Conoscere i videogiochi: l'evento IIDEA dedicato a genitori e insegnanti

Vi raccontiamo della conferenza dedicata da Fiera Didacta e IIDEA alla scoperta del potere aggregante dei videogiochi, sia a scuola che in famiglia.

Conoscere i videogiochi: l'evento IIDEA dedicato a genitori e insegnanti
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Se c'è una cosa che i videogiochi riescono a fare benissimo è unire. Genitori e figli, insegnanti e studenti, fratelli e sorelle, amiche e amici: in un mondo segnato da misure limitative della libertà personale e dalla chiusura delle scuole e dei luoghi d'incontro, bastano tastiera e controller per accorciare le distanze. Fiera Didacta 2021, evento annuale dedicato al mondo dell'insegnamento, si è occupata anche del potere dei videogame in ambito didattico e familiare.

Ne hanno parlato, durante l'evento "Conoscere i videogiochi: guida ad un mondo in continua evoluzione", Viola Nicolucci, psicologa e psicoterapeuta, Enea Montoli, docente di Matematica e Fisica e ricercatore presso la Fondazione Osservatorio Meteorologico di Milano e Ivan Venturi, sviluppatore di videogiochi, CTO di Italian Games Factory e CEO di IV Productions. L'incontro promosso da IIDEA, l'Italian Interactive Digital Entertainment Association, è stato moderato dal giornalista e scrittore Lorenzo Fantoni. Le diverse professionalità degli ospiti hanno dimostrato in maniera brillante il potere trasversale dei videogame, capace di cementare relazioni e farci scoprire qualcosa di più su noi stessi e sugli altri.

I Serious Games: insegnare videogiocando

L'utilizzo dei videogiochi per finalità didattiche - si parla, al riguardo, di serious games - è sempre più diffuso, sia in Italia che all'estero (di recente se ne è parlato nella conferenza Keys to Learn di Ubisoft). Apprendere giocando è divertente e permette ai ragazzi di consolidare le conoscenze acquisite a scuola, e non solo. Ivan Venturi ha prodotto numerosi videogiochi educativi, anche in partenariato con enti pubblici territoriali come la Regione Emilia-Romagna, per trasmettere ai giovani nozioni e messaggi importanti su temi che spaziano dalla salute alla sicurezza stradale.

Venturi ha anche svolto attività direttamente nelle scuole, constatando come la percezione dei videogiochi da parte degli insegnanti sia altalenante: "ho trovato spesso degli insegnanti che volevano utilizzare la tecnologia e il medium videoludico" racconta "c'erano anche docenti assolutamente restii, non interessati o addirittura timorosi verso l'utilizzo del videogioco per finalità educative, ma devo dire che in molti si sono dimostrati consapevoli del fascino che questo medium esercita sugli alunni". "È sotto gli occhi di tutti che i videogiochi sviluppano una enorme potenza di fuoco economica e sociale" prosegue.

Enea Montoli ha presentato la propria esperienza di insegnante che utilizza con convinzione i videogiochi come complemento all'insegnamento tradizionale: al riguardo, Lorenzo Fantoni ha giustamente parlato di un vero e proprio "sistema di gamification". "A livello di gusti personali, vengo dalle serie di Final Fantasy e Zelda" racconta Montoli "e pertanto anche nei miei giochi adotto lo stile degli RPG tradizionali". I videogiochi da lui sviluppati - spesso e volentieri con la collaborazione diretta dei suoi studenti - sono disponibili gratuitamente sul sito Renovatio Quest.

Di recente ha aiutato alcuni suoi ex alunni a realizzare un videogame sulla Divina Commedia: se siete curiosi, potete saperne di più sul sito di Videocommedia. "È stato un tandem meraviglioso" ha detto Montoli, che tiene molto a sviluppare storie e contesti narrativi che invoglino i ragazzi a proseguire nelle loro avventure videoludiche dal risvolto didattico: "lo studente impersona un personaggio che vive una storia. E per arrivare fino alla fine, per scoprire quale sarà la conclusione, gli studenti devono essere preparati". Di sicuro gli alunni di Enea Montoli non si annoiano durante le ore di matematica!

Lorenzo Fantoni ricorda come anche videogiochi preesistenti possano essere impiegati a scuola: "un esempio brillante è Civilization, utile per instillare determinati concetti e riflessioni sullo sviluppo delle civiltà nei ragazzi". Magari spiegando anche che Mahatma Gandhi, nella vita reale, non era bellicoso quanto la sua controparte videoludica (i giocatori di Civilization capiranno!).

Il gioco, ponte tra generazioni

L'incontro è stato dedicato non soltanto all'insegnamento scolastico, ma anche ad approfondire l'importanza dei videogiochi come trait d'union tra generazioni diverse. "Una delle cose più belle che ho fatto con mio padre è stato giocare ai videogiochi. Trovo che sia un bellissimo ponte tra generazioni" ha detto Lorenzo Fantoni, che ha parlato del suo rapporto col padre - visto attraverso la lente del videogioco - nel suo libro "Vivere mille vite. Storia familiare dei videogiochi", edito da effequ e uscito lo scorso anno.

