Da Billy The Kid a Toro Seduto: le leggende del West in attesa di RDR2

Tra pochi giorni potremo avventurarci nel mondo di Red Dead Redemption 2, nell'attesa andiamo a scoprire i grandi miti del vecchio West.

Da Billy The Kid a Toro Seduto: le leggende del West in attesa di RDR2
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  • Benvenuto al Saloon Everyeye, gringo! Avrai la gola secca, vero? Lì fuori c'è un sole che stenderebbe un avvoltoio. Che fai lì in piedi? Su, tranquillo, siediti. Non mordo mica. Ti offro il primo giro, che si sappia che qui da noi gli ospiti sono ben accolti. Ah, sei nuovo? Appena giunto nel vecchio, selvaggio West, dici? Sei fortunato, ragazzo. O forse lo sono io: un vecchio barista come me difficilmente trova qualcuno a cui raccontare una storia. Sono tutti troppo impegnati a reclamare taglie, o barare a poker. Siediti, dunque. Ti racconterò le storie, gli uomini e le donne che hanno plasmato il mio mondo. Benvenuto nel Far West.

    Billy the Kid e Pat Garrett

    Il giovane Billy The Kid non visse abbastanza a lungo da raggiungere l'età per votare, ma a sufficienza per spedire all'inferno più di ventuno povere anime, tra vendette e omicidi. Nei ventidue anni in cui il suo stivale ha calpestato queste terre polverose, ha partecipato a più omicidi e rapine di quanti tu possa immaginarne. Di lui si raccontano vicende straordinarie, ma ciò che più colpisce è il resoconto della tragica infanzia, tratto abbastanza comune tra i figli della violenta conquista del West: dopo aver perso il padre in giovanissima età, la madre morì di tubercolosi quando aveva ancora quattordici anni, obbligandolo a cercare lavoro e a rimboccarsi le maniche.

    E in effetti, almeno per i primi tempi, il piccolo Billy riuscì anche a trovarsi un lavoro onesto, lavorando in varie locande e aiutando quando possibile la gente del luogo. Eppure, non è certo la passione per il lavoro il tratto che ha inscritto la sua figura tra le leggende del West. Sin dall'età di quindici anni si racconta di come fosse un provetto evasore, capace di fuggire per più di cinque volte alla prigionia, anche in situazioni disperate e ben protette: si pensi al caso della contea di Lincoln, in cui secondo la leggenda sparò alle guardie con una pistola nascosta nelle latrine dai suoi ammiratori.

    Dalla prima fuga, avvenuta propria nel 1875, all'età di quindici anni, iniziò in un cammino di violenza, omicidi e vendette che non si sarebbe mai più interrotto fino alla morte, avvenuta nel 1881 per mano di un vecchio amico divenuto il suo più grande nemico: Pat Garrett. Pat, che aveva conosciuto anni addietro come barista e vecchio cacciatore di bisonti, divenne sceriffo della contea mentre Billy era già divenuto uno dei criminali più famosi della zona. Dopo aver braccato lui e la sua banda, riuscirono a catturarlo, ma lui portò a termine una fuga ancora oggi difficile da comprendere, e si diede alla macchia. Fu solo l'anno successivo, nel 1881, che i due si rividero, solo per caso. Durante un'interrogatorio nella casa di un suo amico, Pete Maxwell, Billy irruppe a sorpresa nella stanza, per poter parlare con lui. Nel buio della sera, avendo notato le figure nell'ombra della stanza, Billy chiese: "chi è? CHI È?". Riconosciuta la voce del vecchio amico, Pat sparò verso la fonte della voce, uccidendolo sul colpo. Solo dopo la sua morte, il mito di Billy the Kid si diffuse in tutti gli Stati Uniti.

    Jesse James

    Le grandi storie dei più brutali pistoleri e banditi del West sono purtroppo sempre legate a un'infanzia altrettanto violenta. Jesse James, forse il più grande pistolero che abbia mai estratto a ovest della Florida, vide i soldati nordisti torturare ripetutamente il padre adottivo, e dovette assistere impotente alla prigionia della sorella e della madre, che vennero anche stuprate, ripetutamente. Schieratosi dunque dalla parte dei sudisti, Jesse portò avanti una sua personale guerra contro i nordisti anche dopo la fine della guerra civile.

