Crash Team Racing Nitro Fueled: corse nostalgiche con il remake di CTR

In arrivo il 21 giugno del prossimo anno, il remake del kart game di Naughty Dog ci ha fatto riaffiorare i ricordi di tante gare al cardiopalma.

Crash Team Racing Nitro Fueled: corse nostalgiche con il remake di CTR
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  • Xbox One
  • Switch
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Nella scuderia di Activision, da un paio d'anni a questa parte, si stanno battendo numerosi record sul circuito della nostalgia. Salendo a bordo di una macchina del tempo, l'azienda americana ha più volte tagliato il traguardo delle nostre memorie, conquistando un meritato primo posto sul podio dei ricordi grazie sia al talento dei suoi piloti (i Vicarious Visions ed i Toys for Bob), sia alla potenza di bolidi tirati a lucido (Crash Bandicoot N.Sane Trilogy e Spyro Reignited Trilogy), con i quali ha riportato in pole position perle del passato remoto. Ed ora un altro di questi fuoriclasse che credevamo ormai fermo ai box sta per tornare in carreggiata: annunciato all'ultima edizione dei The Game Awards, Nitro Fueled, il remake di Crash Team Racing, ha rimesso in sesto la carrozzeria di una preziosissima auto d'epoca, e si prepara a tornare sui tracciati videoludici per far mangiare la polvere a tutti i suoi diretti concorrenti.
    È l'occasione ideale per compiere di nuovo il giro della pista, fino a tornare indietro negli anni, e ricordare i motivi per cui il kart game di Naughty Dog, due decadi fa, seppe rivelarsi ben più di un semplicistico "clone" di Mario Kart. Riempite di turbo i vostri serbatoi: quella che ci attende è una corsa piena di curve, irta di ostacoli, ricolma di glitch, zeppa di scorciatoie, densa di citazioni e - soprattutto - carica di tanto agonismo e divertimento.

    Un kart per amico

    Sinceramente, non ricordo di aver mai pronunciato per intero il titolo di Crash Team Racing quand'ero poco più che un bambino. Per me ed i miei amici, all'età di 10 anni, la quarta incarnazione del peramele di Naughty Dog era conosciuta semplicemente con l'acronimo CTR (Ci Ti Erre, per la precisione). Mentre i capitoli tradizionali della serie rappresentavano più che altro una sfida contro se stessi, la declinazione in salsa kart game dell'universo ideato dai cagnacci assunse le forme di una faida di gruppo, dove era necessario non soltanto battere i propri record, ma anche surclassare quelli della propria baby gang di giocatori in erba.

    Nel cuore di chi vi scrive, ed anche in quello dei suoi amici più stretti, CTR ha segnato un momento molto importante nel rapporto con la creatura di Naughty Dog: è stato infatti l'ultimo episodio realizzato dal team californiano e tutto ciò che è stato prodotto in seguito, compreso il pur gradevole Crash Bash, perse inevitabilmente di mordente. Ecco perché per una buona fetta di videogiocatori tagliare il traguardo contro N.Oxide ha raffigurato, simbolicamente, la fine di un'epoca.

    E la natura da gioco "multiplayer" di CTR non ha fatto altro che enfatizzare questo sentimento di gruppo, dando vita ad una fanbase che è pronta ad innalzare Crash Team Racing sull'Olimpo dei migliori kart game di sempre, difendendolo a spada tratta contro tutti coloro che, ancora oggi, lo etichettano come una reinterpretazione in salsa Sony della serie corsistica dell'idraulico baffuto. Se è vero che il motore della produzione si è palesemente ispirato a quello di Mario Kart, è altrettanto indubbio che l'indiscutibile talento dei cagnacci e l'incredibile lavoro svolto nella strutturazione del titolo lo hanno reso un prodotto dotato di una propria identità.

    Non un banale sostituto per tutti i possessori di PlayStation, bensì un diretto sfidante alla coppa di miglior racing arcade dell'era 32 bit. Per raggiungere l'obiettivo, i ragazzi di Naughty Dog compirono un piccolo miracolo: trasportare l'essenza della serie classica su quattro ruote, offrendo agli appassionati del peramele un episodio che racchiudesse in sé tutto il macro-universo della trilogia di Crash, ed al contempo lo espandesse con nuovi contenuti.

