Cyberpunk 2077: guidare a Night City! L'automotive di CD Projekt Red

La guida tra le strade di Night City sarà un piacere, ecco cosa possiamo aspettarci per quanto riguarda i veicoli motorizzati.

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  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • PS5
  • Stadia
  • Xbox Series X
  • Durante il quarto episodio del Night City Wire abbiamo finalmente potuto dare un'occhiata sotto il motore di Cyberpunk 2077. Non quello grafico, sul quale già avevamo pochi dubbi, ma quello che muove, tra urla e sospiri di CO2, la fauna automotive che popola la città della notte. E se oggi si parla di green economy, 100% elettrico e sostenibilità, con l'immaginario pubblicitario che ci proietta in un futuro di auto a nullo impatto ambientale su strade incorniciate di alberi smeraldini, sempreverdi, silenziose e dalle forme tondeggianti, il 2077 di CD Projekt RED colpisce come un ben più realistico pugno allo stomaco (qui la nostra ultima anteprima di Cyberpunk 2077 dopo quattro ore di prova).

    Un mondo tornato indietro di cent'anni, disilluso, che ha definitivamente rinunciato alla salvezza, a una riconciliazione con la Natura per esaltare l'individualismo. Il progresso tecnologico usato per costruire apparenza e alimentare consumismo, new 80s tra sfarzo, violenza e ostentazione. Night City come una nuova Vice City, un déjà vu, non più un nostalgico revival tra dolci ricordi d'infanzia ma un diabolico perseverare, con i Samurai al posto degli Spandau Ballet a suonare nell'abitacolo; stessi neon, stessa cattiveria di chi ti fa a pezzi con una motosega nella vasca da bagno, o di un V-8 che ha decisamente superato la prova del tempo, sbraitando per strada come un pazzo inebriato di benzina.

    Casta automobilistica

    L'auto come status symbol, esattamente come gli abiti che distinguono i membri di una casta. Un lavoro di caratterizzazione sociale che parte dal design, un alfabeto di stile capace di comunicare direttamente con l'acquirente e di raccontare lo stesso a chi gli sta intorno. Cyberpunk 2077 è un'opera dove la narrazione ambientale basterebbe probabilmente da sola a reggere tutto il peso del world building e, in questo senso, auto e moto sono un ingranaggio fondamentale, tanto nel gameplay quanto nella costruzione di un mondo credibile.

    E in un mondo che non evolve ma porta all'estremo uno stile di vita che ha raggiunto il suo picco 30 anni fa è assolutamente coerente non trovare bolidi antigravitazionali come nel 2048 immaginato da Wipeout, ma mezzi più contemporanei, familiari, stilisticamente aggiornati per soddisfare una società ancora più brutale, superficiale, tagliente.

    CDPR ha adottato una soluzione ibrida, tra un design assolutamente unico, senza paura di osare e il "modello Rockstar", con alcuni mezzi che richiamano alla memoria la quotidianità delle nostre strade passate e presenti, tra muscle car che sprigionano dalle linee un retrofuturismo che guarda agli anni '90, imponenti e sfavillanti berline a 6 ruote appannaggio dei gangster, molto funky, pacchiane, 70s, e hypercar che sembrano uscire da concept trafugati dal quartier generale Bugatti.

    Ma anche moto che paiono discendere direttamente da BMW GS e MV Agusta Brutale 800, inseguendo poi il sogno di trasformare in realtà la due ruote di Shotaro Kaneda. Musi estremamente aggressivi, geometrie inedite, griglie frontali esagonali, luci posteriori a tutta scocca per esaltare le curve del posteriore, blocco scarichi a vista sacrificando il paraurti e passaruota ingombranti, muscolosi. Esaltando poi il comfort in interni da vivere tutti in soggettiva, in un mix di suggestioni sci-fi tra pelle, metalli e fluorescenze.

    Un meltin' pot di stili e ispirazioni, raccolte grezze per poi essere fuse, modellate, saldate ed applicate a colpi di fiamma ossidrica nella scocca cyberpunk di Night City, con un risultato finale che appare già clamoroso, spesso oltre il limite della pornografia motoristica.