    Rimasto per decenni uno dei simboli più amati e violenti della lotta contro la confederazione nordista, Jesse James adottò tattiche quasi da guerriglia contadina contro il governo statunitense: famoso per le sue straordinarie e perfettamente pianificate rapine, derubò banche e treni dal Missouri al Mississipi. La sua mira è leggenda, le sue fughe sono entrate nel mito, il suo simbolo è ancora oggi diffuso in larghi tratti dell'entroterra statunitense. La Pinkerton, l'agenzia investigativa oramai famosa in tutto il territorio a stelle e strisce, dovette corrompere alcuni membri della sua banda per eliminarlo: i fratelli Ford, aspettando il momento più opportuno, lo uccisero con la pistola che lui stesso regalò a uno di loro.

    Calamity Jane, Butch Cassidy, Wyatt Earp

    Altri hanno provato a raggiungere la fama di Billy e di Jesse, sai? Ci fu Calamity Jane, la donna che distrusse gli stereotipi femminili ben prima che le suffragette nascessero. Beveva, sparava e cavalcava meglio di tanti altri uomini, e insieme a Buffalo Bill metteva in scena degli spettacoli sul West in tutto il mondo.

    Ci fu anche Butch Cassidy, fondatore del mitico Mucchio Selvaggio, la banda di fuorilegge e pistoleri che diffuse il terrore nel Vecchio West fino al 1901. Sundance Kid, i fratelli Curry, Kilpatrick: tutti membri di quella mortale banda del terrore. E come non citare Wyatt Earp, che ha legato la leggenda intorno al suo nome alla sparatoria dell'O.K. Corral? Sceriffi corrotti e banditi in cerca di fama, vendetta e gloria, che in trenta secondi fanno fuoco almeno trenta volte. Tutte storie che ti potranno apparire straordinarie, gringo, ma che devono ricordarti una sola verità: da queste parti la legge è quella che scrivi tu, ragazzo.

    Kit Carson

    Sai, ragazzo, non tutti i grandi miti del West erano però violenti attacabrighe, o geniali manigoldi. Non mi credi? Lascia allora che ti racconti di Kit Carson. Cacciatore, esploratore, soldato e ufficiale, Kit Carson seppe unire l'espansionismo statunitense al rispetto della vita dei nativi americani, e comprese di dover riunire il paese sotto gli ideali nordisti dell'abolizione della schiavitù e del rispetto delle politiche democratiche. Kit fu un vero e proprio legame tra il mondo del selvaggio West e le frontiere civilizzate delle nazioni orientali: fu tramite la sua guida e le sue azioni che i pionieri, i viaggiatori e i cittadini riuscivano ad attraversare le pericolosissime Montagne Rocciosoe e le lande desolate della California.

    Al suo mito è legata anche una famosissima sfida di caccia, ancora oggi considerata quasi impossibile ma inscritta oramai nella leggenda: dopo aver detto di poter eliminare sei bisonti con sei colpi, Carson riuscì a ucciderne sette, recuperando un proiettile sostanzialmente intatto dalla carcassa di uno degli animali feriti a morte. Alla fine della Guerra di Secessione, in cui parteggiò per il Nord e contro la schiavitù, gli venne affidato il compito di risolvere il problema "indiano" degli Apache e dei Navajo. Al posto di applicare le prassi tipiche dell'epoca, in cui venivano uccisi tutti gli individui maschili delle varie tribù, Carson distrusse solo i loro accampamenti e le loro armi, ma non mise mai in atto il genocidio suggeritogli dai piani alti.

    Toro Seduto e il Generale Custer

    Ah, mio giovane amico, sapessi quante atrocità ha dovuto osservare, impotente, questa splendida e maestosa terra. Sai, non siamo mica i primi ad essere giunti fin qui, e non saremo gli ultimi. Eppure, abbiamo quasi del tutto annientato coloro che hanno osato opporsi a noi, al progresso dei cavalli di ferro a cui concediamo le infinite distese di erba, aria e acqua che il buon dio ci ha regalato. Conosci la storia di Toro Seduto, di Cavallo Pazzo, del generale Custer e della battaglia di Little Bighorn? Eh, ragazzo mio, quella sì che è una storia! Sangue, violenza, ingiustizie, rivoluzioni, orrori ed errori militari, il tutto condito dall'onnipresente ombra del governo statunitense, che tutto vuole e nulla concede, in queste terre selvagge.