Oltre a condividere la passione per il gioco, si può anche suscitare nei ragazzi la curiosità per lo sviluppo, per ciò che si cela dietro al videogioco, prodotto dell'ingegno e della fantasia dell'essere umano. Venturi, ad esempio, si diverte moltissimo a testare e prototipare videogame insieme a suo figlio, che ha dodici anni: "di recente abbiamo sviluppato in tempi rapidissimi una specie di space duel, implementando elementi nuovi man mano che proseguivano i test", ha raccontato."Degli ottimi strumenti sono Scratch, prodotto dal MIT [il Massachusetts Institute of Technology] che serve a programmare videogiochi in maniera davvero molto semplice e consente a bambini e ragazzi di sviluppare un'autonomia progettuale veramente interessante. E poi c'è Construct, dotato anche di istruzioni in italiano".

Insomma, in poche ore è possibile produrre un videogioco, dare sfogo alla propria creatività, generare un qualcosa dove prima non c'era nulla. E magari rendere il tutto disponibile online. La psicologa Viola Nicolucci non produce videogiochi, ma ha bellissime storie di condivisione da raccontare: "mio figlio, oggi adolescente, mi ha spesso aiutato nei mondi virtuali" racconta, visibilmente felice al ricordo "ad esempio facendomi trovare oggetti e regali in The Legend of Zelda: Breath of the Wild oppure in Animal Crossing. Inserendosi nello spazio videoludico, un genitore può scoprire molti aspetti dei propri figli".

Eppure permane - e questo è palpabile ascoltando l'opinione pubblica del nostro Paese - un certo scetticismo intorno ai videogiochi. Secondo Fantoni, "la paura dei videogame è analoga rispetto allo stigma sociale che una volta subivano i fumetti, o gli anime giapponesi, tutte forme d'intrattenimento di cui la precedente generazione ha fruito". La storia si ripete, e forse dovremmo imparare qualcosa da lei. È molto temuto l'abuso di videogiochi, ma come giustamente afferma Ivan Venturi "lo strumento di controllo principale è che il genitore si interessi a quello che fa il figlio": su questo punto fondamentale torneremo in seguito, visto che abbiamo avuto occasione di parlarne estensivamente con Nicolucci, dedita allo studio di simili dinamiche.

Il timore nasce dall'ignoranza, ed eventi come quello organizzato da Fiera Didacta sono ciò che ci vuole per dipanare le incertezze di insegnanti e genitori che non sanno come approcciare il tema del gaming. "Non possiamo impedire ai nostri figli di attraversare il bosco pericoloso delle esperienze, perché tanto prima o poi lo attraverseranno. Possiamo però dar loro degli strumenti" ha affermato Venturi. IIDEA ha creato un portale apposito, Tuttosuivideogiochi, dove insegnanti, genitori e più in generale coloro che vogliono sapere di più sui videogiochi possono reperire informazioni e chiarire i propri dubbi.

Secondo Montoli, "il segreto è stare di più con i nostri figli, cercare di capire di più il loro mondo. E questo non vale soltanto per i videogiochi". Lorenzo Fantoni è d'accordo: "quando un genitore si interessa a ciò che fai si instaura un processo di validazione. Il consiglio che do ai genitori è: lasciare che i videogiochi siano un bel ricordo condiviso con i vostri figli".

Videogiochi e psicologia

Dopo la fine dell'evento abbiamo avuto l'opportunità di chiacchierare con la psicologa Viola Nicolucci e approfondire i temi trattati, a partire dalla relazione tra la pandemia e la fruizione dei videogiochi da parte dei più giovani. "Non tutti i territori offrono spazi di incontro e attività ai ragazzi, e questo ha facilitato il ricorso ad arene digitali come quella di Fornite" ha spiegato Nicolucci. "A causa del Covid-19 il ricorso al gaming è aumentato nei periodi di lockdown, calando però nei momenti di alleggerimento delle misure, quando è stato possibile tornare ad altre alternative".

Il fatto interessante è che ragazze e ragazzi che prima non consideravano di spendere il proprio tempo videogiocando hanno scoperto una nuova passione. "In molti hanno fatto ricorso, in particolare, al multiplayer online per ritrovarsi con compagni e amici. E nel 2020 a Fortnite si sono affiancati altri titoli di successo, come ad esempio Fall Guys, Among Us e Animal Crossing". Con grandi benefici, secondo Nicolucci: "socializzazione, comunicazione, uso di ambienti collaborativi online, uso della lingua inglese con i giocatori appartenenti ad altre nazioni".