    In tal senso, lo studio inserì nel roster di corridori un gran numero di personaggi estrapolati dagli episodi platform, e li catapultò all'interno di una cornice narrativa tutta inedita, dove lo strampalato Nitros Oxide, un alieno verdastro tanto brutto quanto abile al volante, sfidava i nostri simpatici eroi e le loro nemesi in un'adrenalinica gara di corsa.

    Prese così il via un'avventura su pista longeva ed articolata, una festa di fanservice che coniugava abilmente l'immediatezza di un'esperienza leggera e disimpegnata con la complessità di un kart game in cui l'abilità dell'utente svolge un ruolo fondamentale. Ben lontano dall'essere un gioco scarsamente profondo ed elementare, concepito solo per seguire la scia dei successi di Mario e sfruttare il marchio del marsupiale, Crash Team Racing sapeva mettere pericolosamente alla prova le skill dei giocatori, chiamati a percorrere i tracciati con la stessa meticolosa perizia con la quale attraversavano i livelli di capitoli platform.

    Quando c'era il Multi TapAl tempo in cui la parola "multiplayer" era sinonimo di "divano", Crash Team Racing incarnava un'occasione di aggregazione, nonché la scusa perfetta per spendere la propria paghetta nell'acquisto del Multi Tap, adorabile strumento di un'epoca lontana con il quale collegare diversi pad alla console e giocare in 4 (o in 8, con un secondo device) in una stessa sessione. Quello della primissima PlayStation aveva una stramba forma a boomerang ed una colorazione grigia, in tono con i cromatismi dell'hardware di Sony: l'esistenza di questo strumento, per me ed i miei amici, è sempre stata associata al kart game di Naughty Dog.

    Come nel trittico originale, d'altronde, anche in CTR il "salto" era essenziale per avere la meglio sugli "stage" di gioco, che abbandonavano la loro natura a piattaforme per tramutarsi in circuiti finemente elaborati, dove l'oculata disposizione delle rampe imponeva un attento dosaggio del turbo e dell'atterraggio, del posizionamento e della lettura delle curve. I balzi, le accelerazioni e le derapate erano il carburante perfetto di una formula "easy to play, hard to master": per avere la meglio sui tracciati di Crash Team Racing occorreva insomma possedere una piena conoscenza della struttura delle aree di gioco, delle sue deviazioni e dei suoi segreti. Nonostante la meccanica ludica fosse apertamente mutuata dal rivale griffato Nintendo, con la necessità di recuperare le scatole lungo il percorso e bersagliare gli sfidanti tramite un arsenale piuttosto nutrito, nell'insieme CTR ha avuto la capacità di confezionare un design delle piste caratterizzato da una cura maniacale. Sono i circuiti, in sostanza, il vero elemento distintivo di uno spin off che ha saputo rivelarsi, a tutti gli effetti, un nuovo tassello del mondo di Crash Bandicoot, degno di affiancarsi ai suoi fratelli maggiori.

    La gara contro il level design

    Quasi tutti i tracciati di CTR sono un esempio virtuoso di level design: ad una prima occhiata è sufficiente lasciarsi guidare dalla conformazione "standard" dell'area, per ottenere il gradino più alto del podio e correre in fretta verso il boss finale, quell'Oxide che tanto ci ha messo i bastoni tra le ruote. Ma ad uno scavo più approfondito si scoprono tutti gli innumerevoli segreti celati negli anfratti più inaccessibili delle piste, portali, glitch ed easter egg che solo i piloti più caparbi e capaci, dopo anni di addestramento, possono scovare e sfruttare a proprio vantaggio.

    "Equilibrio" è la parola chiave che regola il meccanismo ben oliato di Crash Team Racing: un gioco dove ogni tassello del puzzle è al suo posto, e contribuisce a dar forma ad un corsistico ben bilanciato, ideale per i neofiti e stimolante per i più esperti. La selezione dei personaggi iniziali, come Crash e Cortex, N. Gin e Coco, Tiny Tiger e Dingodile, presenta archetipi dotati di specifici punti di forza e di debolezza, così da permettere a chiunque di scegliere il pilota più adatto al proprio stile di gioco. Vien da sé che, una volta presa confidenza con il sistema di controllo, lo scopo del giocatore non consiste più nel completare l'avventura, ottenere tutte le chiavi e sbloccare i restanti avatar, bensì nello stimolo a gareggiare contro il level design, metterlo alla prova, annichilirlo e svelarne tutte le falle.

