta velocità si trovava nel multiplayer a schermo condiviso: si invitava l'amico a casa, e via a gareggiare non solo attraverso le montagne ma anche lungo città adibite a piste da sci, con le luci dei grattacieli a illuminare il percorso. I primi tre capitoli del franchise si rivelarono un grandissimo successo, anche di critica.
FIFA Street
Vi ricordate la pubblicità della Nike del 2002 in cui le stelle del calcio mondiale, da Francesco Totti a Thierry Henry, venivano buttate in una gabbia dalle porte minuscole per dare così inizio a un torneo senza regole? Mentre guardavamo quello spot, anche noi sognavamo di poter prendere parte a quell'incredibile evento. Ebbene, tre anni dopo, nel 2005, con FIFA Street i nostri sogni si sono trasformati in realtà.
Un circo calcistico che prendeva vita in un campetto pieno di buche e irregolarità, che ricordava quelli dove eravamo soliti spendere i pomeriggi dopo scuola a imitare gli elastici di Ronaldinho. Le differenze però erano principalmente due: al nostro alter ego virtuale non si sbucciavano le ginocchia dopo una scivolata e al posto degli amici che insultavamo dopo ogni passaggio sbagliato, c'erano i Raul, i Ronaldo, i Del Piero.
Con loro tutto diventava più facile: eccoci, dunque, a eseguire tiri supersonici che finivano all'incrocio dei pali con la palla che bucava la rete oppure improbabili cross di tacco a cui facevano seguito coreografiche rovesciate, senza alcun rispetto delle leggi della fisica. Iniziava così un lungo viaggio nei campetti di tutto il mondo tra scorpioni e trick del tutto senza senso. Il momento clou di ogni match era quando si sbloccava il tiro speciale: i giocatori avversari venivano saltati come birilli e la conclusione finale lasciava immobile il portiere incapace di parare un pallone che diventava un missile imprendibile, anche per Buffon al top della sua carriera. Fifa Street, Fifa Street 2 o Fifa Street 3: puoi scambiare gli addendi ma il risultato, il calcio champagne, non cambia (intanto, qui la recensione di FIFA 23).
NFL Street
Se c'è uno sport che si presta forse ancora meglio del calcio alle botte da orbi senza regole, quello è il football americano. NFL Street esordì sul mercato il 13 gennaio del 2004, alcuni anni dopo NBA Street. L'opera di EA Sports Big elevava all'ennesima potenza gli scontri fisici tipici della NFL con un gameplay che mischiava alcune delle peculiarità della serie Madden, come la scelta degli schemi da eseguire, senza però falli o low block. L'obiettivo ultimo di ogni squadra era il riempimento della barra del "Gamebreaker" e attivare così la "modalità Berserk" con cui era possibile fare un touchdown con estrema facilità.
Per raggiungere il Gamebreaker bisognava accumulare style point, deridendo gli avversari mentre ti rincorrevano sul campo: ad esempio, passarsi la palla sotto le gambe durante la corsa, attivava la skill move "figura dell'odio".
A rendere poi peculiare la saga - lo stesso vale anche per NBA Street - troviamo anche una grandissima colonna sonora a base di hip-hop e bassi che spaccavano le casse del monitor, che ti entrava in testa per rimanerci anche diverse ore dopo lo spegnimento della console. Questo genere musicale segnatevelo bene, perché lo riprenderemo anche per raccontare l'ultimo titolo di questo speciale.
Nba Street Vol. 2
Il primo capitolo sportivo da strada dedicato al basket NBA esordì nel 2001 ma è con NBA Street Vol. 2 che EA Sports Big riuscì a conquistare il nostro cuore merito anche e soprattutto di un gameplay che ricreava con attenzione maniacale quanto ammiravamo in televisione osservando lo spettacolo degli Harlem Globetrotters. Il primo grande dilemma quando si avviava una partita veloce a NBA Street Vol. 2 era legato alla scelta dei giocatori.
Costruire una squadra di tre All Star attuali (per l'epoca ovviamente) e mettere insieme sullo stesso campo Kobe Bryant, Jason Kidd e Tim Duncan, oppure mischiare un po' le carte in tavola e pescare dal folto roster delle Leggende? Un terzetto composto da Yao Ming, Larry Bird e Allen Iverson avrebbe comunque retto benissimo il campo, nonostante una potenziale disfunzionalità data dai ruoli dei tre giocatori. Questo perché in NBA Street Vol. 2 non esistevano schemi o posizioni da rispettare: Yao Ming poteva metterla da tre tanto quanto Ray Allen. Oltre alle partite veloci, non mancava ovviamente la possibilità di creare il proprio personaggio, dopo aver passato ore e ore nell'editor, e partire così alla conquista di tutti i campetti dalle retine di metallo sparsi in lungo e in largo negli Stati Uniti. Potremmo descrivere questo gioco come una festa cestistica dalla quale, una volta entrati, era impossibile uscire. Ogni singola azione, come stoppare un tiro dopo aver fatto un salto di sei metri oppure chiamare un blocco che prontamente arrivava con i gomiti larghi per buttare a terra il difensore, a cui seguiva una schiacciata che tirava letteralmente giù anche il canestro, poteva diventare la miglior giocata del match...fino ovviamente all'azione successiva. La saga di NBA Street ebbe un discreto successo: troviamo infatti anche il Vol. 3, NBA Street Showdown (porting per PSP) e infine Homecourt.
Def Jam Vendetta
Siamo nei primi anni Duemila, l'hip-hop stava crescendo sempre più, grazie ad artisti estremamente talentuosi e ai loro grandi successi commerciali. Tra le etichette più importanti che guidarono questa forte diffusione, c'era sicuramente la Def Jam Records, nata nel 1983 e dedita soprattutto alla produzione di canzoni hip-hop. Ed è proprio da qui che dobbiamo partire per raccontare Def Jam Vendetta, la prima incarnazione uscita nel 2003 su Game Cube e PlayStation 2 di questo picchiaduro tridimensionale che univa al wrestling i rapper americani più famosi appartenenti alla Def Jam Records.
Method Man, Red Man, Ludacris, Ghostface Killah e DMX sono solo alcuni dei nomi che presero parte alla produzione. Def Jam Vendetta, oltre ai classici incontri veloci per saggiare il potenziale sul ring di ogni personaggio, proponeva anche un'interessante modalità storia in cui, dopo aver creato il lottatore, si provava a diventare il miglior lottatore underground d'America, affrontando anche incontri che sono rimasti nella storia dei picchiaduro.
Vogliamo citare, infatti, il crudissimo tag team match che ci chiamava a combattere contro Method Man e Redman e l'emozionante battaglia finale contro D-Mob, il villain di Def Jam Vendetta, interpretato da Christopher Judge. Esatto, proprio quel Christopher Judge che ha recentemente vinto il premio ai The Game Awards come Best Performance nei panni di Kratos in God of War Ragnarok (se ve la siete persa, ecco la nostra recensione di God of War Ragnarok).
La serie principale di Def Jam proseguì nel 2005 e nel 2007, diventando in pochissimo tempo un piccolo cult. Def Jam: Fight for New York e Def Jam Icon, entrambi pubblicati da Electronic Arts ma non sotto l'etichetta Ea Sports Big, continuarono il filone di un picchiaduro che è rimasto nel nostro cuore videoludico.
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