Come condiviso dai relatori dell'evento, i mondi videoludici possono costituire una meravigliosa piattaforma di confronto, crescita a condivisione tra genitori e figli: abbiamo chiesto all'esperta quale sia il momento migliore per iniziare a introdurre i videogiochi nella vita dei bambini. "Perché i genitori possano costruire sane abitudini di gaming a casa è bene cominciare quando i bimbi sono piccoli, quando i genitori sono modelli agli occhi dei più piccoli" spiega Nicolucci "preadolescenza e adolescenza sono invece fasi in cui i figli cominciano a distaccarsi dai genitori per costruire la propria identità, mettendo distanza tra sé e il resto della famiglia, preferendo il gruppo dei pari".

La psicologa ricorda come il portale Tuttosuivideogiochi possa costituire un valido strumento per capire quali esperienze videoludiche siano più adatte ai piccoli. "L'importante è selezionare i titoli in base ai loro interessi, ascoltare i ragazzi". In questo modo si creerà un rapporto sano con il gioco... e anche i genitori potranno beneficiarne! "Non videogiocavo molto con mio figlio quando era piccolo, perché ero scarsa!" ha raccontato Nicolucci, divertita, "quando è cresciuto è diventato il mio coach nelle parti difficili e pian piano sono migliorata. Mi ha consigliata e incoraggiata. Oggi lui continua a tenermi aggiornata sulle novità e sulle sue preferenze".

L'apertura e il dialogo sono vitali per aiutare i bambini a vivere il gioco in maniera equilibrata, coniugandolo con gli altri aspetti della loro vita personale e di relazione. "I ragazzi hanno sete di autonomia e indipendenza" spiega la psicologa "e se queste vengono loro tolte, nasconderanno l'uso dei dispositivi per ripristinare l'equilibrio. Meglio negoziare in famiglia la vita digitale, con una partecipazione attiva da parte dei ragazzi. Questo li farà sentire degni di fiducia agli occhi degli adulti". Il processo di responsabilizzazione aiuterà i bambini a crescere.

Nicolucci è molto chiara nel consigliare una visione ampia e informata dell'universo videoludico, non riconducibile ai soli titoli cosiddetti tripla A. "Normalizzare i videogiochi vuol dire anche comprendere che si tratta di un mondo complesso" dice "e gli indie sono una risorsa piena di sorprese. I videogiochi non sono soltanto Fortnite, Fall Guys e Among Us, così come il cinema non è rappresentato solo dai film degli Avengers". Parola d'ordine per genitori e insegnanti: curiosità!

Altro punto chiave è indagare il perché del successo delle piattaforme di streaming come Twitch, e in particolare della condivisione di sessioni di gaming da parte di influencer e giocatori. "Parte del loro successo è legato alla libertà di scelta e alla varietà nell'offerta dei contenuti. C'è poi il senso di vicinanza ai contest creator, nuovi modelli d'identificazione per i più giovani, con cui si può interagire attraverso le piattaforme, e il senso di appartenenza alla community". Il processo di identificazione e la costruzione di una relazione, seppur unilaterale, non si ferma più alla figura del protagonista di un videogioco, ma può oggi estendersi a persone reali: "gli streamer hanno il ruolo di elaborare le emozioni presenti nel gioco e di trasmetterle al pubblico. La scelta dei canali seguiti rivela informazioni sull'utente, tanto interessanti quanto il genere videoludico preferito".

Il docente Enea Montoli ha sottolineato che il videogioco può aiutare ad abbattere il muro di incomunicabilità che spesso separa insegnanti e studenti: abbiamo voluto concludere l'intervista con Viola Nicolucci proprio parlando di questo aspetto così affascinante. Come sorpassare le barriere generazionali, acuite dalla differenza di ruoli? "L'incomunicabilità si lima avvicinandosi ai ragazzi ed entrando nel loro mondo con curiosità e rispetto. A chiunque fa piacere essere ascoltato: ci fa sentire importanti. Questo facilita l'apertura da parte dei ragazzi. Oggi gli educatori hanno la fortuna di poter utilizzare o addirittura sviluppare videogiochi per la didattica, così coinvolgendo gli studenti nel processo di apprendimento tramite uno strumento che appartiene loro. A quel punto il videogioco può diventare la chiave per sviluppare empatia, mettendoci nei panni dell'altro".

Ringraziamo la psicologa e psicoterapeuta Viola Nicolucci per questa chiacchierata ricca di spunti e speriamo che in futuro vengano organizzati altri eventi simili a quello ospitato da Fiera Didacta e promosso da IIDEA, un vero e proprio punto d'incontro per professionisti del settore che si occupano di coinvolgere ragazzi e adulti sotto il segno del gioco, dell'apprendimento e del reciproco arricchimento umano. Avete mai utilizzato videogiochi a scuola? Condividete le vostre esperienze videoludiche in famiglia? Vi aspettiamo per parlarne nello spazio dedicato ai commenti!