    Ebbene, saprai di certo che per quasi un secolo il governo statunitense ha cercato di mercanteggiare il possesso della terra e delle risorse con i nativi americani: le loro terre erano stracolme di ogni genere di bene, dalle infinite mandrie di bisonti (erano circa 70 milioni prima dell'inizio della caccia dell'uomo bianco; ne rimasero seicento all'inizio del 1900) fino allo splendido, mortale oro. Uno dei motivi per cui il governo a stelle e strisce riusciva a farlo così facilmente (decine di trattati venivano stipulati, firmati e traditi di anno in anno) era l'incredibile testardaggine e diffidenza che le varie tribù provavano tra di loro: tradimenti, scaramucce e offese erano all'ordine del giorno tra le (erroneamente considerate) pacifiche popolazioni indigene, e il governo centrale ne approfittò ogni volta che poteva. Ogni tanto emergeva un capo, tra le fila delle tribù più rilevanti e potenti, che diventava in grado di riunirle sotto il suo vessillo ideologico, dichiarando guerra all'uomo bianco e dissotterrando l'ascia di guerra. Il più famoso, mortale e deciso tra questi capi fu senza dubbio Toro Seduto, Tatanka Yotanka o Tatanka Iyotake nella lingua Sioux Hunkpapa. In realtà, il suo nome significava "Bisonte seduto", ed era divenuto famoso come il "Hunjkesni", il Lento, poiché ragionava e rifletteva sempre molto, prima di agire. Tutto l'opposto delle storie che il mondo ci ha raccontato del generale Custer, o quantomeno del mito poi formatosi intorno alla sua figura: irruento e testardo, più propenso a seguire il suo istinto che ad affidarsi a vere e proprie informazioni emerse dallo studio del campo di battaglia e del nemico.

    Dopo decenni di lotte e tragedie, Toro Seduto riuscì a mantenere il controllo di alcune zone e fonti di risorse determinanti per la sopravvivenza del suo popolo, e il suo carisma era tale che i suoi uomini gli rimasero fedeli fino alla fine. Nella cultura Sioux, infatti, non esiste un vero e proprio ruolo di comando: si rimane il "capo" fin quando la tribù decide di fidarsi, ma chiunque può decidere in qualunque momento di fare ciò che vuole, senza incorrere in sanzioni amministrative. Il caso di Toro Seduto è dunque una vera e propria eccezione, in quel momento storico. Divenne un punto di riferimento assoluto della lotta contro l'uomo bianco occidentale, sintetizzata nella frase: "l'uomo bianco sa come creare ogni cosa, ma non ha idea di come ridistribuirla".

    La sintesi dello scontro tra queste due figure non poteva che portare alla vittoria di Little Bighorn, in cui Toro Seduto, a capo di oltre 3500 nativi americani di svariate tribù (tra cui gli Oglala Lakota, i Sioux guidati da Cavallo Pazzo), sconfisse le forze del Generale Custer. La leggenda narra che Custer, oramai resosi conto di essere stato sconfitto, e dopo aver capito che stava fronteggiando dei giovani "pellerossa" in cerca di piume (la tradizione nativa prevedeva che il copricapo adulto potesse essere decorato solo a seguito di grandi vittorie militari), fece disporre i suoi uomini in una formazione a quadrato, sperando di resistere il più a lungo possibile, prima dell'arrivo dei rinforzi. Fu l'ultimo a morire?

    Ah, caro ragazzo, si è fatto tardi. Tra l'impavido Geronimo, il possente Cochise e i famigerati fratelli Dalton, avrei bisogno di così tante giornate di racconto che potrei riempire il tuo bicchiere fino a fallire, e immagino tu debba andare. Se dovessi ripassare da qui, continueremo, e magari sarai tu a raccontarmi le tue gesta, che ne dici? Già mi immagino: la grande storia di John Marston. Ah!

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