    Un'auto da rockstar

    Così come straordinaria e vincente è la scelta di caratterizzare la figura dell'enigmatico Johnny Silverhand con un'icona, l'unica (forse) auto su licenza della produzione, quella Porsche 911 del '77 che è pura eleganza. Un bolide da rockstar che 100 anni dopo, tra linee affilate, abitacoli avveniristici e synthwave, sembra fuori posto come Jimmy Page che si improvvisa vocalist di Carpenter Brut. È un retaggio evergreen, storia, monumento, qualcosa che non invecchierà mai nonostante il susseguirsi delle mode.

    Ma una cultura la si costruisce non solo attorno a chi può permettersi di acquistare un'auto nuova, soprattutto in una società allo sbando, ma sull'ingegno dei meno agiati di rigenerare rottami, lavorando sulla meccanica come un chirurgo che opera chi si sottopone a interventi di potenziamento. Auto "Frankenstein" tra il cyberpunk e il post-apocalittico che ben si adattano alle Badlands che circondano la città: una porta sul futuro, deserto bollente e senza legge, Fury Road prima di un mondo alla Mad Max (qui una raccolta di illustrazioni dedicate alle Badlands).

    Una dimensione in cui le auto vengono assemblate non solo per necessità ma soprattutto per affrontare terreni insidiosi, tempeste di sabbia e bande armate fino ai denti. Mezzi asimmetrici, "sporchi", ricoperti di placche d'acciaio per celare la nuda meccanica, con tubi che fuoriescono dal cofano a sottintendere importanti modifiche nell'alimentazione, come un Tetsuo, uomo d'acciaio, a 4 ruote.

    L'amore per la meccanica

    C'è dietro un lavoro di ricerca profondo e contestualizzato, dove designer dalla mano pazzesca e con un'indole artistica straripante hanno collaborato a stretto contatto con tecnici del suono ed esperti di fisica virtuale, plasmando il mondo automotive dell'opera con un modus operandi da simulatore di guida.

    Meccanici e piloti professionisti a fianco degli sviluppatori per dare alla guida il giusto feedback, peso, inerzia, attraverso i test drive, permettendosi di differenziare le sensazioni anche nell'ambito degli stessi modelli, dipendentemente che si tratti di un mezzo nuovo, usato o modificato. Si è lavorato poi maniacalmente sul sonoro, registrando live V-8, V-6, 6 cilindri in linea, scegliendo questo tipo di motori per evitare sensazioni troppo futuristiche, finte, plastiche. Perché qua non si guarda ai grammi di CO2 per chilometro, c'è inquinamento, spreco, rumore, sapendo bene che un buon 50% del piacere è dato dall'udito, dal ruggito che esce dagli scarichi tremanti, come le corde vocali di predatori che annunciano l'inizio di una battuta di caccia. E anche senza poterle ancora toccare con mano si avverte una fluidità nei movimenti e nelle manovre, una solidità granitica nel simulare moto, mezzi pesanti, supercar, dando quasi la sensazione, decontestualizzando la presentazione, di trovarsi davanti ad un nuovo Forza Horizon. Non è un caso che si sia pensato di creare tutto un sottobosco di gare, clandestine o meno, per sfruttare al massimo un lavoro che, evidentemente, si ritiene essere di primo livello, al pari di sparatorie e giochi di ruolo.

    Spostarsi fisicamente nell'area di Night City sarà chiaramente un piacere nelle intenzioni di CDPR, roba da spingere a evitare come la peste teletrasporti e altre soluzioni comode ma totalmente in antitesi al godimento (vi invitiamo, inoltre, a recuperare il nostro speciale sulla Storia di Night City).

    Anche la densità ambientale sembra quella giusta, un perfetto equilibrio tra la città caotica che ha abbandonato piste ciclabili e zone pedonali e la possibilità di lanciarsi a folle velocità, infilandosi nel traffico, serpeggiando tra le corsie, rischiando frontali e tenendo sempre la pistola sul cruscotto in vece della constatazione amichevole.

    Cyberpunk 2077 rischia davvero di essere il nuovo Neuromante, metro di paragone estetico di un'intera sotto-cultura per i prossimi decenni, partendo proprio dalla strada, dall'asfalto, dove la storia di sviluppa e si consuma, bruciando come carburante e lasciando dietro di sé esalazioni tossiche, polveri sottili che vanno a sedimentarsi nel cervello, attaccandosi ai neuroni per non permettere di dimenticare mai più Night City.

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