    Per molto tempo, tra la mia combriccola, ha persino aleggiato il sospetto che alcuni bug vantaggiosi fossero stati inseriti volontariamente da Naughty Dog, come "premio" per chiunque avesse avuto la pazienza di sviscerare a fondo ogni singolo pixel del gioco. Certo è che alcune scorciatoie erano davvero ardue da scovare, come ad esempio quella del muro "a scomparsa" nel circuito di Tempio Tiger, sulla sinistra, poco dopo l'inizio della gara, oppure quelle dell'innevato Colle Tempesta, da imboccare solo una volta acquisita una certa padronanza dei salti e delle derapate, pena uno schianto inglorioso sui guardrail a bordo pista.

    E come dimenticare poi quei trucchetti più assurdi ed "artigianali" che - ai tempi del passaparola scolastico - ci scambiavamo vicendevolmente dopo aver battuto il record del nostro amico? Mi ritorna in mente, ad esempio, la strategia di Pista Cloaca, in cui sfruttare la curvatura ai lati del tracciato per darsi la spinta, saltare sui bordi e massimizzare così la velocità garantita dallo slancio. Ad alti livelli di bravura, CTR si trasforma quasi in un puzzle game su quattro ruote, nel quale l'intento principale del giocatore è quello di trovare la soluzione più adatta per "rompere" l'architettura dei tracciati ed usare la materia grigia per sopravvivere alle situazioni più pericolose.

    Il vero Crash Team Racing, insomma, inizia ore ed ore dopo averne concluso la modalità avventura, quando la bravura del pilota comincia a mettersi in mostra senza riserve. Le sfide a tempo, contro i fantasmi di se stessi o contro l'immagine residua di un Oxide sempre più infallibile, sono poi l'ultimo ostacolo da superare: una prova di tempismo, agilità, riflessi e memoria, dove conta ogni millesimo di secondo.

    Per avere la meglio sulle insidie di CTR, dunque, è indispensabile interiorizzare il level design: "in Crash Team Racing bisogna vivere i dettagli", mi ha detto un amico di recente, durante una lunga conversazione commemorativa che, nei giorni scorsi, è nata quando i rumors sul remake iniziavano a farsi più concreti. Ed ha indubbiamente ragione: nelle citazioni sparse lungo gli stage, in una direzione artistica che rielabora magnificamente lo stile ed il concept dei livelli della trilogia, è possibile leggere l'ultima lettera d'amore di Naughty Dog a quel peramele che ha condotto il team verso il successo, le cui dediche sono sapientemente nascoste, visibili solo agli occhi di chi sa guardare. Anche mentre sfreccia a tutta velocità.

    Crash Battle RoyaleAccanto alle classiche gare su pista, CTR proponeva anche una diabolica modalità "Battaglia", una sorta di "gioco nel gioco" in cui due o più partecipanti si scontravano su 7 arene a suon di casse di TNT, missili e turbo. L'obiettivo finale non consisteva nel battere i nemici in una corsa, bensì nell'annientarli in uno scontro senza esclusione di colpi. Al termine del round, trionfava chi aveva collezionato il maggior numero di uccisioni. Con le potenzialità dell'infrastruttura online attuale, non oso neppure immaginare quali possano essere gli effetti assuefacenti della Battle Mode in Nitro Fueled.

    Ora che la Nitro Fueled si è mostrata al mondo intero, molti motori hanno ricominciato a rombare. Quello di Crash Team Racing è forse uno dei remake più complessi di sempre: restituire lo stesso feeling della guida, i medesimi shortcut e le identiche tempistiche della versione originale è un'impresa da non prendere sottogamba, col rischio di scontentare una community che in vent'anni non ha mai smesso di allenarsi per perfezionare i propri tempi sui circuiti. Al di là di un ovvio ammodernamento visivo e ludico, che smussi qualche spigolatura, mi incuriosisce sapere se Activision renderà disponibili in via "ufficiale" quei personaggi segreti che, su PlayStation One, potevano essere sbloccati solo tramite "trucchetti" spifferati sottobanco. Mi riferisco ovviamente al mitico Penta Pinguino e a Nitro Oxide, quest'ultimo ottenibile solo con l'utilizzo dell'indimenticabile Gameshark. Scopriremo tutto poco alla volta, nel tempo che ci separa dal terminare questo nuovo giro sul circuito della nostalgia. Nel frattempo, la bandiera a scacchi bianca e nera tornerà presto a sventolare: ed io sto già pigiando il piede sull'acceleratore.

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