Commentatori abusivi: le specie da evitare sui siti di videogiochi

Passiamo in rassegna le tipologie di commentatori più assurde e fastidiose che popolano forum e social network nel mondo dei videogames

Commentatori abusivi: le specie da evitare sui siti di videogiochi
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Ci avviciniamo al Natale, ovvero a quel momento terrificante che, a cadenza annuale, ci costringe a sottoporci alla disamina di parenti dal primo al nono grado, più che propensi ad approfittare della nostra momentanea vulnerabilità da capitone - notoriamente il cugino acquatico della criptonite - per sottoporci a un immeritato terzo grado. Anni e anni di drammatici appuntamenti conviviali ci hanno insegnato a soppesare attentamente ogni parola, onde evitare di offrire al pubblico parentale "ganci" da sfruttare per fustigarci con forti, fortissime dosi d'imbarazzo. Eppure sembra che una fetta consistente della popolazione "dell'internet" (che potremmo vedere come una sorta di cenone natalizio permanente), non abbia tratto alcun beneficio da questo duro addestramento difensivo. E quindi non è raro, veleggiando sulle pagine di un qualsiasi portale videoludico, imbattersi in veri e propri maestri del commento attira-flame, personaggi in grado di alimentare ogni discussioni con clamorose palate di fuffa, per la gioia di chi scrive e di chi legge.
Questo articolo è dedicato proprio a questa legione di eroi, e alle numerose razze che ne popolano le folte schiere.

Il console warrior

Questa adorabile categoria di commentatori ha una predilezione piuttosto marcata per una specifica linea di piattaforme di gioco. Per "predilezione marcata", in questo caso, si intende una fede prossima al fanatismo, genere Manson Family ma con meno psichedelia. Questa passione invereconda porta i console warrior a rifiutare categoricamente ogni critica rivolta al brand del cuore, o ai prodotti ad esso associati, a prescindere dai fatti.

La media dei commentatori che rientrano in questa categoria è solita attribuire le eventuali defaillance della loro macchina da gioco a una vasta gamma di fattori esterni, tra cui: l'inabilità degli sviluppatori, le eccessive pressioni del publisher, l'ostilità del mercato, le scie chimiche, venere in congiunzione con saturno, la crisi, la massoneria e chi più ne ha più ne metta.
Provare a ribattere ai commenti dei console warrior, in genere, è utile come tentare di insegnare la fisica quantistica a un sacchetto di spicci.
Divertente all'inizio ma frustrante sulla distanza.

Il fiero PCista

Imperturbabile progenitore della categoria di cui sopra, il fiero PCista è legato anima e corpo a un credo che non ammette repliche: "su PC è meglio". D'altronde il PC offre il graficozzo più pompato, i prezzi più abbordabili, un servizio online superfantastico, cucina le lasagne meglio di nonna, ammazza le zanzare al volo e, stando a fonti piuttosto attendibili, attira l'altro sesso meglio dei ferormoni del bue muschiato. Di conseguenza, il divario tra le versioni PC e console di qualsiasi titolo equivale a quello che separa, qualitativamente parlando, Il Padrino da Vacanze di Natale ‘91. Quando questo non succede, la colpa è ovviamente della lobby delle console, causa prima della proliferazione di porting indegni della "Master Race". Sulle stesse note, l'utilizzo del pad in sostituzione alla sacra accoppiata mouse + tastiera è visto come un'intollerabile minaccia al concetto di famiglia tradizionale.

"Madonna che spettacolo Wolfenstein 2 in 4K su Xbox One X".
"Tanto per cominciare, sacrilego infedele, gli sparatutto si giocano con mouse e tastiera. E poi vuoi mettere come gira il gioco su una 1080 Ti?".
Far notare che la scheda grafica, da sola, costa come due console è sostanzialmente inutile. Meglio investire il tempo in attività più proficue, come ad esempio la caccia ai punti neri.

Il nostalgico

La mattinata di questo videogiocatore d'altri tempi si apre poco prima dell'alba, giusto in tempo per assistere al risveglio del sole attraverso la rete metallica di un cantiere ancora deserto. Le prime parole del nostalgico sono rivolte ad un silenzioso metronotte (in realtà un barbone con in testa un sacchetto dell'indifferenziata), con il quale si lamenta del fatto che, in epoche non meglio specificate, i carpentieri a quell'ora stavano già rimestando la malta. Piazzatosi davanti allo schermo del computer, un glorioso Olivetti M20 con i tasti in madreperla e le lettere dipinte a mano, il nostalgico si prepara ad affrontare una nuova giornata di battaglie internettiane, non prima di essersi calato sulle orecchie un elmetto prussiano per entrare nel giusto "mood".

Ognuno dei commenti postati da questa peculiare categoria di videogiocatori condivide la medesima base argomentativa: qualsiasi titolo uscito dopo il pensionamento del capitano Jean-Luc Picard ha il sapore ludico di una frittura di calcoli renali. Una certezza adamantina, dalla quale scaturiscono commenti del tipo "L'open-world di Breath of the Wild non ha niente di innovativo, niente che già non fosse in Ultima I: The First Age of Darkness", oppure "Secondo te Cuphead è difficile? Bimbetto, tu non hai mai giocato a Marble Madness". In buona parte dei casi, i nostalgici non giocano più attivamente dalla caduta del muro di Berlino, ma questo non importa: ne sanno comunque più di voi.
Maledetti giovinastri perdigiorno!

Il non-lettore

Questa categoria è solita porre in coda agli articoli domande la cui risposta è stata già data, e in maniera faticosamente approfondita, nel corpo degli scritti. Un'abitudine meravigliosamente diffusa, che premia le paturnie analitiche dei redattori con la consapevolezza che, malgrado tutto, sarebbe bastato scrivere 10.000 battute di Lorem Ipsum o, alternativamente, considerazioni entusiastiche sui rituali d'accoppiamento del gorilla di montagna.

Il tutto, ovviamente, con l'aggiunta di una pecetta numerica atta a indicare, nel modo più stringato possibile, il valore di massima del prodotto in discussione.
I non-lettori, tra l'altro, sono spesso dotati di una noncuranza meravigliosamente fanciullesca, di quelle che fanno passare da calmo ad Adolf nel giro di una manciata di secondi.
"Ma si può giocare online?".
"C'è un intero paragrafo dedicato all'online".
"Sì, ma non ho tempo di leggere la recensione. Dimmi com'è in due parole".
Seguono, in quest'ordine, una clamorosa imprecazione biblica, un infarto del miocardio e la conseguente sepoltura in territorio sconsacrato.

L'esperto

Non importa quanto ampia e profonda sia la vostra conoscenza di un determinato gioco o genere: il vostro sapere è nulla in confronto a quello che riempe, copioso, lo spazio tra le orecchie del vero esperto. Quest'ordine di acuti commentatori ha ormai padroneggiato ogni sfumatura di genere, ogni aspetto tecnico, ogni sfaccettatura creativa di qualsivoglia argomento ludico, fino a raggiungere la possanza divulgativa di un Piero Angela in versione Super Saiyan God. Per questo motivo, a prescindere da quale sia la vostra posizione su di un qualsiasi argomento videoludico, sappiate che l'esperto ha una risposta migliore, e che la vostra, di conseguenza, è sbagliata.

Credete che Cuphead sia un run ‘n' gun?
L'esperto è pronto a correggere la vostra incompetenza specificando la preponderanza dell'elemento bullet-hell durante gli scontri con i boss.
Osate tirare in ballo la definizione "soulslike"? Ecco a voi un elenco di 32 motivi per cui il gioco da voi citato non ha nulla in comune con la visione sadica di Hidetaka Miyazaki.
Una delle caratteristiche chiave dell'esperto è la sua determinazione, rivaleggiata in natura solo da quelli che, due settimane prima dell'uscita del nuovo iPhone, hanno già messo su una tendopoli davanti al negozio, con tanto di salsicce e stornelli.
Anche se cedeste, per amor di pace, alle rivendicazioni nozionistiche dell'esperto, questi troverebbe comunque il modo per portare avanti il contenzioso, anche sfruttando la speciale dispensa concessagli dall'Accademia della Crusca per sottolineare ogni vostra minima sbavatura sintattica.

L'indovino

Avete presente quel particolare titolo per il quale avete sacrificato diottrie e vita sociale? Quello che conoscete poligono per poligono, sul quale avete investito tre ergastoli in ore di gioco?
Ecco, l'indovino lo conosce meglio di voi. E non ci ha nemmeno mai giocato.
A questa mirabolante categoria, i cui poteri sono attualmente al vaglio della Santa Sede, basta infatti intravedere qualche immagine, magari un filmato di pochi secondi, per conoscere a menadito ogni prodotto videoludico. Che è un po' come dare un'occhiata a un trailer di Narcos e ritrovarsi a giocare a calcetto Medellín, con Gustavo Gaviria sulla fascia e Pablo Escobar in porta.

Eccezionale.
Nella gran parte dei casi i commenti dell'indovino non ammettono repliche, perché protetti dalla formula magica "secondo me". L'opinione altrui - si sa - va rispettata, per quanto il primo istinto sia quello di oscurare il terzo occhio dell'indovino di turno con un calzino pieno di spicci.

Come di consueto, vi invitiamo a condividere con noi le vostre disagevoli esperienze, contribuendo ad arricchire la selezione dei commentatori seriali con tipologie sfuggite alla nostra - dolorosa - disamina.